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Document 52005IE1263

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Preparazione della Sesta conferenza ministeriale dell'OMC — Posizione del CESE

GU C 28 del 3.2.2006, p. 90–96 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

3.2.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 28/90


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Preparazione della Sesta conferenza ministeriale dell'OMC — Posizione del CESE

(2006/C 28/21)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 10 febbraio 2005, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema Preparazione della Sesta conferenza ministeriale dell'OMC — Posizione del CESE

La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 10 ottobre 2005, sulla base del progetto predisposto dal relatore NILSSON.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 27 ottobre 2005, nel corso della 421a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 95 voti favorevoli, 4 voti contrari e 3 astensioni.

Sintesi dei punti principali

1.

Il CESE ritiene che un successo della conferenza ministeriale di Hong-Kong trasmetterebbe un chiaro segnale positivo, e indicherebbe la volontà, da parte degli Stati membri, di impegnarsi a realizzare un solido regime multilaterale di scambi. Ciò rafforzerebbe anche la fiducia nell'economia mondiale, dopo le incertezze provocate dallo shock petrolifero, le minacce alla sicurezza e le crescenti pressioni protezionistiche.

2.

Il CESE ritiene preoccupante l'andamento dei negoziati attualmente in corso in preparazione della conferenza di Hong Kong. Solo poche settimane ci separano da tale evento, e in questo breve arco di tempo si dovranno realizzare grandi progressi in tutti i settori, risolvere varie controversie e recuperare il ritardo accumulato.

3.

Il CESE chiede di operare una distinzione più netta tra i paesi in via di sviluppo, e ribadisce che le disposizioni in materia di trattamento speciale e differenziato, essendo parte integrante degli accordi dell'OMC, dovrebbero essere pienamente tenute in considerazione nei negoziati. In particolare sarebbe opportuno tener conto delle difficoltà dei paesi meno sviluppati (LDC — Least developed countries), e fornire ai paesi a basso reddito un'assistenza tecnica in materia di scambi commerciali e di creazione di capacità, per permettere loro di partecipare più attivamente al commercio mondiale.

4.

Il CESE ritiene necessario che prima della conferenza di Hong Kong gli Stati membri raggiungano una posizione comune circa le restrizioni alle misure di sostegno all'esportazione, l'entità e le modalità della riduzione delle sovvenzioni agricole distorsive degli scambi nonché una formula di riduzione dei diritti doganali che permetta di migliorare l'accesso ai mercati pur lasciando al contempo agli Stati membri la flessibilità necessaria per poter proteggere i settori agricoli strategici.

5.

Il successo dei negoziati agricoli è una condizione essenziale per ottenere dei buoni risultati in altri settori di negoziazione. Il CESE ricorda le numerose concessioni in materia agricola già fatte dall'Unione europea nel corso di questi negoziati: si pensi all'iniziativa EBA (Everything but arms — «Tutto tranne le armi») del 2001, al disaccoppiamento degli aiuti introdotto nella PAC nel 2003 e all'impegno ad eliminare le sovvenzioni alle esportazioni del 2004. Spetta ora agli altri paesi compiere gli sforzi necessari per arrivare a un accordo globale.

6.

Per quanto riguarda l'accesso ai mercati non agricoli, il CESE ribadisce che gli Stati membri dovrebbero trovare un accordo, tra l'altro, sulla formula di riduzione delle tariffe e presentarne le cifre particolareggiate alla riunione di Hong-Kong.

7.

Il CESE deplora che i risultati ottenuti finora nei negoziati sui servizi siano deludenti, e invita a mettere a punto nuove modalità di trattativa prima della conferenza di Hong-Kong.

8.

In materia di antidumping e di sovvenzioni, il CESE ritiene che gli Stati membri dovrebbero almeno raggiungere un accordo sulle questioni per le quali i ministri intendono avviare negoziati sulla base di testi giuridici.

9.

Il CESE chiede che vengano eliminati il più rapidamente possibile gli ostacoli agli scambi di beni e servizi a carattere ambientale, e che si definisca un elenco di tali beni e servizi in tempo utile per la conferenza di Hong Kong.

10.

Il CESE ritiene importante integrare nel sistema commerciale internazionale le norme essenziali dell'OIL riconosciute a livello internazionale, e chiede di accordare all'OIL lo status di osservatore permanente presso l'OMC. Ritiene inoltre necessario portare avanti il dibattito globale sui diritti sociali.

11.

Il CESE incoraggia le varie organizzazioni della società civile ad attivarsi per partecipare alle campagne informative sui temi in discussione a Doha: in questo modo esse potrebbero contribuire, grazie alle loro valutazioni e proposte, al successo dello sviluppo sostenibile. Il Comitato sollecita un dialogo istituzionalizzato tra l'OMC e la società civile e chiede che la società civile organizzata venga coinvolta nel meccanismo di composizione delle controversie.

12.

Sarebbe opportuno accrescere ulteriormente il carattere democratico e la trasparenza dell'OMC: già in precedenza il CESE aveva proposto di conferire all'OMC una dimensione parlamentare.

1.   Introduzione

1.1

Il CESE ha già espresso la sua posizione nei pareri elaborati in vista delle precedenti conferenze ministeriali dell'OMC — segnatamente la quarta, svoltasi a Doha (1) nel 2001 e la quinta, tenutasi a Cancún (2) nel 2003 — pareri il cui contenuto resta altamente pertinente. Il presente parere, elaborato in vista della sesta conferenza ministeriale che si svolgerà a Hong Kong nel dicembre 2005, si incentra sulle nuove trattative attualmente in corso nel quadro del Doha-round (più propriamente definite «Agenda di Doha per lo sviluppo», o Doha Development Agenda, DDA).

1.2

La posizione del Comitato di fronte ai processi in atto nel quadro dell'OMC è inoltre condizionata da altri precedenti pareri, quali ad esempio quello relativo alla dimensione sociale della globalizzazione (3), elaborato in riferimento alla comunicazione della Commissione in materia (4). Anche le attuali attività del CESE nel quadro della collaborazione con i paesi ACP investono problematiche che riguardano i negoziati OMC, vista la necessità di armonizzare i cosiddetti accordi EPA (Economic Partnership Agreements — Accordi di partenariato economico), da concludersi entro il 2007 nel quadro dell'accordo di Cotonou, con gli accordi siglati in seno all'OMC. Il CESE ha inoltre adottato un parere sul tema «Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) — Negoziati sulla Modalità 4 (movimento delle persone fisiche)» (5).

1.3

Il Doha-round è iniziato con la quarta conferenza ministeriale di Doha, nel 2001. Benché nei documenti ufficiali si parli di «Programma di lavoro di Doha», la denominazione invalsa successivamente è «Agenda di Doha per lo sviluppo», o DDA. L'obiettivo era quello di portare a termine il giro negoziale entro il gennaio 2005. In occasione della conferenza di Cancún, è stata effettuata una revisione di metà percorso ma in definitiva i negoziati sono stati interrotti, vista l'impossibilità di mettersi d'accordo su una dichiarazione ministeriale comune. Alcuni progressi sono comunque stati realizzati: nel luglio 2004, è stata presa una nuova iniziativa, e con l'adozione, il 1o agosto, da parte del Consiglio generale dell'OMC, del cosiddetto «pacchetto di luglio», si è resa possibile la ripresa dei negoziati, con l'obiettivo ridimensionato di giungere ad un accordo entro dicembre 2005. Per conferire anche un carattere politico a dei negoziati prevalentemente tecnici, sono state organizzate alcune mini-conferenze ministeriali e si è cominciato a nutrire la speranza che la sesta conferenza ministeriale di Hong-Kong producesse dei progressi tali da consentire di chiudere i negoziati nel corso del 2006.

1.4

Adesso tuttavia, a poche settimane dall'inizio di tale conferenza ministeriale, che si terrà nel dicembre 2005, si deve riconoscere che i progressi sono estremamente insufficienti in tutti i settori interessati dal negoziato e che vi sono ben poche possibilità che il Doha-round possa venir concluso per la fine di dicembre 2005. Ma una crisi della conferenza ministeriale di Hong-Kong rischia di avere una serie di conseguenze negative, segnatamente:

il rischio di un indebolimento dell'OMC in quanto organismo,

il rischio di un abbandono del sistema di negoziati multilaterali in seno all'OMC, a vantaggio di accordi bilaterali o regionali — soluzione contraria agli interessi dei paesi in via di sviluppo,

un grave colpo all'economia globale e alla fiducia nello sviluppo economico, nonché una perdita di sicurezza nei progressi futuri,

l'insicurezza legata al fatto che il mandato negoziale conferito dal Congresso agli Stati Uniti scade il 30 giugno 2007, e che non vi è alcuna certezza che il Congresso lo rinnovi.

2.   La ripresa del Doha-round: il punto di vista del CESE in vista della sesta conferenza ministeriale dell'OMC

2.1

Il DDA si concentra in modo particolare sulle necessità dei paesi in via di sviluppo. Tra i settori oggetto degli attuali negoziati, per i quali dovrebbero essere conclusi degli accordi di liberalizzazione degli scambi figurano in particolare i seguenti:

l'agricoltura, e segnatamente la questione del miglioramento dell'accesso ai mercati, la riduzione degli aiuti nazionali che distorcono il funzionamento del commercio e la riduzione degli aiuti alle esportazioni,

l'accesso ai mercati non agricoli, cioè il miglioramento dell'accesso ai mercati per le produzioni non agricole o per i manufatti industriali,

i servizi, in particolare la liberalizzazione e il miglioramento dell'accesso ai mercati nel quadro dell'accordo GATS,

le procedure commerciali,

il trattamento speciale e differenziato/agenda di sviluppo, nel cui contesto vengono trattate questioni particolarmente importanti per i paesi in via si sviluppo,

le regole anti-dumping ,

le questioni sociali,

la prospettiva ambientale.

3.   I negoziati agricoli

3.1

Il CESE constata che l'Unione europea si è sempre collocata in prima linea nei negoziati in materia di agricoltura. L'UE ha già attuato importanti riforme della politica agricola comune e si è anche impegnata ad eliminare progressivamente gli aiuti alle esportazioni, a patto che vengano rispettate due condizioni: da un lato, gli altri paesi devono impegnarsi a fare altrettanto per tutte le forme di aiuto diretto e indiretto alle esportazioni, compresi gli aiuti ai prodotti alimentari, utilizzate per disciplinare il mercato; dall'altro, come hanno ricordato in una lettera del maggio 2004 Pascal LAMY e Franz FISCHLER, allora rispettivamente commissario al commercio e commissario all'agricoltura, si deve garantire che tale eliminazione degli aiuti alle esportazioni intervenga nel quadro di un accordo agricolo in cui vi sia equilibrio tra i tre capitoli oggetto dei negoziati (apertura del mercato, aiuti alle esportazioni e aiuti all'agricoltura distorsivi della concorrenza).

3.2

Il CESE ritiene che i progressi nei tre settori sui quali si incentrano i negoziati agricoli (cioè l'accesso al mercato, gli aiuti nazionali e la concorrenza all'esportazione) dovranno essere equilibrati e contemporanei. Non sarà deciso niente fino a quando non si sarà trovato un accordo su tutto.

3.3

Il CESE ritiene di importanza fondamentale che anche altri paesi esportatori avanzino proposte corrispondenti a quelle già formulate dall'Unione europea. In particolare reputa necessario che tanto i paesi dove esistono imprese di commercio statali e dove viene praticato il credito all'esportazione, quanto quelli che usufruiscono di aiuti ai prodotti alimentari per ragioni commerciali propongano iniziative in grado di far avanzare i negoziati.

3.4

La politica agricola comune dell'UE ha già formato oggetto di riforme, al fine tra l'altro appunto di rendere possibile un futuro accordo all'interno dell'OMC. Il CESE ritiene necessario rispettare queste riforme nella loro interezza. Alcuni Stati membri hanno proposto un approccio ancora più radicale alla politica agricola comune, nel senso di riportarla al livello nazionale oppure addirittura di sopprimerla, adducendo spesso a sostegno di tali proposte proprio i negoziati OMC e il bisogno di introiti da parte dei paesi in via di sviluppo. Il Comitato ritiene che ciò sia incompatibile con un mercato comune interno nell'UE. Le riforme inoltre non sono ancora state attuate completamente, e quindi non è possibile valutarne l'impatto. Per questo motivo i negoziati del Doha-round non possono andare al di là di quanto previsto dalle riforme della PAC.

3.5

Una questione che riveste una particolare importanza è quella di decidere come i negoziati debbano affrontare i problemi che non riguardano direttamente gli scambi commerciali: la multifunzionalità, la protezione degli animali, la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari. L'accordo sui prodotti agricoli prevede che anche questi problemi, pur se non legati agli scambi commerciali, debbano essere presi in considerazione, ma lascia aperta la questione di come farlo. La difficoltà consiste nel tener conto di questi aspetti, e anche di altri quali ad esempio le questioni fitosanitarie, evitando però che essi vengano usati a scopo protezionistico per ostacolare la concorrenza. È chiaro tuttavia, che se si vogliono rendere l'OMC ed i suoi accordi legittimi e accettabili agli occhi dei cittadini, si deve già fin d'ora e nei negoziati futuri sulla liberalizzazione degli scambi, prendere in seria considerazione questi aspetti.

3.6

A questo proposito non si può trascurare il fatto che nel settore commerciale i vari attori del mercato cercano di promuovere i propri programmi e le proprie norme. Così, ad esempio, l'organizzazione dei produttori e distributori agricoli europei (EUREP) ha recentemente deciso, nel corso di una conferenza che ha visto la partecipazione di rappresentanti provenienti da quasi tutto il continente, di estendere lo standard della buona pratica agricola (Eurepgap). Benché questo standard si situi, almeno in parte, a un livello piuttosto basso, e comunque al di sotto degli obblighi imposti da alcuni paesi, ciò dimostra, secondo il CESE, che gli operatori di mercato aderiscono alla tendenza globale che mette al primo posto la fiducia dei consumatori nei prodotti in commercio.

3.7

Anche a livello della salute degli animali, dal maggio 2005, per la prima volta è stata adottata una norma riconosciuta a livello internazionale nel quadro della competente organizzazione mondiale (World organisation for Animal Health, OIE), che dovrebbe costituire un primo passo verso l'adozione di norme internazionali in seno all'OMC.

4.   L'accesso ai mercati non agricoli (AMNA)

4.1

Nell'Unione europea i dazi applicati ai prodotti industriali sono tra i più bassi al mondo e inoltre i prodotti di importazione provenienti da numerosi paesi arrivano sul mercato comunitario protetti da accordi bilaterali o di altro tipo, o da impegni unilaterali, che concedono ad alcuni paesi preferenze o un trattamento privilegiato sulla base dell'accordo SPG (Sistema delle preferenze generalizzate) e del programma EBA. Il CESE si è già pronunciato a favore di nuove riduzioni, da concordare in un quadro multilaterale, soprattutto per quanto riguarda i prodotti ambientali e i prodotti che presentano un interesse particolare per i paesi in via di sviluppo.

4.2

Una riduzione dei dazi potrà migliorare l'accesso ai mercati dei paesi sviluppati da parte dei paesi poveri in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, e, cosa più importante, rafforzerà il commercio sud-sud. In particolare i più avanzati dei paesi in via di sviluppo dovrebbero incominciare ad aprire maggiormente i loro mercati. A tale proposito, il CESE ritiene che paesi come l'Argentina, il Brasile e l'India abbiano raggiunto un livello di sviluppo significativo. Essi dovrebbero quindi partecipare ai negoziati, sulla base di proposte corrispondenti al loro livello di sviluppo economico, e senza necessariamente vedersi garantita la stessa flessibilità concessa generalmente ai paesi in via di sviluppo. Secondo il cosiddetto «pacchetto di luglio», infatti i paesi meno sviluppati non sono tenuti a ridurre le proprie tariffe doganali.

4.3

Secondo il CESE è importante introdurre tariffe doganali fisse, analogamente a quanto si è fatto per i negoziati agricoli, in modo da migliorare la trasparenza e la sicurezza degli scambi. Tariffe non fisse sarebbero svantaggiose tanto per i paesi in via di sviluppo quanto per quei paesi meno sviluppati che hanno introdotto le tariffe fisse.

4.4

Il CESE ritiene necessario identificare chiaramente gli ostacoli non tariffari (Non-Trade Barriers, NTB), quali ad esempio le regolamentazioni tecniche o amministrative e le procedure non coordinate, e, se possibile, ridurne gli effetti negativi. La ricerca di un accordo sugli ostacoli tecnici al commercio dovrebbe iscriversi nel quadro degli sforzi attualmente in atto per definire una regolamentazione comune in materia di etichettatura e certificazione. Nel quadro dei negoziati OMC si dovrà tenere maggiormente conto delle norme internazionali esistenti.

4.5

L'accordo GATT e le norme OMC consentono di interporre ostacoli al commercio quando questi hanno come scopo quello di proteggere la salute umana, la salute degli animali o quella delle piante, oppure di preservare le risorse naturali non rinnovabili, e a condizione che a tali misure si accompagnino restrizioni alla produzione o al consumo interno. È il caso, ad esempio, del cosiddetto accordo SPS (accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie), che, in caso di conflitto, prevale sull'accordo GATT. Il CESE ritiene che tale protezione debba continuare ad essere pienamente rispettata, anche nel quadro di un qualunque accordo futuro.

4.6

Il CESE è favorevole alla proposta della Commissione relativa alla formula che viene definita «svizzera», consistente nell'applicare un coefficiente unico a tutti i paesi sviluppati e ai paesi in via di sviluppo dei coefficienti differenziati, in funzione di quanto essi ricorrono alle misure di cui all'articolo 8 (ad esempio un minore ricorso a tali misure di flessibilità significherà un coefficiente superiore, e quindi le riduzioni risultanti dalla formula saranno meno elevate). È importante che nel corso delle settimane che ancora restano prima della conferenza ministeriale di Hong Kong gli Stati membri dell'OMC trovino un accordo sulla formula delle riduzioni tariffarie e su altri elementi essenziali del pacchetto AMNA (accesso ai mercati non agricoli).

4.7

Il CESE è favorevole all'accordo raggiunto dal gruppo di negoziazione, in base al quale i negoziati AMNA devono comprendere tutti i prodotti non inclusi nell'allegato 1 dell'accordo sull'agricoltura. Il CESE appoggia tra l'altro la partecipazione attiva dell'UE ai negoziati AMNA sulle componenti tariffarie settoriali, fondati sull'approccio della «massa critica». Il CESE osserva che altre questioni importanti quali la conversione degli equivalenti ad valorem ed il trattamento delle linee tariffarie non vincolate dovranno essere affrontate prima di dicembre.

4.8

Finora i risultati dei negoziati sono troppo insoddisfacenti per lasciar prevedere che la conferenza di Hong Kong si concluderà con un successo.

5.   I servizi

5.1

Per quanto riguarda i servizi, è l'accordo GATS che rappresenta il più alto potenziale dei progressi futuri, perché si tratta del settore nel quale sono stati compiuti i progressi minori. Gli impegni assunti dagli Stati membri sono stati infatti insufficienti sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo. Per l'Unione europea quello dei servizi è un settore particolarmente importante. Nei paesi più ricchi le prestazioni di servizi rappresentano circa il 65 % della produzione totale, ma anche nei paesi più poveri tale percentuale è relativamente elevata, cioè circa il 40 % della produzione totale. Sul piano degli scambi internazionali, invece, il commercio dei servizi rappresenta invece solo il 25 % del commercio mondiale.

5.2

Per la crescita di ogni economia è importante che il settore terziario sia efficiente. È difficile immaginare che un paese possa vantare una forte crescita del commercio internazionale e dell'economia senza disporre di infrastrutture moderne nell'ambito dei servizi finanziari, legali e altri servizi professionali, delle comunicazioni e dei trasporti. Si deve poi tenere presente che i servizi (comunicazione, distribuzione, banche, ecc.) rappresentano anche un fattore essenziale per la produzione di merci.

5.3

Il CESE deplora la scarsa qualità delle offerte, sia iniziali sia rivedute, che non migliorano la liberalizzazione nel settore dei servizi. Le grandi economie in via di sviluppo (ad esempio il Sudafrica, il Brasile, il Venezuela) ed alcuni paesi sviluppati (ad esempio gli Stati Uniti) devono andare al di là degli attuali livelli di accesso al mercato, in modo tale da apportare nuovi sbocchi commerciali, nuovi investimenti, e nuove possibilità di impiego ai fornitori di servizi su scala mondiale. È da ricordare, come esempio positivo, il ruolo costruttivo svolto dall'India nei negoziati sui servizi.

5.4

Il CESE è d'accordo sulla necessità di tener conto dei progressi dei paesi in via di sviluppo più poveri, e di evitare le pressioni sui paesi meno sviluppati. È comunque importante che gli LDC mantengano i propri impegni a livello di partecipazione ai negoziati sui servizi, innanzitutto nel proprio interesse economico.

5.5

Nel parere in merito all'«Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) — Negoziati sulla Modalità 4», il CESE si è pronunciato a favore della formula agevolata per la prestazione temporanea proposta dall'UE, sottolineando l'importanza di assicurare la protezione dei lavoratori temporanei e di garantire la non discriminazione e l'attuazione di meccanismi di sorveglianza adeguati. Il CESE è in linea di principio favorevole alla proposta presentata dal Forum europeo dei servizi (FES) che mira all'elaborazione di norme relative a un «permesso GATS». Ciò renderebbe più scorrevoli i flussi di prestatori di servizi da e verso l'UE, e renderebbe inoltre più trasparente il monitoraggio dell'applicazione della Modalità 4. Il CESE esorta però l'Unione europea e gli Stati membri a non accettare, per il momento, di estendere la Modalità 4 ai lavoratori semi-qualificati o non qualificati.

5.6

Il CESE ricorda la necessità di mantenere la possibilità per i paesi di regolamentare i servizi pubblici allo scopo di raggiungere obiettivi sociali o di sviluppo, ed è favorevole all'idea di escludere dai negoziati i servizi pubblici quali l'insegnamento, la fornitura dell'acqua, la sanità, l'energia.

5.7

Il CESE osserva che i negoziati sui servizi, che da oltre 5 anni si fondano sull'approccio domanda/offerta, hanno prodotto scarsissimi risultati in termini di liberalizzazione dei mercati e che diversi partecipanti ai negoziati hanno messo in dubbio l'efficacia di tale approccio. Il CESE è favorevole al fatto che nei mesi che ci separano dalla riunione ministeriale di Hong Kong, si ricerchino dei nuovi metodi di negoziato sui servizi che imporrebbero obblighi più stretti ai membri dell'OMC (ad esempio approcci «per formula» a livello multilaterale e plurilaterale, approccio settoriale, ecc.).

5.8

Il CESE è disposto ad esaminare la proposta dell'UE relativa ad una linea comune per gli impegni sul commercio dei servizi e all'adozione di un approccio «per formula». La proposta potrebbe però risultare incompatibile con il principio alla base del GATS, che garantisce una certa flessibilità per quanto riguarda la scelta e la portata degli obblighi di liberalizzazione. Inoltre alcuni paesi in via di sviluppo hanno già contestato la proposta.

5.9

Il CESE è favorevole a creare un nesso tra l'accesso allargato grazie alla Modalità 4 e l'eliminazione di restrizioni sulla proprietà delle imprese di servizi da parte di stranieri in virtù della Modalità 3 (ad esempio: presenza commerciale): si tratta di un compromesso che probabilmente persuaderà diversi paesi in via di sviluppo ad impegnarsi nei negoziati sui servizi.

6.   L'agevolazione degli scambi

6.1

L'agevolazione degli scambi, che è l'unico elemento sopravvissuto delle «questioni di Singapore», è molto importante per la crescita economica di tutti i paesi, ma soprattutto per i paesi poveri e meno sviluppati che, grazie ad una maggiore partecipazione al commercio internazionale, potrebbero ridurre il proprio livello di povertà. Una modernizzazione e semplificazione delle procedure in materia di esportazioni/importazioni, pagamenti internazionali, trasporti, logistica e regimi doganali, come pure un rafforzamento dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione ed un miglioramento dell'accesso ai circuiti di distribuzione, sono tutti elementi in grado di ridurre sensibilmente i costi di trasferimento delle merci dai produttori ai consumatori, di aumentare i flussi di scambi commerciali internazionali, e di portare nuovi investimenti ai paesi in via di sviluppo. Il CESE si è più volte dichiarato favorevole ad affrontare tali questioni mediante regolamentazioni concordate in un quadro multilaterale.

6.2

Per i paesi poveri la modernizzazione delle procedure e delle infrastrutture in materia doganale e di trasporti può però rivelarsi molto costosa, ed è per questo che occorre che i paesi sviluppati contribuiscano con assistenza tecnica e aiuti. I paesi beneficiari, tuttavia, devono prendere preventivamente le misure necessarie per garantire che le risorse stanziate vengano usate in maniera efficace e trasparente. Se, da una parte, è vero che gli LDC sono generalmente dispensati dagli obblighi in materia di agevolazione degli scambi, il CESE, dall'altra, osserva che una modernizzazione più rapida delle procedure commerciali sarebbe più utile per essi di un'assunzione di impegni di tipo graduale e progressivo.

6.3

Nel corso delle settimane che precedono la riunione ministeriale, il gruppo di negoziato sull'agevolazione degli scambi esaminerà oltre 30 proposte provenienti da vari Stati membri dell'OMC e riguardanti misure di facilitazione degli scambi e di assistenza tecnica. Il CESE spera che i paesi in via di sviluppo trarranno vantaggio dalle disposizioni di agevolazione degli scambi, e che la portata degli impegni che essi si assumeranno sarà stata decisa in funzione della loro capacità di mantenerli.

7.   Programma di sviluppo — trattamento speciale e differenziato

7.1

È ovvio che gli effetti favorevoli allo sviluppo dovrebbero provenire soprattutto dalla semplificazione dell'accesso ai beni industriali, ai servizi e ai mercati agricoli, da regimi doganali più semplici, da norme più chiare in materia di SPS, da regolamentazioni OMC più rigorose. La Banca mondiale ha calcolato che ipotizzando per i negoziati di Doha un risultato realistico, il totale dei redditi mondiali potrebbe aumentare di 100 miliardi di USD all'anno, somma di cui una parte andrebbe verso i paesi poveri ed i paesi in via di sviluppo.

7.2

Il CESE invita la Commissione a far sì che nei negoziati che precedono la riunione ministeriale di Hong Kong, ed anche successivamente, si considerino come prioritari i seguenti aspetti:

il conseguimento di progressi reali nell'attuazione delle proposte per il rafforzamento del trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo più deboli e per gli LDC; l'esenzione per gli LDC da qualsiasi obbligo di apertura dei mercati e la garanzia per essi di poter continuare a proteggere con dazi elevati i prodotti importanti per la loro sicurezza alimentare e lo sviluppo rurale,

una differenziazione più netta tra le varie categorie di paesi in via di sviluppo, distinguendo meglio quelli che persistono nel ritardo di sviluppo da quelli che già beneficiano di un'economia emergente,

un effettivo sostegno, sotto forma di finanziamenti e progetti, all'assistenza tecnica e alla creazione di capacità nei paesi meno sviluppati,

una seria presa in considerazione del problema dell'erosione, per i paesi poveri, delle preferenze tariffarie, comprese le possibili compensazioni finanziarie,

l'attuazione delle decisioni di eliminare le sovvenzioni che perturbano il commercio di prodotti di base essenziali, come il cotone e lo zucchero,

l'attuazione della decisione del 30 agosto 2003 relativa al paragrafo 6 della dichiarazione di Doha sull'accordo TRIPS e sulla salute pubblica, al fine di trovare una soluzione alle difficoltà dei membri dell'OMC che non hanno una capacità di produzione farmaceutica tale da poter usufruire concretamente delle disposizioni del suddetto accordo che autorizzano la concessione di licenze obbligatorie nel caso di un'emergenza nazionale per la lotta contro gravi epidemie.

7.3

Anche altri paesi industrializzati dovrebbero offrire un accesso ai propri mercati fuori quota e fuori tariffa per le merci provenienti dai paesi meno progrediti, come ha fatto l'UE con il programma EBA. Finora, gli Stati Uniti, il Giappone e il Canada non hanno reagito a quest'iniziativa, nonostante le promesse fatte alla conferenza del millennio, nel 2001.

7.4

Occorre integrare l'apertura dei mercati per i prodotti provenienti dai paesi più poveri con la messa a disposizione di un volume adeguato di risorse finanziarie destinate alla creazione di capacità ed allo sviluppo delle infrastrutture, per aiutare questi paesi a produrre e trasportare le merci fino ai mercati mondiali. Il CESE accoglie con grande soddisfazione l'impegno assunto dall'UE al vertice del G8 a Gleneagles di aumentare gli aiuti allo sviluppo commerciale fino a un miliardo di euro l'anno. Gli Stati Uniti, come anche le istituzioni finanziarie internazionali quali la Banca mondiale e il FMI, dovrebbero seguire l'esempio europeo ed assegnare più risorse allo sviluppo della capacità commerciale.

8.   Norme antidumping

8.1

Dopo l'Uruguay Round il numero dei casi di antidumping è molto aumentato in molti dei paesi in via di sviluppo e paesi emergenti. E, poiché le tariffe doganali sono state fortemente ridotte, le norme antidumping sono sempre più utilizzate a fini protezionistici, come dimostrano alcuni casi di antidumping negli Stati Uniti ed altrove. Spesso ci si avvale di strumenti metodologici e di pratiche d'indagine (quali, ad esempio, la stima dei danni) per impedire ad imprese straniere di accedere ai mercati. Ciò corrisponde generalmente agli interessi di un numero ristretto di imprese, ma va a scapito dell'interesse generale.

8.2

Il CESE è favorevole alla revisione delle disposizioni dell'accordo antidumping dell'OMC, che prevede la limitazione del ricorso alle misure antidumping dettato da ragioni protezionistiche o politiche. Alcune delle misure proposte, come il divieto dei reclami a catena, la norma del dazio doganale meno elevato («lesser duty rule»), la prova dell'interesse pubblico, la limitazione dei periodi d'indagine e la durata delle misure antidumping, renderebbero più difficile l'utilizzo delle norme antidumping a fini protezionistici.

8.3

Il CESE condivide la valutazione critica della Commissione a proposito dei progressi realizzati nei negoziati sulle norme antidumping. Nel poco tempo che resta prima della conferenza ministeriale di Hong Kong, occorrerebbe raggiungere almeno un accordo generale sulle questioni per le quali i ministri intendono avviare negoziati sulla base di testi giuridici.

9.   Questioni sociali

9.1

Si deve ricordare che il paragrafo 8 della dichiarazione ministeriale di Doha è così formulato: «Riaffermiamo la nostra dichiarazione rilasciata alla Conferenza ministeriale di Singapore per quanto riguarda gli standard di lavoro internazionalmente riconosciuti. Prendiamo nota del lavoro avviato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro sulla dimensione sociale della globalizzazione.»

9.2

Il Comitato ritiene importante integrare le norme fondamentali dell'OIL nel sistema internazionale del commercio. Anche se tali argomenti restano al di fuori del campo d'applicazione dei negoziati di Doha, il Comitato sostiene le iniziative dell'OIL in questo settore e si dichiara favorevole a conferire all'OIL lo status di osservatore permanente dell'OMC. Sarebbe infatti difficile indurre l'opinione pubblica a riconoscere la legittimità di un sistema commerciale mondiale nel quale i lavoratori perdono il proprio impiego a causa della concorrenza di imprese dove si lavora in condizioni disumane e in cui non esiste alcun diritto sindacale di nessun tipo. È quindi necessario incorporare le otto convenzioni fondamentali dell'OIL nel sistema commerciale internazionale dell'OMC. La necessità di misure di accompagnamento per proteggere i diritti sociali è particolarmente pertinente per l'accordo GATS, che disciplina la libera circolazione temporanea delle persone fisiche ai fini della prestazione transfrontaliera di servizi (Modalità 4).

9.3

Il Comitato apprezza le recenti raccomandazioni della Commissione riguardanti l'attuazione della relazione della commissione mondiale dell'OIL sulla dimensione sociale della globalizzazione. Il Comitato appoggia la strategia della Commissione europea consistente nell'introdurre le norme sul lavoro nel sistema internazionale del commercio e degli investimenti, integrandole negli accordi commerciali bilaterali e regionali. Esorta inoltre ad inserire un capitolo sociale anche negli attuali negoziati tra l'UE e il Mercosur.

9.4

Il Comitato sottolinea che la Commissione europea dovrebbe mantenere la propria strategia intesa a istituire un forum permanente istituzionalizzato che riunisca l'OMC, l'OIL, l'Unctad, la Banca mondiale, l'FMI e altri soggetti internazionali, allo scopo di promuovere una politica coerente a livello internazionale.

10.   La prospettiva ambientale

10.1

Il vecchio accordo GATT non faceva mai menzione della parola «ambiente». Ora invece, benché il settore di competenza dell'OMC sia il commercio, l'ambiente rientra tra gli obiettivi dell'accordo OMC. La dichiarazione di Doha ha dato mandato di esaminare gli aspetti relativi al commercio ed all'ambiente, allo scopo di evidenziare le eventuali contraddizioni tra la regolamentazione OMC e le norme legate al commercio previste dalle convenzioni internazionali sull'ambiente.

10.2

Il CESE ritiene che il comitato per il commercio e l'ambiente dovrebbe portare avanti i negoziati sulla questione delle relazioni tra le norme dell'OMC e gli accordi ambientali multilaterali (AEM), nonostante gli scarsi progressi realizzati finora. Il CESE chiede anche che ai segretariati AEM e dell'UNET sia concesso lo status di osservatori presso l'OMC.

10.3

Il CESE riterrebbe opportuno eliminare quanto prima gli ostacoli agli scambi di beni e servizi (come ad esempio quelli legati alle fognature, acque di scarico, o energia rinnovabile) a carattere ambientale. Il CESE spera che sarà possibile definire un elenco di beni e servizi ambientali in tempo utile per la conferenza ministeriale di Hong Kong.

11.   L'OMC e società civile

11.1

Il CESE invita i vari attori della società civile (imprenditori, organizzazioni socioprofessionali, parti sociali, ONG) ad adottare misure per:

partecipare a campagne d'informazione sui problemi sollevati dagli argomenti discussi a Doha,

organizzare riunioni internazionali, sia a livello di settore che a quello intersettoriale,

contribuire con le loro valutazioni, le loro proposte e la loro partecipazione, al successo dello sviluppo sostenibile su scala mondiale.

11.2

Oltre che sul dialogo istituzionalizzato tra l'OMC e la società civile, si dovrebbe riflettere urgentemente su come si possano coinvolgere nel procedimento di composizione delle controversie la società civile organizzata e le altre parti sociali ai sensi delle categorie 1 e 2 dell'ONU che disciplinano la partecipazione delle organizzazioni non governative e delle parti sociali.

11.3

Il Comitato parteciperà a queste iniziative. Prima della conferenza ministeriale di Hong Kong, il CESE organizzerà, come già fece nel 2004, una conferenza per esaminare proposte intese a migliorare la democrazia partecipativa, coinvolgendo nelle attività dell'OMC la società civile organizzata.

11.4

Il Comitato intende intensificare il dialogo sul commercio internazionale con i rappresentanti di altri consigli economici e sociali sia di Stati membri dell'UE che di paesi terzi, per esempio i paesi ACP, i paesi meno sviluppati e i blocchi commerciali regionali delle Americhe (Mercosur, Patto andino), dell'Asia (ASEAN — Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, SAARC — Associazione Sud asiatica per la Cooperazione regionale) e dell'Africa (Ecowas/Cedeao — Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale e SADC — Comunità di sviluppo dell'Africa australe), e con altri paesi in via di sviluppo.

11.5

Il parere del 2003 sul tema «Per un'OMC dal volto umano» contiene anche delle proposte precise per promuovere una più grande partecipazione dei paesi in via di sviluppo e della società civile alle attività dell'OMC. Esso propone in particolare di conferire all'OMC una dimensione parlamentare, di istituire ufficialmente un dialogo tra l'OMC e le parti interessate della società civile organizzata, di fornire un aiuto permanente ai paesi meno progrediti trasferendo loro risorse e competenze tecniche, e di istituire un dialogo ufficiale tra l'OMC e altre organizzazioni internazionali (ONU, Banca mondiale, FMI, OCSE, OIL, ecc.).

11.6

Prima dell'entrata in vigore di un nuovo accordo commerciale è necessario, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, effettuare una precisa valutazione d'impatto in materia di sicurezza alimentare, occupazione, norme sociali e questioni di genere. A questo proposito il CESE accoglie con favore gli studi sulla valutazione d'impatto sulla sostenibilità (Sustainability Impact Assessment — SIA) effettuati dalla Commissione, che già forniscono un orientamento sulle azioni da intraprendere, perché i negoziati raggiungano davvero i risultati auspicati. Il CESE chiede che gli attori della società civile vengano consultati circa la messa in opera delle conclusioni di tali studi.

Bruxelles, 27 ottobre 2005

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  «Preparazione della quarta Conferenza Ministeriale dell'OMC: posizione del CESE». Relatore: VEVER, correlatrice: SANCHEZ (GU C 36 dell'8.2.2002, pag. 99).

(2)  Preparazione della Quinta conferenza ministeriale dell'OMC. Relatore: VEVER (GU C 234 del 30.9.2003, pag. 95)

(3)  La dimensione sociale della globalizzazione - Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi. Relatori: ETTY e HORNUNG-DRAUS (GU C 234 del 30.9.2005, pag. 41).

(4)  COM(2004) 383 def.

(5)  Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) - Negoziati sulla Modalità 4 (movimento delle persone fisiche). Relatrice: FLORIO


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