Per la serie BlastingTalks intervistiamo Andrea D'Amico, CEO di WeRoad, la community di viaggiatori on the road che nasce dalla volontà di far stare insieme persone accomunate dalla voglia di viaggiare in piccoli gruppi, omogenei per età e preferenze di viaggio, per portarli alla scoperta di Paesi e culture lontane.
Blasting Talks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.
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Come nasce WeRoad e in che modo si differenzia dalle altre community di viaggiatori on the road disponibili sul web?
WeRoad nasce dall’idea di Paolo De Nadai, Presidente di OneDay Group, di creare una nuova tipologia di viaggi on the road, specialmente a lungo raggio, esplicitamente pensati per i Millennials, cioè le persone nate tra il 1981 e il 1996. Un modello di viaggio che non fosse solo centrato sul viaggio in sé, ma anche sull’opportunità di conoscere nuovi compagni e fare nuove amicizie. Gioca un ruolo fondamentale anche il Coordinatore di viaggio: una figura che, a differenza delle guide turistiche, esplora la destinazione insieme al gruppo e ne fa parte condividendone le emozioni.
Su questi presupposti abbiamo creato WeRoad, cercando di differenziarlo dai tour operator tradizionali.
Quali sono le sue caratteristiche principali?
Viaggiamo in piccoli gruppi di massimo 15 persone, ci spostiamo in maniera itinerante per esplorare un Paese, e non includiamo il volo nel pacchetto per dare maggiore flessibilità ai nostri partecipanti, che possono partire dall'aeroporto che preferiscono, e anche estendere il viaggio prenotando il volo di andata o di ritorno prima o dopo le date del WeRoad stesso.
Inoltre, ed è stata forse l’intuizione che più ha caratterizzato WeRoad, sono sulla base di fasce d’età (dai 25 ai 35 anni o dai 35 ai 49): un elemento che, insieme al “mood” dei viaggi, che possono essere più avventurosi o più rilassanti, permette di creare una buona alchimia tra i viaggiatori.
Come funziona a livello pratico l’organizzazione del viaggio?
Qual è il costo rispetto a un viaggio tradizionale e cosa è incluso?
I costi variano a seconda del tipo di viaggio: siamo nati per il lungo raggio e il nostro viaggio più rappresentativo è il “360°”: viaggi come Thailandia 360° o Islanda 360° permettono di visitare in 10-12 giorni un Paese e di scoprirlo, appunto a trecentosessanta gradi. Ma abbiamo anche itinerari più brevi (5-7 giorni) chiamati Express, oppure proposte che puntano all’affordable luxury con gli itinerari Collection. I costi variano quindi in base a durata, destinazione e tipologia di viaggio, dai 500 euro fino a oltre 3.000 euro, ma i viaggi più caratteristici si attestano tra i 1.000 e i 1.500 euro. Una volta prenotato il viaggio, si viene inseriti in un gruppo Whatsapp gestito dal coordinatore di viaggio, in cui si può iniziare a socializzare con gli altri partecipanti.
Ci si dà poi appuntamento nella capitale del Paese che si visiterà, e da lì inizierà il viaggio vero e proprio con spostamenti che prevedono sia mezzi locali che mezzi privati, in base alla destinazione. L’itinerario prevede esperienze diverse: dal trekking al relax in spiaggia, dall’hiking a serate spese tra mercati e street food locali.
Può darci una descrizione dei vostri viaggiatori tipo e delle principali richieste che vi arrivano dalla community?
La maggior parte dei WeRoader ha un’età media di 30 anni e sono quelli che si definirebbero “young professional”: dal consulente al programmatore, dal medico all’insegnante. Vivono principalmente in città medio-grandi, sono desiderosi di relazioni e di scoperta.
Se inizialmente il numero dei single e la percentuale femminile erano più rappresentati, nel corso degli anni abbiamo visto crescere la domanda sia di gruppi di amici, coppie e anche un'evoluzione nella fascia d’età. Per questo, pur partendo dal nostro animo millennial, abbiamo introdotto una fascia 35-49 anni, che va a soddisfare in pieno il desiderio di viaggiare in questo modo anche della generazione precedente.
Con i nostri WeRoader instauriamo un rapporto diretto basato su un tono di voce colloquiale e una comunicazione paritaria, più da community che da azienda. Per WeRoad il viaggio non è il fine ma un mezzo per conoscere nuove persone, creare relazioni ed incontrare nuove culture. Rispondiamo a un bisogno molto forte e profondo che è quello di creare connessioni tra le persone.
Quali sono le principali difficoltà che affrontate nel gestire gruppi di viaggio composti da persone che non si conoscevano prima della partenza?
Prevediamo un minimo di 8 e un massimo di 15 persone per ogni viaggio, in modo che siano facilitate le connessioni. Come dicevo poco fa, una buona parte dei nostri viaggiatori è single e parte da solo, ma sono sempre di più le coppie e i piccoli gruppi di amici che scelgono WeRoad per viaggiare. Usiamo tutti i mezzi di comunicazione a disposizione dei nostri viaggiatori, che siano i gruppi Whatsapp o il nostro gruppo Facebook chiamato “WeRoad… conosciamoci prima di partire”. La componente della socialità è molto importante per noi, fondamentale direi.
Facciamo viaggiare insieme persone della stessa età, o quantomeno della stessa generazione, perché i comportamenti e le necessità di viaggio sono differenti e riteniamo che, per dare la migliore esperienza possibile, l’alchimia tra i viaggiatori data dal mood di viaggio e dalla fascia d’età sia fondamentale.
Dalla pandemia alla guerra, fino alla crisi energetica: qual è stato l’impatto delle recenti vicende geopolitiche sulla vostra attività? In che modo i vostri viaggiatori sono stati coinvolti direttamente o indirettamente dai luoghi del conflitto?
WeRoad è un’azienda nata nel 2017. A fine 2019 abbiamo aperto il mercato spagnolo e marzo 2020 è arrivato il Covid. Da lì abbiamo vissuto due anni in cui abbiamo dovuto lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere: immaginate come possa essere stato il contesto di restrizione e distanziamento sociale per una giovane azienda nata con l’obiettivo di far viaggiare a lungo raggio gruppi di persone che non si conoscevano.
Abbiamo dovuto rivedere i nostri piani, cambiare le nostre destinazioni, adattarci alla situazione. Eppure ce l’abbiamo fatta. Siamo anche andati avanti con i nostri piani di espansione internazionale e ora abbiamo uffici in cinque mercati: oltre all’Italia e alla Spagna, abbiamo iniziato a operare anche nel Regno Unito, in Germania e in Francia.
La crisi energetica e l’inflazione sono un ulteriore frizione e ostacolo al nostro lavoro: pensate solo al prezzo dei voli. Il conflitto in corso ci ha costretti fin da subito a sospendere tutti i nostri itinerari di viaggio in Russia ma fortunatamente non abbiamo avuto coinvolgimenti diretti. Siamo però, come un po’ tutti, preoccupati per l’impatto drammatico, soprattutto sotto il profilo umanitario, del conflitto in Ucraina e per un mondo che non sembra voler tornare a una situazione “normale” e stabile.
Guardando al futuro, su quali progetti di sviluppo state lavorando e quali nuovi servizi avete in programma?
Siamo entrati ufficialmente nel mercato francese e tedesco, due paesi chiave per l’espansione di WeRoad: miriamo a diventare leader nel group travel adventure in Europa entro il 2025. I nostri tour sono ora prenotabili (e guidati) in 5 lingue diverse: inglese, tedesco, francese, spagnolo e, naturalmente, italiano. Nel nostro team abbiamo persone di 12 nazionalità diverse e circa 1.100 coordinatori di viaggio in 5 Paesi. Stiamo inoltre lavorando sull’evoluzione del portfolio prodotti in termini di tipologie e di esperienze di viaggio, e non tarderà uno sviluppo di WeRoad anche come marketplace in cui sarà possibile per i Coordinatori proporre i propri viaggi alla nostra community.
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