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Document 52010AE0763
Opinion of the European Economic and Social Committee on the ‘Proposal for a Council Decision on guidelines for the employment policies of the Member States — Part II of the Europe 2020 Integrated Guidelines’ COM(2010) 193 final
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione — Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020» — COM(2010) 193 definitivo
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione — Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020» — COM(2010) 193 definitivo
GU C 21 del 21.1.2011, p. 66–71
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
21.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 21/66 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione — Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020»
COM(2010) 193 definitivo
2011/C 21/12
Relatore generale: Wolfgang GREIF
Il Consiglio, in data 5 maggio 2010, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:
Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione - Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020
COM(2010) 193 definitivo.
L’Ufficio di presidenza del Comitato, in data 27 aprile 2010, ha incaricato la sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, di preparare i lavori in materia.
Vista l’urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della 463a sessione plenaria dei giorni 26 e 27 maggio 2010 (seduta del 27 maggio 2010), ha nominato relatore generale GREIF e ha adottato il seguente parere con 134 voti favorevoli, 9 voti contrari e 12 astensioni.
1. Conclusioni
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE):
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si rammarica del fatto che il Consiglio e la Commissione abbiano stabilito, per il varo degli orientamenti, una scadenza così ravvicinata da non consentire in pratica di organizzare un vero e proprio dibattito con la società civile organizzata e i parlamenti, |
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ritiene che gli orientamenti non rispecchino in misura sufficiente il fatto che, nel contesto della crisi, la lotta contro la disoccupazione dovrebbe costituire un obiettivo politico primario nell’Unione europea e negli Stati membri, |
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accoglie con favore la scelta di concentrarsi su un numero ridotto di orientamenti, ma ritiene che questi siano troppo generici e troppo poco ambiziosi per orientare efficacemente l’azione e che ciò abbia per effetto l’indebolimento dell’approccio europeo, |
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ritiene che le raccomandazioni riguardanti il mercato del lavoro diano troppo rilievo al lato dell’offerta (all’insegna del miglioramento dell’occupabilità), e chiede che venga dedicata maggiore attenzione ad un’intelligente politica della domanda, che promuova la crescita e l’innovazione future e contribuisca alla creazione di ulteriori posti di lavoro, |
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esprime inquietudine per il fatto che i nuovi orientamenti non fanno più menzione dell’obiettivo della piena occupazione, che aveva una posizione centrale nei precedenti orientamenti, |
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è sorpreso del fatto che gli orientamenti non contengano alcuna affermazione pratica in merito alla qualità del lavoro, e propone di riunire insieme gli orientamenti 8 e 9 e di introdurre un orientamento a parte relativo alla promozione della qualità del lavoro, |
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accoglie con favore il rilievo che è stato dato al triangolo della conoscenza e alle qualificazioni superiori; avrebbe tuttavia auspicato una maggiore ambizione per quanto riguarda la lotta alla disoccupazione giovanile e la promozione della formazione e della riqualificazione professionali dei disabili, |
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critica il fatto che complessivamente venga data troppa poca attenzione alla politica in materia di parità (per esempio alla promozione delle donne), |
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esprime particolare compiacimento per il fatto che venga istituito un orientamento a sé stante relativo alla lotta all’esclusione sociale e alla povertà, anche se, a suo giudizio, occorrerebbe dedicare maggiore attenzione alla riduzione del rischio di povertà dei minori e dei giovani, |
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ritiene che ai fini della riduzione del rischio di povertà serva una serie di indicatori stabili ed affidabili, per misurare e monitorare i progressi compiuti, valutando per esempio anche il rapporto tra reddito e potere d’acquisto e la concentrazione del reddito (coefficiente di Gini) e reputa che in tale contesto si debba includere senza riserve il tasso di rischio di povertà tra i normali indicatori relativi della povertà, |
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osserva che il documento dovrebbe contenere affermazioni più chiare in merito all’integrazione dei gruppi maggiormente minacciati dalla povertà (ad esempio madri single, persone con un passato di migrazione, anziani con diritti pensionistici limitati, disabili). |
2. Contesto: critica del calendario ristretto della Commissione e del Consiglio
2.1 Il 27 aprile 2010 la Commissione europea ha proposto una nuova serie di orientamenti per la politica degli Stati membri in materia di occupazione. Tali orientamenti costituiscono, insieme agli indirizzi di massima per le politiche economiche, gli orientamenti integrati per l’attuazione della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il 25 e 26 marzo 2010 il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sulla nuova strategia, la quale sarà varata formalmente a giugno.
2.2 Il CESE ha espresso più volte la propria adesione a un approccio integrato e pluriennale in materia di strategia futura dell’Unione europea, e ha sempre affermato che l’ampio coinvolgimento dei parlamenti, delle parti sociali e della società civile a livello nazionale ed europeo, che costituisce un pilastro essenziale per il successo del coordinamento politico, dev’essere garantito in ogni fase (1).
2.3 Nel parere sulla strategia dell’Unione europea dopo il 2010, il CESE ha anche chiesto che nel quadro della revisione della strategia venissero eliminati gli ostacoli strutturali che si frappongono a un efficiente coinvolgimento dei parlamenti e ad un autentico dialogo sociale e della società civile (2). Una delle ragioni di questa situazione è l’andamento ormai da anni insoddisfacente delle consultazioni effettuate nel quadro dell’elaborazione e del rinnovo degli orientamenti.
2.3.1 In vari pareri relativi agli orientamenti il CESE si è rammaricato di ciò e ha invitato con insistenza la Commissione e il Consiglio a modificare il calendario, in particolare negli anni in cui, nel quadro del coordinamento, vengono definite direttrici strategiche. Bisogna garantire che tutti i soggetti sociali e politici importanti a livello nazionale e dell’Unione europea siano effettivamente coinvolti nella formazione della volontà politica.
2.4 Il CESE è pertanto ancor più deluso perché, sebbene quest’anno verranno definite, nel quadro dell’agenda Europa 2020, le priorità dell’agenda per la crescita e l’occupazione per i prossimi dieci anni, il Consiglio e la Commissione hanno stabilito per il varo degli orientamenti un calendario altrettanto ristretto, che in pratica non consente alcuna reale discussione con la società civile organizzata e i parlamenti.
2.5 In tale contesto il CESE constata che, a causa dell’intervallo estremamente ridotto tra la pubblicazione della proposta di decisione del Consiglio e la data prevista per la decisione stessa, non gli è possibile procedere secondo le modalità consuete a delle consultazioni tra i differenti gruppi di interesse rappresentati al proprio interno. Il CESE si vede anzi costretto a formulare il proprio parere seguendo una procedura d’urgenza.
2.6 Il CESE comprende quindi che, in una situazione in cui l’UE sta elaborando la propria strategia generale di sviluppo per i prossimi dieci anni, da più parti sia stato richiesto un adeguato rinvio della decisione in merito agli orientamenti integrati.
2.6.1 Nel caso di un rinvio di alcuni mesi, che il CESE accoglierebbe con grande favore, esso si riserva di formulare, senza pregiudizio delle osservazioni e delle raccomandazioni contenute nel presente documento, un parere di iniziativa in cui esporrebbe in maniera esauriente, sulla base di un dibattito della dovuta ampiezza, la sua posizione sugli orientamenti proposti.
3. Osservazioni generali in merito agli orientamenti proposti
3.1 Negli anni a venire l’Europa sarà confrontata ad una situazione occupazionale estremamente difficile come conseguenza della crisi economica e finanziaria. Secondo alcuni studi recenti occorrerà un’intera decade per recuperare i ben 10 milioni di posti di lavoro che sono stati persi in questi anni di crisi (3). In tali circostanze la lotta alla disoccupazione dev’essere un obiettivo prioritario della politica dell’UE e degli Stati membri. A giudizio del CESE ciò dovrebbe riflettersi in misura molto maggiore negli orientamenti.
3.1.1 Gli orientamenti, che in precedenza erano otto, sono ridotti a quattro nella proposta attuale e, in base ai piani della Commissione, dovrebbero rimanere immutati fino al 2014. Il CESE è in linea di principio favorevole a tale concentrazione e all’adozione di un ciclo pluriennale, ma constata che il testo rimane in vari punti estremamente generico e manca di precisione. Il CESE teme che gli orientamenti possano svolgere solo una funzione limitata come linee direttrici per l’intervento degli Stati membri. Considera tuttavia evidente che un numero ridotto di orientamenti rende ancor più necessari indicatori chiari ed affidabili, per poter valutare e monitorare i progressi compiuti. Ciò vale sia per le misure specificamente rivolte a determinati gruppi che per la lotta contro la povertà.
3.2 A ciò si aggiunge il fatto che gli orientamenti presentati non sono corredati di adeguati obiettivi quantitativi, fatta eccezione per i tre obiettivi principali dell’UE indicati qui di seguito, che dovrebbero servire agli Stati membri come base per definire i propri obiettivi nazionali:
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portare al 75 % entro il 2020 il tasso di occupazione per gli uomini e le donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni, |
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ridurre al 10 % il tasso di abbandono scolastico e portare almeno al 40 % la quota di popolazione di età compresa tra i 30 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio universitario o equivalente, |
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ridurre del 25 % il numero dei cittadini europei che vivono al di sotto delle soglie di povertà nazionali, facendo uscire dalla povertà più di 20 milioni di persone. |
3.2.1 Il CESE ritiene che ciò costituisca un sensibile indebolimento dell’approccio europeo e dubita che demandando quasi esclusivamente agli Stati membri la formulazione di impegni concreti in materia di politica occupazionale si renda più vincolante l’obbligo di realizzare obiettivi comuni.
3.3 Il CESE non può condividere pienamente tale ritrosia nella formulazione di impegni europei, avendo esso stesso, nel quadro delle discussioni in merito alla strategia per il dopo 2010, chiesto che gli obiettivi comuni della strategia in vigore non venissero abbandonati, e che venisse anche formulata una serie di obiettivi più ambiziosi, tenendo conto della situazione di partenza dai singoli Stati membri (4).
3.3.1 In tale contesto, il CESE aveva proposto in vari pareri di inserire negli orientamenti in materia di occupazione degli impegni misurabili in materia di parità tra i sessi, di occupazione giovanile, di lotta contro le condizioni di lavoro caratterizzate da un’insufficiente protezione sociale, di lotta contro la povertà (anche delle persone che lavorano), di occupazione dei disabili e altri ancora (5).
3.4 Alcuni obiettivi condivisibili, come per esempio riportare nel mercato del lavoro i disoccupati di lunga durata, offrire rapidamente ai giovani un posto di lavoro o di formazione, creare adeguate strutture di custodia per aiutare a conciliare lavoro e vita familiare, ridurre le disparità di reddito legate al genere ecc., costituivano sinora la spina dorsale della strategia occupazionale europea e dovrebbero adesso, a giudizio del CESE, venire mantenuti o se necessario rafforzati.
3.5 Il CESE valuta in modo critico il fatto che negli orientamenti proposti venga dedicata complessivamente poca attenzione alla politica di parità di genere e alla condizione femminile. Se si vuole seriamente ridurre il rischio di povertà in Europa, bisogna predisporre obiettivi e iniziative che perseguano con impegno l’eliminazione dei pregiudizi legati al genere, delle discriminazioni esistenti sul mercato del lavoro, delle cause strutturali delle differenze di reddito legate al genere, degli ostacoli che rendono difficile l’accesso delle donne a determinati settori professionali e limitano le iniziative imprenditoriali delle donne (6). Tuttavia il contributo in tal senso degli orientamenti che sono stati presentati è scarso.
4. Osservazioni concrete e proposte di integrazione dei quattro orientamenti in materia di occupazione
4.1 Orientamento 7: aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale
4.1.1 Il CESE accoglie sostanzialmente con favore l’obiettivo dell’Unione europea di portare al 75 % entro il 2020 il tasso di occupazione per gli uomini e le donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso, poiché non solo viene innalzata complessivamente la quota perseguita ma viene anche esclusa, rispetto agli obiettivi fissati in precedenza, la classe di età compresa tra 15 e 19 anni. Il CESE si chiede a cosa sia dovuta tale esclusione dei giovani lavoratori dal calcolo del tasso generale di occupazione.
4.1.2 Il CESE constata inoltre che, nell’attuale contesto caratterizzato dalla cifra record di quasi 24 milioni di disoccupati, il problema del mercato del lavoro non consiste nella mancanza di mano d’opera in generale bensì nella mancanza di mano d’opera qualificata in alcuni Stati membri e nella grave scarsità di posti di lavoro disponibili. Dunque per innalzare il tasso di occupazione e per creare posti di lavoro occorre anche valutare misure e modelli occupazionali intelligenti per una migliore ripartizione del lavoro.
4.1.3 Di fronte alla disoccupazione estremamente elevata che si rileva nell’UE, la politica non può limitarsi a un miglioramento della «occupabilità» dei lavoratori, ma deve semmai concentrarsi maggiormente, in futuro, sugli investimenti orientati al futuro nei settori della ricerca e sviluppo, dell’istruzione, delle infrastrutture, della sanità e dei servizi sociali, al fine di creare occupazione e di mobilitare efficacemente i potenziali occupazionali.
4.1.4 In tale contesto il CESE esprime preoccupazione anche per il fatto che l’obiettivo della piena occupazione, che aveva una posizione centrale nei vecchi orientamenti, non viene più trattato nei nuovi. Viene menzionata semplicemente la necessità di eliminare la disoccupazione strutturale e di ridurre la quota di «inattività». Il CESE ritiene che occorrerebbe comunque rielaborare l’orientamento in questione rivolgendolo maggiormente verso l’obiettivo della piena occupazione.
4.1.5 Per evitare che proprio in questa situazione di crisi aumenti ulteriormente il numero dei senza lavoro, e che la disoccupazione divenga strutturale, occorre che tutti i nuovi orientamenti integrati contengano un mix macroeconomico equilibrato, basato su una politica economica orientata sia all’offerta che alla domanda.
4.1.5.1 Il CESE ritiene che gli orientamenti presentati, e in particolare quello in oggetto, non garantiscano il raggiungimento di questo obiettivo. Per quanto riguarda le raccomandazioni politiche concernenti il mercato del lavoro, il lato dell’offerta è nettamente sopravvalutato (all’insegna del miglioramento dell’occupabilità). Occorre riequilibrare la situazione dedicando maggiore attenzione a una politica intelligente della domanda, che promuova la crescita e l’innovazione future e contribuisca alla creazione di ulteriori posti di lavoro.
4.1.6 Inoltre non viene menzionato il fatto che, per garantire un ritorno della crescita ai fini della stabilizzazione del mercato del lavoro, occorre innanzitutto rafforzare la domanda interna (investimenti privati e pubblici), e non viene chiarito che, per impedire un ulteriore aumento della disoccupazione, bisogna aver cura di non interrompere troppo presto le misure di sostegno della congiuntura e degli investimenti diretti a garantire l’occupazione. Il CESE ritiene che in tale contesto si possa definire una strategia di uscita o dei piani di consolidamento, come auspicato negli indirizzi di massima per le politiche economiche, solo se si tiene conto della situazione congiunturale e occupazionale.
4.1.7 Per quanto riguarda la raccomandazione rivolta agli Stati membri affinché integrino nelle loro politiche occupazionali i principi del Consiglio in materia di flessicurezza, va ribadito che l’orientamento non fa alcuna menzione del fatto che la qualità del lavoro dev’essere considerata come un principio altrettanto importante di quello della flessicurezza, come è stato più volte richiesto dal CESE (7).
4.1.8 Il CESE chiede inoltre che venga chiarito che per incoraggiare i disoccupati a cercare un lavoro occorrono innanzitutto efficaci servizi occupazionali e solo in secondo luogo i cosiddetti stimoli nel quadro dei sussidi di disoccupazione. Propone quindi di modificare come segue l’ultima frase del primo paragrafo: Gli Stati membri dovranno pertanto introdurre una combinazione di contratti di lavoro flessibili ed affidabili, politiche attive del mercato del lavoro, formazione continua efficace, politiche a favore della mobilità dei lavoratori e sistemi di previdenza sociale adeguati e volti a garantire la possibilità di cambiare ruolo professionale. Nel contesto della crisi il CESE giudica superflue le raccomandazioni rivolte a rendere più rigidi i requisiti di ammissibilità a beneficiare dei sussidi di disoccupazione.
4.2 Orientamento 8: disporre di una forza lavoro qualificata conforme alle esigenze del mercato occupazionale, promuovendo la qualità del lavoro e della formazione continua
4.2.1 Pur compiacendosi per il riferimento, quantomeno nel titolo dell’orientamento, alla qualità del lavoro, il CESE si meraviglia della mancanza di osservazioni concrete in merito a tale tema nel testo (ad esempio per quanto riguarda la promozione della salute a livello aziendale, il reddito minimo vitale, l’organizzazione dell’orario di lavoro, la proibizione del ricorso eccessivo allo straordinario e la conciliazione del lavoro e della vita familiare). Il CESE si sarebbe anche aspettato che la promozione della qualità del posto di lavoro venisse collegata più strettamente con la strategia della flessicurezza e che quindi venisse sottolineata l’importanza della flessicurezza interna ed esterna, dato che proprio i mercati del lavoro interni flessibili sono quelli che hanno dato i risultati migliori nel corso della crisi.
4.2.2 Poiché vi è in larga misura una sovrapposizione dell’orientamento in oggetto con il successivo orientamento nove, al fine di evitare duplicazioni sarebbe opportuno considerare una fusione di tali due orientamenti. Si dovrebbe invece inserire un nuovo orientamento in materia di promozione della qualità del lavoro.
4.2.2.1 Il CESE ha più volte affermato che proprio quando viene stabilito un obiettivo quantitativo per l’innalzamento delle quote di occupazione assume particolare importanza la dimensione qualitativa della crescita dell’occupazione, perché l’occupazione ad ogni costo (per esempio condizioni di lavoro precarie, lavoratori poveri ecc.) non può costituire la soluzione.
4.2.3 Il CESE ribadisce in tale contesto la propria richiesta di riprendere in considerazione anche gli obiettivi occupazionali qualitativi, che sono stati persi di vista negli anni scorsi nel quadro dell’elaborazione della revisione della strategia di Lisbona (per esempio gli indicatori di Laeken per la misurazione della creazione di lavoro di qualità) (8).
4.2.4 In tale contesto, il CESE propone anche di tenere sistematicamente sotto osservazione, dal punto di vista qualitativo, i posti di lavoro di nuova creazione, e raccomanda di menzionare le sfide del mercato del lavoro europeo, definite congiuntamente dalle parti sociali europee (9). Tra tali sfide figura, per esempio, il fatto che il diritto del lavoro deve promuovere contratti di lavoro stabili e che tutti gli occupati, indipendentemente dal loro rapporto di lavoro, non debbono essere privati di una protezione adeguata e della sicurezza del posto di lavoro.
4.3 Orientamento 9: migliorare l’efficacia dei sistemi d’istruzione e formazione a tutti i livelli e aumentare la partecipazione all’insegnamento superiore
4.3.1 A giudizio del CESE una politica rivolta a creare «lavoro di qualità», comprendente obiettivi ambiziosi in materia di formazione e riqualificazione generale e professionale e di apprendimento permanente, contribuisce in maniera essenziale alla crescita della produttività. Pertanto il CESE accoglie con favore l’eccellente definizione degli obiettivi.
4.3.2 Come nel caso dell’orientamento precedente, anche qui viene menzionato un indicatore relativo ai giovani minacciati di esclusione dal mercato del lavoro. Per ridurre il numero di giovani che non hanno un lavoro e non frequentano corsi di istruzione generale o professionale, gli Stati membri devono adottare misure mirate per la riduzione dell’abbandono scolastico. Tale aspetto essenziale dovrebbe essere formulato in maniera più chiara, per esempio grazie al mantenimento di obiettivi ambiziosi come:
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una riduzione di almeno il 50 % della disoccupazione giovanile, |
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un tempo massimo di quattro mesi per l’inserimento dei giovani che cercano un lavoro o un tirocinio. |
4.3.3 Il CESE ricorda che il raggiungimento dell’obiettivo di una quota di occupazione pari al 75 %, previsto dalla strategia Europa 2020, richiede anche adeguate misure occupazionali rivolte ai disabili, i quali rappresentano il 16 % della popolazione in età lavorativa. Il CESE si compiace pertanto del fatto che tale gruppo sociale sia menzionato espressamente negli orientamenti 7 e 10. Accoglierebbe con favore anche l’inserimento nell’orientamento 9 di misure inclusive di formazione e riqualificazione professionale destinate ai disabili.
4.4 Orientamento 10: promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà
4.4.1 Il CESE si compiace del fatto che a tale obiettivo sia stata destinato un orientamento a parte. Esso vede inoltre confermata l’affermazione da esso più volte ribadita, secondo cui la crescente disuguaglianza sociale in Europa richiede misure comuni per lottare contro la povertà e l’esclusione. In tale settore risulta necessario adottare un pacchetto di misure rivolte specificamente a determinati gruppi. Il CESE ritiene inoltre che nella direttiva occorrerebbe sottolineare in particolare, e corredare di obiettivi concreti, la riduzione del rischio di povertà per i minori e i giovani.
4.4.2 Anche la riduzione del rischio di povertà necessita di una serie di indicatori stabili e affidabili che consentano di misurare e di monitorare i progressi compiuti. Il CESE è favorevole all’adozione del tasso di rischio di povertà come normale indicatore relativo della povertà. Ritiene opportuno sviluppare in via integrativa ulteriori indicatori che misurino, per esempio, anche il rapporto tra reddito e potere d’acquisto e la concentrazione del reddito (coefficiente di Gini). Ritiene tuttavia che ciò non debba in alcun caso condurre a una diluizione degli obiettivi principali.
4.4.3 Il CESE si compiace della raccomandazione rivolta agli Stati membri affinché perseguano una riduzione della povertà attraverso la promozione di una piena partecipazione sociale e lavorativa e un aumento delle occasioni di lavoro.
4.4.3.1 In tale contesto il CESE fa proprie le conclusioni di un recente studio della Commissione, nel quale si afferma che tra le priorità della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale devono figurare misure rivolte a evitare la povertà degli occupati (10). Propone che venga garantito un reddito minimo vitale e, nella stessa ottica, che venga evitata la crescita di un settore di lavori a basso salario, grazie tra l’altro:
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alla limitazione delle condizioni di occupazione precarie in favore di rapporti di lavoro stabili e con garanzie sociali, |
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alla garanzia sociale del passaggio dalla formazione all’occupazione regolare, |
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alla promozione di una politica attiva del mercato del lavoro che favorisca la formazione professionale e la creazione di occupazione, in particolare per coloro che sono esclusi dal mercato del lavoro a causa di una formazione insufficiente, |
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al riconoscimento dell’importanza prioritaria della lotta contro la disoccupazione giovanile e dell’integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro. |
4.4.3.2 Tutti questi punti dovrebbero essere ripresi o sottolineati con maggior enfasi negli orientamenti. Il CESE ribadisce in tale contesto anche la propria recente proposta relativa agli obiettivi dei sistemi di reddito minimo e di reddito sostitutivo.
4.4.4 La lotta alla povertà presuppone anche e soprattutto l’adozione di misure occupazionali e di istruzione dirette ai gruppi che sono colpiti in misura superiore alla media dal rischio di povertà (ad esempio madri single, persone con un passato di migrazione, anziani con diritti pensionistici limitati, disabili). Sarebbe stato auspicabile che venissero formulate osservazioni e finalità più chiare in materia di integrazione di tali persone nella società e nel mercato lavoro.
4.4.5 Il CESE accoglie con favore il fatto che sia stato menzionato anche l’importante ruolo dell’economia sociale nel creare e nel garantire occupazione e nella lotta contro la povertà e che gli Stati membri siano stati invitati esplicitamente a promuovere attivamente tale ruolo. Ciò risponde alla richiesta del CESE, di sfruttare pienamente il potenziale dell’economia sociale, in particolare ai fini della creazione di occupazione nel campo dei servizi sociali.
Bruxelles, 27 maggio 2010
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Mario SEPI
(1) Parere del CESE, del 31 maggio 2005, in merito alla Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (ai sensi dell’articolo 128 del Trattato CE), COM(2005) 141 definitivo - 2005/0057 (CNS), relatore: MALOSSE (GU C 286 del 17.11.2005) e parere del CESE del 13 febbraio 2008 in merito alla Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (a norma dell’articolo 128 del Trattato CE), COM(2007) 803 definitivo/2 (parte V) - 2007/0300 (CNS), relatore: GREIF (GU C 162 del 25.6.2008, pag. 92).
(2) GU C 128 del 18.5.2010, pag. 3.
(3) Skills supply and demand in Europe: medium-term forecast up to 2020 (Offerta e domanda di qualificazioni in Europa: previsione a medio termine fino al 2020) Cedefop, 2010, pag. 35 e segg.
(4) GU C 128 del 18.5.2010, pag. 3.
(5) Pareri del CESE:
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del 30 settembre 2009 sul tema Lavoro e povertà: verso un approccio globale indispensabile, relatrice: Prud’homme (GU C 318 del 23.12.2009, pag. 52); |
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del 1o ottobre 2009 sul tema Il legame tra la parità fra uomini e donne, la crescita economica e il tasso di occupazione, relatrice: OUIN (GU C 318 del 23.12.2009, pag. 15); |
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del 1o ottobre 2009 in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Una strategia dell’Unione europea per investire nei giovani e conferire loro maggiori responsabilità — Un metodo aperto di coordinamento rinnovato per affrontare le sfide e le prospettive della gioventù, COM(2009) 200 definitivo, relatore: SIBIAN (GU C 318 del 23.12.2009, pag. 113). |
(6) Parere del CESE del 29 settembre 2005, sul tema Le donne e la povertà nell’Unione europea, relatrice: KING (GU C 24 del 31.1.2006); parere del CESE del 12 luglio 2007 sul tema L’occupazione per le categorie prioritarie (strategia di Lisbona), relatore: GREIF (GU C 256 del 27.10.2007); vedere anche la relazione sulla parità tra donne e uomini COM(2009) 694 definitivo.
(7) Parere del CESE, del 22 aprile 2008, in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso principi comuni di flessicurezza: posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza, COM(2007) 359 definitivo, relatore: JANSON, correlatore: ARDHE (GU C 211 del 19.8.2008); parere CESE 1722/2009 del 4 novembre 2009, sul tema La strategia di Lisbona dopo il 2010, relatore generale: GREIF, punto 3.4.3.
(8) GU C 128 del 18.5.2010, pag. 3.
(9) Key challenges facing European labour markets: Joint analysis of European Social Partners (Principali sfide per i mercati del lavoro europei: un’analisi congiunta delle parti sociali europee) (2007), pag. 61 e segg.
(10) Working Poor in Europe, Eurofound, 2010.
ALLEGATO
al parere del Comitato economico e sociale europeo
Il seguente emendamento, che ha ottenuto almeno un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso delle deliberazioni:
Punto 4.2.2
Modificare come segue:
«Poiché vi è in larga misura una sovrapposizione dell'orientamento in oggetto con il successivo orientamento nove, al fine di evitare duplicazioni sarebbe opportuno considerare una fusione di tali due orientamenti. Si dovrebbe invece un nuovo orientamento in materia di qualità del lavoro.»
Motivazione
Evidente.
Esito della votazione
Voti favorevoli |
: |
58 |
Voti contrari |
: |
73 |
Astensioni |
: |
2 |