14.7.2015   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 230/82


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa ad un quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro (2014-2020)

COM(2014) 332 final

(2015/C 230/13)

Relatore:

Carlos TRINDADE

La Commissione europea, in data 6 giugno 2014, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

«Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa ad un quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro (2014-2020)»

COM(2014) 332 final.

La sezione specializzata «Occupazione, affari sociali, cittadinanza», incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 20 novembre 2014.

Alla sua 503a sessione plenaria, dei giorni 10 e 11 dicembre 2014 (seduta dell’11 dicembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 189 voti favorevoli, 23 voti contrari e 20 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si rallegra del fatto che l’UE possieda un quadro onnicomprensivo, evoluto sul piano economico e sociale, integrato dalle strategie europee pluriennali che gli Stati membri adattano ai rispettivi contesti nazionali. Ciononostante il Comitato ritiene che esistano difficoltà, lacune e nuove sfide per le quali occorre trovare una soluzione.

1.2.

Il CESE apprezza l’intenzione della Commissione di concentrare la sua attenzione sulla prevenzione, sulla semplificazione delle regole, senza mettere in discussione i livelli di protezione esistenti, e sul corretto adempimento delle stesse. La strategia deve garantire l’equilibrio tra un alto livello di protezione e gli oneri amministrativi delle imprese.

1.3.

Il CESE si rallegra anche per l’attenzione che la Commissione rivolge alle PMI fornendo loro consulenze, informazioni e orientamenti per mezzo delle TIC, oltre che rafforzando il coordinamento dei servizi pubblici a loro sostegno.

1.4.

Il CESE ritiene che si riveleranno indispensabili una migliore formazione degli ispettori del lavoro e un aumento degli effettivi, visto che in quasi la metà degli Stati membri non è stato raggiunto il livello minimo raccomandato dall’OIL (1 ispettore ogni 10  000 lavoratori).

1.5.

Tenuto conto della necessità di stimolare una cultura della prevenzione nei giovani, nei neolaureati, nei tirocinanti e negli apprendisti, il CESE raccomanda alla Commissione di adottare misure affinché questi ricevano informazioni e una formazione adeguata e pratica.

1.6.

Il CESE comprende inoltre il ruolo dell’investimento nella prevenzione ed è pienamente d’accordo sul fatto che gli investimenti non possono essere realizzati soltanto dalle imprese, ma devono essere effettuati anche degli Stati membri. Chiede alle imprese e agli Stati membri di incrementare gli investimenti garantendo la partecipazione dei lavoratori.

1.7.

Il CESE pone l’accento sulle difficoltà osservate nell’UE in rapporto alla disponibilità di dati ed esorta la Commissione a dotarsi urgentemente di statistiche e indicatori che tengano conto in modo particolare del sesso e dell’età del lavoratore. L’elenco delle malattie professionali, compresi gli infortuni che si verificano durante l’orario di lavoro, e le regole per la segnalazione e analisi statistica di questi dati dovranno essere redatte e pubblicate nel quadro dell’UE. Raccomanda che i lavori delle agenzie specializzate siano potenziati e ampiamente divulgati, e che la diffusione delle informazioni e delle buone pratiche contribuisca a rafforzare una cultura della prevenzione. Bisogna studiare più approfonditamente i nuovi rischi e preparare misure adeguate (di natura legislativa o di altro tipo) che siano il risultato di questa analisi.

1.8.

Il CESE ritiene che il coinvolgimento dei lavoratori e di tutte le parti sociali a ogni livello e sul posto di lavoro sia fondamentale per un’attuazione efficace della strategia. Chiede alla Commissione di intensificare le discussioni e le consultazioni che si rivolgono alle parti sociali, e di mettere a punto azioni concertate. Gli Stati membri dovranno promuovere il dialogo sociale e la contrattazione collettiva.

1.9.

Il CESE critica la mancata definizione da parte della Commissione di obiettivi quantificati per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, e raccomanda agli Stati membri di includere tale quantificazione nelle loro strategie nazionali.

2.   L’importanza della salute e della sicurezza sul posto di lavoro

2.1.

L’importanza strategica che la salute e la sicurezza sul posto di lavoro assumono in Europa è sancita dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che tratta esplicitamente questa materia agli artt. 151 e 153, segnatamente allo scopo di realizzare un’armonizzazione delle condizioni di lavoro in una prospettiva di progresso.

2.2.

Sebbene un’indagine condotta recentemente da Eurobarometro riveli che la maggior parte delle persone intervistate è soddisfatta delle condizioni sanitarie e di sicurezza sul posto di lavoro (85 %) e che il 77 % di esse afferma di poter contare su informazioni e/o una formazione in questo campo sul posto di lavoro, la salute e la sicurezza sul posto di lavoro possono essere migliorate nell’UE. La realtà dei fatti è in effetti molto preoccupante: ogni anno nell’UE più di 4  000 lavoratori perdono la vita a causa di infortuni sul lavoro e più di 3 milioni sono vittime di infortuni gravi che portano ad assenze dal lavoro superiori a tre giorni. Un lavoratore su quattro considera che la sua salute e sicurezza siano in pericolo a causa del suo lavoro, oppure che il lavoro abbia ripercussioni essenzialmente negative sulla sua salute. In Germania 460 milioni di giorni di assenza per malattia hanno generato una perdita di produttività stimata attorno al 3,1 % del PIL e nel Regno Unito, nell’esercizio finanziario 2010-2011, il costo netto per lo Stato è stato stimato pari a 2  381 milioni di sterline.

2.3.

Secondo l’OIL, nel 2008 nell’UE sono stati registrati circa 1 60  000 decessi per malattie legate al lavoro e la causa principale di questi decessi è stata il cancro (circa 96  000 casi). Secondo alcune stime, in Europa ogni 3 minuti e mezzo muore una persona a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. Ciononostante, l’Europa rimane all’avanguardia nel campo della salute e della sicurezza sul posto di lavoro.

2.4.

Le spese per la salute e la sicurezza al lavoro devono essere considerate un investimento e non soltanto un costo. Facendo riferimento a stime recenti, la Commissione afferma che «gli investimenti in questo settore sono in grado di generare alti tassi di rendimento, compresi in una fascia fra l’1,29 e il 2,89, con una media pari al 2,2». D’altro canto, si sottolinea che l’assenza di buone condizioni di lavoro è fonte di costi per l’impresa e, infatti, in alcuni paesi i premi assicurativi sono relativamente più bassi per le imprese senza infortuni sul lavoro.

2.5.

Malgrado qualche relativo successo (riguardante il chiarimento delle norme UE oppure il maggior coinvolgimento degli Stati membri) registrato dalla strategia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro per il periodo 2007-2012 (1), non è stato raggiunto l’obiettivo di ridurre l’incidenza delle malattie professionali; inoltre, moltissimo resta ancora da fare nelle PMI, che hanno evidenziato grandi difficoltà nel rispettare le prescrizioni regolamentari a causa dell’esiguità sia delle risorse finanziarie che delle capacità tecniche e umane. Tra gli aspetti negativi spiccano la scarsa prevenzione delle malattie professionali e di quelle legate al lavoro, l’insufficienza dei dati statistici e del monitoraggio, la carente interazione tra salute e sicurezza sul lavoro, da un lato, e l’ambiente e i prodotti chimici, dall’altro, nonché il debole coinvolgimento delle parti sociali. Nei settori in cui esiste il lavoro sommerso e atipico (specialmente in diverse imprese attive nell’agricoltura, nell’industria e nei servizi), il lavoro a distanza, il lavoro autonomo o il lavoro domestico, le conoscenze sulla salute e la sicurezza dei lavoratori sono persino più ridotte.

2.6.

Va sottolineato che la diminuzione degli infortuni sul lavoro registrata negli ultimi anni in Europa potrebbe essere parzialmente dovuta a una flessione dell’occupazione nei settori più esposti ad alti rischi, visto che la maggior parte degli Stati membri ha operato tagli considerevoli nel settore della salute e sicurezza sul posto di lavoro, specialmente nelle attività relative alla legislazione, all’ispezione e alla prevenzione.

2.7.

Il CESE concorda sull’opportunità di precisare le sfide principali cui l’UE è posta di fronte e chiede alla Commissione di elaborare politiche e misure vigorose per affrontarle: una migliore attuazione da parte degli Stati membri di misure efficaci ed efficienti per la prevenzione dei rischi attraverso il potenziamento delle capacità delle PMI, una migliore prevenzione delle malattie professionali attraverso la riduzione dei rischi esistenti, di quelli nuovi e di quelli emergenti e, infine, l’attuazione di una risposta coerente ed efficace ai cambiamenti demografici.

2.8.

Se gli sforzi concertati degli Stati membri da un lato si traducono in una diminuzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro, dall’altro essi proteggono gli investimenti nelle risorse umane, evitando trattamenti sanitari e costi sociali più onerosi e finendo quindi per promuovere una società europea del benessere.

3.   Contesto della strategia europea in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro (2014-2020)

3.1.

Condizioni dignitose di salute e di sicurezza sul lavoro, in linea con la strategia Europa 2020, possono contribuire in misura significativa a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il quadro strategico e i regolamenti dell’Unione costituiscono, assieme alle strategie e norme nazionali, una garanzia a salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori. Il CESE si rammarica per il ritardo con cui questa comunicazione viene pubblicata e per la mancata considerazione delle proposte formulate nel parere adottato all’unanimità dal Comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, che rappresenta in modo tripartito i vari interessi dell’UE.

3.2.

Il CESE nota che la comunicazione della Commissione non prevede di sbloccare la normativa, specialmente quella relativa ai problemi muscolo-scheletrici, né di rivedere la direttiva esistente sulla protezione dei lavoratori contro gli agenti cancerogeni. Il CESE rileva inoltre l’assenza di riferimenti alla creazione di un quadro giuridico relativo all’anticipazione dei cambiamenti, un aspetto su cui il Parlamento europeo si è già soffermato. Il CESE esorta la Commissione a risolvere con urgenza queste situazioni.

3.3.

Il CESE, che a suo tempo si era rallegrato per l’obiettivo fissato dall’UE di ridurre del 25 % gli infortuni sul lavoro (2), non può fare a meno di deplorare l’assenza di una qualsiasi quantificazione di questo obiettivo per il periodo 2014-2020. Il CESE aveva anche criticato la mancanza di un «obiettivo analogo di riduzione delle malattie professionali», un’assenza che ricorre in questa comunicazione e che, per questo motivo, bisogna nuovamente biasimare. Appare fondamentale lo sviluppo di strumenti statistici europei riguardanti gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e l’esposizione ai differenti rischi professionali.

3.4.

Il miglioramento nell’attuazione delle norme e dei regolamenti a livello europeo e nazionale rappresenta una necessità ampiamente riconosciuta delle parti sociali e dalla società. Il CESE considera inderogabile il rafforzamento delle capacità delle microimprese e delle PMI affinché queste attuino misure efficienti ed efficaci di prevenzione dei rischi per adeguarsi alla legislazione. Si tratta di azioni prioritarie che devono essere sostenute da politiche pubbliche fondate su maggiori incentivi, più forte sostegno e più ampia consulenza tecnica personalizzata.

3.5.

Le innovazioni tecnologiche e le nuove forme di organizzazione del lavoro, in particolare i nuovi regimi di lavoro atipico, danno origine a situazioni nuove caratterizzate non solo da sfide inedite, ma anche da nuovi rischi che non sono ancora stati debitamente individuati. L’individuazione di questi rischi e la loro prevenzione, nonché la definizione di malattie professionali nuove e attuali, sono compiti urgenti. È fondamentale e indifferibile trovare una soluzione mediante l’aggiornamento della legislazione esistente oppure l’adozione di una nuova normativa adeguata ai rischi individuati.

3.6.

I progressi realizzati in rapporto all’aspettativa di vita modificano la struttura demografica della popolazione europea e non significano automaticamente un progresso per le aspettative di vita in buone condizioni di salute. Le condizioni di lavoro hanno un peso rilevante sui problemi di salute, che tendono ad aumentare con l’età, specialmente a causa dell’effetto cumulativo di certi rischi professionali. Una migliore prevenzione sin dall’inizio della vita professionale e lungo tutta l’esistenza del lavoratore contribuisce a superare le sfide poste dall’evoluzione demografica. D’altro canto, è importante finanziare la ricerca nazionale ed europea allo scopo di individuare le questioni fondamentali in questo campo.

3.7.

Secondo il CESE, l’insicurezza dei lavoratori e le forme di lavoro atipico sono aumentate nell’UE e la crisi economica ha spinto alcuni Stati e alcune imprese socialmente irresponsabili a ridurre in misura sostanziale le attività connesse alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro. Questa situazione è inaccettabile.

3.8.

D’altro canto, è opportuno sottolineare che alcune imprese, di loro spontanea volontà e al di là degli obblighi di legge, hanno attuato misure e azioni per sostenere lo sviluppo della salute, della sicurezza e del benessere dei loro lavoratori. L’atteggiamento di responsabilità sociale di queste imprese deve essere riconosciuto e sostenuto dalla Commissione e dagli Stati membri nell’ottica di generalizzare una cultura della responsabilità sociale e ambientale nel mondo imprenditoriale di tutta l’Europa.

3.9.

L’UE continua a dover affrontare una stagnazione economica e alti livelli di disoccupazione. La disoccupazione rappresenta un ambito particolare della salute dei lavoratori, visto che in alcuni casi essa si associa a malattie mentali. Anche i lavoratori del mercato del lavoro sommerso sono più esposti ad alti rischi e a infortuni sul lavoro. Il CESE è convinto che, ai fini della realizzazione di investimenti strutturali, il miglioramento delle condizioni di vita, in particolare per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul posto di lavoro, rappresenti un contributo molto importante per una crescita sostenibile, la promozione di un’occupazione di qualità e la coesione sociale.

4.   Osservazioni generali

4.1.

Lo sviluppo del quadro globale in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro e la sua applicazione effettiva in tutta l’Unione europea sono fondamentali per una crescita economica sostenibile. La maggior parte dei partecipanti (93 %) alla consultazione pubblicata lanciata dall’UE (3) ha confermato la necessità di proseguire il coordinamento al livello dell’UE e ha appoggiato l’obiettivo di mantenere un alto livello di conformità ai principi in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro, indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa.

4.2.

Malgrado alcuni miglioramenti realizzati negli ultimi anni in vari Stati membri, soprattutto in rapporto agli infortuni sul lavoro e che possono essere in parte dovuti al calo dell’occupazione, nell’UE non si è generalizzata una cultura della prevenzione, in quanto le PMI mostrano delle difficoltà a livello di risorse e capacità che potranno essere superate soltanto per mezzo di interventi degli enti pubblici nel campo dell’informazione, formazione, assistenza tecnica e consulenza. Questi interventi degli enti pubblici dovranno essere adeguati alle esigenze dei vari settori di attività ed essere mirati in funzione di ciascuno di essi.

4.3.

La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori, a livello dell’impresa e del luogo di lavoro, alla gestione dei rischi professionali è una caratteristica essenziale del dialogo sociale. I sostegni finanziari alle imprese devono essere concessi soltanto a condizione che siano rispettate le norme relative alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro. L’esperienza dei diversi paesi europei mostra l’importanza degli accordi paritetici che consentono di creare forme di rappresentanza a livello regionale o settoriale, oltre a stimolare il dialogo sociale e la prevenzione.

4.4.

L’articolazione tra i diversi servizi pubblici che operano nel campo della salute e della sicurezza è insufficiente. Il CESE rileva una certa inefficacia e/o uno scarso utilizzo dei meccanismi per il coinvolgimento delle parti sociali a tutti i livelli e per la negoziazione e conclusione di accordi settoriali specifici, aspetti questi che è importante migliorare. Una cooperazione più sistematica tra i servizi di sanità pubblica e i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro contribuisce a migliorare la prevenzione, e consente una migliore individuazione delle malattie professionali. Negli Stati membri vanno istituiti degli sportelli unici che agevolino il collegamento tra l’amministrazione pubblica e le PMI.

4.5.

Nel contesto delle difficoltà di bilancio, la maggior parte degli Stati membri ha ridotto la dotazione di risorse umane e finanziarie degli istituti e degli enti che operano nel settore della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, in particolare degli ispettorati del lavoro, le cui attività ispettive, di sostegno e di consulenza alle imprese hanno registrato una sensibile diminuzione. Il CESE chiede con forza di invertire questa tendenza, che è assolutamente inaccettabile, tanto più che sono sorti nuovi e considerevoli rischi e sono peggiorate le condizioni di vita e sicurezza dei lavoratori (rischi psicosociali crescenti dovuti in parte alla disoccupazione e all’insicurezza del posto di lavoro).

4.6.

Gli Stati membri dovranno incentivare e promuovere la negoziazione e contrattazione collettiva, assicurando alle parti sociali un ruolo importante ed effettivo nella definizione e attuazione delle politiche in materia di salute e sicurezza, nonché nella promozione di un ambiente sano e sicuro nei luoghi di lavoro.

4.7.

Il CESE si rammarica per gli scarsi progressi registrati nelle statistiche europee sulla salute e sulla sicurezza, e ribadisce quanto è importante e urgente elaborare definizioni e sistemi di riconoscimento uniformi a livello dell’UE.

4.8.

Il CESE conviene con la Commissione sul principio secondo cui il coinvolgimento delle parti sociali a tutti i livelli assicura efficienza ed efficacia nella definizione e attuazione delle politiche e strategie in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro. In questo campo le strutture europee di dialogo sociale e il Comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro dovranno svolgere un ruolo fondamentale. Le loro proposte, spesso adottate all’unanimità, dovranno essere valorizzate in misura maggiore dalla Commissione nella definizione delle sue priorità.

4.9.

Il CESE esorta la Commissione ad accertarsi rapidamente se la rappresentatività e la conformità al diritto dell’UE siano assicurate negli accordi generali conclusi nel quadro del dialogo sociale, impegnandosi conseguentemente ad adottare le misure necessarie affinché tali accordi siano rispettati.

4.10.

Il CESE raccomanda agli Stati membri di far uso del Fondo sociale europeo e di altri fondi strutturali e d’investimento europei (Fondi SIE) per finanziare le azioni riguardanti la salute e la sicurezza sul posto di lavoro.

4.11.

Il CESE concorda con la Commissione sulla necessità di sfruttare più attivamente le sinergie tra la politica in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro e altri settori di intervento pubblico. Il CESE è fermamente convinto che i progressi realizzati in questo campo negli Stati membri in generale siano ancora molto fragili.

5.   Osservazioni particolari

5.1.   Strategie nazionali, rispetto della legislazione e controllo

5.1.1.

Il CESE appoggia l’orientamento della Commissione secondo cui è necessario che gli Stati membri procedano, di concerto con le parti sociali, a rivedere le strategie nazionali alla luce del nuovo quadro strategico dell’UE. Raccomanda nel frattempo di valutare nel dettaglio l’impatto della precedente strategia nazionale. L’appropriazione della strategia 2014-2020 a livello delle parti sociali dovrà essere considerata essenziale per tutti gli Stati membri, e sarà necessario trovare indici e criteri omogenei che evidenzino in maniera sistematica il grado di questa appropriazione e consentano un monitoraggio e una valutazione costanti.

5.1.2.

Il CESE concorda con la Commissione sulla necessità che gli Stati membri, in collaborazione con l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), creino una banca dati relativa alla salute e sicurezza sul posto di lavoro e si riuniscano periodicamente (almeno due volte l’anno) nel quadro della suddetta agenzia, del Comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (CCSS) e del Comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro (CARIP).

5.1.3.

La fornitura di sostegno finanziario e tecnico alle PMI nell’applicazione negli Stati membri dello strumento interattivo di valutazione dei rischi online (OiRA) e di altri strumenti basati sulle TIC dovrà essere considerata essenziale e dovrà essere mirata ai settori prioritari. Affinché l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro possa svolgere un ruolo determinante, bisognerà potenziarne le risorse finanziarie e umane. Il CESE deplora che negli Stati membri sia stato fatto un uso molto limitato dell’FSE per finanziarie le attività di istruzione e formazione.

5.1.4.

L’individuazione di buone pratiche e di orientamenti specifici, specialmente per le PMI, deve essere adeguata alle condizioni specifiche dei soggetti coinvolti e alla natura delle attività imprenditoriali, e l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro dovrà potenziare la sua azione in questi settori e promuovere una cultura della prevenzione.

5.1.5.

Le ispezioni del lavoro nei locali delle imprese dovranno essere migliorate nei vari Stati membri, specialmente per quel che concerne l’informazione, la consulenza, i rischi emergenti, gli aiuti al rispetto della legislazione, l’individuazione del lavoro sommerso e i modi per scoraggiarlo. Per questo motivo è fondamentale potenziare le risorse e le competenze degli ispettorati del lavoro.

5.1.6.

Il CESE sostiene le azioni di valutazione del programma di scambio/formazione degli ispettori del lavoro e l’adozione di misure tese a rafforzare la cooperazione, tra i servizi degli ispettorati del lavoro, nel quadro del CARIP.

5.1.7.

Il CESE sottoscrive la posizione del CARIP secondo cui i temi legati alla salute e alla sicurezza sono una delle priorità strategiche dell’UE, specialmente i problemi muscolo-scheletrici, le malattie con un tempo di latenza lungo (i tumori professionali e le malattie croniche come le malattie polmonari di origine professionale), una corretta applicazione del regolamento sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (regolamento REACH), nonché i rischi psicosociali connessi al lavoro (4). Nel quadro delle PMI, è importante migliorare le competenze in materia di salute e sicurezza, aumentare la conformità ai requisiti, fornire informazioni e orientamenti accessibili e aggiornati, nonché operare affinché le grandi imprese si facciano carico delle loro responsabilità per quel che concerne il miglioramento dei risultati in questo campo delle PMI con cui esse interagiscono.

5.2.   Semplificazione della legislazione

5.2.1.

Secondo il CESE un’eventuale semplificazione della legislazione vigente non può in alcun modo mettere in discussione gli attuali livelli e il miglioramento costante delle condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro dei lavoratori europei. La consultazione pubblica dell’UE mette in luce divergenze tra le parti sociali in merito alla semplificazione della legislazione vigente per quanto concerne l’introduzione di un nuovo strumento politico europeo: il 73,4 % delle organizzazioni dei lavoratori si sono dichiarate contrarie a questa semplificazione, mentre soltanto il 4,3 % delle organizzazioni dei datori di lavoro hanno manifestato la loro opposizione al riguardo (5). Del numero totale di partecipanti (523), il 40,5 % appoggia la semplificazione, il 46,1 % è dell’avviso contrario e il 13,4 % non ha espresso alcuna opinione in merito. In ogni caso, il CESE ritiene che sarà possibile ridurre alcuni oneri amministrativi per le imprese, ma senza mai mettere in discussione le condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori.

5.2.2.

È da sottolineare che, secondo l’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER), i motivi più importanti che spingono ad affrontare la questione della salute e della sicurezza sul posto di lavoro all’interno delle imprese sono il «rispetto degli obblighi di legge» (90 %), la «pressione dei lavoratori» (76 %) e la «pressione degli ispettorati del lavoro» (60 %), e tutti questi elementi di stimolo sono soggetti a forti pressioni. D’altro canto, questa indagine mostra che soltanto il 37 % delle imprese che non effettuano periodicamente dei controlli sulla sicurezza ha indicato quale motivo del mancato adempimento «obblighi giuridici molto complessi».

5.2.3.

Il CESE raccomanda che l’individuazione delle eventuali semplificazioni e/o riduzioni degli oneri amministrativi superflui per le imprese, conseguente all’esame previsto dalla legislazione vigente, sia il risultato di un ampio dibattito e della partecipazione delle parti sociali e la negoziazione con esse a tutti i livelli. Il CESE richiama l’attenzione sull’articolo 153 del trattato, in base al quale la legislazione europea stabilisce le condizioni minime e autorizza gli Stati membri a mantenere o adottare norme che assicurino una protezione migliore dei lavoratori. Questo contribuisce al «miglioramento nel progresso» e permette di anticipare le iniziative europee, come dimostrato dal divieto di utilizzare l’amianto che molti Stati membri hanno introdotto prima che una decisione simile fosse adottata dalla Commissione.

5.3.   Rischi nuovi ed emergenti

5.3.1.

È forte l’esigenza di approfondire le conoscenze scientifiche sui nuovi rischi per prevenire le malattie professionali e quelle connesse al lavoro, e i relativi sforzi devono essere concentrati a livello dell’UE. Un maggiore intervento/coordinamento delle varie istituzioni europee e nazionali è essenziale per trovare forme adeguate e definire strategie e misure legislative volte ad affrontare i nuovi rischi e quelli emergenti. Considerate le istituzioni esistenti, il CESE non vede la necessità di creare un nuovo organo scientifico indipendente di consultazione.

5.3.2.

Il CESE ha fatto sistematicamente riferimento alla necessità di assicurare un miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza di alcune categorie specifiche di lavoratori (i giovani, le donne, i lavoratori più anziani, i migranti, i lavoratori con contratti di lavoro atipico e i lavoratori disabili) e di affrontare i nuovi problemi derivanti da cambiamenti nell’organizzazione del lavoro (specialmente, lo stress e le malattie mentali sul lavoro). Si tratta di temi la cui importanza è ampiamente riconosciuta dagli Stati membri, dalle parti sociali e dalla società in generale. Il CESE ritiene che occorra affrontare questi problemi, che sono in aumento e comportano costi economici e sociali. Va sottolineato che la prospettiva di genere consente di collegare le politiche relative alla salute sul posto di lavoro ai progressi nel campo della parità.

5.4.   Dati statistici

5.4.1.

La grave carenza di dati statistici affidabili, aggiornati e comparabili a livello europeo rappresenta una delle questioni più pressanti in rapporto alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro. Bisogna risolvere questa deplorevole situazione, che incomprensibilmente si trascina da anni. Il CESE appoggia le azioni della Commissione volte a superare queste difficoltà a cui la Commissione e gli Stati membri devono assegnare la massima priorità. Qualora ne abbiano l’intenzione, gli Stati membri hanno la facoltà di sviluppare anche statistiche più dettagliate e adattate ai loro contesti nazionali. La cooperazione con l’OMS nel quadro dell’ampliamento dell’insieme dei dati relativi alla classificazione internazionale delle malattie (ICD-10) potrà rendere possibile l’utilizzo delle banche dati sull’assistenza sanitaria, e questo permetterà una raccolta dei dati più rapida ed efficace.

5.4.2.

Il CESE deplora che non vengano più elaborate statistiche europee sulle malattie professionali e chiede con forza che siano riprese le ricerche statistiche sulle esposizioni ad agenti cancerogeni per motivi professionali, come è stato realizzato con il progetto CAREX negli anni ‘90. Il CESE valuta positivamente i recenti sforzi della Commissione tesi alla creazione di una banca dati e allo sviluppo di un modello per stimare le esposizioni, per motivi professionali, a prodotti chimici pericolosi negli Stati membri dell’UE e nei paesi EFTA/SEE (progetto HAZCHEM).

5.5.   Cooperazione con istituzioni internazionali

5.5.1.

Il CESE ritiene che il potenziamento della cooperazione con organizzazioni internazionali quali l’OIL, l’OMS e l’OCSE debba avere la priorità, allo scopo di ridurre gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in tutto il mondo.

5.5.2.

Bisogna prestare un’attenzione particolare alle carenze in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro nelle catene di approvvigionamento a livello mondiale, per così contribuire a una maggiore sicurezza dell’ambiente di lavoro non soltanto in Europa ma in tutti i continenti. Occorre prendere in considerazione l’inserimento di questa materia negli accordi conclusi dall’UE, per assicurarsi che i partner dell’Unione rispettino le convenzioni e raccomandazioni dell’OIL. Il CESE richiama l’attenzione sui propri precedenti pareri e chiede alla Commissione di adottare una posizione precisa affinché l’utilizzo dell’amianto sia vietato a livello mondiale.

5.5.3.

Il CESE raccomanda agli Stati membri di applicare le norme e convenzioni internazionali pertinenti, e alla Commissione di elaborare relazioni periodiche sul loro rispetto effettivo da parte degli Stati membri.

Bruxelles, 11 dicembre 2014

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  Tra il 2007 e il 2011 nell’UE è stata registrata una riduzione del 27,9 % del tasso d’incidenza degli infortuni sul lavoro che comportano assenze superiori a tre giorni.

(2)  Cfr. GU C 224 del 30.8.2008, pagg. 88-94.

(3)  Public consultation on the new EU occupational safety and health policy framework (Consultazione pubblica sul nuovo quadro strategico dell’UE per la salute e la sicurezza sul posto di lavoro), Occupazione, affari sociali e inclusione, giugno 2014.

(4)  Priorités stratégiques de l’UE, 2013-2020 (Priorità strategiche dell’UE 2013-2020), Doc. 2091_FR, febbraio 2012.

(5)  Public consultation on the new EU occupational safety and health policy framework (Consultazione pubblica sul nuovo quadro strategico dell’UE per la salute e la sicurezza sul posto di lavoro), giugno 2014.


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

I seguenti emendamenti sono stati respinti, ma hanno ottenuto almeno un quarto dei voti espressi:

Punto 1.8

Modificare come segue:

 

“Il CESE ritiene che il coinvolgimento dei lavoratori e di tutte le parti sociali a ogni livello e sul posto di lavoro sia fondamentale per un’attuazione efficace della strategia. Chiede alla Commissione di intensificare le discussioni e le consultazioni che si rivolgono alle parti sociali, e di mettere a punto azioni concertate. Gli Stati membri dovranno promuovere incoraggiare il dialogo sociale sui temi legati alla salute e alla sicurezza tra i datori di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori e la contrattazione collettiva.”

Esito della votazione

Voti contrari

:

143

Voti favorevoli

:

66

Astensioni

:

17

Punto 3.2

Modificare come segue:

 

«Il CESE nota che la comunicazione della Commissione non prevede di sbloccare la normativa, specialmente quella relativa ai problemi muscolo-scheletrici, né di rivedere la direttiva esistente sulla protezione dei lavoratori contro gli agenti cancerogeni. Il CESE rileva inoltre l’assenza di riferimenti alla creazione di un quadro giuridico relativo all’anticipazione dei cambiamenti, un aspetto su cui il Parlamento europeo si è già soffermato. Il CESE esorta la Commissione a risolvere con urgenza queste situazioni.

Esito della votazione

Voti contrari

:

141

Voti favorevoli

:

60

Astensioni

:

13

Punto 3.5

Modificare come segue:

 

“Le innovazioni tecnologiche e le nuove forme di organizzazione del lavoro, in particolare i nuovi regimi di lavoro atipico, danno origine a situazioni nuove caratterizzate non solo da sfide inedite, ma talvolta dall'insorgere di rischi, anche di nuovo tipo, che non sono ancora stati debitamente individuati. L’individuazione di questi rischi e la loro prevenzione, nonché la definizione di malattie professionali nuove e attuali, sono compiti urgenti. È fondamentale e indifferibile trovare una soluzione mediante l’aggiornamento della aggiornando la legislazione esistente oppure l’adozione di adottando una nuova normativa adeguata ai rischi individuati.”

Esito della votazione

Voti contrari

:

140

Voti favorevoli

:

77

Astensioni

:

10

Punto 3.9

Modificare come segue:

 

“L’UE continua a dover affrontare una stagnazione economica e alti livelli di disoccupazione. La disoccupazione rappresenta un ambito particolare della salute dei lavoratori, visto che in alcuni casi essa si associa a malattie mentali. Anche i lavoratori del mercato del lavoro sommerso possono talvolta essere sono più esposti ad alti rischi e a infortuni sul lavoro. Il CESE è convinto che, ai fini della realizzazione di investimenti strutturali, il miglioramento delle condizioni di vita, in particolare per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul posto di lavoro, rappresenti un contributo molto importante per una crescita sostenibile, la promozione di un’occupazione di qualità e la coesione sociale.”

Esito della votazione

Voti contrari

:

145

Voti favorevoli

:

62

Astensioni

:

10

Punto 4.6

Modificare come segue:

 

“Gli Stati membri dovranno incentivare e promuovere il dialogo sociale tra i datori di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori, la negoziazione e contrattazione collettiva, assicurando alle parti sociali un ruolo importante ed effettivo nella definizione e attuazione delle politiche in materia di salute e sicurezza, nonché nella promozione di un ambiente sano e sicuro nei luoghi di lavoro.”

Esito della votazione

Voti contrari

:

141

Voti favorevoli

:

66

Astensioni

:

17


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