Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52011AE0544

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi» — COM(2011) 11 definitivo

GU C 132 del 3.5.2011, p. 26–38 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

3.5.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 132/26


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi»

COM(2011) 11 definitivo

2011/C 132/06

Relatore generale: SMYTH

La Commissione europea, in data 12 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:

Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi

COM(2011) 11 definitivo

L'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, in data 18 gennaio 2011, ha incaricato il comitato direttivo Europa 2020 di preparare i lavori in materia.

Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della 470a sessione plenaria, dei giorni 15 e 16 marzo 2011 (seduta del 15 marzo), ha nominato relatore generale SMYTH e ha adottato il seguente parere con 164 voti favorevoli, 8. voti contrari e 7 astensioni.

PARTE I:   L'ANALISI ANNUALE DELLA CRESCITA HA PERSO L'OPPORTUNITÀ DI FORMULARE PROPOSTE POLITICHE FINALIZZATE DIRETTAMENTE ALLA CRESCITA INTELLIGENTE, SOSTENIBILE E INCLUSIVA

1.   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) appoggia pienamente la strategia Europa 2020 come pure i progressi verso un coordinamento ex ante della politica fiscale nel semestre europeo e auspica che le attuali proposte legislative in materia di coordinamento delle politiche economiche europee siano, almeno per i paesi dell'area dell'euro, il primo passo verso una vera e propria politica economica comune e verso il pieno coordinamento delle politiche di bilancio.

2.   Il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che il dibattito sulla governance economica europea sia orientato, in maniera preoccupante, verso proposte intergovernative limitate e poco precise, invece di ricorrere al metodo comunitario.

3.   Il CESE incoraggia pertanto la Commissione europea a difendere l'integrazione europea mediante proposte coraggiose, equilibrate e inclusive che consentano all'Europa di imboccare un percorso di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nello spirito della nuova strategia Europa 2020.

4.   In questo contesto, il Comitato sottolinea che l'analisi annuale della crescita dovrebbe svolgere un ruolo estremamente importante per portare avanti delle riforme politiche inclusive sia negli Stati membri che nell'UE. Il CESE si congratula con la Commissione per la sua scelta di dare all'analisi un formato globale, con 10 priorità raggruppate in tre capitoli principali, allo scopo di facilitare un dibattito mirato sulle questioni sul tappeto.

5.   Il CESE si rammarica tuttavia che in questa prima analisi annuale della crescita la Commissione europea abbia perso l'opportunità di rimanere in sintonia con lo spirito della strategia Europa 2020 e di puntare direttamente alla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, ponendo invece l'accento sul risanamento di bilancio in senso stretto, formulando proposte relative ai mercati del lavoro che spesso risultano squilibrate e prive della dimensione europea del mercato unico con i suoi motori di crescita orientati al futuro.

6.   Per quanto riguarda il risanamento di bilancio, il CESE deplora che le proposte in tal senso siano esclusivamente concentrate sul lato della spesa e accompagnate da una proposta di considerare la possibilità di ampliare la base imponibile delle imposte indirette in alcuni Stati membri. Dato che l'attuale crisi del debito pubblico ha origine da una crisi finanziaria e considerato il massiccio sostegno finanziario pubblico che è stato necessario mobilitare per evitare che il settore provocasse una crisi sistemica totale, il Comitato si sarebbe aspettato una serie di proposte intese a ottenere il contributo del settore finanziario per riportare i bilanci pubblici su un sentiero sostenibile. Inoltre, se si desidera creare fiducia ed evitare ulteriori turbolenze, è essenziale disporre di proposte concrete e ambiziose per controllare i mercati finanziari.

7.   Il CESE sottolinea che sarà impossibile risanare i bilanci pubblici senza un livello sufficiente di crescita economica. Si rammarica che la Commissione non abbia definito uno scenario di crescita economica che massimizzi il potenziale del mercato unico, ma che abbia preferito invece concentrarsi su un drastico risanamento di bilancio come presupposto per la crescita. Occorre prestare maggiore attenzione ai motori di crescita che permetteranno agli Stati membri di risanare i bilanci rimanendo su un sentiero di crescita sostenibile. A giudizio del CESE, un mix macroeconomico ben ponderato, che coniughi in modo equilibrato una politica economica orientata alla domanda e una orientata all'offerta, deve divenire un elemento costitutivo di ogni strategia economica orientata al futuro. Pertanto, è importante incoraggiare gli Stati membri con forti eccedenze delle partite correnti a mantenere una posizione espansiva e a far fronte alla debole domanda interna.

8.   Un approccio lungimirante in materia di mercati del lavoro, riforma delle pensioni, disoccupazione e flessicurezza dovrà fondarsi sulla creazione di posti di lavoro duraturi e di opportunità di lavoro, sullo sfruttamento del potenziale dei nuovi settori economici e sulle energie pulite. Secondo il CESE, il dialogo sociale svolge un ruolo cruciale in qualsiasi politica del mercato del lavoro. I sistemi di sicurezza sociale sono anche essenziali in quanto fungono da stabilizzatori sociali ed economici automatici e contribuiscono a sostenere lo sviluppo e la produttività, ridurre la povertà e promuovere la coesione economica e sociale, elementi che sono tutti necessari per ottenere il sostegno dell'opinione pubblica per il progetto europeo. Per realizzare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, è importante basarsi su queste istituzioni di base che costituiscono le fondamenta dell'economia sociale di mercato europea. Per questo il Comitato insiste sul fatto che le proposte della Commissione rivolte agli Stati membri che interferiscono chiaramente con i sistemi di contrattazione collettiva e le pratiche in materia di sicurezza del lavoro sono assolutamente fuori luogo.

9.   Inoltre, il CESE ritiene che la Commissione europea debba chiarire la sua posizione in merito ai contingenti e le affiliazioni sindacali obbligatorie che hanno un impatto sulle categorie professionali. Occorre operare una distinzione fra le funzioni di servizio pubblico e di interesse generale senza carattere discriminatorio e i fattori che potrebbero costituire dei veri e propri ostacoli alle potenzialità del mercato unico. Bisogna inoltre esaminare tutte le conseguenze delle regolamentazioni commerciali sul piano dell'occupazione e applicare il principio di sussidiarietà a questioni come la zonizzazione o gli orari di apertura, che vanno stabilite essenzialmente in funzione delle condizioni locali, culturali, climatiche o altre ancora.

10.   Allo stesso tempo il Comitato reputa che l'analisi annuale della crescita non dedichi sufficiente attenzione al potenziale di crescita del mercato unico europeo, dato che accenna solo brevemente a un documento decisivo come l'Atto per il mercato unico e che non ne sviluppa degli aspetti fondamentali per la promozione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, come i brevetti dell'UE, una «tessera professionale» europea, i progetti infrastrutturali europei, i prestiti transfrontalieri, i mercati ipotecari integrati, l'imprenditorialità sociale e i fondi d'investimento con finalità sociali.

11.   Nella seconda parte del presente parere il Comitato illustra in maniera più dettagliata le sue proposte specifiche in merito ai 10 punti formulati dalla Commissione europea, auspicando in tal modo di dirigere il dibattito verso le vere tematiche in gioco.

PARTE II:   PROPOSTE DEL COMITATO IN MERITO AI 10 PUNTI FORMULATI DALLA COMMISSIONE EUROPEA

1.   Attuare un risanamento di bilancio rigoroso

1.1   Il CESE ritiene che sia necessario riequilibrare le finanze pubbliche evitando nel contempo una contrazione della domanda, che porterebbe a una recessione che, a sua volta, genererebbe ulteriori deficit con il risultato di spingere l'economia europea in una spirale negativa.

1.2   Il CESE raccomanda che, per non compromettere gli obiettivi del programma europeo di ripresa economica, siano avviati piani di riduzione del debito pubblico che siano compatibili con il rilancio economico e con gli obiettivi sociali e occupazionali definiti dalla strategia Europa 2020 (1).

1.3   È inoltre necessario adoperarsi per un rafforzamento della base imponibile negli Stati membri, tra l'altro attraverso la chiusura dei paradisi fiscali, la cessazione della concorrenza fiscale e misure di lotta all'evasione e alla frode fiscale (2).

1.4   Occorre spostare la pressione fiscale verso nuove fonti di entrate, quali ad esempio le imposte sulle transazioni finanziarie, le tasse sull'energia, i prelievi sugli enti creditizi e sulle emissioni di CO2 (in funzione della riorganizzazione del mercato di scambio dei diritti di emissione), ecc. L'imposizione allenterebbe in tal modo la pressione sui bilanci pubblici e contribuirebbe a riorientare le risorse verso gli investimenti sostenibili nell'economia reale. Essa potrebbe inoltre contribuire a fornire nuove risorse proprie per il bilancio dell'Unione europea (3). L'imposizione sulle operazioni finanziarie implica inoltre che il settore finanziario rimborserà parte delle sovvenzioni pubbliche (4).

1.5   Tuttavia il CESE ritiene che le sanzioni applicabili in caso di insolvenza dovrebbero avere come contropartita una maggiore solidarietà europea per quel che concerne la gestione dei debiti pubblici (5).

2.   Correggere gli squilibri macroeconomici

2.1   A giudizio del CESE un mix macroeconomico ben ponderato, che coniughi in modo equilibrato una politica economica orientata alla domanda e una orientata all'offerta, deve divenire un elemento costitutivo di ogni strategia economica orientata al futuro. Il Comitato intende porre l'accento sull'esigenza di ridurre le notevoli differenze tra le bilance delle partite correnti degli Stati membri e auspica che il coordinamento delle politiche economiche europee sia, almeno per i paesi dell'area dell'euro, il primo passo verso una vera e propria politica economica comune e verso il coordinamento delle politiche di bilancio (6).

2.2   Il CESE sottolinea il ruolo dei fattori non di prezzo, quali le differenziazioni di prodotto, il contenuto tecnologico dei beni prodotti, la qualità dei prodotti offerti, la qualità dei servizi correlati al prodotto (servizi di assistenza), ecc., nella creazione di squilibri macroeconomici. Occorre individuare variabili adeguate a segnalarne il livello e la dinamica all'interno degli Stati membri dell'UEM.

2.3   Politiche salariali appropriate possono svolgere un ruolo decisivo nella gestione della crisi. Una strategia volta a tenere l'incremento dei salari in linea con l'aumento della produttività dell'economia nel suo complesso assicura, in una prospettiva macroeconomica, che si raggiunga un equilibrio tra una crescita sufficiente della domanda e la garanzia della competitività dei prezzi. Le parti sociali devono pertanto lavorare per evitare diminuzioni dei salari volte a scaricare le difficoltà sugli altri (beggar thy neighbour) e per orientare la politica dei salari allo sviluppo della produttività (7).

2.4   Se, nel quadro di un più stretto coordinamento delle politiche economiche, si arriverà a un rafforzamento, oltre che della politica fiscale e monetaria, anche del coordinamento delle politiche salariali nella zona dell'euro, si dovrà rispettare l'autonomia contrattuale delle parti sociali. In questo contesto è inaccettabile e va dunque respinta l'idea di obiettivi per la contrattazione collettiva fissati a livello statale o addirittura di riduzioni salariali imposte dallo Stato (8).

3.   Garantire la stabilità del settore finanziario

3.1   Il CESE ritiene che occorra lavorare più intensamente per preparare il sistema finanziario del dopo crisi, che dovrà essere trasparente, socialmente ed eticamente responsabile, meglio controllato e innovativo e che dovrà avere una crescita equilibrata, compatibile con il resto del sistema economico, orientata alla creazione di valore nel medio e lungo periodo e a una crescita sostenibile (9).

3.2   Il CESE propone di facilitare l'armonizzazione delle normative nazionali a tutela dei fruitori dei prodotti e servizi finanziari (consumatori, imprese, ecc.), senza tuttavia pregiudicare la capacità degli Stati membri a mantenere standard nazionali più elevati. Si può prevedere altresì la presenza, nelle autorità europee di vigilanza (ora Sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria - ESFS), di uno o più rappresentanti dei consumatori indicati dai partner sociali e dalle organizzazioni dei consumatori (10).

3.3   Il CESE propone di incentivare in senso lato il sistema di produzione dell'informazione finanziaria, favorendo la pluralità dei soggetti e la predisposizione di nuove regole improntate ad una maggiore trasparenza ed efficacia dei metodi di valutazione soprattutto per i derivati (11).

3.4   Suggerisce inoltre di superare, anche a livello internazionale, l'attuale sistema dell'autoregolamentazione. Occorre proseguire nel processo di coordinamento delle diverse autorità competenti, con l'individuazione di regole rigorose da far valere per tutti e la certezza della loro applicazione. L'UE deve compiere ogni sforzo per raggiungere questo obiettivo negli organismi internazionali (12).

3.5   Il CESE prende atto con favore delle iniziative legislative che saranno prese per rafforzare la regolazione e la trasparenza del mercato finanziario, tra cui si annoverano il potenziamento della vigilanza sulle agenzie di rating del credito, la governance societaria e i compensi agli amministratori e le politiche retributive (13).

3.6   Accoglie con favore la proposta di regolamento relativo alle vendite allo scoperto e ad alcuni aspetti dei credit default swap, che contribuirà a eliminare regimi confliggenti e a portare chiarezza in questo settore dei mercati finanziari (14).

3.7   Il CESE ritiene positivo che, in conseguenza del ruolo svolto dalle agenzie di valutazione nella recente crisi dei mercati mobiliari e finanziari mondiali, sia stato lanciato un programma in tre fasi inteso a regolamentare le funzioni che queste agenzie svolgono per conto degli investitori e dei consumatori. Accoglie inoltre con favore l'inclusione del debito sovrano nella consultazione pubblica in corso (15).

3.8   Il Comitato propone la pubblicazione periodica di un rapporto di monitoraggio degli aiuti di Stato, che offra un quadro dettagliato dello stato di realizzazione degli interventi, quantificandone le ricadute sui mercati con l'obiettivo di predisporre un piano di valorizzazione del settore industriale necessario per la ripresa economica dell'UE, attraverso il rafforzamento delle imprese, in particolare le PMI, e dei relativi livelli occupazionali (16).

3.9   Il CESE è dell'avviso che il denaro dei contribuenti non debba essere nuovamente utilizzato per ripianare le perdite delle banche ed è, in linea di principio, favorevole alla creazione di una rete armonizzata di fondi nazionali di risoluzione ex ante per il settore bancario legati ad un insieme coordinato di dispositivi nazionali di gestione delle crisi. Tuttavia, per istituire un sistema realistico di fondi di risoluzione, gli Stati membri dovrebbero prima raggiungere un accordo sull'adozione di metodologie comuni e di regole uniformi, onde evitare distorsioni della concorrenza.

3.10   Un fattore di efficienza delle politiche finanziarie europee potrebbe consistere nel mantenere parzialmente pubblico il capitale degli istituti di credito affinché le autorità pubbliche possano mantenere un qualche controllo sugli sviluppi nel settore bancario (17).

4.   Rendere il lavoro più attraente

4.1   Secondo il CESE, è urgente adottare misure per rendere fruttuose le transizioni e migliorare l'accesso all'occupazione per determinate categorie svantaggiate sul mercato del lavoro, aumentando le possibilità di lavoro, riducendo i disincentivi al lavoro, migliorando la struttura del prelievo fiscale e delle prestazioni previdenziali per rendere il lavoro conveniente, cosa che comporta eventualmente una riduzione della pressione fiscale sul cumulo dei redditi familiari e l'accesso ai servizi necessari per consentire la partecipazione. Per le persone che non sono in grado di lavorare dovrà essere fornito un adeguato sostegno al reddito e l'accesso ai servizi di interesse generale (SIG) (18).

4.2   Il CESE considera servizi di custodia dei bambini di elevata qualità un'opportunità per migliorare la qualità della vita e favorire la conciliazione di vita lavorativa, vita privata e vita familiare, oltre che un'occasione per rafforzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e aumentare il reddito delle famiglie (19).

4.3   Eurostat dovrebbe concentrarsi di più sul lavoro non dichiarato sia in situazioni particolari a livello nazionale, che richiedono l'azione degli Stati membri, che all'interno dei circuiti criminali che hanno rapporti con l'immigrazione clandestina, che potrebbero giustificare una cooperazione giudiziaria più attiva e un ruolo accresciuto dell'UE, nella misura in cui queste tipologie di lavoro influiscono anche sul mercato interno e sulla concorrenza. Occorrerebbe incoraggiare con misure di livello UE le parti sociali degli Stati membri ad avviare, tra loro o insieme con le autorità, dei progetti nazionali e settoriali per combattere il lavoro non dichiarato e ridurre l'economia informale. A livello UE le parti sociali potrebbero analizzare insieme le buone prassi in uso negli Stati membri e diffondere informazioni in materia. Per reprimere il lavoro nero occorre che le autorità degli Stati membri predispongano efficacemente, a livello transfrontaliero, delle attività di cooperazione, di controllo e di informazione sulle sanzioni comminate in questo contesto (20).

4.4   È quindi importante non soltanto coordinare la struttura dei prelievi fiscali e sociali sul lavoro nell'Unione, ma anche incorporare nell'analisi gli aspetti legati agli scambi commerciali tra l'UE e il resto del mondo (21).

5.   Riformare i sistemi pensionistici

5.1   Il CESE concorda sull'opportunità di analizzare e monitorare periodicamente le proiezioni demografiche per consentire l'opportuno e tempestivo adeguamento dei regimi pensionistici alle nuove condizioni. Queste proiezioni, tuttavia, comprese quelle relative alla futura spesa pensionistica pubblica, vanno considerate e utilizzate con prudenza, in quanto possono includere molte ipotesi difficili da prevedere a lungo termine (22).

5.2   I meccanismi automatici di innalzamento dell'età di pensionamento in funzione della speranza di vita o dell'evoluzione demografica non raccolgono il consenso del CESE. La maggior parte di questi meccanismi comporta un innalzamento automatico dell'età di pensionamento in funzione dell'aumento della speranza di vita e di altri parametri dell'economia o del mercato del lavoro. Decisioni fondamentali come questa, riguardanti le condizioni di vita dei cittadini, dovrebbero essere adottate non da computer, bensì dai parlamenti, dopo ampi dibattiti pubblici che coinvolgano le parti sociali e altri importanti soggetti interessati. Uno Stato membro che volesse introdurre un meccanismo di questo tipo dovrebbe inoltre tenere conto del fatto che, sebbene siffatte soluzioni consentano di ridurre l'opposizione dell'opinione pubblica ai provvedimenti di riforma, in mancanza di effettive possibilità di occupazione per i lavoratori più anziani si rischia di spostare l'onere del sostegno finanziario a favore di questi lavoratori verso altri pilastri della sicurezza sociale. Un'applicazione non ben ponderata di meccanismi di questo tipo ai regimi pensionistici non garantirebbe quindi i vantaggi promessi in termini di adeguatezza e sostenibilità. L'innalzamento dell'età pensionabile effettiva non dovrebbe essere una misura isolata, ma andrebbe accompagnata da provvedimenti volti a migliorare le opportunità di impiego dei lavoratori prossimi all'età pensionabile (23).

5.3   Il CESE è favorevole a promuovere l'occupazione dei lavoratori anziani, ma ritiene che la proposta di scoraggiare i programmi di pensionamento anticipato richieda un profondo dibattito concernente le condizioni quadro, la portata giuridica, le misure politiche di accompagnamento, ecc., al fine di non creare nuovamente problemi sociali alle persone anziane (24).

5.4   Il Comitato è scettico riguardo alla possibilità che un aumento puro e semplice dell'età legale di pensionamento risolva i problemi legati alle sfide demografiche. Ritiene semmai che tale aumento potrebbe portare milioni di anziani - soprattutto donne - al di sotto della soglia di povertà. Ciò che occorre realmente è un aumento dell'età effettiva di pensionamento, grazie a misure atte a promuovere il prolungamento della vita attiva, integrate da efficaci politiche per la crescita e l'occupazione. Soltanto una reale politica per l'«invecchiamento attivo», che punti a una maggiore partecipazione alla formazione e all'apprendimento permanente, può far crescere in modo sostenibile il tasso di occupazione delle persone più anziane, che abbandonano anticipatamente l'attività lavorativa per problemi di salute, per l'intensità del lavoro o perché vengono licenziate prematuramente e non hanno opportunità di formazione o di rientro nel mercato del lavoro. Un aumento dell'età legale di pensionamento rischia inoltre di aggravare la pressione su altri pilastri della sicurezza sociale, quali le pensioni di invalidità o il reddito minimo garantito, come è avvenuto in alcuni Stati membri, vanificando i progressi verso il risanamento delle finanze pubbliche. Per offrire nuove possibilità ai lavoratori anziani, oltre alla formazione professionale permanente, a politiche attive del mercato del lavoro, a incentivi finanziari per chi continua a lavorare, compresi i lavoratori autonomi, e a un nuovo atteggiamento delle imprese verso i lavoratori anziani, occorre promuovere le misure seguenti:

modificare la legislazione che, in alcuni Stati membri, non permette ai pensionati o ai beneficiari di una pensione d'invalidità che intendono svolgere un'attività lavorativa di cumulare retribuzione e pensione,

introdurre un sistema di bonus per incentivare i lavoratori a continuare a lavorare oltre l'età legale del pensionamento: i benefici maturati dopo il raggiungimento dell'età della pensione dovrebbero essere più allettanti di quelli acquisiti in precedenza,

invitare gli Stati membri a definire insieme alle parti sociali il concetto di «lavoro usurante»,

offrire una consulenza e un'assistenza completa a chi cerca lavoro e adottare misure di riconversione ai fini di un reinserimento duraturo nel mercato del lavoro,

introdurre incentivi socialmente accettabili per ritardare il pensionamento e, dove sia auspicabile, modelli incentivanti per un passaggio flessibile dalla vita lavorativa alla pensione,

adottare misure finalizzate ad alleviare gli oneri fisici e mentali del lavoro, consentendo così ai lavoratori di rimanere occupati più a lungo,

incoraggiare i lavoratori anziani a migliorare le loro competenze,

sensibilizzare i lavoratori anziani e le imprese, in particolare le PMI, alle pratiche innovative di gestione del personale e di organizzazione del lavoro volte a favorire i lavoratori anziani (25).

5.5   Il CESE ritiene che i sistemi a ripartizione obbligatori debbano continuare a svolgere un ruolo fondamentale nel garantire le future pensioni e che pertanto essi meritino un'attenzione particolare al fine di invertire la tendenza alla riduzione del tasso di sostituzione osservata in molti paesi dell'UE (26).

5.6   Il Comitato prende atto della possibilità che emergano altri regimi pensionistici privati a partecipazione volontaria e individuale, accanto ai regimi esistenti. In questo contesto, si potrebbe studiare la possibilità di introdurre garanzie europee a beneficio dei lavoratori transfrontalieri. Dal momento che le condizioni delle future pensioni dipendono dal reddito individuale e dalla speranza di vita, penalizzando soprattutto le donne, una particolare attenzione va dedicata ai sistemi pensionistici privati introdotti in alcuni Stati membri per ridurre il rischio di povertà tra le donne anziane (27).

5.7   Il CESE chiede alla Commissione di rivedere la direttiva 2003/41/CE relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali al fine di assicurare che:

i lavoratori e i rappresentanti sindacali siano consultati sugli investimenti dei fondi pensione e sui rischi che ne derivano e le loro opinioni siano rispettate,

gli Stati membri applichino buone prassi per garantire che i diritti pensionistici acquisiti dai lavoratori di un'impresa siano tutelati in caso di fallimento (28).

5.8   È essenziale monitorare il livello generale delle passività dei sistemi pensionistici. Conseguentemente, si potrebbe completare l'attuale quadro europeo con alcune disposizioni sul monitoraggio delle passività implicite nel settore delle pensioni e sull'elaborazione di relazioni periodiche in materia, sulla base di un metodo scelto di comune accordo. Si potrebbe inoltre pensare a una revisione delle regole del patto di stabilità e di crescita per garantire che si tenga adeguatamente conto dei risultati di quelle riforme (compreso il passaggio dai sistemi pensionistici interamente a ripartizione a quelli a capitalizzazione parziale) che modificano le modalità di finanziamento dei regimi pensionistici aumentando le passività esplicite e riducendo quelle implicite. Così facendo, tali riforme, attuate per risolvere i problemi di sostenibilità a lungo termine, non verrebbero penalizzate nel breve periodo a causa di un debito pubblico esplicito più elevato. Tuttavia, promuovendo oggi riforme efficaci sulla base di proiezioni al 2060 si rischia di mancare l'obiettivo di adeguatezza e sostenibilità dei regimi pensionistici. Il Comitato raccomanda di integrare i sistemi obbligatori a ripartizione con fondi «tampone» da utilizzare caso per caso per evitare i rischi di adeguamenti repentini che colpirebbero le persone più vulnerabili (29).

6.   Reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro

6.1   Secondo il CESE, per incoraggiare i disoccupati a cercare un lavoro occorrono innanzitutto efficaci servizi occupazionali e solo in secondo luogo i cosiddetti stimoli nel quadro dei sussidi di disoccupazione. Nel quadro della crisi il CESE ritiene che non sia necessario rendere più rigidi i requisiti di ammissibilità a beneficiare dei sussidi di disoccupazione. Nell'attuale contesto caratterizzato da cifre record di disoccupati, il problema del mercato del lavoro non consiste nella mancanza di manodopera in generale bensì nella mancanza di manodopera qualificata in alcuni Stati membri e nella grave scarsità di posti di lavoro disponibili. Occorre dedicare maggiore attenzione a una politica intelligente della domanda, che promuova la crescita e l'innovazione future e contribuisca alla creazione di ulteriori posti di lavoro (30).

6.2   Le prestazioni sociali vanno considerate come investimenti produttivi da cui tutti traggono beneficio. Combinando sussidi di disoccupazione con politiche del mercato del lavoro attive è possibile stabilizzare l'economia e incoraggiare una reazione positiva ai cambiamenti promuovendo le competenze nonché iniziative efficaci nella ricerca di lavoro e nella riqualificazione professionale. Sarebbe opportuno conservare una certa cautela nei confronti di misure volte a rafforzare i criteri di ammissibilità. Si rischia infatti di precarizzare i lavoratori esclusi, il che rappresenta un ostacolo notevole all'inserimento e al reinserimento professionale. Queste politiche di esclusione possono inoltre avere l'effetto perverso di provocare spostamenti verso altri settori della protezione sociale, come l'assistenza sociale o l'inabilità al lavoro, fenomeno non auspicabile (31).

6.3   Il lavoro non è necessariamente una difesa contro la povertà, quindi la creazione di occupazione deve concentrarsi sull'offerta di un lavoro più sicuro e adeguatamente retribuito. È fondamentale rendere il lavoro più attraente e «rendere il lavoro proficuo» per tutti, comprese le persone meno favorite, vale a dire garantire un equilibrio efficace tra regimi fiscali e sistemi di sicurezza sociale (32).

6.4   L'ambito di applicazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è stato opportunamente esteso per aiutare i lavoratori in esubero in conseguenza dell'attuale crisi economica internazionale (33).

6.5   Il CESE ha sostenuto gli sforzi compiuti a Praga dal Vertice sull'occupazione per individuare linee d'azione da realizzare a livello nazionale ed europeo, sulla base del dialogo sociale, della creazione di posti di lavoro e delle misure necessarie a stimolare la domanda (34).

6.6   Il CESE ha sottolineato l'importanza di promuovere l'attività imprenditoriale e lo spirito imprenditoriale per favorire la crescita economica necessaria a mantenere in vita il modello sociale europeo. Occorre tuttavia operare una distinzione tra vera imprenditorialità e lavoro autonomo economicamente dipendente. In molti casi il passaggio alla condizione di lavoratore autonomo economicamente dipendente non costituisce in senso stretto un'opzione scelta liberamente, ma dipende invece da cause esterne, come l'esternalizzazione produttiva o la riconversione di un'impresa con conseguente risoluzione dei contratti di lavoro (35).

6.7   I sistemi di protezione sociale, oltre a proteggere gli europei dagli effetti più gravi della crisi, hanno anche avuto una funzione anticiclica di stabilizzazione dell'economia. In mancanza di politiche di convergenza ambiziose, questi sistemi potrebbero essere messi a repentaglio, in particolare dalle pratiche di concorrenza adottate in alcuni Stati membri, per i quali una riduzione della spesa sociale costituisce uno strumento per attirare gli investimenti di capitali dall'estero. Questo processo, che è già una realtà sul piano salariale e fiscale, tende infatti a estendersi anche all'ambito sociale (36).

6.8   Il CESE ha accolto con favore il fatto che, all'inizio dell'attuale crisi occupazionale, numerosi Stati membri dell'UE abbiano applicato strumenti, sovvenzionati con fondi pubblici, di politica attiva del mercato del lavoro, per mantenere gli occupati in azienda e riqualificarli invece di licenziare. Tali modelli che permettono alle imprese di trattenere i dipendenti durante la crisi, in congiunzione con robusti sostegni ai redditi nel quadro della diminuzione del tempo di lavoro, costituiscono una risposta molto più intelligente per la gestione della crisi che il semplice licenziamento dei dipendenti qualificati al primo segno di calo degli ordini, in quanto in questo modo non appena l'economia ricomincia a crescere vi è un livello sufficiente di manodopera specializzata formata a disposizione dell'impresa. Questi modelli dovrebbero essere sviluppati anche in quei paesi dell'UE dove adesso non esistono ed essere estesi obbligatoriamente anche agli occupati con contratti di lavoro atipici (37).

7.   Conciliare sicurezza e flessibilità

7.1   La flessicurezza non va interpretata come un insieme di misure studiate per rendere più facile il licenziamento dei lavoratori attualmente attivi, né per mettere a rischio la protezione sociale in generale e, più specificamente, quella a favore dei disoccupati. Le misure intese a migliorare la componente «sicurezza» della flessicurezza sono, in questo momento, la priorità assoluta (38).

7.2   L'utilizzazione di modelli di lavoro a orario ridotto mostrano che nella maggior parte dei paesi UE vi è una flessibilità nei mercati del lavoro sufficiente per permettere alle imprese di reagire nel breve periodo ad un declino degli ordini. Gli appelli alla riduzione delle norme di protezione del lavoro esistenti mancano di qualsiasi giustificazione reale (39).

7.3   Le trasformazioni sul mercato del lavoro hanno determinato un aumento della percentuale di posti di lavoro part-time e a tempo determinato. Queste forme di lavoro possono senz'altro contribuire a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro e sicuramente hanno favorito l'innalzamento dei tassi di occupazione in Europa; sennonché, i lavoratori interinali mostrano tendenzialmente una produttività inferiore, ricevono una minore formazione finanziata dai datori di lavoro e sono più esposti a infortuni sul lavoro. Inoltre, rischiano di restare intrappolati in una logica di lavoro interinale. Occorre tenere conto dei nuovi rischi e premiare i «passaggi» da un lavoro all'altro nell'attuazione della flessicurezza, senza tuttavia abolire sistematicamente i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le parti sociali europee hanno chiesto un livello di sicurezza adeguato per tutti i lavoratori, indipendentemente dalle forme di contratto (40).

7.4   La flessicurezza può funzionare soltanto se i lavoratori hanno una buona formazione professionale. La creazione di nuovi posti di lavoro è strettamente legata alle nuove competenze. Ci si aspetta che le imprese investano nella formazione permanente dei propri dipendenti. La formazione è però anche di responsabilità di ciascun lavoratore (41).

7.5   Una strategia per l'occupazione che vada in direzione di un'economia sostenibile può basarsi sul patrimonio di conoscenze e know-how sviluppato negli Stati membri. Questi vantaggi devono essere promossi dall'UE, che ha bisogno di impieghi qualificati. Gli Stati membri devono quindi investire maggiori risorse nei loro sistemi di istruzione e di formazione continua, promuovendo fra l'altro le scienze, la tecnologia e l'ingegneria. L'attuale livello di investimenti pubblici nell'istruzione, che dovrebbe inquadrarsi in una strategia coerente di apprendimento durante tutto l'arco della vita, è del tutto insufficiente (42).

7.6   Per quanto riguarda le misure temporanee del mercato del lavoro, è necessario assicurare che il lavoro a breve termine sia combinato con una formazione appropriata specie sui temi d'igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro e con garanzie dei livelli salariali (43).

7.7   È urgente e fondamentale riorientare i giovani verso le discipline tecnico-scientifiche, a tutti i livelli del sistema scolastico e formativo, al fine di contrastare la distruzione dei valori collegati alle attività produttive, a favore di quelli finanziari e speculativi (44).

7.8   Il Comitato saluta con favore l'iniziativa adottata dalla Commissione per migliorare i sistemi di convalida dell'apprendimento non formale e dare maggiore visibilità alle competenze acquisite al di fuori del sistema formale di istruzione scolastica (ad esempio attraverso il passaporto europeo delle competenze).

7.9   Il Comitato chiede una migliore gestione professionale dell'innovazione in materia di istruzione. Il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione europei è essenziale per aumentare l'occupabilità e ridurre le disuguaglianze. I cambiamenti istituzionali nel campo dell'istruzione non riescono a stare al passo con le esigenze della società. Le istituzioni devono tener conto della necessità di uno stretto collegamento tra trasformazioni, innovazione, istruzione e formazione (45).

7.10   Il Comitato chiede che l'istruzione e la formazione siano reintegrate nella vita reale, in modo da avvicinarle alle esigenze dei cittadini e alle abitudini della nuova generazione che si accosta all'apprendimento (46).

7.11   Il Comitato accoglie con grande interesse l'idea di creare a livello europeo dei consigli settoriali sull'occupazione e sulle competenze che coinvolgano le diverse parti nel processo di gestione delle trasformazioni in atto nei settori e nella previsione delle nuove occupazioni e competenze adeguate all'offerta e alla domanda (47).

7.12   I consigli settoriali europei (CSE) potrebbero facilitare la gestione delle trasformazioni settoriali e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell'iniziativa «Nuove competenze per nuovi posti di lavoro». Inoltre essi risulterebbero utili nel processo decisionale europeo concernente le trasformazioni settoriali (48).

8.   Sfruttare il potenziale del mercato unico

8.1   L'esistenza di un mercato unico dinamico è al contempo una condizione e un contributo per la realizzazione della strategia Europa 2020. Il Comitato esorta pertanto la Commissione e gli Stati membri ad adottare le misure importanti e decisive necessarie per il completamento del mercato unico, salvaguardando e sviluppando ulteriormente, al tempo stesso, le norme economiche, sociali e ambientali. A suo avviso, le regolamentazioni attinenti alle libere professioni costituiscono delle norme a tutela dei consumatori che assicurano il funzionamento del mercato interno e dei mercati internazionali ed evitano turbative di mercato, soprattutto il genere di turbative che hanno condotto alla crisi finanziaria internazionale (49).

8.2   È importante che la direttiva «servizi» sia applicata rispettando pienamente lo spirito e le regole del mercato unico. Occorrono regole nazionali chiare ed efficaci per assicurare una corretta attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori e il conseguimento degli obiettivi da essa stabiliti, ossia una concorrenza leale tra le imprese, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la lotta al dumping sociale (50).

8.3   Il CESE ritiene che occorra urgentemente riconoscere l'importanza del settore dei servizi nello sviluppo economico e sociale. A suo giudizio, l'ordine delle priorità dovrebbe essere il seguente:

misure relative alle politiche dei servizi alle imprese e gruppo ad alto livello. È necessario istituire un gruppo ad alto livello sui servizi alle imprese incaricato di condurre un'analisi approfondita del settore,

politiche del mercato del lavoro nei servizi alle imprese. Dal punto di vista sociale, occorre condurre un esame settoriale approfondito delle sfide che pongono i nuovi tipi di occupazione creati dalle interazioni tra i servizi alle imprese e l'industria manifatturiera. L'analisi deve estendersi anche all'istruzione, alla formazione e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita nonché alle condizioni di occupazione dei lavoratori, ivi compresi quelli coinvolti nei processi di esternalizzazione. Per conseguire questo obiettivo occorre definire un'agenda in materia di dialogo sociale per esaminare i cambiamenti specifici nelle condizioni di lavoro e le opportunità occupazionali derivanti dalle trasformazioni strutturali alla base dei servizi alle imprese,

servizi alle imprese nelle politiche dell'innovazione. Occorre promuovere vigorosamente i programmi nel campo della R&S e dell'innovazione e le iniziative per l'innovazione nei servizi,

sviluppo di standard in materia di servizi alle imprese. Bisogna incoraggiare le imprese a contribuire alla definizione di standard tramite l'autoregolamentazione, dopo un'approfondita consultazione degli utenti dei servizi alle imprese,

promozione della scienza dei sevizi in quanto nuova disciplina di studio e di formazione,

il mercato interno e la legislazione che interessa i servizi alle imprese. Non è stato valutato l'impatto della direttiva sui servizi alle imprese. Questo aspetto merita un impegno particolare, specialmente una volta che la direttiva sia stata recepita nelle legislazioni nazionali,

ulteriori miglioramenti nelle statistiche relative ai servizi alle imprese. Si raccomanda una maggiore collaborazione da parte degli Stati membri per poter disporre di migliori statistiche sui servizi alle imprese (51).

8.4   Nel mercato interno dei servizi occorre tener maggiormente conto delle esigenze in materia di protezione dei consumatori. L'incertezza giuridica constatabile nell'ambito dei servizi transfrontalieri deve essere combattuta mediante una strategia dell'informazione a livello nazionale ed europeo. Non bisogna sottovalutare la richiesta di dati precisi su servizi e fornitori (52).

8.5   Per quanto riguarda il settore del commercio al dettaglio, è importante che il successo commerciale non sia penalizzato, a meno che non vi siano pratiche incompatibili con la realizzazione del mercato interno, e in particolare chiare prove di abuso di posizione dominante sul mercato o di danno ai consumatori, in violazione dell'articolo 81 del Trattato CE (53).

8.6   Per quanto riguarda il quadro europeo per la proprietà intellettuale, il Comitato approva l'istituzione di un osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria, che raccoglierebbe e diffonderebbe le informazioni utili sulle pratiche dei contraffattori e fornirebbe un sostegno specifico alle PMI e alla piccola e media industria. La Commissione dovrebbe pubblicare una relazione periodica sui dati raccolti dall'osservatorio e sull'attività condotta da questo organismo (54).

8.7   Il Comitato rifiuta l'adozione di qualsiasi regime specifico, intrusivo nella vita privata come quello introdotto nella legislazione di diversi Stati membri, in relazione all'esercizio del diritto d'autore su Internet, e invita ad adottare invece misure attive di educazione e formazione rivolte ai consumatori, e in particolare ai giovani (55).

8.8   Il Comitato raccomanda, essenzialmente per le opere orfane, un sistema armonizzato di registrazione, da rinnovare periodicamente, del diritto d'autore e dei diritti connessi. Tale sistema potrebbe precisare la natura e il titolo dell'opera, nonché i relativi titolari di diritti. Il Comitato chiede alla Commissione di esaminare la fattibilità di questa proposta (56).

8.9   Il Comitato insiste sull'istituzione e l'attuazione effettiva in tutti gli Stati membri del brevetto unico europeo (57).

8.10   La dimensione globale del mercato interno impone di compiere ulteriori sforzi comuni. Un adeguato piano d'azione dell'UE deve proporsi di:

sviluppare le politiche esterne dell'UE e gli aspetti esterni delle altre politiche dell'Unione, secondo una logica strutturale, rafforzandone la coerenza complessiva e incrementando l'unità d'azione degli Stati membri,

garantire un'apertura equilibrata dei mercati, tra cui il rispetto delle norme fondamentali del lavoro dell'OIL, attraverso la conclusione del ciclo di Doha e un dialogo strutturato con i partner privilegiati dell'UE,

incrementare il ruolo di potenza normativa internazionale dell'UE e perseguire una politica internazionale basata sulla promozione dei diritti,

tutelare gli interessi dei lavoratori, consumatori e produttori locali sui mercati dei partner commerciali,

rafforzare la dimensione internazionale dell'euro,

assumere l'obiettivo della costruzione di una zona ampia di sviluppo e crescita economica privilegiata che comporti un rapido completamento dell'allargamento dell'Unione, la politica di vicinato, l'Unione mediterranea e un partenariato rafforzato con l'Africa (58).

8.11   Esistono tuttora ostacoli allo sviluppo della prestazione digitale che dovrebbero essere studiati a fondo e per i quali dovrebbero essere trovate soluzioni, in modo che le ditte europee di servizi alle imprese possano diventare più aggressive ed espandersi maggiormente oltre i confini esterni dell'UE. Tra tali ostacoli si annoverano la mancanza di standard e interoperabilità, fiducia e sicurezza in relazione al commercio elettronico, la mancanza di investimenti nelle infrastrutture fisse e mobili a banda larga e il ricorso ancora troppo esiguo alle TIC da parte delle PMI (59).

8.12   Bisogna abbattere i principali ostacoli all'e-Inclusion, riservando particolare attenzione alla connettività ad alta velocità, alle competenze in materia di TIC e ai prodotti e servizi legati a questo settore atti a rispondere alle esigenze di una società che invecchia e delle persone diversamente abili. In questo contesto occorre inoltre tenere conto dei finanziamenti per un miglior coordinamento dell'innovazione nel settore delle TIC, dei prodotti e servizi TIC basati su standard aperti, dell'inserimento del programma Galileo nell'Agenda digitale, dello sviluppo e della disponibilità di contenuti e servizi utili, con garanzia della privacy e della possibilità di immagazzinare in modo sicuro i dati personali (60).

8.13   Gli Stati membri devono mettere a punto propri programmi validi di R&S nei settori delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) e delle tecnologie emergenti e future (TEF), così da diventare partner importanti per la cooperazione a livello europeo ed internazionale. A questo obiettivo andrebbe destinata una quota più importante dei fondi strutturali (61).

8.14   Per quanto riguarda le PMI, il CESE ribadisce la proposta di uno Small Business Act (SBA) ambizioso che comporti in particolare:

uno strumento giuridico vincolante per l'applicazione del principio pensare anzitutto in piccolo al fine di garantire, con il grado massimo di obbligatorietà, un'attuazione efficace e concreta di questi principi di governance sia a livello comunitario che negli Stati membri e nelle regioni,

una tabella di marcia corredata di un calendario preciso e dotata di risorse adeguate per l'attuazione delle disposizioni concrete e di ampio respiro dello SBA,

una serie di impegni chiari in materia di riduzione degli oneri burocratici e, in particolare, il principio del «soltanto una volta» per tutte le formalità amministrative,

una riorganizzazione dei servizi della Commissione europea per mettere a disposizione delle PMI un interlocutore reale ed offrire loro degli strumenti per favorirne l'«europeizzazione»,

strumenti europei che possano servire come stimolo per favorire la capitalizzazione, la creazione di reti, gli investimenti e la formazione per tutto l'arco della vita nelle piccole e medie imprese,

un quadro politico coerente per tutte le politiche europee affinché le piccole e medie imprese vengano considerate la regola e non più l'eccezione,

una strutturazione a livello nazionale degli obiettivi dello SBA, anche a livello legislativo;

il ritorno alla pratica della consultazione permanente delle organizzazioni intermedie e delle parti sociali (62).

8.15   Il Comitato chiede l'istituzione di una base imponibile comune e consolidata dell'imposta sulle società (CCCTB) (63), secondo un principio di semplificazione, equità e trasparenza delle pratiche fiscali applicato in tutti gli Stati membri. È anche importante riflettere sull'opportunità di sviluppare le attività di collaborazione e coordinamento nel campo della tassazione delle imprese (64).

8.16   Il CESE sostiene l'esigenza di arrivare ad un regime di tassazione indiretta armonizzato, semplice, con una riduzione dei carichi amministrativi, con benefici evidenti per le imprese e i cittadini, che garantisca una tassazione equa, un gettito certo per le finanze pubbliche, che faccia diminuire i rischi di frode fiscale, e che aiuti il completamento e lo sviluppo del mercato interno (65).

8.17   Per quanto riguarda le frodi in materia di IVA, la resistenza al cambiamento ha effetti nefasti sulle finanze degli Stati membri e dell'UE; inoltre gli interessi particolaristici tendono a prevalere rispetto al bene comune (66).

9.   Attirare capitali privati per finanziare la crescita

9.1   Le proposte della Commissione intese ad attirare maggiori capitali privati per finanziare la crescita sono alquanto timide. In un'epoca in cui i bilanci pubblici della maggior parte degli Stati membri sono sottoposti a forti vincoli o a tagli, si dovrebbe accordare un'importanza molto maggiore alla necessità di trovare fonti alternative di finanziamento per stimolare la crescita. Se la proposta di introdurre dei project bond europei contribuirà indubbiamente a realizzare alcuni importanti investimenti infrastrutturali, occorre anche impegnarsi in maniera più sistematica per mobilitare gli investimenti dei fondi pensione europei. A questo fine si potrebbero incoraggiare gli Stati membri a offrire incentivi ai fondi pensione affinché investano nelle infrastrutture nazionali e le cofinanzino.

9.2   L'emissione da parte della BEI di eurobbligazioni (Eurobonds) - o, meglio, di obbligazioni dell'UE - che comprenderebbero tutti i 27 Stati membri, consentirebbe di reperire capitale fresco per il settore pubblico senza dover dipendere interamente dal settore finanziario privato. Le risorse finanziarie dovrebbero essere trovate a monte, ad esempio negli enti pensionistici aziendali o professionali (EPAP), in modo che la BEI diventi un'interfaccia tra queste risorse di capitale e i suoi investimenti. Le eurobbligazioni sono anche possibili strumenti a lungo termine per il risparmio privato. Il Comitato accoglie con favore l'introduzione in tempi rapidi di project bond, che però non devono costituire un'alternativa alla creazione di eurobbligazioni o sostituirle (67).

9.3   Per quanto riguarda le strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell'attuale situazione finanziaria, il Comitato accoglie con soddisfazione la proposta di liberalizzare i fondi di capitale di rischio affinché possano operare in tutta l'Unione, anche se la proposta è molto tardiva. Occorre inoltre riflettere sui modi per accrescere l'offerta di capitali di rischio di fronte all'ampliamento del mercato europeo. L'istituzione di minipiattaforme regionali coordinate da una rete europea creerebbe ad esempio un nuovo strumento da utilizzare per raccogliere nuovo capitale per le piccole aziende. Ciò incoraggerebbe ulteriormente il finanziamento proveniente da capitale di rischio e dagli investitori informali (business angel) e inoltre aiuterebbe i piccoli investitori di capitali di rischio ad assistere le piccole imprese (68).

9.4   È riconosciuta l'incapacità del mercato di fornire capitali per imprese nel settore tecnologico, sia di nuova costituzione (start-up) sia sorte per sfruttare attività di ricerca. Nel tentativo di ovviare a questo problema, iniziative come i business angel e i fondi di capitale di avviamento si sono dimostrate utili, ciononostante i centri di ricerca e le università in Europa incontrano ancora difficoltà nel trasferire le conoscenze al mercato. La domanda di capitali di avviamento è in aumento mentre l'offerta rimane relativamente invariata. Si dovrebbero fare sforzi maggiori per indurre i soggetti e le istituzioni a forte concentrazione di capitale a fornire maggiori finanziamenti con capitale di rischio per le start-up del settore tecnologico e per le attività nel campo dei prototipi.

9.5   Occorre inoltre incoraggiare modalità concrete per assistere le PMI come la mediazione, gli sgravi fiscali, la puntualità dei pagamenti e le misure che contribuiscono a una rapida distribuzione dei fondi grazie alle deroghe alle norme sugli aiuti di Stato, soprattutto per i settori maggiormente esposti alla globalizzazione e alla crisi economica e finanziaria (69).

10.   Creare un accesso all'energia a basso costo

10.1   È necessario mettere in pratica le misure previste nel terzo pacchetto energia, rivolte a creare un autentico mercato energetico basato sulla cooperazione tra Stati membri, una maggiore interconnessione delle reti e degli operatori e il rafforzamento dei poteri delle autorità nazionali di regolamentazione (70).

10.2   L'efficienza energetica è propedeutica al salto tecnologico necessario alla transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio. Sono stati realizzati progressi considerevoli però gli Stati membri devono impegnarsi maggiormente per sviluppare le fonti di energia rinnovabili nei loro piani di investimento, affinché le imprese del settore privato che operano nel campo dei prodotti e dei servizi per l'efficienza energetica beneficino di un quadro regolamentare adeguato e stabile e degli opportuni incentivi (71).

10.3   Il 4 febbraio 2011, il Comitato ha presentato al Consiglio Energia una proposta per definire obiettivi ambiziosi di efficienza energetica per alcuni settori specifici fondamentali come i trasporti e l'industria delle costruzioni. La proposta prevede tra l'altro le seguenti misure:

internalizzare i costi esterni di tutte le forme di energia affinché il mercato si orienti naturalmente verso le forme che producono il minor numero di emissioni di biossido di carbonio;

accrescere lo sforzo in materia di informazione e formazione per le nuove tecnologie efficienti sotto il profilo energetico, ad esempio nel settore della costruzione, dei lavori pubblici e dei trasporti;

fare un uso migliore del potenziale offerto dalle TIC per aumentare l'efficienza energetica a tutti i livelli della produzione e del consumo.

10.4   Il Comitato ricorda che gli edifici, rappresentando il 40 % della domanda finale di energia nell'Unione europea, sono i maggiori consumatori di energia. Fino a metà del potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica può essere realizzato nel settore edilizio e a un costo negativo. Tali economie potrebbero già da sole consentire all'UE di rispettare gli impegni assunti nel quadro del Protocollo di Kyoto, e inoltre possono essere realizzate utilizzando tecnologie già esistenti. Migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ha peraltro solo effetti positivi: creazione di posti di lavoro utili, riduzione dei costi operativi, maggiore comfort e ambiente più pulito. Questo aspetto dovrebbe costituire una priorità assoluta per l'Unione europea. Il Comitato riconosce altresì l'importanza dei materiali di base nuovi e perfezionati per le apparecchiature domestiche e per ufficio e per altri settori come l'energia o i trasporti (72).

10.5   Le industrie ad alta intensità energetica devono in effetti contribuire al raggiungimento degli obiettivi in materia di politica energetica e climatica mentre gli strumenti di politica energetica e ambientale devono essere analizzati e studiati accuratamente sotto il profilo dell'impatto sulla competitività di tali industrie (73).

10.6   L'eccellente prestazione ambientale di molti prodotti in vetro e in ceramica (materiali isolanti, finestre a doppi vetri, ecc.) dovrebbe essere promossa come un parametro di risparmio energetico per l'industria delle costruzioni dell'Unione europea. Inoltre, tali prodotti dovrebbero essere inclusi in ogni futuro trasferimento di tecnologia verso i paesi terzi caratterizzati da un alto potenziale di risparmio energetico (74).

10.7   Il Comitato propone di esaminare, da un lato, se, nel contesto della crisi attuale e ai fini della sostenibilità, le disposizioni attualmente in vigore (nei settori delle telecomunicazioni, dei servizi postali, dell'elettricità) siano sufficienti per evitare il deterioramento della qualità dei servizi offerti e l'insorgere di fenomeni di esclusione, divario sociale e povertà, e, dall'altro, se sia necessario che gli ambiti nuovi siano garantiti da «un alto livello di qualità, sicurezza e accessibilità economica, [dalla] parità di trattamento e [dalla] promozione dell'accesso universale e dei diritti dell'utente», che, in base al Protocollo 26 allegato al Trattato di Lisbona, costituiscono principi dell'UE (75).

10.8   È necessario eseguire studi sulla fattibilità di un SIG europeo dell'energia, che potrebbe essere messo al servizio della politica comune dell'energia. Bisogna tuttavia osservare che dovendo far fronte contemporaneamente alle diversità nazionali e alle necessità comuni di costruire un mercato unico europeo, le istituzioni europee e i governi nazionali o gli Stati membri stentano a familiarizzarsi con l'idea di servizi comunitari d'interesse (economico o non economico) generale. L'idea quindi di creare servizi europei dell'energia non è stata ancora accolta favorevolmente dai responsabili politici. I SIG comunitari sono tuttavia necessari per proseguire la costruzione comune dell'Europa. Essi saranno espressione delle solidarietà europee e risponderanno alle sfide che si presentano all'Unione. È necessario creare una «rete unica europea» e predisporre i progetti e gli strumenti atti a pianificare e gestire tale sistema. La rete dovrà essere compatibile con una gestione e un'attività intelligenti a tutti i livelli, in modo da conciliare in maniera ottimale offerta e domanda (76).

10.9   Le industrie ad alta intensità energetica necessitano di un approvvigionamento energetico sicuro, proveniente da un mix energetico europeo adeguato che non dovrebbe escludere alcuna fonte energetica (carbone, energie rinnovabili, energia nucleare) e dovrebbe essere basato su un efficace contesto concorrenziale dei mercati dell'elettricità e del gas, in modo da tradursi in prezzi di approvvigionamento energetico ragionevoli. Gli interessi delle politiche energetiche nazionali dovrebbero essere ancorati più profondamente in una strategia europea integrata, poiché finora il mercato dell'energia non ha tenuto il passo con il mercato unico dei beni industriali. Indipendentemente dalla decisione di alcuni Stati membri di rinunciare all'uso dell'energia nucleare, mantenere nell'UE una produzione di elettricità a partire dalla fissione nucleare significherebbe anche preservare un know-how in questo campo in Europa. Ovviamente, mantenere l'opzione del nucleare richiederebbe un elevato livello di sicurezza e personale ben formato (77).

10.10   Per quanto riguarda la definizione di standard UE per i prodotti efficienti sotto il profilo energetico, il Comitato ricorda iniziative come Energy Star, i cui standard sono ormai diventati obbligatori per gli appalti pubblici per materiali da ufficio, gli standard armonizzati per il consumo energetico di edifici e i maggiori poteri delle autorità di regolamentazione nazionali in merito all'efficienza energetica. Il CESE ritiene che lo strumento degli accordi volontari da stipulare con gli operatori nazionali sia utile, ma nelle convenzioni che vengono riconosciute idonee deve emergere con chiarezza che, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, si interverrà con normative obbligatorie (78).

10.11   In questo contesto il Comitato reputa essenziale valutare attentamente le ripercussioni dei prezzi energetici elevati sugli utenti meno abbienti e più vulnerabili e definire le politiche dell'UE e degli Stati membri di conseguenza. Detti utenti dovrebbero essere assistiti in via prioritaria nell'attuazione di misure di efficienza energetica (79).

10.12   Il CESE sostiene gli sforzi realizzati al fine di giungere a una comodalità efficace e consentire l'ottimizzazione e la messa in rete di tutti i diversi modi di trasporto al fine di sviluppare un sistema integrato e ottenere il massimo livello di fluidità dei trasporti (80).

10.13   Il CESE prende atto della dipendenza del settore dei trasporti dalle energie fossili e delle relative conseguenze, tanto sul piano delle emissioni quanto su quello della sicurezza e dell'indipendenza dell'approvvigionamento; è consapevole che le risorse, in particolare quelle petrolifere, sono limitate; ritiene pertanto che la futura politica europea dei trasporti, pur mantenendo la competitività del settore nel quadro della strategia 2020, debba perseguire quattro obiettivi principali: la promozione di modi di trasporto a basse emissioni di CO2, l'efficienza energetica, la sicurezza e l'indipendenza dell'approvvigionamento e la lotta contro la congestione del traffico (81).

10.14   Le principali sfide da affrontare e gli obiettivi che deve prefiggersi una politica dei trasporti veramente sostenibile riguardano i seguenti aspetti: (i) l'urbanizzazione crescente e la richiesta di un maggior comfort negli spostamenti quotidiani; (ii) la tutela della salute pubblica, che presuppone la riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti e di gas a effetto serra; (iii) il mantenimento di un'economia degli scambi che tenga conto della necessità di ridurre le emissioni; (iv) la definizione di territori omogenei per sviluppare una vera politica dei trasporti integrata; (v) la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini e degli operatori economici, affinché possano contribuire all'attuazione di nuove politiche e di nuovi comportamenti in materia di mobilità (82).

10.15   Il Comitato ha inoltre sostenuto iniziative dell'UE a favore di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico e ha raccomandato diverse nuove azioni in questo campo. Fa notare che tra gli operatori del settore automobilistico, della produzione di batterie e del settore dell'energia è in atto un'accesa concorrenza nello sviluppo delle tecnologie migliori ai prezzi più convenienti. La concorrenza rappresenta di per sé un potente fattore di innovazione e non andrebbe inibita, ma vi è bisogno di incentivi economici per compiere un passo decisivo verso la prossima generazione di veicoli elettrici ibridi e di veicoli elettrici puri (83).

Bruxelles, 15 marzo 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Cfr. parere CESE sul tema Le implicazioni della crisi del debito pubblico per la governance dell'UE, GU C 51 del 17.2.2011, pag. 15.

(2)  Cfr. opuscolo CESE 593/2009 Un Programma per l'Europa: le proposte della società civile, Fiche 1, punto 2.

(3)  Ulteriori proposte strategiche in materia di imposizione figurano al punto 8.

(4)  Cfr. parere CESE sul tema Tassa sulle operazioni finanziarie, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 81.

(5)  Cfr. GU C 51 del 17.2.2011, pag. 15, op. cit.

(6)  Cfr. parere CESE sul tema La strategia di Lisbona dopo il 2010, GU C 128 del 18.5.2010, pag. 3 e Ripresa economica: punto della situazione e iniziative concrete, GU C 48 del 15.2.2011, pag. 57.

(7)  Cfr. parere CESE sul tema Risultati del vertice sull'occupazione, GU C 306 del 16.12.2009, pag. 70.

(8)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l'occupazione - Gli strumenti per rafforzare la governance economica dell'UE, GU C 107 del 6.4.2011, pag. 7 .

(9)  Cfr. parere CESE sul tema Dopo la crisi: un nuovo sistema finanziario per il mercato interno, GU C 48 del 15.2.2011, pag. 38.

(10)  Cfr. parere CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1060/2009 relativo alle agenzie di rating del credito, GU C 54 del 19.2.2011, pag. 37.

(11)  Cfr. GU C 54 del 19.2.2011, pag. 37, op. cit.

(12)  Cfr. GU C 54 del 19.2.2011, pag. 37, op. cit.

(13)  Cfr. parere CESE sul tema Dopo la crisi: un nuovo sistema finanziario per il mercato interno, GU C 48 del 15.2.2011, pag. 38.

(14)  Cfr.parere CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle vendite allo scoperto e ai credit default swap, GU C 84 del 17.3.2011, pag. 34.

(15)  Cfr. GU C 54 del 19.2.2011, pag. 37, op. cit.

(16)  Cfr. parere in merito alla Relazione della Commissione - Relazione sulla politica di concorrenza 2009, GU C 84 del 17.3.2011, pag. 7 .

(17)  Cfr. GU C 48 del 15.2.2011, pag. 57, op. cit.

(18)  Cfr. parere CESE sul tema Inclusione sociale, GU C 128 del 18.5.2010, pag. 10.

(19)  Cfr. parere CESE sul tema Servizi di custodia ed educazione per la prima infanzia, GU C 339 del 14.12.2010, p. 1.

(20)  Cfr. parere CESE in merito al Libro verde - Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo, GU C 175 del 27.7.2007, pag. 65.

(21)  Cfr. parere CESE sul tema L'impatto della territorialità delle norme fiscali sulle trasformazioni industriali, GU C 120 del 16.5.2008, pag. 51.

(22)  Cfr. parere CESE sul tema in merito al Libro verde - Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa, GU C 84 del 17.3.2011, pag. 38.

(23)  GU C 84 del 17.3.2011, pag. 38, op. cit.

(24)  Cfr. GU C 128 del 18.5.2010, pag. 10, op. cit.

(25)  GU C 84 del 17.3.2011, pag. 38, op. cit.

(26)  GU C 84 del 17.3.2011, pag. 38, op. cit.

(27)  Cfr. CESE 72/2011, op. cit., e. parere CESE sul tema Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006-2010) e strategia di monitoraggio, GU C 354 del 28.12.2010, pag. 1.

(28)  Cfr. parere CESE sul tema L'impatto dei fondi comuni di investimento chiusi (private equity), dei fondi comuni speculativi (hedge fund) e dei fondi sovrani sulle trasformazioni industriali in Europa, GU C 128 del 18.5.2010, pag. 56.

(29)  Op. cit., GU C 84 del 17.3.2011, p. 38 .

(30)  Cfr. parere CESE in merito alla Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione - Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020, GU C 21 del 21.1.2011, pag. 66.

(31)  Cfr. parere CESE 977/2010 sul tema Sviluppo delle prestazioni sociali, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 28.

(32)  Cfr. parere CESE sul tema Lavoro e povertà: verso un approccio globale indispensabile, GU C 318 del 23.12.2009, pag. 52.

(33)  Cfr. parere CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1927/2006, che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, GU C 228 del 22.9.2009, pag. 103.

(34)  Cfr. parere CESE sul tema L'impatto della crisi mondiale sui principali settori manifatturieri e dei servizi europei, GU C 318 del 23.12.2009, pag. 43.

(35)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Attuazione del programma comunitario di Lisbona: stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l'istruzione e l'apprendimento, GU C 309 del 16.12.2006, pag. 110; e parere CESE sul tema Nuove tendenze del lavoro autonomo: il caso specifico del lavoro autonomo economicamente dipendente, GU C 18 del 19.1.2011, pag. 44.

(36)  Cfr. GU C 44 del 11.2.2011, pag. 28, op. cit.

(37)  Cfr. GU C 306 del 16.12.2009, pag. 70, op. cit.

(38)  Cfr. parere CESE sul tema Come servirsi della flessicurezza ai fini delle ristrutturazioni, nel contesto dello sviluppo globale, GU C 318 del 23.12.2009, pag. 1.

(39)  GU C 306 del 16.12.2009, pag. 70, op. cit.

(40)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso principi comuni di flessicurezza: posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza, GU C 211 del 19.8.2008, pag. 48.

(41)  Cfr. GU C 318 del 23.12.2009, pag. 1, op. cit.

(42)  Cfr. parere CESE sul tema L'impatto prodotto sull'occupazione dalle trasformazioni industriali dovute alle sfide ambientali, energetiche e climatiche, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 40.

(43)  Cfr. GU C 318 del 23.12.2009, pag. 43, op. cit.

(44)  Cfr. GU C 318 del 23.12.2009, pag. 43, op. cit.

(45)  Cfr. parere CESE sul tema L'adeguamento delle competenze alle esigenze dell'industria e dei servizi in trasformazione - Il contributo dell'eventuale istituzione a livello europeo di consigli settoriali sull'occupazione e sulle competenze GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1.

(46)  Cfr. GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1, ibid.

(47)  Cfr. GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1, ibid.

(48)  Cfr. GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1, ibid.

(49)  Cfr. parere CESE sul tema L'agenda di Lisbona e il mercato interno, GU C 347 del 18.12.2010, pag. 8.

(50)  Cfr. GU C 347 del 18.12.2010, pag. 8, ibid.

(51)  Cfr. parere CESE sul tema Evoluzione del settore dei servizi alle imprese in Europa, GU C 27 del 3.2.2009, pag. 26.

(52)  Cfr. parere CESE sul tema Il mercato interno dei servizi - Esigenze per il mercato del lavoro e per la protezione dei consumatori, GU C 175 del 27.7.2007, pag. 14.

(53)  Cfr. parere CESE sul tema Evoluzione della grande distribuzione e impatto sui fornitori e sui consumatori, GU C 175 del 28.7.2009, pag. 57.

(54)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo - Migliorare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno, GU C 18 del 19.1.2011, pag. 105.

(55)  Cfr. GU C 18 del 19.1.2011, pag. 105, ibid.

(56)  Cfr. GU C 18 del 19.1.2011, pag. 105, ibid.

(57)  Cfr. GU C 18 del 19.1.2011, pag. 105, op. cit.

(58)  Cfr. GU C 347 del 18.12.2010, pag. 8, op. cit., e parere CESE sul tema La dimensione esterna della strategia di Lisbona rinnovata, GU C 128 del 18.5.2010, pag. 41.

(59)  Cfr. parere CESE sul tema I servizi e le industrie manifatturiere europee: i processi di interazione e l'impatto su occupazione, competitività e produttività, GU C 318 del 23.12.2006, pag. 26.

(60)  Cfr. parere CESE 1628/2010 in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'agenda digitale europea, GU C 54 del 19.2.2011, pag. 58.

(61)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Nuovi orizzonti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione - una strategia di ricerca sulle tecnologie emergenti e future in Europa, GU C 255 del 22.9.2010, pag. 54.

(62)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - «Pensare anzitutto in piccolo» (Think Small First) - Uno «Small Business Act» per l'Europa, GU C 182 del 4.8.2009, pag. 30.

(63)  Cfr. la recente Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Attuazione del programma comunitario per l'aumento della crescita e dell'occupazione e il miglioramento della competitività delle imprese europee - Ulteriori progressi compiuti nel 2006 e prossimi passi verso una proposta in materia di base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB) (COM(2007) 223 definitivo, del 2 maggio 2007).

(64)  Cfr. GU C 120 del 16.8.2008, pag. 51, op. cit.

(65)  Cfr. parere CESE in merito alla Proposta di direttiva del Consiglio che modifica, in relazione alla durata di applicazione dell'aliquota normale minima, la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto, GU C 51 del 17.2.2011, pag. 67.

(66)  Cfr. parere CESE in merito alla Proposta di regolamento del Consiglio relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro la frode in materia d'imposta sul valore aggiunto (rifusione), GU C 347 del 18.12.2010, pag. 73.

(67)  Op. cit. GU C 48 del 15.2.2011, pag. 57.

(68)  Cfr. parere CESE sul tema Strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell'attuale situazione finanziaria, GU C 48 del 15.2.2011, pag. 33.

(69)  Cfr. parere CESE sul tema Come sostenere le PMI nell'adattamento ai cambiamenti del mercato globale, GU C 255 del 22.9.2010, pag. 24.

(70)  Cfr. parere CESE sul tema La povertà energetica nel contesto della liberalizzazione e della crisi economica, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 53.

(71)  Cfr. parere CESE 1627/2010 sul tema Una strategia energetica per il periodo 2011-2020, GU C 54 del 19.2.2011, pag. 1.

(72)  Cfr. parere CESE sul tema L'impatto dello sviluppo dei mercati dell'energia sulle catene del valore industriali in Europa, GU C 77 del 31.3.2009, pag. 88.

(73)  Cfr. GU C 77 del 31.3.2009, pag. 88, ibid.

(74)  Cfr. parere CESE sul tema La competitività delle industrie europee del vetro e della ceramica, con particolare riferimento al pacchetto clima ed energia dell'Unione europea, GU C 317 del 23.12.2009, pag. 7.

(75)  Cfr. parere CESE sul tema Di quali servizi di interesse generale abbiamo bisogno per far fronte alla crisi? GU C 48 del 15.2.2011, pag. 77.

(76)  Cfr. parere CESE sul tema Servizi di interesse economico generale: come ripartire le responsabilità tra l'UE e gli Stati membri? GU C 128 del 18.5.2010, pag. 65.

(77)  Cfr. GU C 77 del 31.3.2009, pag. 88, op. cit.

(78)  Cfr. parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla prima valutazione dei piani nazionali d'azione per l'efficienza energetica ai sensi della direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici - Procedere insieme nel campo dell'efficienza energetica, GU C 77 del 31.3.2009, pag. 54.

(79)  Cfr. GU C 54 del 19.2.2011, pag. 1, op. cit.

(80)  Cfr. parere CESE sul tema La politica europea dei trasporti nel quadro della strategia di Lisbona dopo il 2010 e della strategia per lo sviluppo sostenibile, GU C 354 del 28.12.2010, pag. 23.

(81)  Cfr. GU C 354 del 28.12.2010, pag. 23, ibid.

(82)  Cfr. GU C 354 del 28.12.2010, pag. 23, ibid.

(83)  Cfr. parere CESE sul tema Verso una più ampia diffusione dei veicoli elettrici, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 47.


Top
  翻译: