14.7.2015   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 230/59


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Ricerca e innovazione come fattori di rilancio della crescita»

COM(2014) 339 final — SWD(2014) 181 final

(2015/C 230/09)

Relatore:

Gerd WOLF

La Commissione europea, in data 10 giugno 2014, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

“Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Ricerca e innovazione come fattori di rilancio della crescita”

COM(2014) 339 final — SWD(2014) 181 final.

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 19 novembre 2014.

Alla sua 503a sessione plenaria, dei giorni 10 e 11 dicembre 2014 (seduta dell’11 dicembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato all’unanimità il seguente parere.

1.   Sintesi e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo sostiene con decisione l’obiettivo indicato dalla Commissione e le misure proposte per raggiungerlo. Osserva tuttavia che la loro attuazione rientra innanzitutto nel campo delle competenze e delle responsabilità degli Stati membri.

1.2.

Tenendo conto dell’influenza limitata della Commissione nei confronti delle politiche degli Stati membri in questo settore, il Comitato fa appello alla buona volontà, all’atteggiamento costruttivo e alla capacità decisionale di tutte le parti coinvolte, affinché diano la priorità a questo urgente ma difficile compito e lo portino al successo con tenacia e senza ulteriori meccanismi burocratici.

1.3.

A giudizio del Comitato i compiti prioritari sono i seguenti:

costruire e rafforzare ulteriormente capacità di ricerca e sviluppo e centri di innovazione di eccellenza; fare riferimento, in tale contesto, agli esempi di maggior successo. Adeguare a tale finalità l’insegnamento, l’attrezzatura e il coinvolgimento delle università,

promuovere, in modo sufficiente e sostenibile, la ricerca di base in quanto terreno di coltura per le innovazioni future,

orientare l’atteggiamento della società verso la promozione, l’accettazione e l’incentivazione delle innovazioni; individuare, valutare e, se del caso, ridurre o eliminare del tutto gli ostacoli amministrativi, economici e sociali che si frappongono,

promuovere e tutelare adeguatamente le piccole e medie imprese, le imprese di nuova creazione e le imprese dell’economia sociale, in quanto pilastro principale di qualsiasi efficace politica di innovazione,

completare lo spazio europeo della ricerca e dell’innovazione,

creare un mercato del lavoro europeo attraente e stabile per i ricercatori ed eliminare finalmente in maniera efficace gli specifici svantaggi sociali.

1.4.

Per una trattazione dettagliata il Comitato rinvia ai capitoli che seguono.

2.   Sintesi (assai concisa) della comunicazione della Commissione

2.1.

La comunicazione si ripromette di aumentare sensibilmente il potenziale della ricerca e dell’innovazione, ossia del motore indispensabile per il rilancio della crescita. Ciò dovrebbe essere possibile grazie ad una migliore qualità degli investimenti necessari ai fini del consolidamento del bilancio, i quali vanno effettuati nel quadro delle strategie degli Stati membri per la crescita.

2.2.

La Commissione propone:

i)

conformemente al piano di consolidamento di bilancio favorevole alla crescita, gli Stati membri devono attribuire la priorità alla spesa rivolta a sostenere la crescita, in particolare a quella destinata alla ricerca e all’innovazione,

ii)

i suddetti investimenti devono procedere di pari passo con riforme volte a migliorare la qualità, l’efficienza e l’incidenza della spesa pubblica destinata a ricerca e innovazione, nonché ad accrescere gli investimenti delle imprese in tali attività;

iii)

in tali interventi gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sui tre assi principali di riforma:

qualità del processo di elaborazione della strategia e di definizione delle politiche,

qualità dei programmi e meccanismi di finanziamento,

qualità delle istituzioni che operano nella ricerca e nell’innovazione.

2.3.

In tal modo, la Commissione intende sostenere gli Stati membri e attingere alle esperienze acquisite con l’iniziativa faro (1) Unione dell’innovazione e con lo spazio europeo della ricerca.

2.4.

È inoltre essenziale rafforzare l’ecosistema dell’innovazione in senso ampio e instaurare a tal fine condizioni generali idonee per le aziende europee.

2.5.

A partire dal varo dell’Unione dell’innovazione sono stati compiuti importanti progressi. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi allo scopo di:

approfondire il mercato interno,

agevolare e diversificare l’accesso ai finanziamenti,

consolidare la capacità di innovazione del settore pubblico,

creare posti di lavoro resilienti in settori ad alta intensità di conoscenza,

sviluppare una base di risorse umane dotate di competenze in materia di innovazione,

promuovere la ricerca di frontiera,

rafforzare la dimensione esterna della politica in materia di ricerca e innovazione,

radicare più profondamente la scienza e l’innovazione nella società.

2.6.

La Commissione invita il Consiglio ad avviare discussioni sul suddetto argomento in linea con la comunicazione e con le sue proposte.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Intrecciandosi col processo storico dell’Illuminismo (2), la ricerca e l’innovazione hanno in un breve arco di tempo offerto all’umanità la più grande crescita in termini di conoscenza, salute, capacità tecniche e benessere che sia mai stata realizzata. Esse costituiscono il motore della crescita economica ulteriore e del progresso sociale.

3.2.

Anche gli Stati extraeuropei hanno riconosciuto tale situazione, ed è per questo che la competizione globale nel campo della scienza e dell’innovazione diviene sempre più intensa. Nel frattempo sono sorti, anche e soprattutto in Asia, importanti centri scientifico-tecnologici, e sono cresciuti in modo molto dinamico gli investimenti in ricerca e la capacità di innovazione.

3.3.

Il Comitato sostiene decisamente l’obiettivo indicato nella comunicazione della Commissione e le misure proposte per realizzarlo; ritiene infatti che corrispondano alle raccomandazioni che esso ha più volte formulato (3).

3.4.

Ne consegue che l’attuazione delle misure proposte e le risorse disponibili a tal fine acquisiscono un’urgenza ancora maggiore. Come osserva la Commissione, i problemi che si presentano e le relative soluzioni rientrano principalmente nella competenza degli Stati membri.

3.5.

Per contribuire finanziariamente in maniera mirata alle politiche di ricerca e innovazione degli Stati membri, la Commissione dispone innanzitutto delle risorse finanziarie del programma Orizzonte 2020. Come il Comitato ha più volte segnalato, l’effetto leva prodotto da tali risorse è alquanto debole.

3.6.

Il Comitato fa dunque appello alla buona volontà, all’atteggiamento costruttivo e alla capacità decisionale di tutte le parti in causa, affinché diano la priorità a questo urgente compito e lo portino al successo in maniera graduale, tenace e senza meccanismi burocratici aggiuntivi.

3.7.

A tal fine è indispensabile far avanzare tutti gli Stati membri dell’Unione europea. In particolare occorre costruire e rafforzare capacità di ricerca e sviluppo e centri di innovazione moderni e di eccellenza in tutti gli Stati membri e specialmente in quelli meno avanzati in questo settore, e adeguare a tale obiettivo l’insegnamento e l’equipaggiamento delle università. L’Europa ha bisogno di università di livello mondiale, pertanto occorre sostenere in via prioritaria le università e i centri di ricerca in quanto fonti di persone e di idee innovative.

3.8.

Ciò richiede innanzitutto che vengano eseguite opportune riforme strutturali (compresa un valutazione internazionale della qualità) e che vengano stanziate e destinate in maniera mirata a tale compito risorse dei fondi strutturali e del Fondo di coesione dell’UE; spetta alla Commissione spingere in questo senso e assicurare il seguito opportuno. Ciò permetterebbe di attivare sinergie e di ridurre il divario di innovazione presente in Europa.

3.9.

Là dove manca un sistema scientifico e della ricerca moderno e di successo, occorre crearlo grazie allo scambio di esperienze e al processo di apprendimento delle buone pratiche. A tal fine è necessario ricorrere a prestatori di servizi di elevata competenza ed esperienza, ai quali occorre concedere e mettere a disposizione discrezionalità, libertà di manovra e una dotazione di risorse sufficiente e affidabile. In tale contesto può svolgere un utile ruolo anche il progetto di partenariato denominato Twinning for Excellence (gemellaggio per l’eccellenza), nel cui quadro assumono un ruolo di partner i cluster di eccellenza già esistenti.

3.9.1.

Il Comitato mette tuttavia in guardia da un eccesso di uniformazione e dalla conseguente perdita di concorrenza sistemica, poiché quest’ultima rappresenta il necessario terreno di coltura per le innovazioni future: pertanto, avverte anche di non stabilire criteri di valutazione eccessivamente formali. Al contrario, la valutazione internazionale tra pari costituisce la migliore misura disponibile, di carattere irrinunciabile, per valutare e garantire in tutta Europa la necessaria qualità delle attività di ricerca e sviluppo nonostante le possibili lacune nella capacità di valutare le idee rivoluzionarie.

3.10.

A volte però il periodo che intercorre tra gli investimenti destinati ad attività di ricerca e di innovazione e il successo delle innovazioni realizzate è estremamente lungo, e risulta pertanto particolarmente difficile prevedere e valutare la connessione tra causa ed effetto.

3.11.

Nondimeno si è evidenziato già da tempo che il vigore economico e il benessere di uno Stato, nella misura in cui non derivano in modo precipuo dalla disponibilità di materie prime, sono particolarmente legati agli investimenti in attività di ricerca e innovazione e alla capacità innovativa che ne risulta.

3.12.

In tale contesto, l’Europa ha bisogno di uno spazio comune della ricerca efficace, aperto, in grado di attrarre i migliori talenti da tutto il mondo e che orienti la propria politica dell’immigrazione in questo senso, nel quale i sistemi scientifici nazionali che lo sostengono possano collaborare in maniera più efficiente a livello europeo e possano mettersi maggiormente in rete con gli istituti internazionali di maggiore successo.

3.13.

Allo stesso modo, l’Europa ha bisogno di sforzi politici e di un atteggiamento sociale orientato a promuovere, accogliere e premiare l’innovazione, che crei le condizioni per un’imprenditorialità impegnata. Ciò richiede tra l’altro che vengano individuati, valutati e se opportuno ridotti o eliminati gli ostacoli amministrativi, economici e sociali, nell’ottica di migliorare e rafforzare l’ecosistema dell’innovazione.

3.14.

Ciò a sua volta presuppone una politica di ricerca e innovazione degli Stati membri che colleghi le attività nazionali con le iniziative europee e internazionali e produca anche a livello europeo una sinergia tra politica, scienza, economia e società civile, ma anche, al tempo stesso, un collegamento in rete con le iniziative locali o regionali.

3.15.

Infatti, accanto alle attività di ricerca e innovazione finanziate con risorse pubbliche, sono innanzitutto le imprese che investono ampiamente in attività di ricerca e sviluppo quelle che ottengono successo sul mercato grazie a nuovi prodotti, servizi e procedimenti. Tali imprese, tra le quali figurano le imprese dell’economia sociale, contribuiscono in maniera decisiva a garantire la posizione dell’Europa sui mercati mondiali grazie alle innovazioni, nonché a creare o mantenere posti di lavoro.

3.16.

Purtroppo ciò non vale per tutte le grandi imprese. Una causa di ciò può consistere in un atteggiamento ritroso — indotto dal sistema — della dirigenza aziendale nei confronti dei rischi di mercato (4) collegati alle cosiddette tecnologie rivoluzionarie. L’aeroplano non è stato inventato e sviluppato dal settore della navigazione o da quello delle ferrovie, e le innovazioni sviluppate dalla Microsoft o dalla Apple non sono state sviluppate dalle imprese del settore elettrico ed elettronico che dominavano precedentemente il mercato.

3.17.

È per questa ragione che le nuove idee spesso provengono o sono commercializzate da personalità dotate di spirito imprenditoriale, da équipe interdisciplinari o persino da persone estranee al sistema. In tale contesto assumono un ruolo particolarmente importante le piccole e medie imprese, le imprese di nuova costituzione e le imprese dell’economia sociale. Di conseguenza qualsiasi politica di innovazione efficace deve avere tra i suoi punti principali un’adeguata promozione e protezione di queste imprese.

3.18.

Come è stato già ampiamente sottolineato nel parere sull’Unione dell’innovazione  (5), un altro grande potenziale di innovazione risiede nell’intera gamma delle relazioni interpersonali e delle forme di organizzazione, comprese le imprese dell’economia sociale. Queste abbracciano l’intero campo delle attività scientifiche, economiche e sociali, come si dirà nei capitoli successivi. In tale contesto le innovazioni non devono necessariamente essere il prodotto di attività sistematiche di ricerca e sviluppo, bensì possono risultare dal lavoro svolto, e dalle esperienze acquisite, sul campo. Ciò comprende tra l’altro:

luoghi di lavoro innovativi,

la collaborazione tra parti sociali e rappresentanti della società civile,

le innovazioni sociali, che tengono conto delle esigenze che non possono essere considerate in misura adeguata dal mercato o dal settore pubblico,

il ruolo dei lavoratori come fonte di conoscenza e di idee.

Il Comitato esprime nuovamente (6) apprezzamento per il proposito della Commissione europea di promuovere ampiamente tali innovazioni.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

Il Comitato ribadisce che, se è vero che la ricerca e l’innovazione sono fortemente connesse tra loro, è anche vero che esse presentano caratteristiche differenti e maturano in condizioni di lavoro diverse (7). Occorre riconoscere tali differenti condizioni di lavoro nella loro indipendenza, ma anche collegarle in rete nel modo migliore possibile.

4.2.

Per quanto riguarda l’impiego di fondi pubblici, ossia di quegli strumenti di finanziamento che provengono dalle tasse a carico dei cittadini e dell’economia e che sono gestiti attraverso i processi democratici, il Comitato ha recentemente (8) chiarito che qualsiasi sovvenzione da parte della Commissione (e quindi proveniente da fondi pubblici) dovrebbe concentrarsi sulle attività meno soggette a essere finanziate con fondi privati. Tra le ragioni tipiche di quanto sopra figurano le seguenti:

i rischi connessi allo sviluppo sono elevati, ma lo è anche l’utilità in caso di successo,

i costi sono molto alti, e possono quindi essere sostenuti solo congiuntamente da una serie di fonti pubbliche diverse,

il tempo necessario per trarne dei benefici utilizzabili è troppo lungo,

si tratta di tecnologie trasversali o di tecnologie chiave (ad esempio nuovi materiali),

i risultati non sono direttamente commerciabili, ma si tratta di un’esigenza sociale o ambientale generale.

4.3.

Per quanto riguarda la promozione della ricerca e dello sviluppo, il Comitato osserva che essa dovrebbe:

promuovere adeguatamente la ricerca di base, sia ai fini di una ulteriore e più approfondita conoscenza della natura che come terreno di coltura per nuove idee e radicali innovazioni. Ciò non deve in alcun caso limitarsi a programmi gestiti dal Consiglio europeo della ricerca nel quadro di Orizzonte 2020, bensì va tenuto adeguatamente in considerazione anche in tutte le altre parti di programmi,

rispettare e proteggere la libertà della scienza e della ricerca,

ricorrere, come si è fatto finora, al criterio dell’eccellenza come prima considerazione per l’assegnazione di contratti di ricerca,

cooperare a livello internazionale e coalizzare le capacità,

creare un mercato del lavoro europeo aperto ed attraente per i ricercatori e compensare finalmente in maniera efficace gli svantaggi sociali derivanti da un eccesso di contratti a termine e dalla mobilità transnazionale,

predisporre le condizioni generali e le disposizioni amministrative in funzione delle esigenze di una scienza efficace,

provvedere a uno scambio, a un’accessibilità e a un trasferimento ottimali delle scoperte scientifiche (9),

rafforzare la dimensione internazionale dello spazio europeo della ricerca.

4.3.1.

Il Comitato ribadisce i propri inviti (10) a eliminare finalmente in maniera efficace i rischi e gli svantaggi sociali cui i ricercatori vanno incontro a causa della mobilità transnazionale, pur necessaria e auspicabile, e della mancanza di posti di lavoro stabili. Per questo, il Comitato accoglie con favore la recente iniziativa RESAVER della Commissione (11) volta a facilitare la mobilità dei ricercatori in Europa mediante una nuova regolamentazione in materia di diritti pensionistici valida in tutta l’UE. Tale iniziativa offrirà ai ricercatori la possibilità di passare da uno Stato membro all’altro senza doversi preoccupare della salvaguardia dei propri diritti pensionistici. Pur non potendo ancora valutare l’adeguatezza dell’approccio adottato, il Comitato ravvisa in tale misura un passo nella direzione giusta.

4.3.2.

Nel presente parere il Comitato non affronta individualmente gli specifici temi di ricerca, avendolo fatto in maniera esauriente nel parere relativo al programma Orizzonte 2020. Ribadisce che anche in questo contesto è necessario che vi sia un sufficiente effetto leva sugli obiettivi dei programmi degli Stati membri.

4.4.

Per quanto riguarda la promozione dell’innovazione, il Comitato riassume la propria posizione nei termini seguenti. Di regola l’innovazione nasce:

per risolvere esigenze e sfide della società o per eliminare carenze di natura prevalentemente tecnica o sociale,

nel contesto dello sviluppo o del miglioramento dei prodotti, con l’obiettivo di accrescere la qualità o il giro d’affari;

grazie a nuovi risultati della ricerca di base rivolti a risolvere meglio problemi già noti;

come risultato di nuove idee, allo scopo di creare nuove possibilità, ad esempio di spostamento (aereo), di navigazione (GPS) oppure di comunicazione e di facilitazione del lavoro (Internet);

per soddisfare esigenze precedentemente non riconosciute,

come strumento o prodotto secondario della ricerca. In tale contesto si può trattare ad esempio di nuove tecnologie chiave. Un esempio calzante è quello del World Wide Web, sviluppato da uno dei principali centri della ricerca e delle iniziative di ricerca europee, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN) (12), allo scopo di collegare al programma di ricerca le università e i centri di ricerca che cooperavano con il centro di Ginevra e di trasmettere loro i relativi dati. Purtroppo, l’enorme potenziale economico e sociale di tale scoperta non è stato individuato e sfruttato in Europa in tempi abbastanza rapidi. La sua portata sfugge tuttora a una valutazione completa.

4.5.

Spesso solo la creazione di nuove imprese rende possibile convertire tali idee in innovazione e in prodotti innovativi. Per tale ragione una delle principali misure politiche della promozione dell’innovazione consiste nel sostenere e nel facilitare la creazione di tali nuove imprese e la loro sopravvivenza nel periodo critico, ossia nei primi 5-10 anni.

4.6.

Sebbene finora nel complesso le innovazioni siano sempre state utili per la comunità umana, contribuendo in maniera decisiva al benessere e alla competitività, a volte devono far fronte a forti ostacoli sociali ed economici. Infatti le novità vengono spesso percepite come minacce nell’economia, nel commercio, nella società e nella politica.

4.7.

In effetti le innovazioni possono condurre a radicali mutamenti in campo economico o anche sociale, in grado di compromettere interi settori e imprese, di distruggere in un primo periodo posti di lavoro o di indebolire classi sociali dominanti, dispiegando pienamente solo in un secondo tempo il proprio potenziale utile e fruttifero per la collettività. Si possono citare come esempi il telaio meccanico, l’introduzione del partenariato sociale, le tecnologie genetiche, Google e Amazon, nonché la scoperta delle tecniche per l’utilizzo delle energie rinnovabili. Inoltre, l’adattabilità della società e dell’economia (cicli di ammortizzamento) può essere messa alla prova da rivolgimenti troppo rapidi dovuti all’innovazione.

4.8.

La preoccupazione di alcuni gruppi sociali ha indotto la Commissione a introdurre il concetto (13) di ricerca e innovazione responsabili (14). In considerazione dei risultati decisivi della ricerca e dell’innovazione come motori e come base degli attuali livelli di vita e di conoscenza, nonché come fondamentale terreno di coltura del processo storico dell’Illuminismo, dal quale sono derivati i concetti e le idee fondamentali dei diritti umani e della separazione dei poteri statali, il Comitato considera tuttavia erroneo e unilaterale tale concetto. Il CESE raccomanda pertanto di riconsiderare le sue ripercussioni sull’apprezzamento sociale del valore della ricerca e dell’innovazione.

4.8.1.

Evidentemente la ricerca e l’innovazione devono seguire le leggi in vigore e i principi etici.

4.8.2.

Quanto precede vale anche per tutte le altre attività della sfera sociale, che si tratti della medicina, dell’economia, del giornalismo, della legislazione, della politica o dell’amministrazione della giustizia. Il Comitato pertanto non reputa opportuno applicare esclusivamente ed esplicitamente alle attività di ricerca e innovazione il concetto di azione responsabile.

4.9.

Ma oltre a tali ostacoli prevalentemente di principio, anche l’obbligo di conformarsi alla vasta, e per di più in Europa alquanto frammentaria, selva di regolamenti, costituisce il fattore che, insieme alla difficile questione del finanziamento, causa le maggiori difficoltà ai fondatori di aziende innovative.

4.9.1.

Il Comitato ribadisce pertanto la raccomandazione (15) di prevedere, in caso di costituzione di nuove imprese, qualora queste non superino una determinata grandezza critica, un periodo di immunità e un margine di manovra durante un arco di tempo appropriato. Ciò potrebbe avvenire sotto forma di clausola di esclusione che liberi tali imprese durante questo periodo dalla maggior parte degli obblighi e delle prescrizioni amministrative altrimenti in vigore, in modo che possano dimostrare le loro possibilità di successo sul piano economico-tecnico.

4.10.

Come sottolineato nei pareri precedenti (ai quali si rinvia espressamente per ulteriori, più esaurienti raccomandazioni, ad esempio per quanto riguarda le innovazioni sociali) il Comitato sostiene quindi espressamente l’obiettivo della Commissione di rafforzare nel senso più ampio l’ecosistema dell’innovazione e di creare condizioni generali adeguate come stimolo all’innovazione. Ciò significa in particolare individuare ed eliminare gli ostacoli all’innovazione.

4.10.1.

Anche disposizioni e limitazioni tecniche eccessivamente particolareggiate possono rivelarsi una costrizione e un ostacolo all’innovazione. Ciò andrebbe tenuto in considerazione ad esempio per quanto riguarda le disposizioni dettagliate dell’iniziativa della Commissione in materia di efficienza energetica.

4.10.2.

Gli sforzi in questa direzione devono essere finalizzati a garantire anche in futuro, nel modo migliore possibile e con un orizzonte sostenibile, il benessere, la salute e la sicurezza dei cittadini e dei consumatori.

4.10.3.

Si dovrebbe anche valutare, sulla scorta degli esempi storici, se un’interpretazione troppo severa del principio di precauzione, ad esempio nel settore della protezione dei consumatori o nello sviluppo di nuove procedure terapeutiche, non possa compromettere lo slancio verso nuove soluzioni efficaci.

4.11.

A giudizio del Comitato tuttavia ciò richiede, nonostante gli innegabili successi europei in materia di ricerca e sviluppo e in molti settori economici, non soltanto il completamento del mercato interno e dello spazio europeo della ricerca, ma anche un’analisi dei motivi più profondi per i quali in Europa, a confronto per esempio con gli Stati Uniti e con alcuni paesi asiatici, l’atteggiamento di base nei confronti dell’innovazione è meno favorevole. Perché Google, Microsoft, Facebook e Monsanto non sono imprese europee? E perché non ci sono da noi un Google o una Monsanto migliori, in grado di rispondere meglio alle preoccupazioni dei cittadini e cresciuti sotto l’influsso della politica europea?

4.12.

Serve quindi un atteggiamento della società che veda nell’innovazione non un rischio o addirittura una minaccia, bensì un’opportunità per un progresso ulteriore, per nuovi posti di lavoro, per la forza e la competitività economica dell’Europa e per la definizione del modello europeo di società. C’è bisogno di un nuovo e migliore equilibrio tra prudenza e apertura al nuovo, fra piccoli rischi e grandi pericoli, tra regolamentazione e libertà di manovra.

Bruxelles, 11 dicembre 2014

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  COM(2010) 546 definitivo.

(2)  Jan Golinski — Science as Public Culture — Cambridge University Press.

(3)  Cfr. per esempio GU C 132 del 3.5.2011, pag. 39, GU. C 181 del 21.6.2012, pag. 111, GU C 44 del 15.2.2013, pag. 88, GU C 76 del 14.3.2013, pag. 31, GU C 76 del 14.3.2013, pag. 43, GU C 341 del 21.11.2013, pag. 35, GU C 67 del 6.3.2014, pag. 132.

(4)  Cfr. per esempio: Clayton M. Christensen “The Innovator's Dilemma” Harper Business.

(5)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 39.

(6)  Cfr. nota a piè di pagina 3.

(7)  GU C 218 dell’11.9.2009, pag. 8.

(8)  GU C 67 del 6.3.2014, pag. 132.

(9)  Cfr. GU C 218 dell’11.9.2009, pag. 8.

(10)  Cfr. GU C 110 del 30.4.2004, pag. 3 e la già citata GU C 76 del 14.3.2013, pag. 31.

(11)  Comunicato stampa della Commissione del 1o ottobre 2014.

(12)  http://home.web.cern.ch/topics/birth-web

(13)  Commissione europea — Towards Responsible Research and Innovation in the Information and Communication Technologies and Security Technologies Fields (Verso una ricerca e un’innovazione responsabili nei settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e delle tecnologie per la sicurezza) — ISBN 978-92-79-20404-3.

(14)  Cfr. per esempio www.consider-project.eu

(15)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 39.


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