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Document 52005IE0128
Opinion of the European Economic and Social Committee on Beijing +10: Review of progress achieved in the field of gender equality in Europe and in developing countries
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Pechino, 10 anni dopo: valutazione dei progressi registrati in Europa e nei paesi in via di sviluppo in materia di parità fra uomo e donna
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Pechino, 10 anni dopo: valutazione dei progressi registrati in Europa e nei paesi in via di sviluppo in materia di parità fra uomo e donna
GU C 221 del 8.9.2005, p. 46–51
(ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)
8.9.2005 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 221/46 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Pechino, 10 anni dopo: valutazione dei progressi registrati in Europa e nei paesi in via di sviluppo in materia di parità fra uomo e donna
(2005/C 221/11)
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 16 dicembre 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema: Pechino, 10 anni dopo: valutazione dei progressi registrati in Europa e nei paesi in via di sviluppo in materia di parità fra uomo e donna.
La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 12 gennaio 2005, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice FLORIO.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 9 febbraio 2005, nel corso della 414a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 135 voti favorevoli, 1 voto contrario e 6 astensioni.
1. Introduzione
1.1 |
La 49a sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne (CSD), che si svolgerà dal 28 febbraio all'11 marzo 2005, sarà dedicata alla valutazione dell'attuazione della Piattaforma d'azione e della Dichiarazione di Pechino, approvati durante la 4a Conferenza mondiale sulle donne (Pechino, 1995), e dei documenti finali approvati durante la 23a sessione speciale dell'Assemblea generale «Donne 2000: eguaglianza di genere, sviluppo e pace per il ventunesimo secolo» (New York, 2000). Si ricorda che è durante quest'ultima sessione che si era proceduto ad un primo monitoraggio dei progressi raggiunti e degli ostacoli incontrati nel percorso verso l'eguaglianza di genere. |
1.2 |
In quell'occasione l'Assemblea generale ha approvato una risoluzione intitolata «Ulteriori azioni e iniziative per mettere in opera la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d'azione», nonché una dichiarazione politica con la quale gli Stati membri si sono impegnati ad un nuovo confronto, dieci anni dopo l'adozione della piattaforma, per valutare i progressi realizzati e considerare nuove attività. |
1.3 |
Come previsto dal programma di lavoro pluriennale della CSD, i lavori della 49a sessione si concentreranno sui progressi realizzati nelle dodici aree individuate nella Piattaforma d'azione e sull'identificazione delle sfide attuali e di nuove strategie per l'avanzamento e l'empowerment di donne e ragazze. In tale occasione, per favorire il dialogo, l'assemblea sarà aperta alla più vasta partecipazione delle delegazioni degli Stati membri, della società civile e delle organizzazioni internazionali. |
1.4 |
L'impegno delle Nazioni Unite è stato fondamentale per conferire al problema della parità dei diritti fra uomini e donne una valenza internazionale: nel 1975 viene convocata la prima conferenza mondiale sulle donne, con la quale si proclama aperto il «decennio della donna» (Città del Messico); con la seconda conferenza (detta «di metà decennio» — Copenhagen, 1980) i governi iniziano a firmare (in 57) la Convenzione internazionale contro ogni forma di discriminazione verso le donne (CEDAW, 1979) che costituisce una delle pietre miliari nel difficile percorso verso l'uguaglianza di genere; con la terza conferenza (Nairobi, 1985) viene approvato il piano d'azione «Strategie future per l'avanzamento delle donne» con il quale governi e organizzazioni internazionali proclamano l'obiettivo della parità. |
1.5 |
Un ulteriore passo nel processo di riconoscimento delle specificità femminili e del ruolo delle donne è stato fatto con la Risoluzione 1325 del 2000 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul tema Donne, pace e sicurezza, con la quale si riconosce la diversità e specificità dell'impatto della guerra sulle donne e si riafferma il bisogno di rafforzare il ruolo di queste ultime nei processi decisionali relativi alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti. Più in generale, comunque, il tema dell'avanzamento delle donne è da ormai più di un decennio preso in considerazione nelle conclusioni di tutte le grandi conferenze e incontri internazionali promossi nell'ambito delle Nazioni Unite (1). |
1.6 |
Un altro momento importante è rappresentato dal «Millennium summit» delle Nazioni Unite, tenutosi nel settembre del 2000, in cui gli Stati membri hanno fissato otto obiettivi (Millennium Development Goals) chiari e misurabili per ridurre significativamente la povertà, la fame, le malattie e il degrado ambientale entro il 2015. La Dichiarazione del millennio nasce anche dall'esigenza di definire una lista omogenea di priorità fra quelle evidenziate nel decennio precedente dalle varie conferenze e summit tenuti a livello internazionale. Fra gli obiettivi, il terzo è dedicato alla promozione dell'eguaglianza di genere e all'empowerment delle donne ed è strettamente legato alla formazione e all'istruzione, mentre il quinto si occupa della salute riproduttiva. La prospettiva di genere è comunque trasversale agli otto punti. |
2. Considerazioni generali
2.1 |
Nonostante il sistema delle Nazioni Unite abbia stabilito un quadro normativo significativo per il raggiungimento della parità di genere, si avverte a volte una mancanza di coerenza fra quelli che sono gli intenti sulla carta e l'applicazione pratica dei principi al livello della politica interna degli Stati e delle loro politiche commerciali e di cooperazione allo sviluppo. La piena affermazione dei diritti civili, economici, sociali e politici delle donne viene infatti spesso minata da politiche macroeconomiche e accordi commerciali ispirati al neoliberalismo che non prendono neanche lontanamente in considerazione la dimensione di genere. |
2.2 |
Inoltre, è indubbio che la complessa situazione internazionale non costituisce un terreno favorevole per il processo di avanzamento delle donne che, anzi, rischia di subire una erosione continua delle posizioni guadagnate negli anni precedenti. |
2.3 |
I conflitti in atto stanno indebolendo e aggravando sempre di più la situazione delle donne. |
2.4 |
La violenza domestica è ancora una realtà in tutto il mondo e colpisce donne di qualunque età, classe sociale e religione. |
2.5 |
È quindi importante riaffermare l'eguaglianza di genere e la difesa dei diritti delle donne come obiettivo prioritario e come mezzo per il raggiungimento di uno sviluppo equo e di una migliore redistribuzione della ricchezza, per una crescita economica sostenibile e per il rafforzamento dei sistemi di protezione delle fasce più deboli della popolazione. |
3. Ruolo del Comitato economico e sociale europeo
3.1 |
Ci sembra importante che il Comitato economico e sociale europeo partecipi con un proprio documento alla valutazione in corso dei progressi compiuti dall'Unione europea nel campo dell'eguaglianza di genere. |
3.2 |
Si ricorda a questo proposito che il Comitato ha sempre seguito con grande attenzione le attività rivolte all'avanzamento dello status delle donne nella società, sia attraverso numerosi pareri sia facendosi esso stesso promotore di diverse iniziative. Con particolare riferimento alla quarta conferenza sulle donne (Pechino 1995) e al suo seguito (Pechino+5) il CESE ha dato il suo contributo con due pareri (EXT/131 e REX/033) nei quali affermava, tra l'altro, l'importanza della presenza di una sua delegazione ai lavori delle Nazioni Unite. |
3.3 |
Inoltre, in un'ottica di collaborazione con le istituzioni europee — prime fra tutte il Consiglio, il Parlamento e la Commissione-, il Comitato ha acquisito un ruolo importante nel monitoraggio delle numerose iniziative dell'Unione europea sulla parità fra uomini e donne con le quali negli ultimi anni si è cercato di rispondere alle sfide e di rimuovere gli ostacoli evidenziati a Pechino. |
3.4 |
In questo senso crediamo che, sulla base di un esame dei progressi e degli ostacoli incontrati dalla quarta conferenza ad oggi, il Comitato possa fornire un notevole contributo per far sì che l'integrazione delle problematiche femminili diventi sistematica in settori sempre più vasti della politica e della società europee. |
3.5 |
Partendo dalla consapevolezza del ruolo da protagonista che l'Unione europea deve assumere nello scenario internazionale e delle forti responsabilità a questo connesse, ci proponiamo con il presente documento di delineare i contributi al miglioramento delle condizioni di vita delle donne e al loro avanzamento nel mondo che l'UE può apportare attraverso le sue politiche di cooperazione allo sviluppo e commerciali. |
4. L'Unione europea
4.1 |
Nell'Unione europea il tema dell'eguaglianza di genere, già presente nel Trattato, è stato ulteriormente codificato dal Trattato di Amsterdam, con il quale viene adottato il «doppio approccio» che pone in parallelo, da un lato, l'applicazione del mainstreaming di genere in tutte le politiche comunitarie e, dall'altro, l'attuazione di azioni specifiche in favore delle donne. Ma la questione delle pari opportunità fra uomini e donne era già stata inserita nella politica di coesione economica e sociale della Comunità e costituiva un obiettivo primario dei fondi strutturali sin dal 1994. |
4.2 |
L'UE ha adottato un approccio integrato distinguendo tra gli strumenti legislativi e finanziari e l'utilizzazione del metodo aperto di coordinamento nelle politiche sociali. Tra più recenti strumenti adottati per il raggiungimento dell'eguaglianza di genere troviamo, all'interno della UE, la Strategia quadro sulla parità di genere (2001-2005), con i relativi Programmi di lavoro annuali, ed i Fondi Strutturali. |
4.3 |
La Strategia quadro sulla parità di genere (2001-2005) tende a coordinare attività e programmi che prima venivano sviluppati su base settoriale, accogliendo l'ottica del doppio approccio di Amsterdam: il suo obiettivo è quello di assicurare a dette attività e programmi una maggiore coerenza, anche attraverso la messa a punto di indicatori certi e di un sistema di monitoraggio, valutazione e diffusione dei risultati ottenuti. |
4.4 |
I settori d'intervento/obiettivi, comunque interdipendenti, individuati dalla Strategia sono essenzialmente cinque: economia (in collegamento con la strategia per l'occupazione e con i Fondi Strutturali nonché con l'applicazione del mainstreaming in tutte le politiche che hanno un impatto sulla posizione delle donne nella vita economica); partecipazione e rappresentanza (relativa ai processi decisionali); diritti sociali (in relazione alla vita quotidiana e alle disparità presenti nei sistemi di protezione sociale); vita civile (in collegamento con i diritti umani e le libertà fondamentali, e con un accento particolare sulla violenza e il traffico a scopi sessuali); cambiamento di ruoli e stereotipi (in collegamento con il sistema culturale e i mass-media). |
4.5 |
Al rafforzamento delle politiche per l'eguaglianza di genere contribuiscono tuttavia anche i Fondi Strutturali. Il regolamento dei fondi per il periodo 2000-2006 è scaturito da un'attenta analisi e critica delle misure in favore delle pari opportunità e delle loro debolezze ed ha accolto il doppio approccio previsto dal Trattato di Amsterdam. Del resto, i FS — e soprattutto il Fondo sociale europeo — sono stati sempre considerati lo strumento principale della Strategia europea per l'occupazione; nei Nuovi orientamenti per l'occupazione, approvati nel luglio 2003, si prevede che l'eguaglianza di genere abbia una dimensione orizzontale in tutti gli obiettivi e si individua la Parità uomo-donna come uno degli orientamenti specifici. |
4.6 |
Grandi passi avanti sono stati fatti all'interno del Fondo sociale europeo, legato essenzialmente alle politiche per l'occupazione e la formazione. Gli sforzi in questo ambito si sono concentrati soprattutto sul miglioramento dell'accesso, della partecipazione e della posizione delle donne nel mercato del lavoro (Asse E) e sull'ampliamento della possibilità di conciliare lavoro e vita familiare ed esiste già una casistica incoraggiante di esempi positivi. In questo campo, l'FSE ha fatto proprio l'obiettivo quantitativo varato dal Consiglio europeo di Lisbona del 2000, secondo il quale entro il 2010 il tasso di attività femminile deve passare dal 51 % (2000) al 60 % e quello del Consiglio di Barcellona del 2002 secondo il quale va assicurato l'inserimento prescolare al 90 % dei bambini di età compresa fra i tre anni e l'età scolare e ad almeno il 33 % dei bambini di età inferiore a tre anni. |
4.7 |
Cionondimeno, appaiono ancora sporadiche le misure volte a migliorare la qualità del lavoro e le possibilità di carriera, ad incoraggiare l'imprenditorialità femminile, a ridurre i divari salariali e ad aumentare la presenza delle donne nel settore delle nuove tecnologie. Nel campo poi della riconciliazione vita/lavoro vi sono parecchie azioni volte a migliorare le strutture per la cura dei bambini, ma pochissime esplicitamente rivolte agli anziani o ai familiari non autonomi. |
4.8 |
La dimensione di genere resta invece molto debole negli altri fondi, soprattutto quelli relativi all'agricoltura e alla pesca, settori in cui tradizionalmente le donne sono sottorappresentate pur svolgendo un ruolo attivo nel loro sviluppo. In tali ambiti restano quindi profonde le disuguaglianze e poco valorizzato il contributo che le donne forniscono alle comunità, anche in relazione ad una maggiore protezione dell'ambiente. |
4.9 |
Le politiche dell'UE sono supportate da diverse iniziative e programmi di finanziamento: si possono citare ad esempio NOW (Occupazione) per il mercato del lavoro, STOP per rafforzare la cooperazione contro il traffico di donne e bambine, DAPHNE per migliorare l'informazione e la protezione delle vittime di violenze; Women and Science (del Programma quadro di ricerca e sviluppo) per le nuove tecnologie. La Strategia quadro, inoltre, si propone di rafforzare l'integrazione della tematica di genere in varie iniziative comunitarie, quali Equal, Interreg, Urban, Leader o, nel settore culturale, Leonardo, Socrates, Youth, Culture etc. |
4.10 |
Il rapporto della Commissione sulla parità fra uomini e donne (COM(2004) 115 def.) mette in evidenza come esista già nell'Unione europea una legislazione in materia abbastanza avanzata (2), tra l'altro rafforzata da un'estesa giurisprudenza. È anche in corso un progetto di direttiva unica sull'attuazione del principio di pari opportunità ed eguaglianza di trattamento fra uomini e donne in materia di impiego e occupazione, che dovrebbe unificare e sistematizzare la legislazione esistente in materia. |
4.11 |
In questo senso si è espresso anche il recente Consiglio europeo Occupazione e affari sociali, tenutosi durante la Presidenza olandese che, nell'individuare una possibile direttiva unica in materia di parità di trattamento, ha rilevato come i campi su cui intervenire siano soprattutto quelli della parità salariale, delle pari opportunità nell'accesso al mercato del lavoro, della parità di trattamento nei sistemi di protezione sociale, nella formazione e nella possibilità di carriera- e, infine, dell'onere della prova nei casi di discriminazione di genere. |
4.12 |
La proposta di direttiva che attua il principio della parità di trattamento per l'accesso ai beni e servizi (COM(2003) 657 def.) è stata affrontata anche dal CESE (3) in un parere, che ha rilevato alcune lacune importanti che dovranno essere colmate nel prossimo futuro. |
4.13 |
Inoltre, proprio in seguito all'approvazione della Piattaforma d'azione di Pechino ed al Consiglio di Lisbona si sono sviluppate negli ultimi anni le statistiche di genere, anche attraverso la definizione di nuovi indicatori (relativi, per esempio, ai processi decisionali, al mercato del lavoro o alla violenza domestica), intese a permettere un'analisi reale dei problemi e una valutazione dell'impatto delle politiche e azioni messe in atto. Nel campo statistico, quindi, si registrano già dei progressi evidenti anche se molto resta ancora da fare per permettere un serio monitoraggio dei differenti settori. Infatti, solo la possibilità di studiare e analizzare fenomeni e processi in atto da un punto di vista quantitativo e qualitativo ci può dare l'esatta dimensione dei progressi ottenuti. |
4.14 |
Ancora pressoché sconosciuti, invece, a livello sia dell'UE che degli Stati nazionali, sono i «bilanci di genere» (gender budgeting), intesi come l'applicazione del mainstreaming di genere alle procedure di bilancio. Con l'introduzione di una prospettiva di genere a tutti i livelli del processo di definizione dei bilanci si riconosce che le decisioni degli amministratori non sono neutre ma hanno una ricaduta diversa su uomini e donne; in questo senso il gender budgeting si pone anche come strumento di valutazione dell'impatto di politiche, finanziamenti e tassazione sugli uomini e sulle donne. |
4.15 |
Purtroppo, nonostante le politiche comunitarie a favore delle donne siano state rafforzate, perché i loro obiettivi vengano effettivamente raggiunti sono ancora necessarie delle azioni positive nonché il massimo impegno da parte degli Stati membri in quanto principali responsabili dell'applicazione di queste politiche. |
4.16 |
Benché il tasso di disoccupazione femminile in Europa sia effettivamente diminuito fino a raggiungere il 55,6 %, il traguardo fissato dal Consiglio di Lisbona sembra ancora lontano in diversi paesi e, di fatto, le donne sono andate a ingrossare le file della fascia più debole dei lavoratori, quelli precari, e spesso senza alcun sistema di protezione sociale; in molti Stati permangono o aumentano le discriminazioni salariali fra uomini e donne e la segregazione delle donne sia verticale che orizzontale è ancora una deplorevole realtà. Come già accennato, anche nel campo della conciliazione fra vita e lavoro, le misure sembrano concentrarsi solo sulla cura dei figli mentre sono quasi assenti quelle relative agli altri familiari bisognosi di cure; inoltre, solo pochi Stati hanno introdotto misure per incoraggiare il congedo parentale anche per i padri lavoratori. |
4.17 |
Anche a livello dell'apparato di decision-making sono ancora forti le disparità: basti pensare che, all'interno della UE, il Collegio dei commissari della Commissione europea è composto da 22 uomini e 7 donne (solo il 24 %), mentre il Parlamento è composto da 510 uomini e 222 donne (solo il 30 %). A livello nazionale, d'altronde, la situazione non è migliore: la media della presenza femminile nei parlamenti nazionali non raggiunge il 25 %, mentre nei governi è pari a poco più del 20 % (4). Nel CESE stesso la presenza femminile è sottorappresentata: su 317 consiglieri, solo 79 sono donne (il 25 %). |
5. L'Unione europea e i paesi terzi: cooperazione e commercio internazionale a favore delle donne
5.1 |
La problematica relativa alle pari opportunità fra uomini e donne è ormai entrata a pieno titolo anche nelle politiche di cooperazione e sviluppo dell'Unione europea: la comunicazione della Commissione sull'integrazione degli aspetti relativi alla tematica uomo-donna nella cooperazione allo sviluppo (COM(95) 423 def.), seguita dalla risoluzione del Consiglio sullo stesso tema (20 dicembre 1995) hanno costituito la base per l'approvazione nel 1998 di un primo regolamento (regolamento CE n. 2836/98 del Consiglio del 22 dicembre 1998), ora rinnovato per il biennio 2004-2006. Il nuovo testo (CE n. 806/2004) ne rafforza gli obiettivi — sostegno al mainstreaming e adozione di misure positive per la promozione delle pari opportunità come contributo essenziale alla riduzione della povertà nel mondo — e individua come prioritari il controllo delle risorse e dei servizi a favore delle donne, soprattutto nelle aree dell'istruzione, dell'occupazione e della partecipazione ai processi decisionali. Viene anche ribadito il sostegno alle attività pubbliche e private che hanno per obiettivo la parità di genere. |
5.2 |
Il Programma d'azione per l'integrazione della parità tra i generi nella cooperazione allo sviluppo della Comunità (2001-2006) (5) si propone di contribuire a colmare il divario fra i principi enunciati e la pratica, attraverso una strategia concreta e la definizione di aree prioritarie: supporto alle politiche macro-economiche legate alla riduzione della povertà e ai programmi di sviluppo sociale nei settori della salute e dell'istruzione; sicurezza alimentare e sviluppo rurale sostenibile; trasporti; capacity building istituzionale e good governance; commercio e sviluppo, cooperazione e integrazione regionale; supportare l'integrazione della parità di genere in tutti i progetti e programmi sia a livello regionale che nazionale; fornire gli strumenti e un'appropriata formazione in materia allo stesso personale della Commissione europea. |
5.3 |
Il Documento di programmazione per la promozione dell'eguaglianza di genere nella politica di cooperazione per il 2005-2006 ha individuato come aree prioritarie di intervento da un lato, la promozione di atteggiamenti positivi nel comportamento degli adolescenti per combattere la violenza contro le donne e le ragazze, e dall'altro la necessità di formazione e supporto metodologico ai principali attori coinvolti nei paesi partner. |
5.4 |
La Commissione europea fornisce il proprio sostegno ad azioni e progetti volti a migliorare l'eguaglianza di genere attraverso la cooperazione bilaterale e regionale. È il caso dei Balcani occidentali, dell'Europa dell'Est, dell'Asia Centrale, dell'area del Mediterraneo, di Africa, Caraibi e paesi del Pacifico e dell'America Latina. Altri finanziamenti vengono erogati su base non geografica, ma tematica. |
5.5 |
Un momento importante per l'evoluzione delle relazioni dell'UE con i paesi terzi è certamente anche l'Accordo di Cotonou, firmato il 23 giugno del 2000 con i paesi ACP (Africa-Caraibi-Pacifico). L'accordo, evidenziando il legame esistente fra politica, commercio e sviluppo, introduce una dimensione sociale, anche tramite la promozione della piena partecipazione alle strategie di sviluppo degli attori non statali, ivi compresa la società civile, e stabilisce che l'eguaglianza di genere costituisce uno dei temi trasversali dell'accordo e deve essere pertanto presa sistematicamente in considerazione (artt. 8 e 31). Mentre consideriamo molto positiva la prevista partecipazione degli attori non statali nelle diverse fasi della programmazione dei documenti strategici nazionali auspichiamo che venga posta particolare attenzione nell'inclusione in essa anche delle associazioni femminili. L'accordo, inoltre, conferisce al Comitato un esplicito mandato di consultazione dei gruppi di interesse economici e sociali, istituzionalizzandone il ruolo di interlocutore preferenziale. |
5.6 |
La piena inclusione e il coinvolgimento attivo delle donne nelle politiche di sviluppo rappresenta certamente un processo non facile e di lungo periodo: riteniamo tuttavia importante che sia mantenuto sempre alto il livello di attenzione di tutte le istituzioni europee affinché ciò che è stato enunciato sulla carta venga tradotto in azioni concrete. |
5.7 |
Da questo punto di vista, ci sembra essenziale che le politiche comunitarie di coesione economica e sociale si propongano come modello esportabile nel resto del mondo e che l'UE si impegni a promuoverne e applicarne i principi a livello internazionale attraverso le sue relazioni con i paesi terzi. |
5.8 |
Uno strumento utile a questo fine può certamente essere l'inclusione di clausole specifiche negli accordi commerciali e di cooperazione nonché l'adozione di misure positive nei confronti dei paesi che rispettano i diritti delle donne. |
5.9 |
Se è vero che la liberalizzazione del commercio ha favorito l'occupazione femminile nei paesi in via di sviluppo, è anche vero che questa le ha spesso relegate nella fascia dei lavoratori precari, meno qualificati, meno retribuiti e privi di qualsiasi protezione sociale. Inoltre, la liberalizzazione degli scambi è spesso accompagnata da politiche di aggiustamento strutturale, suggerite o imposte dagli organismi internazionali; in assenza di adeguati meccanismi di protezione sociale, tali politiche si rivelano difficilmente sostenibili per gli strati più deboli della popolazione, di cui le donne costituiscono spesso la maggioranza. |
5.10 |
Ciononostante il livello di attenzione che queste politiche, e soprattutto quelle commerciali, riservano alle questioni di genere risulta ancora abbastanza basso. In considerazione del fatto che queste non sono affatto neutre e che anzi generano spesso un impatto negativo proprio sulle donne, e che lo sviluppo economico di un paese non può prescindere dall'equità sociale, sarebbe utile, da un lato, che le suddette politiche venissero negoziate tenendo conto della problematica di genere e, dall'altro, che si introducessero dei sistemi di monitoraggio dei loro effetti a livello sia macro che micro-economico. |
6. Conclusioni e proposte di lavoro
La buona collaborazione tra le istituzioni europee ha dato importanti risultati per quanto riguarda l'individuazione di politiche attive nei confronti delle donne e l'adozione di programmi e progetti specifici che hanno contribuito al loro inserimento nel mercato del lavoro, alla difesa dei loro diritti e al miglioramento delle loro condizioni di vita. Il CESE ritiene che siano ancora numerosi i campi su cui intervenire, e in particolare:
— |
la partecipazione ai processi decisionali e la rappresentanza femminile sono ancora troppo basse sia nelle istituzioni europee che nella maggior parte degli Stati membri a livello nazionale, regionale e locale e andrebbero incentivate in tutte le sedi, anche con una riflessione sul sistema delle quote; |
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azioni formative dirette alla diffusione della problematica di genere dovrebbero essere realizzate nelle istituzioni e negli Stati membri, in tutte le sedi, da quelle di decisione a quelle di attuazione delle politiche e strategie; |
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studi e analisi di genere mirate, statistiche e indicatori specifici sono indispensabili per definire le tematiche e migliorare le politiche e le strategie di intervento, e per effettuare una reale valutazione del loro impatto; è necessario continuare a produrre statistiche disaggregate e definire nuovi indicatori; |
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sarebbe necessario quantificare le risorse destinate alle azioni positive in favore delle donne in tutti i fondi e gli strumenti di finanziamento dell'UE, e negli Stati membri, anche e soprattutto attraverso l'incentivazione e la diffusione del gender budgeting; |
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la condizione base più importante è comunque l'affermazione della parità delle donne nel diritto di accesso all'istruzione e alla formazione, come previsto anche dal 3o punto dei Millennium development goals; |
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rispetto ai Fondi strutturali, andrebbero rafforzate le azioni destinate alle donne nei settori dell'agricoltura (FEAOG) e della pesca (SFOP); detti settori dovrebbero essere messi in relazione con la protezione dell'ambiente, altro tema in cui la politiche comunitarie legate al genere sono piuttosto deboli; |
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nuovo slancio andrebbe dato alle politiche a favore dell'imprenditorialità femminile e a quelle volte ad aumentare la presenza delle donne nel settore delle nuove tecnologie; |
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bisogna intensificare le azioni formative nel settore della società della conoscenza affinché questa non diventi un ulteriore momento di discriminazione ed esclusione per le donne che, invece, molto possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona; |
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più in generale, rispetto al mercato del lavoro bisogna continuare a insistere con misure mirate contro le segregazioni di tipo verticale e orizzontale e per la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono il raggiungimento dell'effettiva parità, attraverso l'individuazione di obiettivi e target specifici e quantificabili da parte degli Stati membri in accordo con le parti sociali. Soprattutto in relazione alle discriminazioni salariali, gli Stati membri devono cominciare ad applicare l'approccio multiplo, previsto dalle Linee guida del Consiglio per le politiche per l'occupazione degli Stati membri (6), che include la formazione e l'istruzione, la classificazione dei tipi di lavoro, i sistemi salariali, gli stereotipi culturali come dimensioni fondamentali del problema, |
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nelle misure volte a conciliare la vita lavorativa e quella familiare, maggiore attenzione deve essere dedicata alla cura dei familiari anziani, anche in considerazione dell'invecchiamento della popolazione, pur senza abbassare il livello di guardia nel settore dell'infanzia; |
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per favorire le pari opportunità fra uomini e donne andranno incentivati e migliorati gli investimenti nei servizi pubblici, in particolare nel settore dell'istruzione scolastica ed universitaria, della sanità e dell'assistenza; |
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rafforzare, anche all'interno degli Stati membri, le politiche per l'immigrazione e l'integrazione delle donne immigrate, quelle a favore dell'asilo e le misure destinate alle donne vittime di conflitti, discriminazioni e violenze nei loro paesi d'origine, |
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lotta alla tratta delle donne e dei bambini; |
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rispetto alle politiche di sviluppo e commerciali, è necessario continuare a rafforzare l'approccio partecipativo della società in generale e il ruolo delle donne in particolare: a questo fine si impone il pieno coinvolgimento dei gruppi di interesse femminili nella formulazione delle politiche di sviluppo e nella definizione dei documenti di strategia nazionali dei rispettivi paesi, nonché e soprattutto un aumento dei finanziamenti specifici per le donne, atti a migliorarne la posizione a livello economico e sociale; |
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monitorare gli effetti di accordi commerciali e politiche di sviluppo anche a livello microeconomico, prevedendo analisi specifiche dell'impatto che questi hanno sulle condizioni di vita delle fasce più deboli e prendendo in considerazione le differenze di genere; |
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valorizzare il ruolo della Commissione e delle delegazioni affinché si eserciti una certa influenza per affermare il rispetto dei diritti umani, e quindi anche quelli delle donne. laddove questi vengono violati; |
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le delegazioni dovrebbero avere responsabilità specifiche per la promozione del mainstreaming di genere; |
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l'Unione europea dovrebbe esercitare tutta la sua influenza per far sì che il maggior numero di Stati ratifichi e metta in atto tutti i trattati internazionali che hanno un impatto positivo sulla condizione femminile, e in particolare la Convenzione internazionale contro ogni forma di discriminazione verso le donne e il Protocollo addizionale, e che vengano ritirate le riserve degli Stati già firmatari. |
Il Comitato si impegna ad approfondire la situazione della condizione femminile nei nuovi paesi membri dell'Unione europea.
In considerazione della natura del Comitato, delle sue funzioni nei confronti della società civile, dei suoi obiettivi e dell'esperienza acquisita con il costante monitoraggio dei temi relativi alla parità di genere, sarebbe utile, inoltre, che una sua rappresentanza facesse parte della delegazione della Commissione dell'Unione europea alla 49a sessione della Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite.
Bruxelles, 9 febbraio 2005.
La Presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Anne-Marie SIGMUND
(1) Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo (Rio de Janeiro, 1992), Conferenza mondiale sui diritti umani, (Vienna, 1993), Sessione speciale dell'Assemblea generale delle NU sull'HIV/AIDS (New York, 2001), Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (Cairo, 1994), Summit mondiale sullo sviluppo sociale (Copenaghen, 1995), Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le forme connesse di intolleranza (Durban, 2001), Conferenza internazionale per il finanziamento dello sviluppo (Monterey, 2002), Seconda assemblea mondiale sull'invecchiamento (Madrid, 2002), Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg, 2002), Summit mondiale sulla società dell'informazione (Ginevra, 2003 – Tunisi, 2005).
(2) Direttive sulla parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda: la parità delle retribuzioni (75/117/CEE); l'accesso al mercato del lavoro, alla formazione e alla promozione professionale e le condizioni di lavoro (direttiva del Consiglio 2002/73/CE che modifica la direttiva 76/207/CEE); la sicurezza sociale (79/7/CEE) e i regimi legali e professionali di sicurezza sociale (86/378/CEE); i lavoratori autonomi (86/613/CEE). Direttive relative alla sicurezza e la salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (92/85/CEE), all'organizzazione dei tempi di lavoro (93/104/CE), ai congedi parentali (96/34/CE), all'onere della prova nei casi di discriminazione fondata sul sesso (97/80/CE), al lavoro a tempo parziale (97/81/CE).
(4) Dati Commissione Europea, DG Occupazione e affari sociali, aggiornati al 29 settembre 2004.
(5) COM(2001) 295 def.
(6) Decisione del Consiglio del 22 luglio 2003 sulle linee guida per le politiche per l'occupazione degli Stati membri (GU L 197/13).