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Document 52017IP0087

Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2017 sui detenuti politici ucraini in Russia e la situazione in Crimea (2017/2596(RSP))

GU C 263 del 25.7.2018, p. 109–112 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

25.7.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 263/109


P8_TA(2017)0087

Detenuti politici ucraini in Russia e situazione in Crimea

Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2017 sui detenuti politici ucraini in Russia e la situazione in Crimea (2017/2596(RSP))

(2018/C 263/15)

Il Parlamento europeo,

visti l'accordo di associazione e l'accordo di libero scambio globale e approfondito tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra,

viste le sue precedenti risoluzioni sull'Ucraina e la Russia, segnatamente quelle del 4 febbraio 2016 sulla situazione dei diritti umani in Crimea, in particolare dei tatari di Crimea (1), e del 12 maggio 2016 sui tatari di Crimea (2), nonché quelle riguardanti casi specifici di cittadini ucraini detenuti illegalmente in Russia, quali quelle del 30 aprile 2015 sul caso di Nadiya Savchenko (3) e del 10 settembre 2015 sulla Russia, in particolare il caso di Eston Kohver (4), Oleg Sentsov e Olexandr Kolchenko (5),

viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 68/262, del 27 marzo 2014, sull'integrità territoriale dell'Ucraina e n. 71/205, del 19 dicembre 2016, sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica autonoma di Crimea e nella città di Sebastopoli (Ucraina),

visti la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP),

vista la Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra,

visto il «Pacchetto di misure per l'attuazione degli accordi di Minsk», adottato e firmato a Minsk il 12 febbraio 2015 e approvato nel suo complesso dalla risoluzione n. 2202 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 17 febbraio 2015,

viste le decisioni del Consiglio che prevedono il mantenimento delle sanzioni imposte alla Federazione russa a seguito dell'annessione illegale della Crimea,

vista la decisione della cosiddetta Corte suprema della Crimea, del 26 aprile 2016, che ha definito il Mejlis dei tatari di Crimea un'organizzazione estremistica, vietandone le attività nella penisola di Crimea,

visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che a marzo 2017 ricorre il terzo triste anniversario dell'annessione illegale della penisola di Crimea da parte della Russia;

B.

considerando che l'annessione della Crimea da parte della Federazione russa è illegale e costituisce una violazione del diritto internazionale e degli accordi europei firmati sia dalla Federazione russa che dall'Ucraina, segnatamente la Carta delle Nazioni Unite, l'Atto finale di Helsinki, il Memorandum di Budapest e il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato tra la Federazione russa e l'Ucraina del 1997;

C.

considerando che, per tutto il periodo dell'annessione, la protezione della popolazione e dei cittadini di Crimea spetta alle autorità russe, mediante le autorità de facto presenti nella regione;

D.

considerando che, secondo le organizzazioni dei diritti umani e fonti pubbliche, almeno 62 cittadini ucraini, di cui 49 residenti in Crimea, sono stati illegalmente perseguiti per motivi politici dalle autorità di contrasto russe; che nel 2016 il numero di prigionieri politici ucraini in Russia è aumentato, nonostante la gradita liberazione di sei cittadini ucraini; che, attualmente, 17 cittadini ucraini sono detenuti illegalmente nella Federazione russa e altri 15 nella Crimea occupata; che almeno cento cittadini ucraini sono tenuti in ostaggio in condizioni spaventose dalle forze separatiste appoggiate dalla Russia nelle regioni ucraine di Donec'k e Luhans'k;

E.

considerando che sono stati denunciati vari casi di tortura e di trattamenti crudeli e degradanti; che finora tali accuse non sono state oggetto di indagini adeguate; che la tortura è stata utilizzata per ottenere confessioni e false prove di colpevolezza; che sono stati presi di mira anche gli avvocati della Crimea che forniscono assistenza legale a tali persone e i difensori dei diritti umani che denunciano i casi di sparizioni forzate di matrice politica in Crimea, come pure i giornalisti che pubblicano informazioni sulla situazione dei tatari di Crimea;

F.

considerando che molti prigionieri e detenuti sono stati sottoposti a condizioni crudeli e disumane, con possibili rischi per la loro salute fisica e psicologica; che vi sono prigionieri che necessitano di assistenza e cure mediche urgenti;

G.

considerando che il 16 dicembre 2016 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha definito la Russia una potenza occupante e ha condannato l'occupazione temporanea del territorio dell'Ucraina — la Repubblica autonoma di Crimea e la città di Sebastopoli — da parte della Federazione russa e ha ribadito di non riconoscere tale annessione;

H.

considerando che, in base all'articolo 70 della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, le persone protette non possono essere arrestate, perseguite o condannate dalla potenza occupante per atti commessi o per opinioni espresse prima dell'occupazione; considerando che la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce la Russia come potenza occupante e impone ad essa gli obblighi spettanti a una potenza occupante, compresa la protezione della popolazione e dei cittadini di Crimea;

I.

considerando che le restrittive norme russe in materia di diritti politici e civili sono state estese alla Crimea, il che ha causato drastiche limitazioni della libertà di riunione, di espressione, di associazione, di accesso all'informazione e di religione, come pure segnalazioni credibili riguardo a intimidazioni, sparizioni forzate e torture;

J.

considerando che vi sono circa 20 000 sfollati interni provenienti dalla Crimea in altre regioni ucraine, che il Mejlis del popolo tartaro di Crimea è stato bandito e definito un'organizzazione estremistica e che le scuole ucraine nella penisola sono state chiuse;

K.

considerando che il 16 gennaio 2017 l'Ucraina ha presentato un ricorso dinanzi alla Corte internazionale di giustizia (CIG) affinché la Federazione russa sia riconosciuta responsabile per il sostegno al terrorismo nella parte orientale dell'Ucraina e per gli atti di discriminazione ai danni di persone di etnia ucraina e di tatari di Crimea nella Crimea occupata;

1.

sostiene la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e ribadisce fermamente la sua condanna dell'annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli alla Federazione russa; sostiene pienamente la ferma e incessante determinazione dell'UE e dei suoi Stati membri a non riconoscere tale annessione e le misure restrittive adottate al riguardo;

2.

ricorda che la situazione dei diritti umani nella penisola di Crimea è notevolmente peggiorata, che le violazioni della libertà di parola, gli abusi contro i mezzi di informazione e l'imposizione forzata della cittadinanza russa sono divenute prassi sistematiche e che le libertà e i diritti umani fondamentali non sono garantiti in Crimea;

3.

condanna le politiche discriminatorie imposte dalle cosiddette autorità nei confronti, in particolare, della minoranza etnica dei tatari di Crimea, la violazione dei loro diritti di proprietà, la crescente intimidazione attuata nei confronti di questa comunità e di coloro che si oppongono all'annessione russa, come pure la mancanza di libertà di espressione e di associazione nella penisola;

4.

invita la Russia a liberare senza ulteriore indugio tutti i cittadini ucraini detenuti illegalmente e arbitrariamente, sia in Russia che nei territori temporaneamente occupati dell'Ucraina, provvedendo al loro rientro in sicurezza, segnatamente Mykola Karpyuk, Stanislav Klykh, Oleksandr Kolchenko, Oleg Sentsov, Oleksiy Chyrniy, Oleksandr Kostenko, Serhiy Lytvynov, Valentyn Vyhivskyi, Viktor Shur, Andriy Kolomiyets, Ruslan Zeytullayev, Nuri Primov, Rustem Vaitov, Ferat Sayfullayev, Akhtem Chiyhoz, Mustafa Dehermendzhi, Ali Asanov, Inver Bekirov, Muslim Aliyev, Vadim Siruk, Arsen Dzhepparov, Refat Alimov, Zevri Abseitov, Remzi Memetov, Rustem Abiltarov, Enver Mamutov, Artur Panov, Evheniy Panov, Roman Suschenko ed Emir-Usein Kuku, difensore dei diritti umani, come pure altri detenuti, e a consentire a tutte le persone sopra menzionate di circolare liberamente, compreso Mykola Semena, perseguitato per la sua attività di giornalista per Radio Free Europe/Radio Liberty;

5.

sottolinea che la decisione della Federazione russa del 21 marzo 2014 di annettere la Crimea rimane illegale e condanna fermamente la successiva decisione delle autorità russe di fornire a tutti gli abitanti della Crimea passaporti russi;

6.

ricorda alla Federazione russa che, in quanto potenza occupante che esercita un controllo effettivo sulla Crimea ed è vincolata dal diritto internazionale umanitario e dal diritto internazionale in materia di diritti umani, è tenuta a garantire la tutela dei diritti umani nella penisola e chiede alle autorità russe di concedere il libero accesso in Crimea alle istituzioni internazionali e agli esperti indipendenti dell'Organizzazione sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa, come pure a tutte le ONG per i diritti umani e agli organi di informazione che intendono visitare la Crimea, valutare la situazione e riferire in materia; invita le autorità ucraine a semplificare la procedura per concedere a giornalisti stranieri, difensori dei diritti umani e avvocati l'accesso alla penisola;

7.

ritiene che i diritti dei tatari di Crimea siano stati gravemente violati con la messa al bando delle attività del Mejlis e ribadisce con forza il suo appello affinché tale decisione, e i relativi effetti, siano revocati; deplora la persecuzione giudiziaria e le minacce di arresto ai danni di leader del Mejlis come Mustafa Dzhemilev, membro della Verkhovna Rada ucraina e candidato al Premio Sacharov, e Refat Čubarov, presidente del Mejlis;

8.

sottolinea che i tatari di Crimea, popolo autoctono della penisola, e il loro patrimonio culturale sembrano essere obiettivo privilegiato di repressioni; chiede che sia consentito un accesso privo di restrizioni in Crimea alle istituzioni internazionali e agli esperti indipendenti dell'OSCE, delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa;

9.

ricorda alle autorità russe che, nonostante l'illegalità dell'annessione della Crimea, la Russia è, di fatto, pienamente responsabile del rispetto dell'ordinamento giuridico in Crimea nonché della protezione dei suoi cittadini da misure giudiziarie o amministrative arbitrarie;

10.

esprime profonda preoccupazione per le numerose e credibili segnalazioni di casi di sparizioni, torture e intimidazioni sistematiche di cittadini locali che si sono opposti all'annessione della Crimea e invita la Russia a porre immediatamente fine alle pratiche di persecuzione, a indagare efficacemente su tutti i casi di violazioni dei diritti umani, comprese le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie, le torture e i maltrattamenti dei detenuti, e a rispettare le libertà fondamentali di tutti i residenti, tra cui la libertà di espressione, di associazione e di religione o credo, nonché il diritto di riunione pacifica; invita a procedere immediatamente allo svolgimento di indagini su tutte le sparizioni e i sequestri verificatisi durante il periodo di occupazione della Crimea, compreso il caso di Ervin Ibragimov;

11.

rammenta che, a norma della legislazione russa, la competenza del sistema giudiziario russo si applica soltanto ai reati commessi nel territorio della Russia; deplora il fatto che le autorità di contrasto russe abbiano avviato diversi procedimenti penali per atti commessi nel territorio dell'Ucraina e della Crimea precedentemente alla sua annessione;

12.

accoglie positivamente la recente visita in Crimea del difensore civico ucraino, allo scopo di incontrare i prigionieri; si rammarica che il difensore civico non sia stato autorizzato a incontrare tutti i prigionieri e auspica che in occasione delle visite future avrà libero accesso ai prigionieri ucraini in Crimea e a quelli che sono stati trasferiti nella Federazione russa;

13.

invita a garantire all'OSCE e agli altri osservatori internazionali dei diritti umani, nonché a tutti gli operatori umanitari, l'accesso illimitato, sicuro e senza impedimenti alla penisola di Crimea, come pure a istituire meccanismi di monitoraggio indipendenti e a fornire assistenza umanitaria e giuridica in funzione delle necessità; appoggia le iniziative promosse dall'Ucraina al fine di affrontare tali questioni in seno al Consiglio dei diritti umani e all'Assemblea generale; invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e la delegazione dell'UE in Russia a seguire da vicino i processi a carico dei prigionieri politici ucraini e a riferire in merito al loro trattamento durante la detenzione; esprime preoccupazione per le segnalazioni concernenti il ricorso a trattamenti psichiatrici punitivi; si aspetta che la delegazione dell'UE, il SEAE e le ambasciate degli Stati membri seguano da vicino i procedimenti giudiziari a carico dei cittadini ucraini in Russia e cerchino di porsi in contatto con queste persone, prima dei processi così come durante e dopo gli stessi;

14.

condanna la prassi generalizzata di trasferire i detenuti in regioni remote della Russia, in quanto ciò ostacola gravemente le loro comunicazioni con i familiari e le organizzazioni per i diritti umani; sottolinea che tale prassi costituisce una violazione della normativa russa vigente, in particolare dell'articolo 73 del codice penale, in base al quale la pena deve essere scontata nella regione in cui risiede il condannato o in cui stata pronunciata la sentenza; denuncia la prassi di negare le visite consolari ai detenuti e invita le autorità a consentire tali visite in maniera incondizionata; esorta a garantire l'accesso del Comitato internazionale della Croce rossa alle carceri nei territori occupati nonché il rispetto del diritto dei detenuti di comunicare periodicamente con familiari e amici, sia per corrispondenza sia ricevendo visite;

15.

sottolinea altresì la necessità che l'Ucraina assicuri la tutela dei diritti e delle esigenze dei cittadini ucraini sfollati, compreso il diritto di voto e il diritto alla piena tutela giuridica e amministrativa nel loro paese;

16.

accoglie con favore la decisione del Presidium della Corte suprema russa, del 22 febbraio 2017, di revocare la condanna di Ildar Dadin, accusato di aver partecipato a diverse manifestazioni di protesta non autorizzate, anche contro la guerra della Russia contro l'Ucraina, e di ordinare il suo rilascio, in seguito alla risoluzione del Parlamento del 24 novembre 2016 (6) in sua difesa;

17.

invita il rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani a prestare costante attenzione alla situazione dei diritti umani nella penisola di Crimea; evidenzia la necessità che, in generale, l'Unione europea svolga un ruolo più visibile, efficace e proattivo nella promozione di una soluzione pacifica duratura;

18.

chiede il sostegno dell'UE a favore dei progetti dei media ucraini e dei tatari di Crimea per la Crimea e di quelli avviati dal Fondo europeo per la democrazia e da Radio Free Europe/Radio Liberty, nonché in difesa delle scuole ucraine e dei tatari di Crimea come pure di altre iniziative volte a tutelare il loro patrimonio culturale;

19.

invita a imporre ulteriori misure restrittive nei confronti degli individui responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, ivi compreso il congelamento dei loro beni presso le banche dell'UE;

20.

esorta tutte le parti ad attuare pienamente le disposizioni degli accordi di Minsk, compresa la cessazione delle attività militari a Donbas e lo scambio di ostaggi, nonché a liberare senza ulteriore indugio tutti i prigionieri consentendo il loro ritorno; rammenta la particolare responsabilità spettante al governo russo a tal proposito;

21.

chiede di valutare la possibilità di stabilire un formato negoziale internazionale per discutere la fine dell'occupazione della Crimea, con la partecipazione dell'UE e sulla base del diritto umanitario internazionale, dei diritti umani e dei principi internazionali;

22.

esorta il Consiglio a trovare il modo di sostenere l'Ucraina presso la Corte internazionale di giustizia affinché la Federazione russa debba rispondere del proprio sostegno al terrorismo nell'Est dell'Ucraina e degli atti di discriminazione ai danni di persone di etnia ucraina e tatari di Crimea nella Crimea occupata;

23.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, agli Stati membri, al Presidente dell'Ucraina, ai governi e ai parlamenti dell'Ucraina e della Federazione russa, alle assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

(1)  Testi approvati, P8_TA(2016)0043.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2016)0218.

(3)  GU C 346 del 21.9.2016, pag. 101.

(4)  Cittadino estone.

(5)  Testi approvati, P8_TA(2015)0314.

(6)  Testi approvati, P8_TA(2016)0446.


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