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Document 52007AE0804
Opinion of the European Economic and Social Committee on The Challenges and Opportunities for the EU in the Context of Globalisation
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Sfide e opportunità per l'Unione europea nel contesto della globalizzazione
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Sfide e opportunità per l'Unione europea nel contesto della globalizzazione
GU C 175 del 27.7.2007, p. 57–64
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
27.7.2007 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 175/57 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Sfide e opportunità per l'Unione europea nel contesto della globalizzazione
(2007/C 175/16)
Nel quadro delle attività della presidenza tedesca dell'Unione europea, il ministro federale tedesco dell'Economia e della tecnologia Michael GLOS ha richiesto, con lettera datata 26 settembre 2006, un parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema: Sfide e opportunità per l'Unione europea nel contesto della globalizzazione.
La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 4 maggio 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore Henri MALOSSE e dal correlatore Staffan NILSSON.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 31 maggio 2007, nel corso della 436a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere all'unanimità.
1. Sintesi
Per una strategia comune di fronte alla globalizzazione
L'UE si può considerare come un banco di prova per il mondo globalizzato. Si è sviluppata sulla base di principi democratici e non egemonici, nel rispetto della diversità di opinioni e di culture e all'insegna della coesione economica e sociale e dell'apertura. Pur se il nuovo ordine mondiale non può essere a sua immagine e somiglianza, l'UE deve far valere i propri valori e principi, nonché operare a favore di una governance mondiale che si ispiri alle principali acquisizioni della costruzione europea. L'UE è credibile quando si fa portatrice dei propri valori e propone il suo modello d'integrazione senza mostrare arroganza o volontà egemonica. Se l'UE non avrà una visione o una strategia comune di fronte alle sfide e alle opportunità offerte dalla globalizzazione, rischierà che i popoli europei si sentano abbandonati e si interroghino sull'utilità stessa dell'Europa.
1.1 Uno «Stato di diritto planetario»
La prima risposta dell'UE deve essere quella di contribuire con maggior vigore alla creazione di uno «Stato di diritto» che tenga conto delle realtà quali esse sono veramente, ma anche che si adoperi, senza risparmiarsi, per far progredire con tutti i mezzi disponibili una globalizzazione umanista fondata sul multilateralismo e non sui rapporti di forza, sui diritti fondamentali dell'uomo — soprattutto i diritti al lavoro e le condizioni di lavoro, su una gestione responsabile del nostro patrimonio naturale, su una maggiore trasparenza dei mercati finanziari, su un livello elevato di salute e di sicurezza alimentare per tutta la popolazione, soprattutto le fasce più fragili, sulla diversità culturale e linguistica, sulla condivisione e la diffusione delle conoscenze tra tutti.
1.2 Incoraggiare l'emulazione
In secondo luogo, l'UE può e deve favorire le integrazioni regionali. A quanto si rileva, la maggior parte dei paesi al mondo, con rare eccezioni, è al momento impegnata in processi di ravvicinamento che vanno dalla semplice cooperazione tematica ad autentici processi d'integrazione paragonabili a quello dell'UE. La globalizzazione sarebbe probabilmente più facile da regolamentare se l'UE incoraggiasse gli altri paesi ad emularla e se un maggior numero di raggruppamenti regionali coerenti, anch'essi fondati sul pluralismo, sul rispetto delle diversità e sulla pratica del consenso avviassero un dialogo invece di restare fedeli a una logica basata sui rapporti di forza. L'integrazione regionale, peraltro, è di certo una delle soluzioni del futuro per le regioni più fragili del mondo, che vedono nella compartimentazione dei mercati un ostacolo invalicabile e non possono oggi far sentire la loro voce.
1.3 Un'apertura agli scambi equilibrata e responsabile
In materia di scambi commerciali internazionali, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che degli approcci bilaterali siano utili solo se complementari al multilateralismo dell'OMC. Il CESE esorta a compiere passi avanti sulle questioni dell'accesso ai mercati, della reciprocità e della lotta contro gli ostacoli al commercio e le prassi illecite. Il CESE propone di avviare un dialogo sugli altri aspetti della governance mondiale che hanno un impatto sul commercio (in particolare norme sociali e ambiente). L'UE deve altresì contribuire a una strategia inclusiva che consenta a tutti i paesi in via di sviluppo, soprattutto del continente africano, di trarre vantaggio dal processo di globalizzazione.
A livello comunitario, il CESE ravvisa altresì la necessità di valutare attentamente l'impatto di qualunque nuova concessione commerciale, di fare un uso migliore degli strumenti di difesa commerciale, soprattutto al fine di difendere gli interessi dei produttori dell'UE, e di promuovere azioni comuni sui mercati esterni. Il CESE ritiene che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione vada utilizzato come strumento strategico d'intervento a favore delle persone e delle regioni colpite dalla globalizzazione, e vada integrato da fondi nazionali.
1.4 Accelerare l'integrazione e mantenere la diversità culturale
Più l'Europa sarà coerente ed integrata, più essa sarà convincente ed avrà la forza trainante necessaria a far prevalere una governance mondiale multipolare e responsabile. La globalizzazione può oggi andare a vantaggio del processo d'integrazione europea in quanto costringe l'UE ad accelerare il passo. L'Europa è impegnata oggi in una gara di velocità: le chiavi del suo successo potrebbero essere innovazione, diffusione generalizzata delle conoscenze e democratizzazione. È tempo ormai di portare a compimento il mercato interno, di eliminare la compartimentazione delle reti per l'istruzione e la ricerca e di mettere a punto nuove politiche comuni in materia soprattutto di energia, ambiente e ricerca.
1.5 Fare della società civile organizzata la promotrice di una globalizzazione dal volto umano
L'Europa stessa deve coinvolgere e far partecipare maggiormente i suoi cittadini sostenendo al contempo il dialogo tra civiltà a livello mondiale. Il ricorso alla società civile, alle sue organizzazioni e alle sue istituzioni, come il CESE, costituisce una strada finora non esplorata a sufficienza. Essa assume un significato particolare nel caso della globalizzazione perché emerge chiaro che le relazioni internazionali coinvolgono oggi direttamente, al di là del livello statale, anche i mezzi di comunicazione, le parti sociali, le imprese, la comunità scientifica e culturale, le associazioni e tutte le altre forze della società civile.
2. Un approccio globale per raccogliere le sfide della globalizzazione
2.1 |
Sin dall'inizio, la costruzione europea si è realizzata all'insegna dell'apertura. Eliminando poco per volta le proprie frontiere interne, l'UE ha potuto creare un grande mercato interno, modernizzare la propria economia, sviluppare le infrastrutture e conquistare un posto di spicco nel commercio internazionale. |
2.2 |
L'integrazione europea, però, va ben oltre il mercato interno. L'UE si è dotata di regole comuni, di un proprio ordinamento giuridico e giurisdizionale, di una Carta dei diritti fondamentali e di politiche comuni. Una menzione particolare merita la politica di coesione economica e sociale, portatrice del principio di solidarietà tra i paesi e le regioni e destinata a contribuire alla riduzione dei divari di sviluppo accentuatisi dopo gli ultimi allargamenti. |
2.3 |
Oggi la sfida della globalizzazione si situa in un contesto e in condizioni alquanto diverse, caratterizzate in particolare da una governance ai suoi primi passi, da tentazioni egemoniche e da tensioni crescenti tra paesi avanzati ed economie emergenti. Questi squilibri mondiali costituiscono una vera e propria novità per l'UE. |
2.4 |
In origine, il progetto europeo non era affatto «eurocentrico». Gli ispiratori dei primi Trattati immaginavano già che le Comunità europee potessero aprirsi a tutti i popoli d'Europa, una volta liberati dalle dittature, e rappresentare dunque un modello per un nuovo ordine mondiale basato sullo Stato di diritto, sull'apertura e sulla fiducia. |
2.5 |
La globalizzazione presenta ovviamente numerose analogie con gli effetti positivi già riscontrati dai paesi europei al momento di aprire i loro mercati su base di reciprocità, quali lo sfruttamento di vantaggi comparativi e di economie di scala, nonché di nuove dinamiche di sviluppo e di nuovi mercati. |
2.6 |
La globalizzazione pone però anche una serie di nuove sfide che richiedono risposte e adeguamenti spesso molto complessi; si considerino in particolare le innumerevoli difficoltà e asimmetrie di accesso ai mercati, la fuga di cervelli, la tutela del multilinguismo e della diversità culturale, le migrazioni, l'estrema diversità delle condizioni di lavoro e produzione, l'internazionalizzazione del capitale e dei mercati finanziari in una misura finora sconosciuta, la fragilizzazione delle conquiste sociali dei paesi avanzati, sotto l'influsso di una concorrenza globalizzata, e infine le importanti sfide legate alla tutela ambientale, alla sanità e alla sicurezza. |
2.7 |
La globalizzazione non produce ovunque i medesimi effetti. Se essa favorisce lo sviluppo economico e sociale di alcune parti del mondo, ne fragilizza invece altre, come le regioni avanzate soggette a una concorrenza più intensa o i paesi in ritardo di sviluppo che vengono «ignorati» da tale fenomeno. |
2.8 |
Per far fronte a queste sfide l'UE deve dimostrare che sa trarre vantaggio dalla globalizzazione, invece di subirla. Essa deve, da un lato, cogliere tutte le opportunità che la globalizzazione offre, ma, dall'altro, accertare come questa si ripercuota sulle regioni, sui settori e sui gruppi di popolazione, allo scopo di determinare, di concerto con gli Stati membri, le parti sociali ed altri attori interessati della società civile, le azioni concrete che consentiranno di operare i necessari adattamenti. |
2.9 |
Le sfide della globalizzazione non possono essere affrontate da un'angolazione puramente economica, in quanto presentano aspetti politici, sociali, ambientali, ma anche culturali, tutti tra loro strettamente legati. La risposta dell'UE deve pertanto coprire anche tutti questi aspetti per non rischiare di essere scarsamente convincente e persuasiva. |
2.10 |
L'approccio dell'integrazione regionale, caratteristico dell'UE, consente a quest'ultima, in sede di OMC, di parlare a nome dei suoi Stati membri. Esistono al mondo altri esempi di integrazione regionale, che però non hanno raggiunto uno stadio equivalente a quello europeo. Se si eccettua la Comunità caraibica (Caricom), questi raggruppamenti regionali non si esprimono ad una voce in sede di OMC. Una governance mondiale meglio strutturata e più efficace avrebbe invece molto da guadagnare da una simile evoluzione. |
2.11 |
Nell'UE si rileva una percezione diversa della globalizzazione a seconda dei gruppi di popolazione e degli Stati membri. Questa diversità può essere fonte di ricchezza, ma le sfide della globalizzazione, dati il loro ritmo sempre più serrato e la loro portata sempre più ampia, richiedono oggi una strategia comune e proposte concrete. |
3. Contribuire a fissare regole mondiali più efficaci ai fini di una «globalizzazione dal volto umano»
3.1 |
I valori portati avanti dal progetto europeo (in particolare diversità e collegialità, Stato di diritto, sussidiarietà, equilibrio tra fattori economici, sociali e sviluppo sostenibile) non risultano oggi sufficientemente diffusi sulla scena internazionale. |
3.2 |
Le relazioni interstatali non possono da sole coprire l'intero fenomeno della globalizzazione, che riguarda tra l'altro i movimenti migratori, i flussi di capitali, l'inquinamento e i danni climatici, i circuiti d'informazione (soprattutto Internet). Oltre agli Stati, le imprese multinazionali, i mercati finanziari, i mezzi di comunicazione, la comunità scientifica, la società civile organizzata con le sue istituzioni, le parti sociali, le ONG e numerosi altri attori sono tutti interessati in qualche forma dalla globalizzazione. |
3.3 |
È pertanto essenziale che l'UE continui ad adoperarsi, e con determinazione ancora maggiore, a favore di una governance mondiale tramite:
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3.4 |
In questa ottica, per quanto concerne le regole di concorrenza internazionale si dovrà in particolare:
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3.5 Altre regolamentazioni
3.5.1 |
L'eventuale realizzazione di progressi significativi per tutti questi aspetti commerciali non basterebbe comunque da sola a garantire le condizioni per un vero e proprio «sviluppo sostenibile», un obiettivo pur sempre riconosciuto espressamente dall'OMC nell'agenda di Doha. Per perseguirlo si renderanno necessarie altre regolamentazioni, per le quali l'UE può anche svolgere un ruolo propulsivo e che riguardano principalmente le tematiche dell'ambiente, della sicurezza, dei diritti fondamentali, delle condizioni di lavoro e della diversità culturale. |
3.5.2 |
Un'esigenza fondamentale è quella di proteggere l'ambiente da minacce sempre crescenti (tutela delle condizioni di vita, delle specie, lotta contro l'effetto serra e le diverse forme d'inquinamento ecc.). È una sfida che per definizione travalica qualunque frontiera ed è indissolubilmente legata al concetto stesso di globalizzazione; essa dovrebbe diventare parte essenziale dei negoziati commerciali ed essere considerata in modo trasversale nelle varie sedi di negoziato. L'UE, da parte sua, dovrebbe attribuire a questa esigenza la massima priorità.
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3.5.3 |
Le esigenze di sicurezza hanno assunto anch'esse un'importanza maggiore e diversa a seconda dei casi. Si pensi alla tutela della salute, soprattutto di fronte al rischio di pandemie, alla lotta contro la criminalità, alla sorveglianza nucleare, alla protezione degli scambi informatici, alla sicurezza dei prodotti, soprattutto alimentari. La globalizzazione non deve essere in alcun caso associata a un incremento dell'insicurezza. Occorre pertanto definire regole efficaci che garantiscano una maggiore sicurezza per quanto concerne sia lo sviluppo degli scambi, sia i compiti fondamentali degli Stati, sia, infine, le condizioni di vita. I progressi in questo campo devono andare di pari passo con il miglioramento delle pratiche di governance, nonché delle misure di lotta contro la corruzione ed ogni forma di minaccia. |
3.5.4 |
La dimensione sociale della globalizzazione e in particolare le norme in materia di lavoro, basate sulle convenzioni OIL (1), devono essere correttamente applicate in tutto il mondo. Grazie alla definizione dei concetti di «lavoro dignitoso» e di «commercio giusto ed equo» l'UE può, in collaborazione con l'OIL, elaborare un corpus di valori e di buone prassi. Va infine posta la questione dell'effettiva applicazione delle convenzioni OIL, arrivando anche a stabilire la giurisdizione competente. |
3.5.5 |
Numerose iniziative sociali molto incoraggianti sono state già avviate nei paesi in via di sviluppo da attori non statali, imprese e parti sociali. Si pensi alle politiche messe a punto da numerose imprese europee sulla base dei «principi direttori» decisi in sede di OCSE e delle norme sociali dell'OIL, più in particolare le iniziative degli attori non statali in fatto di occupazione, formazione, sanità e condizioni di vita e di lavoro, anche nel quadro di un dialogo sociale regionale che travalica le frontiere nazionali. Il sostegno offerto dall'UE a simili iniziative, a cominciare da quelle attuate nei paesi ACP, andrebbe rafforzato. L'aiuto dell'UE dovrebbe essere maggiormente condizionato all'esistenza di questi programmi che prevedono la partecipazione attiva degli attori della società civile, comprese, in particolare, le iniziative a livello regionale. |
3.5.6 |
Di fronte alla crescente internazionalizzazione dei mercati finanziari, l'UE deve poter muoversi all'unisono per fare dell'FMI un autentico strumento di stabilizzazione. I paesi della zona euro dovrebbero decidersi a partecipare all'FMI come un'entità unica, accrescendo così il peso dell'Europa. Parallelamente, traendo ispirazione dalle convenzioni dell'OCSE, l'UE deve promuovere una governance mondiale in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro e le frodi. |
3.5.7 |
La questione dell'istruzione e della condivisione delle conoscenze è fondamentale ai fini di una governance mondiale al servizio dei popoli. È necessario sviluppare i progetti dell'Unesco e sostenere reti che consentano la condivisione più ampia possibile delle competenze e delle conoscenze nel rispetto del pluralismo e nel quadro di un dialogo interculturale. La strategia dell'UE per una migliore governance mondiale deve tener conto altresì della diversità culturale e del multilinguismo che, pur rappresentando due punti forti dell'Europa, attualmente sono a rischio. |
3.5.8 |
Riguardo ai diritti fondamentali, infine, l'UE deve agire di concerto perché siano rese più efficaci le disposizioni della Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e sia esteso il ruolo del Tribunale penale internazionale nel rispetto delle diversità culturali. |
3.6 L'originalità del contributo dell'UE
3.6.1 |
Nella prospettiva di una governance mondiale rafforzata, l'UE può altresì avvalersi della propria esperienza in settori che potrebbero servire a renderla più generalmente accettata:
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3.6.2 |
Come già fa attualmente con i paesi ACP, nelle relazioni politiche, economiche e commerciali con i suoi partner l'UE dovrebbe pertanto preferire, ogniqualvolta ciò sia possibile, un approccio regionale. Questo sviluppo dei legami reciproci tra l'UE ed altre entità regionali, in uno spirito di emulazione e di apertura reciproca, andrebbe a vantaggio di tutti gli interessati, completando e rafforzando in modo probabilmente decisivo il quadro multilaterale dell'OMC. |
4. Mettere a punto una strategia comune in materia di scambi internazionali per l'UE
4.1 Multilateralismo o bilateralismo?
Questo approccio è già stato illustrato nella comunicazione della Commissione europea intitolata Europa globale: competere nel mondo, del 4 ottobre 2006.
4.1.1 |
Le difficoltà incontrate dall'OMC nel portare avanti l'agenda di Doha e i limiti stessi di tale agenda devono indurre l'UE a prendere nuove iniziative. Il CESE si compiace pertanto che la Commissione abbia raccomandato nella sua comunicazione di avviare una nuova strategia commerciale basata su approcci sia bilaterali sia multilaterali. |
4.1.2 |
Per risolvere i problemi legati alla globalizzazione, l'approccio multilaterale è il migliore in quanto più degli altri garantisce risultati equilibrati e duraturi. Il CESE, pertanto, è d'accordo con la Commissione nel ribadire il sostegno ai meriti intrinseci del multilateralismo e dell'OMC. L'obiettivo resta quello di portare a termine l'agenda di Doha in un quadro globale, imponendo a tutti i paesi partecipanti il rispetto delle norme comuni. |
4.1.3 |
Il CESE sottolinea la necessità di inquadrare adeguatamente le proposte della Commissione in base alle quali l'UE dovrebbe, di fronte alle persistenti difficoltà dei negoziati OMC, esplorare più attivamente la possibilità di strategie complementari, soprattutto bilaterali. Essa potrebbe ad esempio approfondire il dibattito con le economie emergenti in forte espansione (Cina, India, ASEAN, Mercosur, Golfo), potenziare i legami strategici con le economie di paesi vicini (Russia, Ucraina, Moldova, Mediterraneo) e modernizzare proficuamente le relazioni dell'UE con i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) attraverso gli accordi regionali di partenariato economico in corso di negoziazione. |
4.1.4 |
Il CESE sottolinea che una trasformazione della strategia internazionale dell'UE in tanti approcci bilaterali non potrebbe rimpiazzare l'approccio multilaterale, che deve restare l'obiettivo essenziale in quanto conforme ai valori europei. |
4.1.5 |
È opportuno non solo garantire che tali approcci siano compatibili con gli impegni OMC, come la Commissione ha giustamente ricordato, ma anche:
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4.1.6 |
Qualunque approccio bilaterale dell'UE dovrebbe pertanto limitarsi ad integrare quello multilaterale con l'obiettivo di:
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4.1.7 |
Restano ancora numerosi chiarimenti e adattamenti da fare riguardo, in particolare, alle modalità di applicazione dei criteri e alle politiche da seguire nei confronti di paesi quali la Cina, la Corea, l'India o la Russia. |
4.2 Valorizzare i rapporti di vicinato e le relazioni privilegiate
4.2.1 |
Meritano particolare attenzione i paesi vicini (soprattutto Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova, paesi mediterranei), con i quali vanno realizzati partenariati privilegiati inseriti in una strategia coerente di vicinato e di comunione d'interessi. |
4.2.2 |
Nel quadro del dialogo transatlantico, l'UE e gli Stati Uniti dovrebbero adoperarsi per armonizzare la loro visione della globalizzazione e per offrire una certa stabilità alla loro cooperazione e ai loro scambi. |
4.2.3 |
L'UE dovrà inoltre continuare a promuovere, attraverso contatti bilaterali, i processi d'integrazione regionale in atto in altri continenti (ad es. paesi ACP, Mercosur, ASEAN, ecc.); questi processi consentiranno di meglio strutturare ed equilibrare il commercio mondiale nonché di far avanzare le discussioni in sede di OMC. L'integrazione dell'UE, oltre ad essere di per sé una esperienza originale, deve in effetti continuare ad essere fonte di ispirazione e di sostegno per altri processi di integrazione regionale, indispensabili per una globalizzazione sostenibile e strutturata. Si tratta di un approccio particolarmente valido soprattutto nei confronti dei paesi in via di sviluppo, come gli ACP. I negoziati per gli accordi di partenariato economico (APE) devono essere abbinati alla promozione di questi processi di integrazione, senza dubbio essenziali per impedire che questi paesi siano «ignorati» dalla globalizzazione. In questo senso, l'esempio positivo del Caricom è molto significativo e lascia ben sperare. L'UE deve a tal fine sostenere sia le capacità amministrative d'integrazione a livello regionale sia i raggruppamenti degli attori della società civile. |
4.2.4 |
Si può d'altro canto cercare di prendere esempio dalle prassi buone e meno buone adottate da altri paesi o raggruppamenti regionali. L'UE da parte sua deve continuare a promuovere e a privilegiare i raggruppamenti regionali (Mercosur, ASEAN, ecc.) che — con vocazioni e a ritmi diversi — seguono un cammino analogo a quello comunitario. |
4.2.5 |
In questo approccio bilaterale non vanno trascurati il ruolo e l'azione della società civile. La partecipazione del CESE al Dialogo della società civile avviato dalla Commissione per dar seguito ai negoziati in sede di OMC e le attività intraprese dal CESE tramite le diverse strutture da esso create emergono così in tutta la loro importanza strategica e devono pertanto trovare un maggior riconoscimento ed acquisire visibilità. |
4.3 Un'apertura agli scambi più responsabile
4.3.1 |
L'impatto dei vantaggi, delle restrizioni e delle concessioni contenuti in qualunque accordo va analizzato tenendone in debito conto le conseguenze economiche e sociali, in particolare a livello di settore (comprese l'agricoltura e le industrie a forte intensità di manodopera). Queste analisi, da realizzare su iniziativa della Commissione europea per ciascun nuovo negoziato, dovrebbero prevedere una maggiore partecipazione degli esperti locali e dei rappresentanti della società civile. Si dovrà inoltre approfondire la strategia di gestione dei rischi affrontata dalla Commissione nella sua comunicazione. |
4.3.2 |
Il CESE si è pronunciato a favore del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che andrebbe utilizzato come strumento strategico d'intervento a favore delle persone e delle regioni colpite dalla globalizzazione; pur essendo complementare ai finanziamenti nazionali, tale fondo deve guadagnare visibilità e raggiungere una massa finanziaria critica. Il CESE insiste perché, al pari del Fondo sociale europeo, anch'esso sia gestito da un comitato tripartito con il coinvolgimento delle parti sociali. |
4.3.3 |
Il settore agricolo merita a questo proposito particolare attenzione. Oltre alla produzione agricola propriamente detta, è necessario tener conto dell'industria agroalimentare, che rappresenta il 14 % del valore aggiunto europeo e dà lavoro a 4 milioni di persone. È per rendere possibile un accordo in sede di OMC che la PAC ha subito una riforma radicale a partire del 2003, con sacrifici notevoli per le categorie di lavoratori coinvolte. Un futuro accordo in sede di OMC dovrà pertanto consentire di ottenere l'accesso ai mercati su base di reciprocità e una riduzione equivalente e significativa delle sovvenzioni ai produttori americani. |
4.4 Azioni comuni nei confronti dei mercati terzi
4.4.1 |
Gli Stati membri dovrebbero appropriarsi maggiormente degli obiettivi e degli strumenti di una vera strategia comune in materia di accesso ai mercati mondiali, colmando in particolare le tre lacune descritte di seguito. |
4.4.2 |
I regimi di assicurazione dei crediti all'esportazione restano essenzialmente nazionali, nonostante l'integrazione politica, economica, finanziaria e (dopo l'introduzione dell'euro) monetaria dell'Europa. L'UE dovrebbe sostenere tali strumenti nazionali al fine di coordinarli ed armonizzarli per tutte le imprese europee, in particolare le PMI. |
4.4.3 |
I nostri grandi partner commerciali ricevono, a turno, la visita di missioni commerciali essenzialmente nazionali e tra loro concorrenti. Non si vuole rimettere in discussione questi approcci bilaterali, spesso fondati sull'esistenza di rapporti storici, ma completarli (se giustificabile dal punto di vista economico) e valorizzarli con missioni settoriali di promozione di dimensione europea che ribadiscano l'identità comune dei paesi in questione. |
4.4.4 |
Gli strumenti di difesa commerciale (soprattutto l'antidumping) devono essere maggiormente diffusi e meglio utilizzati grazie all'assegnazione di risorse più consistenti. |
5. Rafforzare l'integrazione perché i popoli d'Europa possano trarre beneficio dalla globalizzazione
L'UE deve far fronte alle sfide della globalizzazione traendo forza dalla propria integrazione economica, dalla propria solidarietà e dalla costante ricerca di un miglior livello di produttività, tutti aspetti questi che animano la strategia europea di Lisbona. Solo se rafforzata l'UE acquisirà un suo peso, nell'ambito della globalizzazione, rispetto alle potenze commerciali di dimensione continentale.
5.1 Incrementare l'attrattiva del sistema Europa
5.1.1 |
L'UE deve innanzitutto poter contare su un mercato interno sufficientemente integrato, efficace e dalle prestazioni elevate. Sarebbe inutile pretendere dai propri partner mondiali concessioni che difficilmente gli Stati membri dell'UE si farebbero tra loro. All'UE resta ancora tanta strada da compiere in questo senso. |
5.1.2 |
Molti dei vecchi ostacoli sono ancora presenti e a tutt'oggi le imprese non dispongono ancora degli strumenti per potersi sentire europee. I servizi, che rappresentano i due terzi del PIL, restano ampiamente compartimentati; quanto agli appalti pubblici indetti dagli Stati membri — che si tratti di forniture, di servizi, di lavori o di qualsiasi altro aspetto relativo alla difesa — dagli ultimi studi autorevoli in materia, risalenti a 10 anni or sono, emerge che oltre il 90 % di tali appalti continua ad essere aggiudicato a fornitori nazionali. |
5.1.3 |
È necessario assicurarsi che l'acquis comunitario non sia minacciato dalle varie forme di concorrenza sterile tra Stati membri: dumping, sovvenzioni, politica dei campioni nazionali, nuove barriere e ostacoli. Lo sviluppo di una politica industriale europea, anche nel settore della difesa, contribuirebbe notevolmente a rafforzare la posizione economica e tecnologica dell'UE in un contesto globalizzato. D'altro canto è indispensabile rafforzare la politica comunitaria di concorrenza e creare all'interno dell'UE un quadro fiscale e sociale trasparente, nonché lottare contro le doppie imposizioni, le distorsioni della concorrenza più eclatanti e le frodi all'IVA intracomunitaria. |
5.1.4 |
La carenza di infrastrutture dotate di un'autentica dimensione europea (trasporti, energia, nuove tecnologie, parchi tecnologici, centri di ricerca, ecc.) pesa oggi sulla capacità da parte dell'Europa di offrire le migliori opportunità d'investimento in quello che resta comunque il primo mercato mondiale. |
5.2 |
Sviluppare le qualifiche e la formazione dei cittadini europei nell'ottica di una società innovativa e fondata su una conoscenza accessibile a tutti |
5.2.1 |
L'Europa scarseggia di materie prime e non può competere con il resto del mondo ricorrendo al dumping sociale, ambientale o fiscale, né può diventare il «supermercato» del mondo lasciando invece all'Asia il ruolo di «fabbrica». Il suo futuro dipende soprattutto dalla sua capacità innovativa e imprenditoriale, nonché dal talento dei suoi cittadini. Gli investimenti a lungo termine nell'apprendimento permanente sono la chiave di uno sviluppo armonioso. È importante dunque favorire non solo l'istruzione e la formazione in tutti i loro aspetti, ma anche la mobilità volontaria all'interno dell'UE, all'insegna del multilinguismo e della pianificazione di carriere, perfino nella funzione pubblica, dotate di una dimensione europea e internazionale. |
5.2.2 |
L'Europa resta ancora troppo compartimentata. Il CESE è favorevole all'avvio di progetti di ampio respiro nei seguenti ambiti: l'effettiva introduzione del multilinguismo nelle scuole, un programma di mobilità per i giovani (siano essi studenti delle scuole superiori, tirocinanti o giovani lavoratori), la creazione di università europee, percorsi europei di apprendimento permanente, un quadro comune per il riconoscimento di tutte le qualifiche. |
5.2.3 |
L'UE merita pertanto una iniziativa di ampio respiro in materia di istruzione, formazione e diffusione delle conoscenze su scala europea. Particolare attenzione andrà riservata in questo caso alle persone e ai territori colpiti dai fenomeni della ristrutturazione e della delocalizzazione, in modo da organizzare iniziative di formazione specifiche e creare nuova occupazione. |
5.3 Dotarsi di strumenti concreti per far fronte alle sfide della globalizzazione
5.3.1 |
La sfida della globalizzazione impone all'UE di incrementare la competitività dei suoi prodotti e dei suoi servizi. L'UE persegue una serie di interessi economici tanto importanti quanto diversi. Per restare al primo posto negli scambi mondiali, deve in particolare rafforzare la sua posizione per quanto concerne sia i prodotti e i servizi di qualità, che rappresentano la metà delle sue esportazioni e un terzo della domanda mondiale, sia altri tipi di prodotti e di servizi rispondenti alle richieste dei cittadini. |
5.3.2 |
Una politica europea di sostegno all'imprenditorialità e all'innovazione dovrebbe costituire in futuro, al pari dell'istruzione, della formazione e della diffusione delle conoscenze, una priorità essenziale nel quadro della nuova strategia europea per il «dopo Lisbona». In questi settori il CESE propone di elaborare una tabella di marcia che riunisca gli sforzi intrapresi dagli Stati membri e dall'UE, i finanziamenti pubblici e i contributi privati. |
5.3.3 |
Di fronte all'impossibilità di migliorare il bilancio UE per il periodo 2007-2013, non resta che impiegare al meglio le dotazioni disponibili, vale a dire:
|
5.3.4 |
Oggi uno dei punti forti dell'Europa è rappresentato dall'euro, diventato non solo la moneta unica di tredici Stati membri, ma anche una grande valuta internazionale di riserva e di cambio. L'euro offre ormai a un numero crescente di paesi al mondo un'alternativa valida e credibile al dollaro. Nel caso delle imprese europee, l'euro agevola la conclusione di contratti commerciali e ne garantisce la sicurezza finanziaria. Crea inoltre un autentico sentimento di unità europea, sia all'interno sia all'esterno dell'UE. L'euro manca però di un vero centro di decisione delle politiche economiche, il che frena oggi le possibili ricadute positive. |
5.3.5 |
La coesione dell'UE si basa sulle politiche comuni. Se ormai il carbone e l'acciaio non possono più essere considerati come gli elementi coesivi, gli operatori economici e sociali sono fortemente propensi all'acquisizione da parte dell'UE di una maggiore responsabilità in materia di politica energetica (conservazione delle risorse, sicurezza degli approvvigionamenti, nuovi investimenti nelle energie non inquinanti, efficacia e risparmio energetico) e di protezione ambientale. Questi due settori richiedono infatti una maggiore presenza dell'Europa e politiche autenticamente comuni. |
5.3.6 |
L'UE deve altresì dotarsi di una politica di più ampio respiro e più coerente in materia di migrazione, che preveda interventi coordinati di integrazione ed accoglienza conformi alla Carta europea dei diritti fondamentali e alle convenzioni di Ginevra sul diritto di asilo, collaborando al contempo, con strumenti più efficaci, alla lotta contro i circuiti clandestini. L'UE dovrebbe inoltre favorire più attivamente la creazione di posti di lavoro qualificati nei paesi in via di sviluppo, tramite una politica di partenariato e di incentivazione delle integrazioni regionali che offrano prospettive di mobilità, di perfezionamento e di scambi nuovi. |
5.4 Per una globalizzazione dal volto umano
5.4.1 |
Nel quadro di una strategia volta a far fronte alle sfide della globalizzazione, l'UE può ancora una volta mobilitare i cittadini europei attorno al proprio progetto di integrazione. |
5.4.2 |
In linea generale, il CESE insiste sulla necessità di coinvolgere appieno le parti sociali e i diversi attori rappresentativi della società civile organizzata nel nuovo approccio globale che esso raccomanda per far fronte alle sfide della globalizzazione. Maggior trasparenza va richiesta da parte del Consiglio e della Commissione anche in occasione dei negoziati commerciali. Il CESE vorrebbe in particolare essere coinvolto, assieme ai suoi partner della società civile dei paesi terzi, nelle iniziative avviate a livello sia multilaterale sia bilaterale. |
5.4.3 |
Più in concreto, il CESE raccomanda di coinvolgere le parti sociali ed altri attori della società civile nelle seguenti azioni:
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5.4.4 |
Il CESE si dichiara favorevole ad assegnare una dimensione europea ai compiti d'interesse generale ricorrendo, al di là della semplice cooperazione, a strumenti integrati in materia di sicurezza economica, di protezione civile e ambientale, di sorveglianza doganale delle frontiere esterne, di polizia e perfino di difesa, invece di lasciare questo concetto alla mercé degli interessi nazionali, contrari per definizione a nuovi progressi in campo europeo. |
5.4.5 |
Il CESE sostiene inoltre un approccio più partecipativo al mercato unico, incoraggiando le iniziative legate all'associazionismo, il dialogo sociale, la responsabilità sociale delle imprese, l'autoregolamentazione e la coregolamentazione socioprofessionali (specie per i servizi, gli scambi commerciali, i mercati finanziari, l'ambiente, l'energia, gli aspetti sociali, i diritti dei consumatori). |
5.4.6 |
Gli attori della società civile organizzata possono anch'essi contribuire in modo diretto e autonomo a sviluppare i legami con i loro omologhi dei paesi e dei raggruppamenti regionali che sono partner commerciali dell'UE. |
5.4.7 |
La dimensione umana della globalizzazione e dell'integrazione europea coinvolge in via diretta i cittadini e la società civile organizzata. Se saranno meglio informati e consultati, nonché coinvolti sistematicamente, i popoli europei si riconosceranno in una strategia che essi stessi avranno definito e potranno quindi sentire propria. |
Bruxelles, 31 maggio 2007.
Il Presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Dimitris DIMITRIADIS
(1) Convenzione n. 87 sulla libertà sindacale e la protezione dei diritti sindacali, Convenzione n. 98 sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva, Convenzione n. 29 sul lavoro forzato, Convenzione n. 105 sull'abolizione del lavoro forzato, Convenzione n. 138 sull'età minima, Convenzione n. 182 sulle peggiori forme di lavoro minorile, Convenzione n. 100 sulla parità di retribuzione, Convenzione n. 111 sulla discriminazione nell'impiego e nella professione.