1.4.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 87/79


Mercoledì 11 marzo 2009
Contributo al Consiglio europeo della primavera 2009: strategia di Lisbona

P6_TA(2009)0120

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2009 sul contributo al Consiglio europeo della primavera 2009 per quanto riguarda la strategia di Lisbona

2010/C 87 E/15

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione, del 16 dicembre 2008, dal titolo «Relazione sull'attuazione del programma comunitario di Lisbona 2008- 2010» (COM(2008)0881) e la raccomandazione della Commissione, del 28 gennaio 2009, su una raccomandazione del Consiglio sull’aggiornamento nel 2009 degli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità e sull’attuazione delle politiche per l’occupazione degli Stati membri (COM(2009)0034),

visti i 27 programmi nazionali di riforma per attuare la strategia di Lisbona presentati dagli Stati membri,

vista la comunicazione della Commissione, del 3 ottobre 2007, dal titolo «L'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione - Contributo della Commissione alla riunione di ottobre dei capi di Stato e di governo» (COM(2007)0581),

vista la comunicazione della Commissione, del 20 novembre 2007, su «Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo» (COM(2007)0724),

vista la Comunicazione della Commissione, del 16 dicembre 2008 sulla dimensione esterna della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione «Relazione sull'accesso ai mercati e definizione di un quadro per una cooperazione internazionale più efficace in materia di regolamentazione» (COM(2008)0874),

vista la comunicazione della Commissione, del 16 dicembre 2008, dal titolo «Un quadro strategico aggiornato per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione» (COM(2008)0865),

vista la comunicazione della Commissione, del 16 dicembre 2008, dal titolo «Nuove competenze per nuovi lavori - Prevedere le esigenze del mercato del lavoro e le competenze professionali e rispondervi» (COM(2008)0868),

vista la comunicazione della Commissione, del 16 dicembre 2008, dal titolo «Politica di coesione: investire nell'economia reale» (COM(2008)0876),

vista la comunicazione della Commissione, del 26 novembre 2008, dal titolo «Un piano europeo di ripresa economica» (COM(2008)0800),

vista la proposta della Commissione, del 16 dicembre 2008, di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1927/2006 che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (COM(2008)0867),

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2000, del 23 e 24 marzo 2001, del 22 e 23 marzo 2005, del 27 e 28 ottobre 2005, del 23 e 24 marzo 2006, dell'8 e 9 marzo 2007 e del 13 e 14 marzo 2008,

vista la sua risoluzione, del 15 novembre 2007, su «L'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione» (1),

vista la sua risoluzione, del 20 febbraio 2008, sugli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (parte: «Indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità»): lanciare il nuovo ciclo (2008-2010) (2),

vista la sua risoluzione, del 18 novembre 2008 sull'UEM @10: successi e sfide di un decennio di Unione economica e monetaria (3),

visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

La crisi finanziaria e le sue ripercussioni economiche e sociali

1.

rileva che la crisi finanziaria globale, nata da squilibri globali a livello macroeconomico e da una crisi creditizia su scala mondiale, ha inflitto seri danni ai sistemi finanziari di tutto il mondo, inclusa l'Unione europea; osserva altresì che la crisi finanziaria globale ha arrecato danni devastanti alla capitalizzazione di borsa in tutto il mondo, che i suoi effetti negativi sulle «economie reali» sono profondi e che, in particolare, le implicazioni per l'occupazione e la situazione sociale sono di ampia portata; sottolinea che i mercati finanziari rivestono un'importanza cruciale per l'economia reale e che una delle priorità ai fini della crescita e dell'occupazione, oltre alla salvaguardia dei posti di lavoro, è quella di riattivare la circolazione dei capitali e di fornire crediti e finanziamenti agli investimenti, il che richiede il ripristino di un clima di fiducia mediante chiari impegni e garanzie dei governi nonché una vigilanza più efficace estesa a tutti i mercati finanziari in una prospettiva globale e normative a sostegno di un'erogazione responsabile di crediti ai mercati;

2.

raccomanda che le misure a breve termine applicate per controbilanciare le immediate conseguenze dirette della crisi e contenere al massimo gli effetti negativi per l'economia reale e i pacchetti normativi per favorire la ripresa siano seguiti da un piano d'azione coordinato breve e a lungo termine che riporti le economie dell'Unione europea sulla via di una crescita stabile e le protegga in futuro da crisi analoghe;

3.

ricorda che nella sua risoluzione del 20 febbraio 2008 sul contributo al Consiglio di primavera 2008 in relazione alla strategia di Lisbona (4), ha già sottolineato «quanto sia importante salvaguardare la stabilità dei mercati finanziari», osservando che «le recenti crisi “subprime” dimostrano la necessità che l'Unione europea metta a punto misure di vigilanza per rafforzare la trasparenza e la stabilità dei mercati finanziari e per proteggere meglio i clienti», chiedendo «una valutazione degli attuali sistemi e strumenti di vigilanza prudenziale in Europa» e insistendo «su una stretta consultazione con il Parlamento, che porti a formulare chiare raccomandazioni su come migliorare la stabilità del sistema finanziario e la sua capacità di fornire finanziamenti a lungo termine sicuri alle imprese europee»;

4.

sottolinea che i mercati finanziari sono e resteranno il fondamento di un'economia sociale di mercato funzionante, che essi hanno la funzione di finanziare l' «economia reale», di apportare efficienza all'allocazione delle risorse e di fornire alle economie i mezzi per prosperare, il che a sua volta ha permesso ai cittadini di migliorare notevolmente il proprio tenore di vita negli ultimi decenni; sottolinea che la piena affidabilità, efficienza e trasparenza dei mercati finanziari sono il presupposto di un'economia europea sana e innovativa, capace di generare crescita e posti di lavoro;

5.

sottolinea che la crisi finanziaria ha creato una situazione in cui la necessità dell'innovazione, in quanto motore dell'economia, non può più essere ignorata; ritiene che sia giunto il momento di creare l'economia dinamica fondata sulla conoscenza che l'Europa si era prefissa di costruire otto anni or sono; allo stesso modo ritiene che sia giunto il momento di creare l'economia più efficiente dal punto di vista energetico che potrà trasformare il mondo e assicurare la prosperità europea e la competitività internazionale nei decenni a venire, nonché di stimolare le industrie innovative, che sono quelle in grado di apportare nuova crescita all'Europa;

6.

riconosce i risultati positivi degli interventi di salvataggio varati per evitare ulteriori danni al sistema fiscale; sollecita tuttavia una nuova architettura finanziaria da realizzare attraverso l'adozione di normative trasparenti ed efficaci, nel migliore interesse dei consumatori, delle imprese e dei lavoratori; sollecita ulteriori proposte legislative ed accordi internazionali in grado di affrontare i problemi fondamentali alla base della crisi, vale a dire l'assunzione di rischi eccessivi, il ricorso alla leva finanziaria e la predilezione per il breve termine; ricorda alla Commissione il suo obbligo di dare seguito alle richieste avanzate dal Parlamento in materia di regolamentazione dei fondi speculativi e dei fondi di investimento privati e si aspetta proposte legislative nel breve periodo;

7.

sottolinea l'urgente necessità di provvedere affinché il settore finanziario, che ha beneficiato del sostegno pubblico, fornisca crediti sufficienti alle aziende, in particolare alle PMI e alle famiglie; insiste affinché i piani di salvataggio prevedano condizioni vincolanti in materia di distribuzione dei dividendi e di condizioni di erogazione di prestiti;

8.

mette in guardia contro il circolo vizioso caratterizzato da un calo degli investimenti e da una diminuzione dei consumi con conseguenti licenziamenti, ridimensionamenti dei piani aziendali e minore innovazione, uno scenario che potrebbe spingere l'Unione europea verso una lunga e profonda recessione; sottolinea al riguardo che una risposta europea coordinata appare cruciale in questo contesto per evitare che la crisi porti a una serie di piani nazionali di stabilità finanziaria e di recupero dell'economia in conflitto tra loro e suscettibili di creare ostilità e costi, compromettendo il mercato unico, la stabilità economica, l'Unione economica e monetaria e il ruolo dell'Unione europea in quanto attore economico globale;

9.

auspica un'azione comune tesa a superare gli effetti della crisi finanziaria sull'economia reale; chiede la definizione di parametri di riferimento per i futuri tassi di occupazione e di crescita, che contribuiscano a determinare le dimensioni e i contenuti del piano europeo di ripresa economica; chiede a tale proposito lo sviluppo, nel quadro del patto di crescita e di stabilità e delle relative norme di flessibilità, di una strategia europea coerente per gli investimenti futuri (ad esempio, in capitale umano qualificato e competente per consentire svolte e sviluppi tecnologici, innovazione, efficienza energetica, infrastrutture sostenibili, tecnologie della comunicazione, interconnessione e servizi, compresi i servizi sanitari, e opportunità per le imprese, nonché per le PMI, di investire in nuovi prodotti e mercati), la salvaguardia dei posti di lavoro e dei redditi e un migliore coordinamento delle politiche economiche e sociali;

10.

ritiene che le energie da fonti rinnovabili, l'efficienza energetica e l'ambiente possano fungere da fulcro strategico per gli interventi di stimolo capaci di creare posti di lavoro «verdi» di elevata qualità e di dare all'industria europea il vantaggio derivante dal suo ruolo di precursore in questo campo rispetto alle altre regioni del mondo che non hanno ancora assunto l'iniziativa in tale ambito;

11.

è del parere che solo una politica che abbini, nel breve periodo, la lotta contro la crescente disoccupazione e povertà alla preparazione, nel lungo periodo, della transizione della nostra economia alla sostenibilità possa apportare una soluzione duratura ispirata alla strategia di sostenibilità concordata a Göteborg, che è stata dichiarata parte integrante della Strategia di Lisbona;

12.

sottolinea che la principale priorità dell'Unione europea deve essere quella di tutelare i suoi cittadini dagli effetti della crisi finanziaria, dal momento che essi sono fortemente colpiti in qualità di lavoratori, membri di una famiglia o imprenditori; è convinto che molti lavoratori e le loro famiglie sono o saranno colpiti dalla crisi, per cui occorre intervenire per contribuire a contenere la perdita di posti di lavoro e aiutare le persone a rientrare rapidamente nel mercato del lavoro anziché subire la disoccupazione strutturale; auspica che il Consiglio europeo di primavera del 2009 convenga su un orientamento chiaro e su misure concrete per tutelare l’occupazione e creare nuove opportunità di lavoro;

13.

ritiene che, fra le ripercussioni della crisi economica, l'aumento della povertà nell'Unione europea sia il problema più preoccupante; reputa indispensabile frenare l'attuale aumento della disoccupazione nell'Unione europea; sottolinea che il modo più efficiente per ridurre e prevenire la povertà è una strategia basata sugli obiettivi della piena occupazione, di posti di lavoro di alta qualità, inclusione sociale, misure atte a incoraggiare l'iniziativa imprenditoriale e attività per accrescere il ruolo delle PMI e gli investimenti; rammenta che qualsiasi strategia che affronti il problema dell'esclusione dal mercato del lavoro deve avere quali punti qualificanti un tenore di vita e un sostegno al reddito adeguati, l'inclusività del mercato del lavoro nonché l'accesso a servizi e a un'istruzione di elevata qualità; ritiene pertanto che l'occupazione vada sostenuta con azioni a favore degli imprenditori, delle PMI e degli investimenti e con iniziative volte ad aiutare i disoccupati a reinserirsi nel mercato del lavoro; considera che occorre accordare particolare priorità alla riqualificazione dei disoccupati, proponendo un'istruzione volta a creare una forza lavoro competente e specializzata; ritiene che il principio della solidarietà sia basilare per la costruzione europea e che occorra mettere a disposizione degli Stati membri finanziamenti comunitari per progetti volti a prevenire la perdita eccessiva di posti di lavoro, a riqualificare i lavoratori e a dare competenze professionali ai lavoratori non specializzati; afferma che il diritto del lavoro va sviluppato per conseguire un più alto grado di flessibilità e sicurezza nel mercato del lavoro e nella ricerca di una nuova occupazione; ritiene che gli strumenti finanziari della Comunità, quali il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, vadano rinnovati in modo da renderne l'intervento più efficiente e tempestivo in relazione alle perdite di posti di lavori in vasti settori dell'economia; plaude alla proposta della Commissione di semplificare i criteri del Fondo sociale europeo e di riorientarne le attività verso i soggetti più vulnerabili;

14.

rileva che le PMI, che sono il fulcro dell'economia dell'Europa, sono particolarmente colpite dall'attuale recessione economica; sottolinea che la stretta creditizia ha colpito soprattutto le PMI, che è il settore dell'economia che più di tutti si affida al capitale circolante a breve termine, di solito assicurato dal credito; osserva che la mancanza di capitali, unita al crollo generalizzato della domanda, costringe le PMI ad arretrare su tutti i fronti; ricorda che le attuali difficoltà delle PMI, che danno il maggiore contributo al PIL e sono il principale datore di lavoro nell'Unione europea, hanno conseguenze di vasta portata per tutta l'Unione e in particolare per le sue regioni più vulnerabili e più colpite; sottolinea inoltre l'importanza di una rapida attuazione dello Small Business Act in generale e in particolare delle disposizioni relative all'erogazione di crediti alle PMI grazie all'azione della Banca europea per gli investimenti (BEI);

15.

sottolinea che un accesso al credito sufficiente, a condizioni ragionevoli e ragionevolmente sicuro è la condizione decisiva per gli investimenti e la crescita; ritiene che nell'attuale clima economico lo Small Business Act e i suoi obiettivi sono oggi più importanti che mai, dato che le PMI hanno potenzialità non sfruttate di crescita economica e di creazione e mantenimento di posti di lavoro e offrono opportunità di leadership politica e di rinnovata fiducia nell'imprenditoria europea;

16.

rileva che, per una crescita sostenuta, l'Europa necessita di una forza lavoro sana, dinamica e competente e che ciò purtroppo risulta compromesso, tra l'altro, a causa della crescita demografica negativa nella maggior parte degli Stati membri; ritiene che le infrastrutture efficienti di custodia dei bambini, secondo quanto concordato dal Consiglio europeo del 15 e 16 marzo 2002, siano un fattore importante per conciliare vita professionale e vita familiare; considera che lo sviluppo di un sistema di custodia dei bambini, basato sulle famiglie, facilita alle donne e agli uomini la partecipazione alla vita lavorativa e la formazione di una famiglia; rileva che l'aumento dell'occupazione femminile non solo genera una crescita dell'economia nel suo insieme ma contribuisce ad alleviare le sfide demografiche che l'Europa deve fronteggiare; ritiene che la solidarietà intergenerazionale vada promossa, per sfruttare maggiormente le potenzialità dell'attuale forza lavoro;

17.

insiste comunque affinché gli Stati membri rinnovino le loro politiche in materia di immigrazione, in modo da attrarre specificamente e in modo mirato immigrati altamente qualificati rispondenti alla domanda del mercato del lavoro europeo, facendo tesoro dell'esperienza maturata in questo campo negli Stati Uniti e prestando attenzione a cooperare con i paesi di provenienza per evitare una «fuga dei cervelli»; ritiene che la politica dell'istruzione dovrebbe essere maggiormente finalizzata ad attrarre studenti e ricercatori stranieri che possano soggiornare nell'Unione europea per periodi di tempo più lunghi (ad esempio, il Programma Erasmus Mundus 2007-2012); ritiene che una delle condizioni fondamentali per realizzare l'economia basata sulla conoscenza più avanzata al mondo sia che gli Stati membri garantiscano e proteggano i diritti fondamentali degli immigrati regolari e permettano loro di apprendere i valori europei e il rispetto per la diversità culturale;

Le esigenze dei cittadini e le necessarie risposte

18.

rileva che, a causa dell'attuale crisi, le istituzioni europee devono perseguire con maggiore urgenza la realizzazione di alcune priorità fondamentali contenute nella strategia di Lisbona: promuovere la competitività regionale e locale e rispettare le regole della concorrenza nonché promuovere le politiche a favore dei consumatori per rendere i mercati più equi ed efficienti e sfruttare i vantaggi del mercato unico, in particolare della direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (5) nonché della rapida adozione e attuazione della proposta della Commissione, del 25 giugno 2008, in vista dell'adozione di un regolamento del Consiglio relativo allo statuto della società privata europea (COM (2008)0396); compiere rapidi progressi nell'attuazione dello Spazio europeo della ricerca e delle proposte nel quadro della «quinta libertà», tendenti a migliorare la libera circolazione della conoscenza e dell'innovazione, stimolando lo scambio di conoscenze nei settori dell'istruzione, della ricerca e dello sviluppo (R&S) e della produzione industriale; introdurre un brevetto comunitario e un sistema giurisdizionale dei brevetti a livello dell'Unione europea che siano convenienti sotto il profilo dei costi e in grado di migliorare notevolmente la competitività delle imprese europee, di facilitarne l'accesso al credito e di stimolarne l'innovazione;

19.

è del parere che l'Unione europea debba perseguire un fine comune fondamentale: creare opportunità occupazionali per impedire la disoccupazione di massa; ritiene che questo obiettivo dovrebbe pertanto determinare le dimensioni e i contenuti del piano europeo di ripresa economica; ritiene che la solidarietà sia indispensabile per far sì che il piano europeo di ripresa economica e gli interventi da esso previsti abbiano il massimo impatto positivo sui mercati del lavoro in Europa; sottolinea la necessità di compiere ulteriori sforzi per sostenere le categorie sociali più vulnerabili;

20.

raccomanda vivamente una politica che incoraggi l'accesso al mercato del lavoro per tutti e promuova l'apprendimento permanente; invita gli Stati membri e le parti sociali a raggiungere accordi innovativi in grado di mantenere l'occupazione; sostiene, tra l'altro, la riduzione degli oneri sociali per i redditi più bassi onde favorire l'occupabilità dei lavoratori meno qualificati e l'introduzione di soluzioni innovative (quali ad esempio buoni per l’acquisto di servizi domestici e di custodia dei bambini, sussidi elevati per le persone appartenenti a categorie vulnerabili), già sperimentate con successo in alcuni Stati membri; auspica, in tale ambito, iniziative per lo scambio delle migliori prassi;

21.

sottolinea l'indispensabile necessità di rafforzare l'efficacia delle norme a tutela dei consumatori per rispondere alle vive attese dei cittadini dell'Unione europea, soprattutto in relazione ai prodotti finanziari; esorta gli Stati membri a varare politiche di supporto per quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria;

22.

sottolinea l'importanza di garantire quanto prima la libera circolazione e la mobilità sul mercato del lavoro, insistendo sulla necessità di garantire parità salariale a parità di lavoro e il pieno rispetto della contrattazione collettiva e del ruolo dei sindacati, incluso il loro diritto all'azione collettiva; sottolinea che l'eliminazione delle barriere alla mobilità nel mercato del lavoro europeo permette una maggiore protezione della forza lavoro europea; rileva che l'Unione europea deve adoperarsi per spiegare ai cittadini i vantaggi di un approccio che abbini in modo efficace ampliamento, integrazione, solidarietà e mobilità professionale;

23.

prende atto che taluni Stati membri hanno introdotto il concetto di salario minimo; propone che altri Stati membri potrebbero beneficiare dallo studio di queste esperienze; chiede agli Stati membri di salvaguardare le condizioni essenziali per la partecipazione sociale ed economica per tutti e, in particolare, di prevedere normative su questioni quali il salario minimo o altre disposizioni giuridiche e generalmente vincolanti o attraverso accordi collettivi conformemente alle tradizioni nazionali, in modo da permettere ai lavoratori a tempo pieno di ottenere dai loro guadagni un tenore di vita decoroso;

24.

ritiene che la crisi finanziaria offra l'opportunità di realizzare le necessarie riforme ponendo l'accento sulla solidità dei fondamentali economici, dagli opportuni investimenti nell'istruzione e nella formazione professionale al miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche e all'instaurazione di un clima che alimenti l'innovazione e favorisca la creazione di posti di lavoro; ritiene che la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro nell'Unione europea dipendano sempre più dall'eccellenza e dall'innovazione, che costituiscono i principali motori della competitività europea;

25.

invita l'Unione europea e i suoi Stati membri ad agire rapidamente per promuovere la crescita e l'occupazione e rafforzare la domanda e la fiducia dei consumatori; giudica essenziale in tale ambito un'iniziativa di crescita «intelligente» incentrata sugli obiettivi di Lisbona, quali investimenti nel «triangolo della conoscenza» (istruzione, ricerca e innovazione), tecnologie verdi, efficienza energetica, infrastrutture sostenibili e tecnologie delle telecomunicazioni; sottolinea gli effetti sinergici di un'iniziativa di questo tipo per la futura competitività, il mercato del lavoro e la tutela dell'ambiente e delle risorse;

26.

sottolinea che gli Stati membri dovrebbero portare avanti le riforme dei mercati del lavoro per creare più posti di lavoro e sistemi educativi che contribuiscano ad elevare il livello delle competenze professionali e ritiene che gli Stati membri dovrebbero altresì proseguire i loro sforzi tesi a promuovere l'aumento della produttività medianti maggiori investimenti nell'istruzione; sottolinea inoltre che per raccogliere le sfide dell'innovazione e della sua diffusione e assicurare l'occupabilità e la flessibilità della forza lavoro si impongono un miglioramento qualitativo dell'istruzione e della formazione nonché un processo di apprendimento permanente; rileva, tuttavia, che in Europa gli attuali investimenti in capitale umano sono ancora palesemente inadeguati per un'economia basata sulla conoscenza;

27.

sottolinea che l'attuale crisi non deve essere utilizzata come pretesto per ritardare il necessario riorientamento della spesa verso investimenti «verdi», ma deve invece essere considerata come un ulteriore incentivo per accelerare l'indispensabile conversione in senso ecologico dell'industria; è convinto che le argomentazioni economiche per lottare contro il cambiamento climatico sono chiare e che ogni ritardo nell'intraprendere le dovute azioni condurrà in ultima analisi a costi maggiori;

28.

invita gli Stati membri a rivedere i propri bilanci e ad investire in progetti di crescita intelligenti, sfruttando appieno il nuovo Patto di stabilità e di crescita;

29.

sottolinea che le economie degli Stati membri sono fortemente interdipendenti; rileva pertanto la necessità, soprattutto in tempi di crisi, di un coordinamento più efficace e di una migliore governance; ritiene che le argomentazioni a favore di una cooperazione rafforzata sono in particolare valide per la zona euro; rinvia in proposito alle raccomandazioni formulate nel quadro della risoluzione sull'UEM@10; si aspetta dalla Commissione orientamenti chiari e forti verso un approccio maggiormente coordinato tra tutti gli Stati membri;

30.

ritiene che abbandonare la lotta contro il cambiamento climatico e sospendere gli investimenti ambientali sarebbe un errore devastante che avrebbe impatti immediati e intergenerazionali;

L'Europa e il suo campo di azione

31.

sottolinea la necessità di rafforzare la dimensione sociale dei piani europei e nazionali di ripresa; chiede alla Commissione di monitorare le ripercussioni sociali della crisi finanziaria, in particolare sull'esclusione sociale, la povertà e le pensioni, e di avanzare proposte in merito, fino al Consiglio europeo di primavera del 2009;

32.

invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che i progetti di finanziamento del Fondo sociale europeo siano principalmente destinati ad attività nel campo della riqualificazione professionale, dell'aumento dell'occupabilità e dell'inclusione sociale, in modo da assorbire le ripercussioni sociali negative della crisi; ricorda che gli interventi dovrebbero concentrarsi sulle persone più distanti dal mercato del lavoro;

33.

rileva che l'Unione europea necessita di un New Deal per l'Europa che affronti la crisi economica, ambientale e sociale; ritiene che la creazione di posti di lavoro nei settori manifatturieri e dell'industria vada integrata da massicci investimenti nei servizi sociali, in particolare l'istruzione e la sanità, creando migliori condizioni di insegnamento per gli allievi e gli studenti, incrementando notevolmente il numero degli insegnanti e migliorando le strutture educative, in quanto si tratta di investimenti che avranno in futuro ricadute positive;

34.

rileva che tale New Deal per gli investimenti dovrebbe puntare a un incremento dell'efficienza e alla sostituzione delle risorse diverse dal petrolio (le materie prime «critiche») che sono verosimilmente destinate al depauperamento nel breve e medio periodo, compromettendo lo sviluppo di determinati settori, come l'industria dell'informazione, della comunicazione e del tempo libero; osserva che secondo recenti studi è possibile realizzare un notevole incremento dell'efficienza per tali materie prime, con conseguente diminuzione degli sprechi, dei costi e della dipendenza da tali risorse;

35.

rileva, in materia di energia, che i combustibili fossili rappresentano la principale fonte energetica di cui l'Europa è attualmente dipendente; considera che, se va ridotta la dipendenza dai combustibili fossili, è altresì indispensabile per l'Europa conseguire la sicurezza energetica; ritiene che ciò significhi diversificare le sue fonti di combustibile fossile, cercando nel contempo di mantenere accessibili i prezzi dell'energia; ritiene che i settori dell'energia degli Stati membri debbano essere liberalizzati per instaurare un'effettiva concorrenza; reputa necessario un miglioramento dell'efficienza energetica attraverso la R&S e la generalizzazione delle migliori prassi; ritiene che, alla luce dell'aumento dei prezzi di petrolio e gas nel lungo periodo, l'Europa debba essere in grado di ridurre la propria «esposizione» in tale settore; reputa altresì di estrema importanza che l'Europa consideri seriamente la possibilità di creare un mercato interno dell'energia, di distribuire la sua energia in modo più efficiente tra gli Stati membri e di ridurre la sua dipendenza energetica dai paesi terzi; ritiene che l'Unione europea debba aumentare la quota di energia rinnovabile per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili; ritiene che occorra intensificare la R&S in questo settore e privilegiare soluzioni locali diversificate per sfruttare in modo ottimale le fonti energetiche rinnovabili disponibili;

36.

prende atto che l'Unione europea è ancora in ritardo rispetto all'economia statunitense in materia di ritmo dell'innovazione; sottolinea che l'innovazione può assicurare una rapida ripresa delle economie europee e dar loro vantaggi comparativi sui mercati mondiali; rileva che in tempi di recessione economica è normale che si operino tagli alla spesa destinata alla ricerca e sviluppo, ma ritiene che questo sia un approccio sbagliato e che occorre fare l'esatto contrario; ritiene che incrementando gli investimenti nella R&S e nell'istruzione si aumenta la produttività e, pertanto, la crescita; chiede che siano realizzati investimenti nella scienza e nella ricerca per centrare l'obiettivo del 3 % del PIL; sottolinea che il bilancio dell'Unione europea deve destinare alla ricerca una quota maggiore di stanziamenti; ritiene che gli Stati membri dovrebbero incrementare, o almeno realizzare, i propri obiettivi in materia di investimenti in R&S, sostenendo gli investimenti in R&S del settore privato attraverso misure fiscali, garanzie di credito, raggruppamenti regionali e centri di eccellenza e mediante qualsiasi altro strumento in grado di contribuire al raggiungimento di tale obiettivo; ritiene che l'istruzione degli adulti e l'apprendimento permanente debbano rappresentare aspetti prioritari delle politiche di qualsiasi livello, in quanto accrescono la produttività fornendo le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro e restare occupabili in un contesto lavorativo altamente competitivo;

37.

sottolinea che, dall'inizio del XXI secolo, gli strumenti della tecnologia e delle telecomunicazioni hanno liberato le forze della globalizzazione in misura inimmaginabile, comportando un «appiattimento» delle comunicazioni e dei mercati del lavoro e contribuendo a un periodo di innovazioni senza precedenti, che ha reso le economie più produttive e collegato fra loro i cittadini del pianeta; è pertanto persuaso che ottimizzando il peso e l'impatto della tecnologia sull'economia e liberalizzando ulteriormente il mercato interno delle telecomunicazioni, dell'energia e della ricerca e in particolare il settore industriale, l'Unione europea possa uscire rafforzata dagli attuali sconvolgimenti economici, accrescere la qualità e l'accessibilità economica della sua assistenza sanitaria, favorire lo sviluppo e la diffusione di energie rispettose del clima, migliorare l'istruzione in tutti i suoi Stati membri e diventare leader mondiale sul piano tecnologico e dell'innovazione tecnologica applicata; rileva che l'economia basata sulla conoscenza postula lo sviluppo di servizi di alta qualità e una strategia per la banda larga in grado di accelerare il potenziamento e l'estensione delle reti; è del parere che la proposta presentata dalla Commissione nel piano europeo di ripresa economica, mirante a raggiungere entro il 2010 la piena copertura del territorio mediante reti di comunicazione a banda larga, sia un necessario passo in avanti che permetterà all'Unione europea di conservare la sua competitività;

38.

chiede che si presti maggiore attenzione al Libro bianco della Commissione del 21 novembre 2001 sulla gioventù (COM(2001)0681) e al Patto europeo per la gioventù del Consiglio europeo, adottato il 22 e 23 marzo 2005, intesi quali strumenti che contribuiscono agli obiettivi di Lisbona; ritiene che la Commissione dovrebbe esaminare e integrare l'impatto sulla gioventù nonché i risultati del dialogo strutturato con le organizzazioni giovanili al momento di elaborare proposte legislative e che gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sulla gioventù in sede di applicazione dei programmi nazionali di riforma di Lisbona e tener conto della gioventù nei rispettivi campi tematici; ritiene che l'aumento della mobilità degli studenti e della qualità dei vari sistemi di insegnamento dovrebbe costituire una priorità nell'ambito della ridefinizione dei principali obiettivi del processo di Bologna oltre l'anno 2010 e che occorra adottare iniziative orizzontali tra vari settori d'intervento; sottolinea che i vari aspetti della mobilità trascendono l'ambito dell'istruzione superiore e riguardano la sfera degli affari sociali, della finanza e delle politiche in materia di immigrazione e di visti, per sviluppare una vero a proprio Spazio europeo per l'istruzione superiore;

39.

giudica essenziali, nel medio termine, una «europeizzazione» della struttura della vigilanza finanziaria, l'efficacia delle regole di concorrenza, un'opportuna regolamentazione e una maggiore trasparenza dei mercati finanziari, per evitare il ripetersi dell'attuale crisi; è del parere che un quadro di vigilanza integrato, completo (esteso a tutti i settori finanziari) e coerente e che proceda da un approccio regolamentare equilibrato nei confronti della propagazione transfrontaliera del rischio finanziario e basato su normative armonizzate, diminuirebbe i costi connessi alla conformità in nel caso di attività che si estendono su più giurisdizioni; invita la Commissione ad avanzare proposte per modificare l'attuale struttura di vigilanza secondo tali principi; chiede agli Stati membri, malgrado le misure di cui a tale paragrafo, di ristabilire a medio termine l'equilibrio delle finanze pubbliche, e li invita pertanto a chiarire in che modo essi intendano raggiungere tale obiettivo;

40.

sostiene la decisione dei paesi europei del G20 tenutosi a fine febbraio a Berlino di adottare misure decisive contro i paradisi fiscali e le giurisdizioni non collaborative concordando quanto prima un pacchetto di sanzioni che dovrà essere approvato al vertice di Londra; raccomanda all'Unione europea di adottare al proprio livello un adeguato quadro legislativo con incentivi adeguati per dissuadere gli attori del mercato dall'operare con tali giurisdizioni; sottolinea l'importanza di una convergenza a livello mondiale per affrontare tale problema;

41.

invita gli Stati membri e l'Unione europea ad adeguare il bilancio dell'Unione europea in vista di consentire l'utilizzo delle risorse finanziarie inutilizzate per sostenere gli obiettivi programmatici dell'Unione europea;

42.

è preoccupato nel constatare che la crisi finanziaria ha effetti sempre più diversi a seconda delle aree geografiche, il che si riflette tra l'altro nell'allargamento del divario fra l'affidabilità creditizia dei vari Stati membri, che è a sua volta responsabile dell'aumento del costo del credito per gli Stati aventi un rating inferiore; chiede lo sviluppo di strumenti finanziari nuovi ed innovativi per mitigare questi effetti e attrarre capitali freschi;

43.

sottolinea che la crisi sta avendo conseguenze estremamente negative sul piano economico e sociale in molti dei nuovi Stati membri e che ne rallenta notevolmente il processo di convergenza con l'UE a 15; teme inoltre che vi saranno ricadute negative sull'euro e sulle economie della zona euro; chiede pertanto misure forti di solidarietà europea, intese a proteggere la zona euro e a rafforzare la coesione interna dell'Unione europea, in particolare per fornire un maggiore sostegno alle economie dell'Europa centrale e orientale, adeguando i fondi strutturali e il Fondo di globalizzazione a tali paesi nonché mediante un sostegno ad hoc da parte della BEI per quanto concerne nuovi strumenti finanziari innovativi; sottolinea l'importanza dell'unità europea nei periodi di crisi economica quando la recessione minaccia anche i valori comuni europei e chiede quindi alla Commissione di agire prestando maggiore attenzione e cura ai nuovi Stati membri;

44.

rileva che gli strumenti di finanziamento europei dovrebbero essere impiegati per sostenere la spesa pubblica; osserva che, per contribuire alla ripresa economica dell'Europa, occorre aumentare il tasso e il ritmo di esecuzione di detti strumenti; ritiene che la politica di coesione dell'Unione europea sia un eccellente strumento di solidarietà territoriale, in particolare nelle sue componenti transfrontaliere; giudica molto positivamente la recente «lisbonizzazione» della politica di coesione; ritiene che le iniziative tese a destinare maggiormente i fondi regionali all'imprenditorialità, la ricerca, l'innovazione, l'occupazione e le nuove competenze professionali renderanno disponibili ingenti risorse a livello locale per migliorare le potenzialità economiche e sostenere le categorie più vulnerabili;

45.

osserva che anche i programmi relativi alla Rete transeuropea di trasporto (RTE-T) e alla Rete transeuropea di energia (RTE-E) devono dare il loro pieno contributo sia al piano europeo di ripresa economica che agli obiettivi della strategia di Lisbona; ritiene che gli apprezzabili sforzi dei coordinatori e l'istituzione dell'Agenzia esecutiva per la Rete transeuropea di trasporto, unitamente alle norme di attuazione per migliorare l'efficienza della co-modalità, si siano tradotti in un numero sostanziale di progetti RTE-T pienamente completati in tutta l'Unione europea e in grado di stimolare la crescita sostenibile e migliorare la mobilità;

46.

prende atto del ruolo fondamentale della BEI in relazione al piano europeo di ripresa economica; si compiace dell'aumento di capitale della BEI deciso dagli Stati membri per erogare più crediti alle PMI; insiste affinché tali crediti siano accessibili alle PMI di tutti gli Stati membri secondo modalità eque e trasparenti; chiede un ulteriore rafforzamento del ruolo della BEI in relazione ai nuovi strumenti finanziari innovativi;

47.

ritiene, in ordine alla governance economica, che l'attuale crisi finanziaria richieda un intervento fermo, coordinato e tempestivo da parte dei governi di tutti gli Stati membri nonché misure normative finalizzate a sostenere i mercati finanziari e a ripristinare la fiducia; ritiene che le nuove misure legislative dovrebbero basarsi sui principi della trasparenza e della responsabilità e che occorra applicare un efficace monitoraggio in modo da salvaguardare i diritti dei consumatori; considera che le nuove normative dovrebbero prevedere disposizioni contro l'eccessivo ricorso alla leva finanziaria e a favore di un aumento delle riserve di capitale per le banche; sottolinea inoltre, a tale proposito, gli attuali problemi in relazione alle regole di valutazione e all'analisi del rischio; ritiene che i controlli debbano andare di pari passo con le innovazioni finanziarie e che l'Europa dovrebbe rafforzare le conoscenze specializzate dei suoi organismi di vigilanza in questo campo; osserva che l'introduzione di più norme non comporta necessariamente un miglioramento della regolamentazione; ritiene che gli Stati membri debbano coordinare le loro iniziative in campo regolamentare; ritiene che occorra salvaguardare i parametri di stabilità e la regolamentazione della vigilanza finanziaria nella zona euro;

48.

ricorda che parte della responsabilità della crisi finanziaria ricade sulle agenzie di rating creditizio; plaude all'invito del Consiglio europeo di accelerare la proposta della Commissione, del 12 novembre 2008, per un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle agenzie di rating del credito (COM(2008)0704), volta a inasprire le norme sulle agenzie di rating;

49.

invita al Commissione a presentare una proposta legislativa che esoneri le cosiddette microimprese dall'ambito di applicazione della quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1978, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del Trattato e relativa ai conti annuali di taluni tipi di società (6);

50.

è persuaso che sia molto urgente rafforzare la regolamentazione globale del settore finanziario, in modo da estenderne il campo di applicazione ben oltre il settore bancario classico, adottare coraggiose misure per l'introduzione di norme vincolanti in materia di vigilanza prudenziale, trasparenza e buone prassi, e prevedere sanzioni per tutti gli Stati e i territori non disposti a cooperare; invita la Commissione a presentare opportune proposte a riguardo e sollecita vivamente il Consiglio a preparare, in sede di negoziati internazionali, il terreno politico per una rapida accettazione di tale approccio; osserva che la stabilità finanziaria globale è un bene collettivo e che la responsabilità della sua salvaguardia ricade sui leader politici;

51.

sollecita il Consiglio a completare, entro marzo 2009, la revisione della direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto (7), prevedendo aliquote ridotte per i servizi ad alta intensità di lavoro e di personale ed altri opportuni provvedimenti atti a stimolare la domanda interna; fa appello in proposito all'azione coordinata e alla solidarietà degli Stati membri, invitandoli a prevedere soluzioni differenziate per le riduzioni settoriali dell'aliquota contemplate nella direttiva IVA, che gli Stati membri sarebbero liberi di applicare o meno a seconda delle rispettive priorità; ritiene che la domanda interna e l'economia dovrebbero essere stimolate da incentivi fiscali mirati, mediante la riduzione dell'imposta sui redditi da capitale e sui prodotti «verdi»; ritiene che la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per i redditi più bassi e l'esenzione da tali contributi per le piccole imprese andrebbe a vantaggio delle imprese e dei consumatori e darebbe nuovo impulso alla domanda;

52.

giudica molto positiva l'iniziativa della Commissione di costituire un Gruppo di alto livello sulla riduzione della burocrazia e chiede che le proposte adottate da tale Gruppo siano realizzate il più presto possibile; sottolinea che la strategia di Lisbona dovrebbe prevedere la riduzione degli oneri normativi che gravano sulle imprese, favorendo nel contempo la produttività e, pertanto, un aumento dei tassi di crescita in tutti i settori; è persuaso che l'Unione europea debba esaminare alternative alla regolamentazione, consultare le parti interessate sui nuovi progetti legislativi e concentrarsi sul rapporto costi-benefici della normazione;

La valutazione della strategia di Lisbona, le prossime tappe e gli scenari futuri

53.

si compiace dei progressi compiuti nel quadro della strategia di Lisbona negli ultimi anni, ma prende atto che sono ancora pendenti varie importanti iniziative legislative che dovrebbero essere adottate in via prioritaria; sottolinea la situazione di squilibrio in merito alla qualità e alla quantità di iniziative nel quadro dei vari orientamenti europei; chiede un approccio più equilibrato per un autentico programma di riforma europeo operante in via sinergica con un opportuna combinazione di politiche; sostiene il rafforzamento della dimensione esterna dell'agenda di riforma europea che porti a standard elevati, a un opportuno quadro normativo e a metodi di lavoro cooperativi che permettano di collaborare con altri soggetti economici internazionali e rispondere alle sfide globali; plaude in tale contesto al lavoro intrapreso da varie direzioni generali della Commissione per sviluppare nuovi indicatori di tipo qualitativo; sollecita il Consiglio ad invitare la Commissione ad utilizzare detti indicatori nelle prossime valutazioni dei PNR e ad integrarli nella sua opera di monitoraggio, delineando così un quadro più fedele e completo dei successi della strategia di Lisbona-Göteborg;

54.

sottolinea che per una maggiore aderenza alla strategia di Lisbona occorrono efficaci pressioni tra pari da parte del Consiglio nel quadro della sorveglianza multilaterale;

55.

sottolinea che il metodo aperto di coordinamento, su cui si poggia la strategia di Lisbona da 9 anni a questa parte, ha mostrato i suoi limiti dinanzi alle nuove sfide interne ed esterne che l'Unione europea deve fronteggiare; insiste pertanto affinché il periodo posteriore alla strategia di Lisbona si fondi su una politica più proattiva e più globale, cioè sull'ammodernamento delle politiche comuni esistenti (commercio, mercato interno e Unione economica e monetaria, ecc.) e su nuove politiche esterne comuni (energia, clima, sviluppo, immigrazione ecc.);

56.

si rammarica che, a un solo anno dal termine previsto per la Strategia di Lisbona, i precisi obiettivi previsti non siano stati realizzati e che nelle aree di intervento i progressi siano inadeguati; è del parere che siano mancati gli sforzi degli Stati membri nell'adottare misure di attuazione per avvicinarsi agli obiettivi della strategia di Lisbona; è convinto che la strategia di Lisbona deve essere vista come un'importante orientamento per politiche proiettate al futuro e finalizzate a un'Unione europea forte, competitiva e generatrice di crescita; ritiene, pertanto, che essa meriti di essere presa con maggiore serietà dagli Stati membri e di essere vista non tanto come un elenco di obiettivi distanti, quanto come piano d'azione per l'ulteriore progresso dell'Unione europea;

57.

propone che le ulteriori riflessioni su un'Agenda «Lisbona plus» (che dovrà iniziare nel 2010) si basino sull'architettura generale della strategia di Lisbona (competitività ed ecologizzazione delle industrie europee, creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, inclusione sociale, sostenibilità), ma sottolinea la necessità di presentare un approccio più omogeneo e solidaristico in grado di rafforzare decisamente la governance della strategia di Lisbona nell'Unione europea; invita la Commissione a effettuare e a presentare, prima della fine del 2009, una valutazione approfondita degli scorsi nove anni della strategia di Lisbona, che illustri le realizzazioni e gli impegni degli Stati membri verso gli obiettivi della Strategia;

58.

invita la Commissione ad esaminare l'opportunità di una strategia post-Lisbona, con nuove finalità ed obiettivi e, in particolare, a valutare la disponibilità degli Stati membri ad attuare un nuovo programma del genere e ad analizzarne la fattibilità; sottolinea la necessità di riorientare gli orientamenti integrati per le politiche in materia di crescita e di occupazione (IPG) alla luce della recessione economica e sollecita il Consiglio a decidere interventi a breve termine per salvaguardare il tasso di occupazione del 2008, investire nella lotta contro il cambiamento climatico e assicurare un reddito sufficiente, in particolare alle categorie sociali più vulnerabili; si attende che la Commissione lanci iniziative e presenti proposte per il conseguimento di tali obiettivi in tempo utile per il Consiglio europeo di primavera nel 2010;

59.

sottolinea che la «lisbonizzazione» della spesa pubblica di tutti gli Stati membri e del bilancio dell'Unione europea deve diventare una realtà, in quanto permetterebbe la generalizzazione della strategia di Lisbona stessa e migliorerebbe radicalmente l'efficacia del processo teso al conseguimento degli obiettivi di crescita e di creazione di posti di lavoro;

60.

rileva che gli strumenti di cui l'Unione europea necessita per favorire il conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona sono essenzialmente la razionalizzazione di tutte le politiche correlate, di tutti i fondi e strumenti finanziari e del bilancio comunitario, in modo da imprimere un'accelerazione a tali interventi e approfondire gli sforzi verso la crescita e la creazione di posti di lavoro; ritiene che nel breve periodo siano necessari incentivi fiscali più forti per favorire un rapido rientro della crisi economica, a condizione che vi sia un riorientamento dei consumi e dei comportamenti privati conforme agli obiettivi della strategia di Lisbona-Göteborg e del pacchetto clima-energia; mette in guardia, a tale riguardo, contro tagli fiscali indiscriminati; ritiene che gli incentivi fiscali debbano essere mirati su obiettivi sociali ed ambientali; ritiene che si possa ricorrere a riduzioni delle aliquote dell'imposta sul valore aggiunto per i servizi ad elevata intensità di manodopera e i servizi forniti a livello locale e che si possano prevedere finanziamenti per iniziative verdi, tra l'altro, nei settori energetico, automobilistico ed settore edile, che sono quelli in cui si registra attualmente un crollo della domanda; ritiene che i consumatori possano, ad esempio, essere incentivati ad acquistare automobili ed abitazioni più ecologiche attraverso esenzioni fiscali;

61.

deplora la tuttora scarsa visibilità della strategia di Lisbona nelle politiche nazionali di molti Stati membri; ritiene che la mobilitazione di tutti i soggetti economici sia fondamentale per garantirne un'attuazione efficace; è in particolare convinto che una maggiore partecipazione delle parti sociali, dei parlamenti nazionali, delle autorità regionali e locali e della società civile migliorerà i risultati della strategia di Lisbona e rafforzerà il dibattito pubblico sulle opportune riforme; ritiene che la mobilitazione di tutte le parti interessate possa essere assicurata mediante una corretta applicazione del principio della governance a più livelli;

62.

deplora ancora una volta che il Parlamento, il Consiglio, la Commissione, il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni non abbiano ancora concordato un calendario e un codice di condotta chiari che garantirebbero una cooperazione adeguata e la piena partecipazione di tutte le istituzioni competenti alle necessarie azioni future previste dal seguito della strategia di Lisbona; a tale proposito, invita il Consiglio e la Commissione a presentare quanto prima le loro proposte per una stretta cooperazione tra le istituzioni competenti dell'Unione europea, in vista dell'imminente revisione degli IPG e per una riflessione sulla prossima agenda di Lisbona II e la sua preparazione;

*

* *

63.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati, al Comitato delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo.


(1)  GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 422.

(2)  Testi approvati, P6_TA(2008)0058.

(3)  Testi approvati, P6_TA(2008)0543.

(4)  Testi approvati, P6_TA(2008)0057.

(5)  GU L 200 dell'8.8.2000, pag. 35.

(6)  GU L 222 del 14.8.1978, pag. 11.

(7)  GU L 347 dell'11.12.2006, pag. 1.


  翻译: