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Document 52002IE0525
Opinion of the Economic and Social Committee on "SMEs in EU island regions"
Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Le PMI nelle regioni insulari dell'Unione europea"
Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Le PMI nelle regioni insulari dell'Unione europea"
GU C 149 del 21.6.2002, p. 68–72
(ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)
Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Le PMI nelle regioni insulari dell'Unione europea"
Gazzetta ufficiale n. C 149 del 21/06/2002 pag. 0068 - 0072
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Le PMI nelle regioni insulari dell'Unione europea" (2002/C 149/15) Il Comitato economico e sociale, in data 30 maggio 2001, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, paragrafo 3, del suo Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema:"Le PMI nelle regioni insulari dell'Unione europea". La Sezione "Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale", incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del Relatore Vassilaras, in data 9 aprile 2002. Il Comitato economico e sociale ha adottato il 25 aprile 2002, nel corso della 390a sessione plenaria, con 87 voti favorevoli, 1 contrario e 7 astensioni, il seguente parere. 1. Introduzione 1.1. Il Comitato intende sensibilizzare il Consiglio e la Commissione circa l'adozione di un nuovo approccio politico basato sulle conclusioni del vertice di Nizza (7 e 8 dicembre 2002, punto J (57)). Desidera altresì contribuire, con le sue proposte, alla definizione di misure specifiche indispensabili per promuovere, nel quadro delle politiche comunitarie, lo sviluppo delle PMI nelle regioni insulari. 1.2. Per il Comitato, le PMI delle zone insulari non sono competitive sul mercato unico a causa dei problemi cui devono costantemente far fronte tali regioni per via del loro carattere insulare. 1.3. Il Comitato prende atto del contenuto della prima relazione intermedia sulla coesione economica e sociale (COM (2002) 46 def.) che, come più volte richiesto, dedica un paragrafo alle "zone che presentano gravi svantaggi geografici o naturali". Il Comitato osserva inoltre che il riconoscimento dei criteri di insularità (ambiente marittimo, dimensione dell'isola e distanze) e del cumulo di handicap in alcune isole (arcipelaghi, zone di montagna, zone scarsamente popolate) vanno nella giusta direzione. 1.4. Il Comitato intende esaminare le vigenti politiche europee relative alle PMI nonché le pratiche in materia di aiuti e di sovvenzioni disciplinate dalla legislazione comunitaria, tenendo conto: a) della base giuridica costituita dall'articolo 158 del Trattato di Amsterdam b) della dichiarazione n. 30 allegata al Trattato c) del futuro ampliamento della Comunità; d) della revisione del fondo di coesione e delle politiche regionali dopo il 2006; e) della concorrenza e della globalizzazione; f) del carattere stagionale dell'occupazione nelle PMI delle regioni insulari; g) della mancanza di diversificazione delle attività e dell'economia; h) dei suoi precedenti pareri; i) del sistema di classificazione NUTS relativo al funzionamento dei fondi strutturali e del fondo di coesione; j) dell'attuazione della Carta europea delle piccole imprese. 2. Le caratteristiche delle PMI situate nelle regioni insulari 2.1. La Comunità è formata da regioni che presentano diversi gradi di sviluppo. La politica regionale ripartisce pertanto le regioni in diversi livelli o obiettivi (1 e 2). Si nota tuttavia che le regioni insulari meno favorite accusano un ritardo di sviluppo e questo nonostante gli obiettivi 1 e 2 coprano il 95 % degli abitanti delle isole. 2.2. Va segnalato che la difficile attuazione dei progetti, la mancanza di risorse locali, la situazione geografica e demografica, i mercati limitati, la dipendenza dalla madrepatria, un'economia instabile, il carattere stagionale dell'occupazione e un'economia non diversificata sono tutti fattori che ostacolano la partecipazione delle PMI delle regioni insulari ai programmi comunitari. 2.3. Le PMI insulari hanno una capacità molto limitata in termini di organizzazione amministrativa e di gestione, il che le lascia al margine delle procedure di informazione e della gestione dei vari programmi nazionali o europei messi a loro disposizione. Questi ultimi vengono spesso considerati tecnocratici e inadatti alla realtà delle microimprese che desiderano invece una maggiore semplicità. Il fatto ancor più grave è che questa gestione debole le lascia sprovviste di fronte ad un settore finanziario, bancario o meno, col quale esse fanno fatica a comunicare e quindi a negoziare, e con cui è anche quasi impossibile istaurare una collaborazione. In genere il cattivo accesso all'informazione rende difficile l'accesso ai fondi comunitari e al sostegno degli istituti finanziari. I principali motivi sono l'isolamento, le scarse qualifiche e l'inadeguato flusso di informazioni. I centri di mediazione mirati tipo le reti degli Info-centre costituiscono una soluzione adeguata per risolvere una parte dei problemi. È necessario procedere ad una valutazione e ad un'analisi dei loro punti deboli. 2.4. Nonostante i notevoli sforzi compiuti in questi ultimi anni, spesso con il sostegno dell'UE, le isole accusano ancora un ritardo di sviluppo, e molte di loro sono in declino. Questa situazione si spiega col fatto che anche l'obiettivo 1, del quale le regioni insulari fanno parte accanto alle regioni continentali o al relativo Stato membro, non concede loro alcun trattamento di favore a causa del loro carattere insulare. 2.5. Le isole europee hanno una superficie totale di 110000 Km quadrati (pari al 3,4 % del territorio dell'Unione) e contano circa 14 milioni di abitanti (pari al 3,5 % della popolazione). Nonostante le differenze nell'estensione o nel numero di abitanti, le isole hanno numerosi problemi in comune, soprattutto sul piano economico e sociale. Solo l'acutezza di tali problemi può a volte variare (cfr. la tabella allegata. Fonti: Eurostat, Eurisles). 2.6. Come il Comitato ha più volte segnalato nei suoi pareri, tutte le regioni insulari svantaggiate, di cui all'articolo 158 del Trattato di Amsterdam, indipendentemente dalle loro dimensioni, devono far fronte agli stessi problemi. 2.6.1. Questi problemi sono, più precisamente: - l'insieme delle reti (i trasporti, e in modo particolare il loro costo elevato, l'energia, le telecomunicazioni, il rifornimento idrico); - l'esodo della popolazione, soprattutto dei giovani, verso i centri urbani; - lo sviluppo e la competitività delle PMI, nonché la mancata conoscenza delle reali necessità delle microimprese; - la sanità, l'istruzione, la formazione professionale e l'apprendistato; - l'ambiente; - la mancanza di diversificazione sul piano economico; - l'inadeguata cooperazione interregionale con le regioni continentali e con le regioni dei paesi terzi extracomunitari; - il carattere stagionale dell'occupazione e delle attività economiche; - la vulnerabilità del patrimonio e dei luoghi storici e culturali. 2.7. L'esistenza di infrastrutture è un presupposto indispensabile al fine di garantire lo sviluppo e la competitività delle PMI delle regioni insulari dell'UE. I trasporti, l'energia, le telecomunicazioni e il rifornimento idrico sono tutte infrastrutture indispensabili per uno sviluppo sostenibile delle isole. Gli abitanti delle regioni insulari lottano per migliorare le condizioni di vita sulle loro isole e questo miglioramento passa attraverso lo sviluppo economico e l'occupazione. Le misure adottate nel quadro della politica europea devono iscriversi in questa prospettiva, indipendentemente dall'unità territoriale o dal potenziale umano. 2.8. Per i grandi centri di sviluppo economico e per le regioni continentali dell'Unione è più facile trarre vantaggio dalla politica regionale; la gente trova lavoro e vive in condizioni più favorevoli nella propria città, nei propri quartieri e nelle proprie abitazioni. Grazie alla politica regionale oggi esistono autostrade e treni a grande velocità e sono stati costruiti o ristrutturati degli aeroporti: estendere le reti delle varie infrastrutture è decisamente più facile che sulle isole. Le infrastrutture di questo tipo facilitano lo sviluppo e rendono competitive le PMI situate nelle regioni continentali. Anche se ci si dichiara favorevoli alla cooperazione e ad una partecipazione armoniosa delle isole allo sviluppo, se poi si continuano a violare le norme legislative e se non ci si adopera per estendere le reti delle varie infrastrutture fino a queste regioni, queste ultime e i loro abitanti saranno condannati al declino. 2.9. Spesso le PMI sono proporzionalmente molto più numerose nelle regioni insulari che nell'Europa continentale. Tale densità aumenta anche in funzione di due fattori strutturali: - un fattore geografico: le PMI si concentrano soprattutto nell'Europa meridionale e in modo particolare nelle regioni mediterranee; - un fattore settoriale: i tassi maggiori e più differenziati rispetto al resto dell'Europa si registrano logicamente nel settore del turismo, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni. 2.10. Quando si parla di PMI insulari ci si riferisce spesso ad un tessuto di microimprese con meno di 10 dipendenti o addirittura ad un gran numero di singoli imprenditori che non hanno alcun dipendente. In alcuni casi la somma delle imprese senza alcun dipendente e delle microimprese rappresenta più del 90 % delle imprese insulari e oltre il 70 % dell'occupazione totale. 2.11. Per tale motivo le microimprese insulari hanno sia una funzione sociale che economica. Alla loro scarsa redditività economica si aggiunge spesso un debole tasso di copertura sociale che ha incidenze sulla salute, sulle pensioni ecc. La considerazione della dimensione sociale del tessuto imprenditoriale delle isole deve basarsi sul riconoscimento dei legami familiari e locali e deve tener conto delle necessità specifiche. 3. Proposte a favore delle PMI insulari 3.1. Un ambiente economico adatto grazie al settore pubblico 3.2. Al fine di tener conto delle peculiarità delle PMI insulari, uno dei principi fondamentali è dunque quello di garantire un ambiente economico generale favorevole, che permetta di promuovere meglio le pari opportunità. Questo contesto riguarda i poteri pubblici, le organizzazioni professionali ed economiche e le imprese stesse. Le PMI e le microimprese insulari devono beneficiare di apposite misure positive. 3.2.1. È opportuno garantire i "servizi pubblici" di base che permettano alle PMI insulari e ai consumatori finali di disporre, mediante prestazioni di qualità e in modo regolare, di energia, acqua, carburanti, trasporti, ricerca, innovazione e così via a costi pari a quelli che possono essere praticati sul continente grazie alla concorrenza tra grandi unità. I meccanismi di riequilibrio possono andare dalla perequazione su base nazionale a sistemi di compensazione adeguati a ciascun servizio o a ciascun territorio. Questo intervento a favore delle PMI insulari avviene nel quadro della coesione economica e sociale e va approfondito alla luce delle ultime decisioni prese dalla Commissione in virtù dei trattati o a seguito del vertice di Nizza. Le deroghe allo statuto comune (o anche queste minideroghe per i mercati molto piccoli) vanno applicate senza distorcere la concorrenza, anzi rendendola possibile ed equa. 3.3. Nonostante la diffusione di Internet, le piccole imprese situate in regioni insulari non possono accedere, a causa del loro isolamento geografico, alle informazioni e ai servizi indispensabili al loro sviluppo in un mondo imprenditoriale in continua evoluzione. Per tale ragione esse non riescono ad acquistare quella competitività che è il presupposto indispensabile per poter sopravvivere. Le modeste dimensioni del loro mercato locale e le difficoltà che incontrano nell'accedere al grande mercato interno contribuiscono inoltre ad indebolire l'attività imprenditoriale nel loro settore. Questo riguarda sia la competenza professionale sia le difficoltà di adeguarsi alle esigenze di qualità e sicurezza sia infine i settori della promozione, della commercializzazione, dell'esportazione e così via. 3.4. Sul mercato locale i produttori delle regioni insulari devono dimostrarsi competitivi rispetto ai produttori europei che beneficiano di economie di scala di dimensioni completamente diverse. A partire da una certa soglia, che varia a seconda dei prodotti, i costi di trasporto non bastano a controbilanciare la differenza tra i costi di produzione. Pertanto, sugli scaffali dei negozi i prodotti agroalimentari importati dall'Europa prendono spesso il posto delle produzioni locali, anche di quelle più banali. 3.4.1. Sul mercato delle zone limitrofe le imprese delle regioni insulari non devono solo cercare di vendere merci e fornire servizi prodotti a costi sociali e salariali europei, ma devono anche superare barriere doganali, tariffarie o meno, che possono essere loro imposte dai paesi terzi. Tutto questo nel contesto della legislazione OMC e ACP, che vede l'UE sostenere le produzioni dei paesi terzi. 3.4.2. Infine, rispetto al mercato europeo, è difficile che i produttori delle regioni insulari siano competitivi. Essi infatti devono confrontarsi alla produzione dei loro vicini, che sono molto meno cari in quanto sostengono costi sociali e salariali inferiori o vantano una produzione su scala maggiore; oppure devono confrontarsi ai produttori che hanno sede nell'Europa continentale, che non sono soggetti agli stessi vincoli in materia di trasporti ed hanno un mercato limitrofo di gran lunga più ampio. Per tali PMI insulari le compensazioni non possono che essere erogate in virtù di disposizioni regolamentari e in deroga al regime comune europeo. 3.5. In conclusione, l'istituzione di meccanismi di sostegno efficaci, come pure l'adozione di misure speciali di sostegno alle imprese insulari, richiede uno sforzo di creatività e comporta al tempo stesso ingenti costi che né l'economia delle isole né i loro enti pubblici regionali possono sostenere con le risorse di cui dispongono. 4. L'accesso ai finanziamenti privati 4.1. Le banche centrali, le istituzioni europee e le camere di commercio ecc. si preoccupano di migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti in generale e al credito bancario in particolare. In un mercato dei crediti che offre i suoi servizi a livello globale, le piccole imprese insulari, escluse dal movimento di apertura e di globalizzazione dei mercati finanziari, incontrano ancora difficoltà a reperire le risorse finanziarie di cui hanno bisogno per realizzare la loro strategia di crescita e di investimento. Ma soddisfare il fabbisogno di risorse a lungo termine non è l'unico punto critico di tali imprese. 4.2. Per uscire dalla logica dell'analisi dei costi del rischio dal punto di vista delle banche, è opportuno attuare misure per ridurre il costo del rischio bancario o delle garanzie richieste, specie a favore dei giovani imprenditori. Nelle isole, dove la cultura dell'imprenditorialità è meno evidente rispetto alle zone continentali, occorre dare ai giovani degli incentivi, sostenendo l'imprenditorialità e la creatività al fine di impedire un loro esodo verso altre zone o addirittura di favorire il rientro di coloro che sono andati via. 4.3. Esiste un autentico bisogno di informazione. Infatti, in un mondo economico caratterizzato da una grande diversità di operatori che va ben oltre le differenze quantitative determinate dal numero dei dipendenti, dal bilancio totale o dal fatturato, è importante disporre di strumenti finalizzati specificamente all'analisi della sostenibilità delle PMI insulari. Il ricorso ad una tipologia fondata sulle varie modalità di produzione deve permettere di integrare la molteplicità tipica del mondo delle PMI insulari mettendo in luce le caratteristiche del mercato sul quale tali imprese operano, le diverse posizioni strategiche, i differenti approcci organizzativi, le varie strutture produttive e finanziarie che ne derivano. 4.4. L'attuazione di una procedura di valutazione della capacità di accesso alle risorse finanziarie delle PMI insulari, non solo ad uso interno delle banche e delle imprese, ma destinata anche ai fornitori e agli organismi pubblici, per quanto riguarda le PMI, e alla Commissione è una proposta che il Comitato economico e sociale deve promuovere e contribuire ad attuare. 5. Aiuti specifici allo sviluppo 5.1. Il Comitato economico e sociale ritiene che si debba agire a favore delle PMI insulari con un duplice intento: conservare e modernizzare le strutture delle PMI insulari; promuovere e dinamizzare le PMI insulari. 5.2. Conservare e modernizzare le strutture delle PMI insulari 5.2.1. Il Comitato ritiene che le PMI debbano essere aiutate a preservare il tessuto sociale e l'occupazione nelle isole. Questo obiettivo deve essere mirato e adeguato alle categorie di isole e ai settori di attività economica. Bisogna rivolgere una particolare attenzione alle imprese "tradizionali" con una produzione di qualità spesso non rispondente alle norme ma destinata al mercato locale (prodotti agroalimentari, culturali...). 5.2.2. Sulla base degli studi effettuati dalla Commissione, è importante identificare le vere necessità delle piccole e microimprese insulari. L'attuazione concreta delle raccomandazioni contenute nella Carta europea delle piccole imprese e una migliore interazione con gli imprenditori devono permettere di definire meglio tali necessità.(1) 5.2.3. Numerosi programmi europei si rivolgono alle PMI in questo senso. Bisogna fare in modo che le PMI insulari non restino al margine di questo movimento già ben avviato sul continente. 5.2.4. Il Comitato insiste sulla necessità di potenziare in modo particolare gli strumenti di formazione a qualsiasi livello: formazione iniziale, professionale, continua, apprendistato,.... Nel caso delle microimprese delle zone insulari questo vale sia per i dirigenti sia per i dipendenti. Oltre alla creazione di centri di formazione o al potenziamento dei programmi, occorre sostenere una strategia attiva di scambio di personale qualificato. 5.3. Promuovere e dinamizzare le PMI insulari 5.3.1. Nel rispetto delle strategie di sviluppo specifiche degli enti pubblici e delle imprese private, il Comitato giudica al tempo stesso necessario attuare programmi pilota adatti alle particolari condizioni dei mercati insulari, per quanto concerne le attività economiche che dipendono da un'economia locale specifica. Questo deve permettere alle PMI locali di far evolvere tale mercato e di aprirsi a settori di mercato che si trovano al di fuori della loro isola. 5.3.2. Il Comitato insiste in modo particolare sulla necessità di creare strutture di sostegno alle microimprese e alle imprese molto piccole con meno di 50 dipendenti. Occorre fornire un forte sostegno a tali strutture di intermediazione affinché possano rispondere in modo efficace ai bisogni operativi delle piccole imprese insulari che saranno via via identificati. Tali imprese sono un elemento strategico di una politica coerente nei confronti del tessuto imprenditoriale delle isole. Una delle priorità di tali strutture di sostegno è la prestazione di servizi di assistenza e di monitoraggio dei progetti approvati, servizi che consistono in una consulenza di qualità. L'assunzione di personale permanente in tali strutture è uno dei pochi modi per assicurare: - l'assistenza al monitoraggio e alla gestione dei programmi comunitari; - le funzioni di mediazione tecnologica e di sicurezza ambientale; - servizi di assistenza alla preparazione e al monitoraggio dei dossier bancari; - un controllo di qualità e di sicurezza. 5.3.3. Sempre in funzione dei bisogni delle piccole e microimprese insulari, il Comitato ribadisce la necessità di promuovere e rafforzare tutte le reti che le collegano al fine di facilitare lo scambio di buone pratiche di gestione e di comunicazione. 5.3.4. Il Comitato propone di proclamare il 2005 "Anno europeo delle zone insulari". In tale occasione la Commissione potrebbe valutare le misure già prese a favore delle isole e adottare una politica più ambiziosa contemporaneamente alla riforma dei fondi strutturali e della politica regionale. 6. Verso una politica integrata per tutte le isole dell'UE 6.1. Oltre ad uno sforzo per sviluppare le politiche relative alle piccole e microimprese, il Comitato desidera richiamare l'attenzione della Commissione e del Consiglio sulla necessità di definire una politica integrata che permetta alle isole e alle zone insulari ultraperiferiche di beneficiare di apposite misure positive. Tre misure sembrano in grado di soddisfare questo obiettivo generale su cui si devono basare le politiche settoriali: 6.2. il Comitato auspica che venga chiarito il significato dell'articolo 158 del Trattato, conformemente allo spirito della Dichiarazione n. 30 allegata allo stesso Trattato e alle conclusioni del Consiglio europeo di Nizza. Tale articolo dovrebbe essere potenziato attraverso l'inserimento di riferimenti specifici al principio di coesione territoriale nonché ai diversi territori che presentano problemi strutturali permanenti, ad esempio le regioni insulari, le regioni a bassa densità di popolazione e le regioni di montagna che soffrono degli stessi handicap. La pubblicazione della "Prima relazione intermedia sulla coesione economica e sociale" ribadisce l'"importanza [...] del territorio comunitario costituito da zone montane, costiere e marittime, da isole e arcipelaghi"(2). 6.2.1. Il Comitato spera che la riforma dei fondi strutturali del 2006 preveda la creazione di uno strumento finanziario specifico per i territori che non rientrano nell'obiettivo 1 e che subiscono svantaggi geografici o demografici permanenti, in particolare le isole. Tale strumento finanziario dovrà servire - tra l'altro - a cofinanziare infrastrutture di trasporto fisse o mobili e a potenziare tutte le reti da cui dipendono le isole (energia, acqua, rifiuti ...).(3) 6.2.2. Il valore aggiunto comunitario di un tale strumento è dato dalla migliore valutazione dell'efficacia delle procedure, dal sostegno agli scambi tra le regioni per la verifica delle migliori esperienze nel campo dell'ingegneria dei progetti, dalla valutazione comparata .... 6.3. Infine, in linea con le proposte del Libro bianco sulla governance, le isole devono godere di un più ampio riconoscimento. La Commissione dovrebbe applicare sistematicamente un approccio "interservizi" o creare al suo interno una Direzione generale specifica per avere una visione e una gestione integrata delle politiche che riguardano le isole o che hanno un impatto su di esse. 6.4. Il Comitato ritiene che tale approccio integrato, potenziato da meccanismi nazionali di consultazione "ex ante" degli Stati membri sulla normativa concernente le isole, permetterebbe di garantire un vero e proprio partenariato tra le zone insulari, gli Stati e la Commissione. Bruxelles, 25 aprile 2002. Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo Göke Frerichs (1) Parere del Comitato "Carta europea delle piccole imprese", GU C 204 del 18.7.2000, pag. 57. (2) COM(2002) 46 def., pag. 16. (3) Parere del Comitato "L'estensione delle reti transeuropee verso le isole europee".