27.3.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 79/7


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Azioni prioritarie degli enti regionali e locali per prevenire la violenza contro le donne e migliorare l’assistenza alle vittime»

(2010/C 79/02)

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

mette in evidenza che la violenza contro le donne rappresenta un'aggressione alle libertà e ai diritti umani fondamentali e un ostacolo al raggiungimento delle pari opportunità con gli uomini;

2.

ricorda che non si può realizzare la coesione economica e sociale, che è uno dei pilastri principali dell'Unione europea, se la metà della popolazione, per il semplice fatto di essere di sesso femminile, deve superare una serie di ostacoli al suo sviluppo personale e professionale che giungono anche a minacciarne l'incolumità fisica e psichica;

3.

segnala che siamo di fronte a un problema universale, perché questa piaga sociale riguarda tutte le culture, da oriente a occidente. La conferenza mondiale delle donne tenutasi a Pechino nel settembre 1995 ha dichiarato che la violenza contro la donna rappresenta il crimine meglio nascosto e allo stesso tempo più frequente al mondo: «La violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente inuguali tra gli uomini e le donne, che hanno condotto alla dominazione sulle donne e alla discriminazione da parte degli uomini e costituisce un ostacolo al pieno progresso delle donne. La violenza contro le donne nel corso della loro vita deriva essenzialmente da fattori culturali, (…) che perpetuano la condizione di inferiorità riservata alle donne nella famiglia, nel posto di lavoro, nella comunità e nella società»;

4.

riconosce che la progressiva integrazione delle donne nella sfera pubblica nel corso dell'ultimo secolo ha comportato un vantaggio per l'intera società, che si è arricchita grazie al contributo femminile in ambiti quali la cultura, il mondo accademico, la politica, la scienza, l'economia, ecc;

5.

appoggia questo sforzo verso la libertà e il pieno sviluppo femminile e respinge le ideologie e prassi che minacciano le donne e le opprimono. La violenza contro le donne è in contrasto con i principi più elementari di una società democratica;

6.

constata che la violenza contro le donne è presente in tutti gli strati della società, a prescindere dal livello d'istruzione e dall'origine culturale, in tutti gli Stati membri dell'UE;

7.

richiama l'attenzione su questa intollerabile violazione dei diritti e delle libertà sia delle donne che dei minori che subiscono violenza;

8.

mette in evidenza che sia le attività di prevenzione intese a sradicare la violenza contro il sesso femminile sia la lotta contro la violenza e l'indicazione di soluzioni adeguate rappresentano degli obiettivi prioritari per preservare l'incolumità fisica e mentale delle donne, per garantire la parità tra i sessi, nonché per raggiungere un maggior sviluppo economico a livello regionale e locale;

9.

ritiene necessario compiere una valutazione della realtà sociale, per quel che riguarda la parità tra i sessi e usarla come base per mettere a punto misure efficaci nel quadro di una politica sociale adattata alle necessità dei cittadini;

10.

dichiara che la violenza contro le donne ha origine nell'attuale struttura delle nostre società, in cui si perpetuano le disuguaglianze tra i sessi, e per porre fine a tale violenza occorre dare la priorità alle politiche volte a realizzare la vera parità tra donne e uomini. La parità comporta che le donne e gli uomini godano di pari opportunità nel plasmare la società e la propria vita, e presuppone gli stessi diritti e doveri e le medesime opportunità in ogni sfera della vita.

Autonomia regionale e locale e sussidiarietà

11.

rileva che gli enti regionali e locali sono i più prossimi ai cittadini e hanno la capacità di trasmettere valori ed applicare politiche economiche, d'istruzione e sociali alla vita quotidiana. Nei fatti, la Carta europea per la parità tra uomini e donne nella vita locale, redatta dal Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa nel quadro del Quinto programma di azione comunitaria per la parità tra i sessi, riconosce che il consolidamento delle politiche a favore delle pari opportunità può essere raggiunto a livello regionale e locale meglio che a qualsiasi altro livello;

12.

mette in evidenza che gli enti locali che hanno firmato questa Carta riconoscono, in virtù del suo articolo 22, che la violenza di genere costituisce un attacco ai diritti umani fondamentali e si impegnano a mettere in atto politiche e azioni per combatterla;

13.

osserva che le istituzioni dell'Unione europea riconoscono che il successo delle varie misure dipende dalla loro capacità di avvalersi delle prassi e delle risorse che gli enti regionali e locali stanno già utilizzando. Questi enti, che sono i più vicini ai cittadini, appaiono pertanto i più idonei per fungere da canale di trasmissione delle opinioni e delle preoccupazioni della popolazione, per ricercare soluzioni efficienti e per appoggiare e dare impulso alle politiche europee;

14.

ritiene che gli enti regionali e locali detengano una grande responsabilità in relazione a questi temi, e che essi possono anche fare assegnamento su molta esperienza, buone pratiche e programmi rivolti sia alle vittime che agli autori dei reati;

15.

sottolinea l'intervento delle istituzioni europee riconoscendo l'importanza del principio di sussidiarietà e del ruolo che gli enti regionali e locali svolgono in questo campo, e incoraggiando lo sviluppo e il coordinamento delle loro azioni.

Fare progressi nel quadro normativo

16.

mette in rilievo la crescente preoccupazione di diffondere la consapevolezza che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti umani, preoccupazione che si è tradotta in dichiarazioni internazionali e in leggi nazionali;

17.

ritiene interessante lo sviluppo normativo registrato nella lotta per sradicare la violenza contro le donne nei vari Stati ed enti regionali e locali e incoraggia allo scambio di esperienze in materia di legislazione e della sua applicazione. Si sottolinea l'importanza di questo tema e la necessità di disporre di misure legislative atte a estirpare questo fenomeno attraverso la prevenzione e l'assistenza globale alle vittime;

18.

ricorda che uno dei principi fondamentali del diritto comunitario consiste nel raggiungimento delle pari opportunità tra i sessi, come indicato nel dispositivo del Trattato di Amsterdam del 1997 (articoli 2 e 3), in cui si afferma che l'Unione europea ha per obiettivo la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne, un principio che deve essere introdotto in tutte le politiche e in tutti i programmi.

Concetto di violenza nei confronti delle donne

19.

riconosce che esistono molteplici definizioni del concetto «violenza nei confronti delle donne», ma quella più comunemente accettata è quella contenuta nella Dichiarazione sull'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993. Nell'articolo 1 di questa Dichiarazione la violenza contro le donne è definita come qualsiasi atto violento, motivato dall'appartenenza a questo sesso, che causa o potrebbe causare un danno o una sofferenza di natura fisica, sessuale o psicologica per le donne, intendendosi per atto violento anche la minaccia, la coercizione o la privazione della libertà per motivi arbitrari, sia nella vita pubblica che in quella privata. È questa la definizione che si è utilizzata per il presente progetto di parere.

Osservazioni del Comitato delle regioni

20.

ritiene che sradicare la violenza di genere rappresenti uno degli ambiti prioritari d'intervento dell'Unione europea per favorire l'uguaglianza tra i sessi, come il Comitato stesso ha riconosciuto nel suo parere del 6 dicembre 2006 in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010;

21.

osserva che numerosi Stati hanno riconosciuto l'importanza di questo problema sociale e la necessità di darvi soluzioni complete. Il 27 novembre 2006 il Consiglio d'Europa ha lanciato la campagna di lotta alla violenza contro le donne. Tale iniziativa consiste di tre dimensioni: intergovernativa, parlamentare, e regionale/locale; quest'ultima risponde all'esigenza di coinvolgere le amministrazioni più prossime ai cittadini;

22.

nota che anche se le informazioni disponibili su questo problema, non danno un quadro esaustivo del fenomeno questa situazione mette le donne in una posizione di evidente svantaggio quando si tratta di partecipare a pieno titolo alla società;

23.

dà il proprio appoggio alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne attraverso programmi di prevenzione; raccomanda inoltre di adottare i servizi e le pratiche più adeguati per informare i migranti, e in particolare le donne e i minori, sulla possibilità che opportunità di migrazione nascondano finalità fraudolente e rischi di sfruttamento, misure di sensibilizzazione sociale e misure di ascolto e protezione delle vittime;

24.

reputa che, per comprendere questo fenomeno in tutta la sua complessità, la violenza contro le donne debba essere considerata da varie angolazioni e in ciascuna delle sue manifestazioni:

da un lato, occorre una valutazione prettamente giuridica, secondo cui la violenza di genere mina i valori democratici della società e lede i diritti fondamentali delle vittime,

dall'altro, è necessario tener conto del punto di vista sanitario, a causa delle gravi conseguenze per la salute delle donne che subiscono violenza. (La raccomandazione 1582 sulla Violenza domestica contro le donne, adottata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il 27 settembre 2002, mette in evidenza che la violenza domestica rappresenta la prima causa al mondo di morte o d'invalidità permanente per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni. Questo tipo di violenza genera più decessi tra le donne di questo gruppo d'età che il cancro, gli incidenti stradali o i conflitti armati),

da un punto di vista sociale, bisogna garantire alle donne l'accesso ai servizi di sostegno, ad esempio per l'occupazione, gli assegni sociali o la casa,

inoltre si deve tener conto dell'aspetto educativo nella trasmissione di valori da parte degli istituti d'istruzione e di tutti gli attori della socializzazione (la famiglia, i mezzi d'informazione, ecc.);

25.

dà il proprio sostegno alle iniziative e ai progetti che gli enti regionali e locali stanno realizzando per sradicare la violenza contro le donne e appoggia lo scambio di buone prassi;

26.

riconosce che lottare contro la violenza è una condicio sine qua non per creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell'Unione europea, ma le conseguenze della violenza e le misure necessarie per sradicarla hanno un impatto economico e sociale rilevante;

27.

ritiene che la tratta degli esseri umani a scopi sessuali e tutte le altre forme di sfruttamento violino diritti fondamentali della persona. La tratta degli esseri umani costituisce una grave violazione della dignità dell'individuo e del suo diritto di decidere della propria vita e del proprio corpo. La tratta degli esseri umani per scopi sessuali colpisce soprattutto giovani donne e bambine ed è una forma moderna di schiavitù umana che mette a repentaglio i valori europei condivisi e i diritti umani fondamentali e costituisce pertanto un importante ostacolo all’uguaglianza sociale e alla parità tra donne e uomini.

Conseguenze economiche della violenza contro le donne

28.

richiama l'attenzione sui costi economici diretti e indiretti che la violenza di genere comporta per gli enti regionali e locali degli Stati membri. I diversi effetti della violenza sulla vita delle vittime si ripercuotono sul loro percorso professionale e sulla loro salute fisica, psicologia e sociale. Si ripercuotono negativamente anche sulla salute e sul benessere di altri membri della famiglia che assistono a tale violenza contro le donne, in particolare i bambini, e incidono sui costi da sostenere per affrontare le questioni di salute a lungo termine, costi che spesso ricadono sugli enti regionali e locali. A questi costi indiretti, che si traducono nella perdita di beni, servizi e benessere da parte delle vittime, andrebbero aggiunti i costi diretti legati alle risorse specifiche o generali impiegate a causa di questa situazione. Le cifre che ne risultano giustificano i programmi di prevenzione, il cui costo è molto basso se paragonato al costo sociale della violenza;

29.

mette in risalto le conseguenze per tutta la società di questo fenomeno, che deve essere trattato come un problema sociale della massima importanza. La violenza non solo ha un impatto sui singoli, sui gruppi famigliari e sulla comunità, ma ha anche l'effetto di frenare lo sviluppo economico degli Stati;

30.

esprime la sua preoccupazione per i dati riportati nello studio elaborato nel 2006 da Carol Hagemann-White per il Consiglio d'Europa sulle misure adottate dagli Stati membri che ne fanno parte per combattere la violenza contro le donne. Nello studio, si afferma che tra il 12 % e il 15 % delle donne europee di età superiore a 16 anni ha subito, almeno una volta nella vita, abusi nel quadro di una relazione di coppia, a volte persino dopo la fine della relazione;

31.

dà il proprio sostegno alle iniziative denominate «Daphne», avviate nel 1997 nel quadro degli sforzi volti a eliminare la violenza contro le donne nell'Unione europea. Per il periodo 2007-2013 è stato approvato il programma Daphne III, il cui obiettivo è lo sviluppo di programmi per la protezione dei bambini, degli adolescenti e delle donne da qualunque forma di violenza e il raggiungimento di un alto livello di protezione sanitaria e di coesione sociale. Lo stanziamento di bilancio complessivo per questo programma è di 116,85 milioni di euro. Questo programma è anche destinato a incoraggiare l'intervento di reti multidisciplinari e, grazie allo sviluppo dei vari progetti finanziati, si conoscono le necessità e le premesse per l'azione degli enti competenti.

Raccomandazioni del Comitato delle regioni

32.

invita gli enti regionali e locali degli Stati membri a tradurre in pratica la raccomandazione dell'Organizzazione mondiale della sanità, che sottolinea la necessità di «sostenere le ricerche sulle cause, le conseguenze e i costi della violenza contro le donne e sulle misure per una prevenzione efficace», affinché i dati raccolti servano di base per l'azione e la prevenzione e consentano di comprendere meglio l'efficacia degli interventi realizzati;

33.

ribadisce la necessità che tutti gli studi futuri in materia presentino i dati secondo una scomposizione per sesso, età, condizione sociale e altri indicatori di genere, per comprendere la situazione e adattare le diverse strategie e misure economiche e sociali al fine di realizzare una società più egualitaria, con un livello più alto di progresso e un maggiore benessere economico e sociale;

34.

chiede che vengano messi a punto un sistema e delle buone pratiche che consentano la raccolta di dati statistici omogenei e comparabili sulla violenza e sulle politiche in materia di parità tra donne e uomini in tutti gli enti regionali e locali, per fare opera di sensibilizzazione su questo problema e proporre misure efficaci sia sul piano delle decisioni politiche, economiche e di altre decisioni legate a questo problema;

35.

sollecita la realizzazione di uno studio a livello europeo che presenti dati sulla diffusione della violenza contro le donne nelle varie regioni, per comprendere l'ampiezza del problema e formulare proposte d'azione innovative volte a sradicarlo. Gli studi dovranno essere elaborati secondo criteri uniformi che definiscano i concetti e le linee di intervento;

36.

ribadisce la necessità di prestare maggiore attenzione all'istruzione che, assieme alla famiglia, rappresenta l'agente principale della socializzazione dei bambini. È importantissimo lavorare per il principio delle pari opportunità tra donne e uomini e fissare strategie di formazione, prevenzione e sensibilizzazione sul problema della violenza contro le donne a tutti i livelli e in ogni ambito della comunità educativa;

37.

raccomanda la realizzazione di interventi di sensibilizzazione rivolti all'intera cittadinanza, affinché i cittadini smettano di considerare la violenza di genere una questione privata e partecipino alla soluzione di questo problema;

38.

invita a intervenire stigmatizzando i comportamenti aggressivi e discriminatori contro la dignità della donna e dirigendo messaggi specifici a vari settori della società (i giovani, le donne che hanno subito violenza e gli uomini che l'hanno commessa, nonché le persone che non sono direttamente toccate da questo tema), per facilitare il coinvolgimento dell'intera popolazione. Allo stesso modo, si dovrà garantire l'applicazione delle sanzioni comminate agli uomini responsabili di aggressioni contro le donne;

39.

ribadisce la necessità di sradicare dalla società le concezioni della mascolinità e della femminilità che presuppongono una disuguaglianza di potere economico, sociale o politico che vengono diffuse attraverso la pubblicità, i mezzi d'informazione e il materiale educativo, nonché di proporre nuove concezioni alternative più giuste ed egualitarie;

40.

conferma che si sono conseguiti risultati positivi nei paesi che hanno adottato misure per la formazione specializzata dei professionisti che operano nel campo dell'istruzione, in quelli giuridico, medico, psicologico, dei servizi sociali e delle forze di sicurezza allo scopo di individuare precocemente i casi di violenza di genere e prestare un'assistenza più specializzata;

41.

sollecita l'intensificazione delle misure di sicurezza in tutti gli enti regionali e locali per le donne che hanno subito violenza, tramite interventi adeguati come ad esempio il potenziamento delle risorse umane, delle forze di polizia e dei mezzi tecnologici che garantiscono l'incolumità fisica e personale delle vittime;

42.

incoraggia l'importante lavoro svolto dalle ONG impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne a diversi livelli e appoggia una cooperazione attiva con queste ONG, che comprenda anche un sostegno organizzativo e finanziario adeguato;

43.

propone agli enti regionali e locali di adottare misure che garantiscano l'accesso delle vittime alle risorse specializzate, affinché venga offerta un'assistenza completa sia alle donne che alle persone a loro carico offrendo loro immediatamente, nei limiti del possibile, un alloggio provvisorio. Si propone anche di realizzare programmi specifici d'intervento rivolti ai minori, perché anch'essi devono essere considerati vittime della violenza di genere in quanto sono particolarmente esposti a causa della giovane età e della relazione di dipendenza dai genitori;

44.

esorta i responsabili decisionali a livello regionale e locale a tener conto, nella pianificazione e gestione dei luoghi pubblici, della sicurezza delle donne e dei mezzi per prevenire atti violenti in tali luoghi, in particolare in relazione a misure necessarie quali l'illuminazione pubblica, l'organizzazione dei trasporti pubblici e i servizi di taxi, nonché la progettazione e la pianificazione dei parcheggi, degli edifici pubblici e di quelli ad uso abitativo;

45.

sollecita gli enti regionali e locali a coadiuvare gli organi legislativi nel loro sforzo di legiferare in materia di parità tra i sessi affrontando la violenza di genere in modo generale e completo, inquadrandola nel contesto della discriminazione e del principio della parità di trattamento, nonché trattando il tema della violenza contro le donne come un problema strutturale e politico che richiede il forte impegno di tutti i poteri pubblici e dei cittadini;

46.

ricorda l'obbligo che hanno gli enti regionali e locali dell'UE di garantire la parità di trattamento tra donne e uomini in tutti gli ambiti economici, d'istruzione, politici e lavorativi, come previsto dalla direttiva 2006/54/CE, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, nonché dalla direttiva 2004/113/CE, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura. Soltanto gli enti che si mostreranno più rispettosi del principio delle pari opportunità tra i sessi potranno raggiungere livelli più alti di giustizia e di sviluppo economico e sociale;

47.

ribadisce la necessità di favorire lo scambio di buone pratiche tra gli enti regionali e locali per quel che riguarda le campagne di sensibilizzazione, le misure di prevenzione, la formazione dei professionisti dei settori interessati e l'assistenza alle donne che hanno subito violenza;

48.

raccomanda di costituire, là dove non esistono, unità speciali all'interno dei vari corpi della polizia, del sistema sanitario, di quello giudiziario e dei servizi sociali che si occupano dei casi di violenza contro le donne perché possano offrire assistenza specialistica. Inoltre, andrebbe esplorata la possibilità di introdurre servizi di emergenza, come numeri verdi che forniscono assistenza e garantiscono l'anonimato del chiamante, e di utilizzare le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) per fornire consulenza on-line e informazioni sulle procedure di denuncia per le vittime di violenza e/o le persone che devono far fronte a situazioni di violenza o vivono sotto la minaccia di violenza. Questi servizi di assistenza dovrebbero anche agevolare l'accesso all'opportuno esame medico-legale e al trattamento sanitario del caso, nonché al sostegno psicologico e sociale post-traumatico e all'assistenza legale;

49.

suggerisce la diffusione di programmi specifici, studiati secondo criteri qualitativi, volti a modificare il comportamento degli uomini responsabili di aggressioni contro le donne, facilitando lo scambio di informazioni tra le esperienze già avviate per un uso ottimale delle risorse;

50.

chiede alle istituzioni dell'Unione europea e agli organi di governo degli enti regionali e locali degli Stati membri di attuare programmi specifici, studiati secondo criteri qualitativi per l'assistenza e il monitoraggio necessari nei confronti sia delle donne che subiscono o hanno subito violenza di genere che delle persone che da queste dipendono;

51.

esorta gli enti regionali e locali ad utilizzare la definizione del concetto di violenza contro le donne contenuta nella risoluzione 48/104, del 20 dicembre 1993, dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

52.

raccomanda l'applicazione di misure specifiche di assistenza per le donne particolarmente vulnerabili, come le disabili, le immigrate e le donne che vivono in ambienti dove è minore la protezione sociale, come l'ambiente rurale o quello urbano degradato, nonché le donne con esigenze particolari derivanti da problematiche sociali multiple, come le donne affette da problemi di salute mentale e le donne tossicodipendenti;

53.

ritiene che andrebbero adottate misure energiche per combattere la tratta degli esseri umani o altre forme di sfruttamento, che si tratti di sfruttamento sessuale, di rapporti di lavoro con caratteri di sfruttamento (lavoro domestico, ristorazione, assistenza ai bambini, agli anziani e agli ammalati, ecc.), del mercato dei matrimoni organizzati a scopo di lucro e del commercio di organi, e lottare contro le pratiche della mutilazione genitale femminile e dei matrimoni forzati. Vi è ugualmente bisogno di sviluppare e valutare i modelli e i metodi esistenti sul piano nazionale e internazionale per prevenire ed eliminare queste forme di violenza. L'adozione generalizzata di misure per campagne di opinione e di sensibilizzazione è determinante per riuscire a eliminare il problema;

54.

raccomanda l'adozione di misure per sensibilizzare maggiormente, prevenire e fornire assistenza alle donne vittime della mutilazione genitale femminile;

55.

propone la generalizzazione negli enti regionali e locali di programmi d'inserimento sociale e lavorativo per le donne vittime di maltrattamenti o esposte alle violenze, incoraggiando l'assunzione e la crescita professionale di tali lavoratrici ovvero incentivandone le iniziative di lavoro autonomo, tramite progetti per la formazione e l'impiego, in modo da garantire a queste donne l'autonomia e l'indipendenza economica;

56.

esorta gli enti regionali e locali a creare meccanismi di collaborazione e coordinamento interistituzionale in vari ambiti, allo scopo di migliorare l'assistenza, il monitoraggio e il sostegno completi per le donne che hanno subito violenza e a fare in modo che diventi più agevole perseguire gli individui accusati di violenza domestica;

57.

invita tutte le istituzioni che si occupano di violenza contro le donne (polizia, servizi medici e sociali) ad elaborare piani d'azione coordinati a medio e lungo termine per combattere la violenza e garantire la protezione delle vittime. I mezzi di comunicazione possono costituire uno strumento utile di diffusione delle informazioni su questi piani d'azione coordinati e dovrebbero essere utilizzati per una maggiore sensibilizzazione su tali questioni;

58.

sollecita i mezzi d'informazione attivi a tutti i livelli a collaborare alle azioni di sensibilizzazione in modo che sia portato avanti un lavoro di prevenzione e siano messi in atto tutti gli interventi possibili per sradicare la violenza di genere e per promuovere meccanismi che garantiscano un'adeguata diffusione delle informazioni sulla violenza nei confronti delle donne;

59.

raccomanda l'istituzione a livello UE di un Osservatorio sulla violenza contro le donne che funzioni nel quadro dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere creato con il regolamento (CE) n. 1922/2006 e incentivi e coordini le misure adottate in questo campo attraverso un collegamento in rete attivo;

60.

con l'appoggio di tutte le istituzioni europee, il Comitato delle regioni intende promuovere una politica comunitaria basata sul rispetto della libertà e della piena partecipazione civica delle donne a partire dal livello regionale e locale. Gli interventi nel quadro di questa politica verranno realizzati attraverso procedure efficaci volte a prevenire la violenza, dall'ambito educativo a quello sociale, e a migliorare l'assistenza alle vittime con la formazione dei diversi operatori, con una rete di sostegno e protezione sociale e con garanzie di una maggiore sicurezza personale.

Bruxelles, 7 ottobre 2009

Il Presidente del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


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