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Document 52011IP0341

Indonesia, compresi gli attacchi alle minoranze Risoluzione del Parlamento europeo del 7 luglio 2011 sull'Indonesia, compresi gli attacchi alle minoranze

GU C 33E del 5.2.2013, p. 201–204 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

5.2.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 33/201


Giovedì 7 luglio 2011
Indonesia, compresi gli attacchi alle minoranze

P7_TA(2011)0341

Risoluzione del Parlamento europeo del 7 luglio 2011 sull'Indonesia, compresi gli attacchi alle minoranze

2013/C 33 E/24

Il Parlamento europeo,

vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo del 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia (1),

vista l'elezione dell'Indonesia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) nel maggio 2011; visto che i membri dell'UNHRC sono tenuti a sostenere gli standard più elevati in materia di promozione e protezione dei diritti umani,

viste la presidenza indonesiana dell'ASEAN nel 2011, la Carta dell'ASEAN entrata in vigore il 15 dicembre 2008 e l'istituzione della commissione intergovernativa dell'ASEAN sui diritti umani il 23 ottobre 2009,

visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dall'Indonesia nel 2006,

visto il capo 29 della Costituzione indonesiana, che garantisce la libertà religiosa,

visti gli articoli 156 e 156 bis del codice penale indonesiano che proibiscono la blasfemia, l'eresia e la diffamazione religiosa,

visto il decreto presidenziale n. 1/PNPS/1965 sulla prevenzione della blasfemia e sull'abuso delle religioni,

vista la dichiarazione dell'Unione europea dell'8 febbraio 2011 sulle recenti aggressioni e uccisioni di membri della comunità Ahmadi nella provincia di Banten,

visti l'accordo di partenariato e cooperazione (APC) tra l'Unione europea e l'Indonesia e il primo ciclo del dialogo sui diritti umani tenuto nel suo ambito a a Giacarta nel giugno 2010,

visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.

considerando che l'Indonesia è il paese al mondo a maggiore predominanza musulmana e che nel paese la tradizione di pluralismo, armonia culturale, libertà religiosa e giustizia sociale caratterizza profondamente l'ideologia nazionale "Pancasila",

B.

considerando che è stata registrata una notevole recrudescenza nella frequenza delle aggressioni contro le minoranze religiose, specialmente gli Ahmadi, che si ritengono musulmani, ma anche contro cristiani, buddisti e organizzazioni progressiste della società civile,

C.

considerando che dopo il divieto di divulgazione delle dottrine musulmane ahmadi nel 2008 il ministro indonesiano per egli Affari religiosi ha sollecitato più volte l'introduzione di un'interdizione completa della comunità musulmana ahmadi, un passo già compiuto in tre province, Giava occidentale, Sulawesi meridionale e Sumatra occidentale; considerando altresì che il 6 febbraio 2011 una folla di almeno 1 500 persone ha aggredito 20 musulmani ahmadi a Cikeusik, nella provincia di Banten, uccidendone tre e ferendone gravemente molti altri, per cui il Presidente dell'Indonesia ha condannato l'episodio e ha sollecitato la realizzazione di indagini,

D.

considerando che, in seguito a tale aggressione, l'8 febbraio 2011 centinaia di persone hanno appiccato fuoco a tre chiese e aggredito un sacerdote nella città di Temanggung nella provincia di Giava centrale dopo la condanna di un cristiano incriminato per oltraggio all'Islam a cinque anni di detenzione invece che alla pena di morte, come auspicato dagli aggressori, e considerando che la comunità delle chiese in Indonesia ha registrato 430 aggressioni contro chiese cristiane negli ultimi sei anni,

E.

considerando che in virtù degli articoli 156 e 156 bis del codice penale indonesiano sono state finora arrestate o imprigionate più di 150 persone e che secondo diversi riscontri la blasfemia, l'eresia e la diffamazione religiosa prevista dalla legge sono pretesti utilizzati degli estremisti per restringere la libertà religiosa e istigare le tensioni e la violenza tra le comunità,

F.

considerando che il 19 aprile 2010 la Corte costituzionale indonesiana ha convalidato le leggi sulla blasfemia e l'eresia e ha respinto la richiesta di abrogazione presentata da quattro insigni studiosi islamici e da almeno sette organizzazioni della società civile e per i diritti umani, nonché sostenuta da almeno altre 40 organizzazioni,

G.

considerando che secondo resoconti attendibili, segnatamente della commissione nazionale per i diritti umani, si registrano violazioni dei diritti umani da parte di agenti delle forze di sicurezza indonesiane, tra cui casi di tortura e di altre forme di maltrattamenti e ricorso eccessivo e inutile alla forza, specialmente nelle provincie di Papuasia e delle Molucche; considerando che raramente gli autori devono risponderne dinanzi a un tribunale indipendente,

1.

accoglie con favore la dichiarazione congiunta resa il 24 maggio 2011 dal Presidente indonesiano, dal presidente della Camera dei deputati, dal presidente del Consiglio di rappresentanti regionali, dal presidente dell'Assemblea consultiva del popolo, dai presidenti della Corte suprema e della Corte costituzionale e da altri alti funzionari, che invita a sostenere la "Pancasila" e proteggere il pluralismo;

2.

sottolinea i progressi compiuti negli ultimi anni dall'Indonesia nel settore del consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto e attribuisce grande rilevanza al mantenimento e all'approfondimento di relazioni armoniose tra l'Unione europea e l'Indonesia nei diversi campi, come confermato nell'APC UE-Indonesia;

3.

plaude agli impegni assunti dall'Indonesia prima della sua elezione, il 20 maggio 2011, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, tra cui quello di ratificare tutti i principali strumenti in materia di diritti umani, in particolare la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate;

4.

manifesta profonda inquietudine per gli episodi di violenza contro le minoranze religiose, in particolare musulmani ahmadi, cristiani, bahai e buddisti; teme che le violazioni della libertà religiosa compromettano i diritti umani sanciti dalla Costituzione indonesiana, tra cui il divieto di discriminazione e la libertà di espressione, di opinione e di riunione pacifica;

5.

invita il governo indonesiano, in particolare il ministro per gli Affari religiosi, e la magistratura indonesiana a garantire l'attuazione e il rispetto dello Stato di diritto e ad assicurare che i responsabili di violenze religiose e i fomentatori di odio siano assicurati alla giustizia;

6.

esprime profonda preoccupazione per la normativa locale sulla blasfemia, l'eresia e la diffamazione religiosa, normativa che può dar luogo ad abusi, e per il decreto interministeriale del 2008 che vieta la diffusione delle dottrine della comunità musulmana ahmadi, e invita le autorità indonesiane ad abrogare o rivedere tali atti normativi;

7.

plaude al lavoro svolto dalla società civile indonesiana, tra cui i gruppi di riflessione di ispirazione musulmana, cristiana e laica, le organizzazioni per i diritti umani e quelle che contrastano l'estremismo, nel promuovere il pluralismo, la libertà religiosa, l'armonia religiosa e diritti umani;

8.

esorta il governo indonesiano a conformarsi alle raccomandazioni formulate dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e, in particolare, a invitare il relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà religiosa e di credo a recarsi in visita nel paese;

9.

si compiace delle indagini condotte nel febbraio 2011 sulle aggressioni mortali contro gli ahmadi nella provincia di Giava occidentale, che hanno portato alla sostituzione dei capi delle forze di polizia regionale e provinciale, alla formulazione di capi d'accusa nei confronti di nove agenti di polizia per inadempienza al dovere e alla citazione in giudizio di altre 14 persone per i reati commessi, e chiede una verifica indipendente dei processi a carico degli accusati, onde garantire che sia fatta giustizia per tutte le parti coinvolte;

10.

invita le autorità indonesiane a indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani da parte di membri delle forze di sicurezza e di perseguire i responsabili, incluse le persone in posizione di comando;

11.

chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri di coscienza, che sono stati arrestati e accusati semplicemente sulla base della loro partecipazione a manifestazioni politiche pacifiche, il che è contrario allo spirito della Legge speciale per l'autonomia del 2001 che ha riconosciuto agli abitanti delle provincie di Papuasia, delle Molucche e ad altre etnie e minoranze religiose il diritto di esprimere la propria identità culturale;

12.

invita la delegazione dell'Unione europea e le missioni diplomatiche degli Stati membri a proseguire l'attento monitoraggio della situazione dei diritti umani, in particolare nelle regioni sensibili come le provincie di Papuasia, le Molucche e di Aceh;

13.

sottolinea l'importanza di includere l'aspetto dei diritti umani nel dialogo politico nel quadro dell'APC UE-Indonesia, con particolare riferimento alla libertà religiosa e al rispetto delle minoranze;

14.

invita gli Stati membri e la Commissione a sostenere la società civile indonesiana e le organizzazioni per i diritti umani che promuovono attivamente la democrazia, la tolleranza e la convivenza pacifica tra diversi gruppi etnici e religiosi;

15.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al governo e al parlamento dell'Indonesia, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Commissione intergovernativa per i diritti umani dell'ASEAN e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2010)0489.


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