Parere del Comitato economico e sociale in merito agli "Indirizzi di massima per le politiche economiche dell'anno 2000"
Gazzetta ufficiale n. C 139 del 11/05/2001 pag. 0072 - 0078
Parere del Comitato economico e sociale in merito agli "Indirizzi di massima per le politiche economiche dell'anno 2000" (2001/C 139/14) Il Comitato economico e sociale, in data 13 luglio 2000, ha deciso, conformemente al disposto dell'art. 23, par. 3, del Regolamento interno, di elaborare un parere in merito agli "Indirizzi di massima per le politiche economiche dell'anno 2000". La Sezione "Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale", incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del Relatore Putzhammer, in data 8 febbraio 2001. Il Comitato economico e sociale ha adottato il 1o marzo, nel corso della 379a sessione plenaria, con 81 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione, il seguente parere. 1. Introduzione: la crescente importanza degli indirizzi di massima per le politiche economiche dell'UE 1.1. Il Comitato economico e sociale riconosce l'importanza fondamentale degli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità ai fini di una politica economica dell'Unione europea orientata alla crescita e alla stabilità, che miri al ritorno alla piena occupazione garantendo contestualmente la stabilità dei prezzi e la coesione sociale. Gli indirizzi di massima istituiscono un collegamento chiaro tra le tematiche da essi affrontate e i tre processi paralleli di politica occupazionale promossi rispettivamente a Lussemburgo, Cardiff e Colonia. 1.2. Nell'ultimo anno gli indirizzi di massima hanno acquisito una rilevanza ancora maggiore alla luce della relazione del Consiglio sul coordinamento della politica economica, adottata dal Consiglio europeo di Helsinki, e delle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona, in base alle quali nella primavera di ogni anno il Consiglio dell'Unione europea terrà una riunione sul tema dell'occupazione, delle riforme economiche e della coesione sociale. Al Consiglio europeo di Lisbona l'Unione si è prefissata come nuovo obiettivo strategico per il prossimo decennio di sostituire gli USA come regione più dinamica del mondo, di rafforzare la competitività e di conseguire il potenziale per una crescita economica sostenibile con maggiori e migliori posti di lavoro, attraverso il passaggio alla società dell'informazione e della comunicazione (grazie fra l'altro alla creazione di un contesto favorevole alla nascita e allo sviluppo di imprese innovative, in special modo di PMI), l'accelerazione del processo di riforma strutturale e il completamento del mercato interno. Il Comitato valuterà le azioni dei Capi di Stato e di governo in base alla rispondenza all'obiettivo della piena occupazione, da essi annunciato in via ufficiale a Lisbona. 1.3. In tale contesto il Comitato accoglie con favore la recente adozione di una procedura generalizzata in materia di elaborazione e trasmissione degli indirizzi di massima, la quale ingloba la Commissione, il Parlamento, il Consiglio (nelle sue varie composizioni e per la prima volta non solo in quella Ecofin) e il Consiglio europeo di primavera, come anche diverse audizioni delle parti sociali. Ciò consente di avere una procedura esauriente, trasparente, democratica e coordinata in una sorta di sistema rotante di consultazioni, in base alla quale il Consiglio Ecofin adotta, ai sensi degli artt. 98 e 99 del Trattato, gli indirizzi di massima delle politiche economiche. 1.4. Gli indirizzi di massima constano di due parti principali: la prima consiste in una serie di indirizzi generali di politica economica, mentre la seconda comprende raccomandazioni e indirizzi specifici per ciascuno Stato membro. Nel presente parere il Comitato si occupa unicamente degli indirizzi e delle raccomandazioni generali validi per tutta l'Unione, i quali si suddividono a loro volta in una parte più generica di analisi e valutazione (Capitolo 1: Introduzione e Capitolo 2: Principali priorità e indirizzi politici) e una parte comprendente raccomandazioni di politica economica. Nel febbraio 2001 il Comitato ha adottato diversi altri pareri rilevanti in tale contesto: - un parere d'iniziativa sul tema di grande attualità "Coordinamento delle politiche economiche dopo l'entrata in vigore dell'UEM"; - un parere d'iniziativa sul tema "Studi comparati sulle prestazioni macroeconomiche", allo scopo di proporre un quadro per un'analisi comparativa economica; - un parere su consultazione in merito alla Comunicazione della Commissione sugli indicatori strutturali; - un parere d'iniziativa sul tema "Valutazione intermedia dei tre processi alla base della Strategia europea di occupazione", presentato poco prima del Vertice di Stoccolma del marzo 2001. Inoltre, il Comitato ha adottato di recente un parere dal titolo "Nuovi saperi, nuovi impieghi"(1), allo scopo di apportare un contributo decisivo a questo obiettivo chiave della Presidenza francese e influenzare il programma di lavoro dell'UE in questo ambito. 2. Principali priorità e indirizzi politici 2.1. Nel documento sugli indirizzi di massima sono messi a confronto alcuni dati inerenti allo sviluppo economico dell'UE e degli USA negli anni '90. La crescita economica dell'UE è stata di gran lunga inferiore a quella degli Stati Uniti, mentre il tenore di vita medio rimane, dopo un decennio di relativa stagnazione, inferiore del 35 % circa a quello degli USA, malgrado durante lo stesso periodo la produttività del lavoro si sia avvicinata ulteriormente ai livelli statunitensi (cfr. Grafico 1). Stando agli indirizzi di massima, uno dei principali punti di debolezza dell'UE viene dalla stasi degli investimenti, mentre nello stesso periodo gli USA hanno visto raddoppiare gli investimenti reali. Grafico 1: Trend del tenore divita e della produttività del lavoro UE-15 (SPA; USA-100) >PIC FILE= "C_2001139IT.007301.EPS"> Fonte: servizi della Commissione. 2.2. Dall'inizio dell'estate del 1999, tuttavia, per la prima volta nell'arco di un decennio si registra una robusta ripresa economica su ampia scala nell'Unione, ripresa che, in presenza di tassi di cambio interni stabili dopo l'inizio della terza fase dell'Unione economica e monetaria nel gennaio 1999, si tradurrà in un aumento dell'intensità occupazionale a condizione di un tasso annuo di crescita non inflazionistica del 3 % e oltre e del mantenimento della stabilità dei prezzi. In generale si reputa possibile una regressione significativa della disoccupazione purché vi sia un coordinamento e un collegamento efficace tra un adeguato policy mix macroeconomico e una serie di riforme strutturali. 2.3. Detto ciò, il Comitato si compiace che il documento illustri le cinque sfide principali a cui l'Unione dovrà far fronte nei prossimi anni: il ritorno alla piena occupazione, la transizione a un'economia guidata dalla conoscenza, la reazione tempestiva all'invecchiamento della società, il miglioramento della coesione sociale nell'Unione e il proseguimento delle riforme attraverso le quali l'Unione potrà affermarsi ancor meglio in futuro nell'ambito dell'economia globale. Al momento di presentare gli indirizzi di massima la Commissione non poteva certo ancora prevedere che i prezzi dell'energia e del petrolio greggio avrebbero continuato a crescere; le sfide principali restano comunque giuste e raggiungibili, pur con previsioni di crescita leggermente rivedute verso il basso. Da ciò emerge la necessità di ulteriori sforzi coordinati da parte di tutti gli attori dei processi macroeconomici, laddove in linea di massima non dovrebbe essere necessario modificare le strategie fondamentali. 2.4. L'UE e i suoi Stati membri si pongono degli obiettivi quantitativi precisi, i quali fungono da base di riferimento per i progressi futuri: una crescita tendenziale a medio termine del 3 % e oltre, l'aumento del tasso di occupazione dall'attuale 61 % al 70 % entro il 2010 e nello stesso periodo la crescita dell'occupazione femminile dall'attuale 51 % a oltre il 60 %. In alcuni scenari relativi alla crescita del tasso di occupazione la Commissione europea ha confermato che entro il 2010 sarà possibile raggiungere i suddetti obiettivi occupazionali alle condizioni di cui al punto 2.3. Raggiungere tali obiettivi implica una sfida considerevole per le riforme economiche negli Stati membri. Le differenze reali tra i tassi di occupazione sono significative e raggiungono una punta massima di quasi il 50 % (confrontando Spagna e Danimarca). Si pensa che tali disparità dovrebbero dimezzarsi nel prossimo decennio, mentre nel contempo l'occupazione crescerà anche nei paesi che oggi presentano i tassi più elevati. Tabella 1: Occupazione, popolazione attiva e tassi di occupazione fino al 2010 >SPAZIO PER TABELLA> Fonte: Commissione europea, DG "Occupazione", Employment in Europe 2000. 2.4.1. Le incoraggianti previsioni di crescita del PIL europeo, stando alle quali nei prossimi due anni esso supererà il 3 %, costituiranno, assieme al contestuale effetto di slancio dell'Unione, una base necessaria per una ripresa autosostenibile e una crescita durevole e più elevata. In tal modo anche l'Europa tornerà finalmente a considerare con attenzione ciò che aveva quasi dimenticato, e cioè che una crescita economica sostenibile rappresenta un presupposto essenziale per la piena occupazione. Ciò vale in particolare per i grandi contesti economici, come quello dell'Unione economica e monetaria. 2.4.2. Un altro aspetto trascurato in passato è il tasso di investimenti. Oggi esso è pari al 19 % del PIL, dunque nettamente inferiore alla media del 24 % prevalente ai tempi della piena occupazione in Europa agli inizi degli anni '70, e deve diventare un fattore di crescita futura. Un grande mercato interno deve essere in grado, anzitutto, di generare benessere da sé e non già dipendere dai ricavi delle esportazioni nei paesi terzi. Un contributo non trascurabile all'aumento del tasso di investimenti dovrà provenire, oltre che dagli investimenti privati, da quelli pubblici, i quali, stando a una relazione della Commissione del 1998, nell'ultimo decennio hanno registrato un calo considerevole e sono stati responsabili di una mancata crescita economica oscillante tra lo 0,5 e l'1 %. Le decisioni adottate dal Consiglio europeo di Lisbona sulla promozione dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo per la transizione verso l'economia basata sulla conoscenza hanno perciò indicato la strada da percorrere. Molto importante rimarrà in futuro il potenziamento degli investimenti in infrastrutture materiali. 2.4.3. La trasformazione dell'economia europea in un'economia basata sulla conoscenza avrà una funzione trainante ai fini della produttività, della crescita e dell'occupazione. Il potenziamento degli investimenti in risorse umane e in infrastrutture d'informazione e di comunicazione deve procedere di pari passo con una maggiore liberalizzazione e flessibilità dei mercati di beni e servizi. I profili formativi e professionali richiedono un migliore adeguamento e forme innovative di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, con il relativo passaggio dalla vita professionale attiva alla formazione continua e viceversa, affinché le potenzialità dell'economia guidata dalla conoscenza possano concretizzarsi appieno. 2.4.4. Le modifiche osservabili nella piramide delle età della società europea saranno la causa dei problemi che in futuro peseranno sui sistemi pensionistici, problemi che si potranno risolvere con l'abbassamento dell'attuale tasso di disoccupazione, con una politica comunitaria dell'immigrazione controllata che dia risultati tangibili, un incremento del tasso di attività femminile e l'aumento del tasso di occupazione dei lavoratori anziani in età lavorativa. Si potrà in tal modo garantire che i problemi dei sistemi pensionistici non si ripercuotano sui conti pubblici. Il Comitato accoglie pertanto con grande favore l'invito del Consiglio europeo di Lisbona a un maggiore coordinamento tra gli Stati membri circa lo sviluppo futuro della protezione sociale. 2.5. Il completamento del mercato interno, vale a dire di mercati integrati di beni, servizi e capitali su scala europea, appare ineluttabile se si vogliono ottenere gli importanti risultati economici desiderati. Negli ultimi anni il Comitato ha contribuito a rendere decisamente più vicino il raggiungimento di tale obiettivo attraverso i lavori del proprio Osservatorio mercato interno, basati a loro volta su esperienze concrete. Tenuto conto della globalizzazione dell'economia mondiale, tuttavia, non è pensabile un isolamento dell'Unione. Il mercato interno comune viene integrato dalla politica economica estera comune dell'Unione, il cui obiettivo è un'economia mondiale aperta e dotata di un regime commerciale e di investimenti equo e regolamentato nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). 3. Politiche raccomandate 3.1. L'obiettivo principale delle politiche raccomandate in campo economico è quello di trasporre il nuovo obiettivo strategico dell'Unione europea per i prossimi dieci anni, deciso dal Consiglio europeo di Lisbona, nelle politiche concrete dell'Unione europea e degli Stati membri. I capi di Stato e di governo riuniti a Lisbona si erano prefissati di fare dell'Unione "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale"(2). Alla luce di questo obiettivo ambizioso, le politiche raccomandate nel documento rimangono al di sotto delle aspettative del Comitato. Ad esempio, non sempre è dato comprendere come una nuova strategia dell'Unione si accordi a una ripetizione delle politiche raccomandate negli anni precedenti. Né il documento spiega come si riusciranno a ripristinare tassi di investimento elevati in modo duraturo e oltre il 2001. Se gli indirizzi di massima non si pronunciano affatto sugli investimenti privati, le raccomandazioni formulate in merito agli investimenti pubblici non distinguono in alcun modo tra una generica esigenza di risanamento delle finanze pubbliche e la necessità di potenziare la spesa per gli investimenti. Un'ulteriore discrepanza tra il nuovo obiettivo strategico e le politiche raccomandate deriva dalla tendenza a sottovalutare il ruolo della politica monetaria ai fini di una crescita sostenibile e orientata alla stabilità. 3.2. Alla luce delle attuali preoccupazioni relative al tasso di cambio e al valore esterno dell'euro, il Comitato osserva che, tenuto conto della stabilità dei fondamentali dello sviluppo economico europeo e della presenza di un percorso di crescita chiaramente orientato e altrettanto solido, la moneta unica europea appare, nonostante un'elevata stabilità, chiaramente sottovalutata sotto il profilo del valore esterno. Uno sguardo alla storia dei rapporti di cambio tra le monete europee prima della terza fase dell'Unione economica e monetaria, quando cioè esse avevano ancora un carattere autonomo, e il dollaro USA mostra altresì che il problema principale non è tanto la debolezza dell'euro, quanto piuttosto la ragguardevole forza del dollaro. Tale situazione è ascrivibile ai significativi differenziali di crescita e dei tassi di interesse tra Stati Uniti e UE registrati fino al secondo trimestre del 2000. Bisogna esigere pertanto che la Banca centrale europea non si limiti a perseguire l'obiettivo della stabilità, ma contribuisca altresì alla crescita economica dell'Unione. Il Comitato ritiene che in futuro la credibilità della moneta unica dipenderà sempre più dalla misura in cui l'Unione europea riuscirà a esprimere posizioni comuni anche sulle questioni monetarie. 3.3. Il Comitato concorda con l'opinione della Commissione e del Consiglio secondo cui grazie all'attuale ripresa l'economia europea potrà crescere fino a raggiungere un potenziale di crescita sostenibile, più elevato e non inflazionistico. Ciò richiede una politica monetaria che, in ottemperanza al Trattato (art. 105), sia tenuta a garantire la stabilità dei prezzi e la crescita. Portando avanti l'attuale politica di risanamento del bilancio, a breve e medio termine, si contribuirà a migliorare ulteriormente la gestione dell'offerta e della domanda, purché contemporaneamente alla riduzione dei disavanzi di bilancio e del debito pubblico si badi a elevare la qualità delle spese (in termini di investimenti futuri). Il modo più rapido e indolore per pareggiare i bilanci è quello di raggiungere tassi elevati di crescita e di occupazione; portare i bilanci al pareggio non costituisce di per sé un obiettivo valido per ogni circostanza e situazione economica. Gli indirizzi di massima danno atto che in passato le parti sociali si sono comportate in maniera responsabile riguardo alla politica salariale, e il Comitato si aspetta anche per il futuro una politica salariale da contemperare con la stabilità dei prezzi e orientata agli aumenti della produttività. Per il momento non si prevedono effetti di rimbalzo dovuti all'attuale crisi dei prezzi dell'energia. 3.4. Nell'ambito della politica di bilancio è opportuno rispettare in modo coerente gli obiettivi di risanamento fissati nei programmi di stabilità aggiornati degli Stati membri, controllando che le spese pubbliche si spostino in direzione degli investimenti in infrastrutture e in formazione. Ogni nuovo posto di lavoro così creato alleggerisce l'onere per i sistemi di sicurezza sociale. Circa la qualità degli investimenti, bisogna continuare a vigilare affinché essi si orientino alle esigenze legate al passaggio a un'economia basata sulla conoscenza, senza che il divario digitale della società porti a un inasprimento del divario sociale. 3.5. Ai fini di una maggiore qualità e sostenibilità delle finanze pubbliche, il Comitato reputa che i bilanci degli Stati membri sono stati migliorati anche sul fronte delle entrate grazie a una più efficace imposizione fiscale. Nei suoi precedenti pareri il Comitato ha ripetutamente esortato ad affinare la cooperazione in materia di politica fiscale dell'Unione, e ha accolto con favore i primi orientamenti relativi alla lotta alla concorrenza fiscale dannosa tra gli Stati membri. Al riguardo si rendono altresì necessari maggiori e più evidenti progressi, ad esempio riducendo ulteriormente gli ostacoli fiscali ai fini del buon funzionamento del mercato interno. 3.6. Affinché la dinamica salariale possa ripercuotersi favorevolmente sulla stabilità e in linea di principio sull'occupazione, essa dovrebbe orientarsi alla crescita della produttività. Del pari, essa non va considerata alla stregua di una variabile secondaria o subordinata agli altri due ambiti principali della politica macroeconomica (la politica monetaria e quella finanziaria). Nel quadro del nuovo policy mix orientato alla crescita, una politica salariale favorevole alla stabilità e all'occupazione deve ricevere segnali di sostegno da parte della Banca centrale europea e della politica di bilancio. Negli ultimi tempi, però, vi sono sempre più indizi che la politica monetaria, temendo un possibile miglioramento della situazione del mercato del lavoro con effetti inflazionistici, voglia anticipare i tempi assoggettando le parti sociali a una disciplina eccessiva, per quanto niente lasci prevedere, per il prossimo futuro, strozzature inflazionistiche sul fronte dell'offerta del mercato del lavoro. Al riguardo, la strategia comune per l'occupazione dell'Unione ha apportato un contributo di rilievo con i suoi orientamenti per l'occupazione (Processo di Lussemburgo). L'importanza, sottolineata negli indirizzi di massima, della dinamica dei salari reali ai fini di una forte crescita dell'occupazione è certo giusta in linea di principio, ma anche lontana dalla realtà dei fatti nella misura in cui, nell'ambito della politica di fissazione dei salari, le parti sociali possono influire solo sull'andamento dei salari nominali. Nondimeno, uno sguardo al costo unitario reale del lavoro nell'UE mostra anche che nell'ultimo decennio il prezzo relativo del fattore lavoro è arretrato in modo costante e in linea di principio non osta quindi in alcun modo all'aumento dell'occupazione. Tabella 2: Trend della produttività del lavoro >SPAZIO PER TABELLA> Fonte: Servizi della Commissione. Tabella 3: Comparazione dei costi unitari reali del lavoro >SPAZIO PER TABELLA> Percentuale annua ricavata applicando il deflatore del PIL ai costi unitari reali del lavoro. Fonte: Eurostat e DG "ECOFIN" (European Economy, Supplement A, No 10/11-2000). 3.7. Il Comitato si associa fermamente alle raccomandazioni formulate nel documento per lo sviluppo di un'economia guidata dalla conoscenza. Soprattutto la relazione di Cardiff ha illustrato l'ulteriore bisogno di riforme nei mercati dei beni, dei servizi e dei capitali dell'UE. Su questo punto specifico il Comitato si è già espresso a più riprese in passato. Particolare rilevanza presentano per il livello europeo gli sforzi su scala comunitaria per rafforzare la cooperazione nella ricerca e sviluppo al fine di creare uno spazio europeo della ricerca e dell'innovazione. Pertanto, il Comitato accoglie con favore anche il calendario deciso dal Consiglio europeo di Lisbona e sostiene con vigore la procedura di controllo prevista nella relazione integrata sulle strutture, procedura che verrà impiegata per la prima volta nella primavera del 2001. Il passaggio a un'economia basata sulla conoscenza dipende non solo dai progressi nei mercati dei prodotti e dei capitali, ma anche, e in modo determinante, da quanti lo sosterranno e lo realizzeranno. Di conseguenza, bisognerà attribuire maggiore importanza all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita delle tecniche della società dell'informazione. Anche in tale contesto, oltre agli obiettivi qualitativi, in futuro gli obiettivi quantitativi indicati nelle raccomandazioni consentiranno di ricorrere a procedure di valutazione comparativa. Quanto allo sviluppo del capitale umano, si dovrà vigilare maggiormente per evitare che una parte della popolazione europea venga esclusa dai progressi dell'economia basata sulla conoscenza e che ne derivino delle tensioni sociali. A tal fine sarà necessario compiere sforzi particolari per quanto riguarda i lavoratori meno qualificati. 3.8. Le raccomandazioni sull'efficienza dei mercati dei prodotti (beni e servizi) insistono particolarmente sul settore dei servizi, il quale appare meno sviluppato rispetto agli USA e nel cui ambito i progressi registrati finora sono avvenuti a un ritmo insoddisfacente. Il Comitato guarda con interesse alla strategia annunciata per eliminare gli ostacoli nel settore dei servizi e in linea generale si associa alle raccomandazioni formulate. Al riguardo rinvia ai propri pareri e lavori precedenti, specie quelli elaborati nell'ambito dell'Osservatorio del mercato unico. 3.9. Un mercato interno con quindici mercati dei capitali che funzionano in modo indipendente gli uni dagli altri e soggetti a regolamentazioni nazionali differenti appare quasi anacronistico alla luce degli enormi progressi compiuti in relazione ai mercati dei beni. Il Comitato plaude perciò alla richiesta del Consiglio europeo di Lisbona affinché entro il 2005 il piano d'azione per l'integrazione dei mercati finanziari sia portato a totale compimento, sì da completare l'attuazione già in corso dei piani di azione per i servizi finanziari e il capitale di rischio. Per quanto riguarda l'integrazione dei mercati dei fondi pensione bisogna assicurarsi che vi siano regole chiare in materia di trasparenza e tutela tanto degli investitori quanto dei consumatori, come pure un quadro giuridico solido per le attività degli investitori istituzionali. Quanto ai servizi di pagamento transfrontalieri, il Comitato esorta ripetutamente a migliorare le procedure, rendendole più economiche per i consumatori. Nell'ambito del diritto delle imprese e della contabilità si renderanno necessari degli sforzi importanti ai fini di una compilazione uniforme e comparabile dei bilanci delle imprese, sforzi che serviranno anche ad accelerare l'integrazione dei mercati azionari. Al riguardo è necessaria una maggiore cooperazione tra le autorità di regolamentazione e di controllo dei mercati dei capitali UE. 3.10. Il Comitato trova particolarmente apprezzabile che gli indirizzi di massima vertano sulla necessità di uno sviluppo sostenibile nell'UE. L'Unione europea deve compiere la transizione verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile che integri esigenze di tipo ecologico, economico e sociale nell'ambito di un approccio comune. Le basi giuridiche relative all'obiettivo principale di uno sviluppo sostenibile all'interno dell'UE sono state rafforzate dal Trattato di Amsterdam(3). Le raccomandazioni degli indirizzi di massima si fondano su tali basi e rimandano giustamente alla necessità di portare avanti lo sviluppo di fonti energetiche alternative e di disgiungere ulteriormente la crescita economica da un uso delle risorse dannoso per l'ambiente. Al riguardo, l'attuazione del Protocollo di Kyoto firmato dall'UE dovrebbe figurare in primo piano assieme alle misure proposte dagli indirizzi di massima. Al riguardo il Comitato deplora in maniera esplicita il rinvio della conferenza dell'Aia sul clima ed esorta i governi a riprendere quanto prima i negoziati. Nel complesso, in futuro, l'approccio comunitario dovrà assumere maggiore rilevanza nell'ambito dello sviluppo sostenibile. L'attuale dibattito sugli sgravi nella tassazione del prezzo dell'energia e la crescente corsa alle sovvenzioni in molti Stati membri rendono necessaria, dal punto di vista dell'Unione, una direttiva unica sulla tassazione energetica, come era stato proposto dal Commissario Monti nel 1997. 3.11. Le raccomandazioni sul rafforzamento dei mercati dei capitali si orientano in senso positivo alla strategia per la piena occupazione presentata dal Consiglio europeo di Lisbona. Il sistema più semplice per ottenere maggiori e migliori posti di lavoro, garantendo nel contempo una maggiore coesione sociale, è quello di ricorrere al policy mix macroeconomico descritto qui sopra. Il Comitato è dell'avviso che le riforme strutturali, gli investimenti nelle risorse umane, la lotta all'esclusione sociale, una politica controllata dell'immigrazione in Europa che sia associata a misure di integrazione tali da offrire agli immigranti pari opportunità sul mercato del lavoro, come pure la modernizzazione del modello sociale europeo, da un lato, e una crescita economica sostenibile e rafforzata, dall'altro, siano legati da un rapporto d'interdipendenza. Le disparità regionali e settoriali che caratterizzano la disoccupazione nell'Unione europea sono considerevoli, in un momento in cui la disoccupazione totale continua a presentare livelli eccessivamente elevati. La scelta di concentrare il documento sugli orientamenti occupazionali indicati dal processo di Lussemburgo per il rafforzamento dei mercati dei capitali si rivela legittima ed è sostenuta energicamente dal Comitato. Ciò vale in particolare per la lotta alla disoccupazione di lungo periodo, l'aumento del tasso di occupazione delle donne e degli anziani in età lavorativa, la lotta alla disoccupazione giovanile, il passaggio da misure passive a una politica del mercato del lavoro attiva, l'adeguamento dei sistemi impositivi e di sicurezza sociale per un maggiore effetto occupazionale, la promozione dello spirito imprenditoriale e delle piccole e medie imprese, come anche della mobilità, la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro in collaborazione con le parti sociali (Orientamento 14 della proposta relativa a orientamenti per le politiche a favore dell'occupazione per il 2001), oltre che per le pari opportunità tra donne e uomini. Il Comitato reputa inoltre che migliorando il coordinamento fra i tre processi paralleli di Lussemburgo, Cardiff e Colonia e la riunione speciale annua di primavera del Consiglio europeo sulle questioni occupazionali ne risulterebbe un maggiore dinamismo. Bruxelles, 1o marzo 2001. Il Presidente del Comitato economico e sociale Göke Frerichs (1) GU C 14 del 16.1.2001. (2) Conclusioni della Presidenza, Consiglio europeo di Lisbona, 23-24 marzo 2000, punto 5. (3) Gli obiettivi generali di cui all'Art. 2 del Trattato CE prevedono attualmente, oltre all'esigenza di uno "sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche", anche "un elevato livello di protezione dell'ambiente ed il miglioramento della qualità di quest'ultimo". Ai sensi dell'Art. 6, "le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie di cui all'articolo 3, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile".