Confini | Sustainability Lab

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Pubbliche Relazioni e servizi di comunicazione

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Consulenza, formazione, comunicazione beyond the line.

Chi siamo

Siamo un team di professionisti della formazione e comunicazione. Mettiamo la sostenibilità al centro del nostro lavoro con persone, enti pubblici e aziende. Sviluppiamo i nostri progetti attraverso il #metodoconfini: co-progettazione, partecipazione attiva, creative problem solving e intelligenza emotiva descrivono il nostro modo di lavorare. Il Sustainability Lab è lo spazio di confronto continuo che condividiamo con i nostri clienti e partner, per creare idee e individuare energie nuove per il cambiamento.

Sito Web
http://www.confinilab.it
Settore
Pubbliche Relazioni e servizi di comunicazione
Dimensioni dell’azienda
1 dipendente
Sede principale
Alba, CN
Tipo
Società di persone
Data di fondazione
2020
Settori di competenza
Formazione, Comunicazione, Sostenibilità, Turismo, Cultura, Progettazione, Consulenza, Stakeholder engagement, Customer satisfaction, Partecipazione attiva, Assessment e Counselling

Località

Dipendenti presso Confini | Sustainability Lab

Aggiornamenti

  • Al termine della consultazione pubblica, il #Mef ha pubblicato sul sito del Dipartimento del Tesoro il Documento per il dialogo di sostenibilità tra PMI e Banche che recepisce le osservazioni pervenute nella consultazione. In particolare, gli esiti della consultazione hanno prodotto una riduzione degli indicatori da 45 a 40, una riorganizzazione delle sezioni principali e una semplificazione delle informazioni più complesse. Nello specifico, è stata prevista la possibilità per l’impresa di fornire stime qualitative, come per esempio per le informazioni relative alla #tassonomia. Inoltre le procedure di calcolo, per talune informazioni, sono state affidate alla banca, come nel caso degli indicatori relativi alle #emissioni di gas serra.  In un’ottica di semplificazione sono state eliminate alcune informazioni: quella relativa al fatturato annuo da settori ad alto impatto climatico, quelle ritenute eccessivamente complesse per una #PMI (per esempio sul rischio di transizione o non pienamente funzionali all’interazione con la banca, come nel caso delle spese operative allineate alla tassonomia UE). Il documento inoltre valorizza ancora di più gli aspetti di #governance, quelli connessi alle certificazioni ambientali e le politiche che l’impresa mette in atto a beneficio dei lavoratori e del territorio in cui opera.

  • La rendicontazione della #sostenibilità è ormai prassi consolidata per le imprese internazionali di grandi dimensioni. È quanto emerge dall’ultima edizione del report biennale “Sustainability Report” di KPMG, che analizza la documentazione relativa alla sostenibilità di 5.800 aziende in 58 Paesi e giurisdizioni. La ricerca offre un’analisi completa dei progressi attuali in ambito di reporting di sostenibilità delle più grandi aziende del mondo e include dati sulle 100 principali aziende mondiali (N100) per i singoli Paesi analizzati e sulle 250 maggiori aziende mondiali per fatturato (G250). Per queste ultime, il reporting su #Esg e sostenibilità è una attività che vede impegnato il 96% del campione, lo stesso dato registrato nel 2020 e nel 2022. Nove degli 11 casi in cui non si effettua la rendicontazione interessano aziende cinesi, le altre due Indonesia e Russia. Tra le N100, invece, il 79% riferisce sulla sostenibilità, come due anni fa. Il settore della silvicoltura e carta è quello più attivo sul fronte della rendicontazione per le N100 (89%), seguito da automobilistico (86%) e servizi pubblici (85%). Le aziende sanitarie sono le meno propense, con il 67% dei gruppi N100 che effettua questo tipo di reporting. 

    Survey of Sustainability Reporting 2024 - KPMG Italia

    Survey of Sustainability Reporting 2024 - KPMG Italia

    kpmg.com

  • la scorsa settimana è stato presentato “L’Italia che Ricicla 2024” il Report realizzato da Assoambiente, sezione UNICIRCULAR, con REF, col patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e di ISPRA. Secondo il Report il riciclo vale il 2,5% del Pil italiano. Il settore dell’ #economiacircolare rappresenta un importante volano economico per l’economia italiana: in Italia lavorano circa 613 mila persone a tempo indeterminato nel comparto dell’economia circolare, circa il 2,4% degli occupati a tempo indeterminato. Il tasso di circolarità italiano è del 18,7%. L’utilizzo di materiali riciclati nei processi produttivi rappresenta un pilastro della transizione verso un’economia circolare, con benefici ambientali ed economici. Il rapporto evidenzia che, nel 2023, l’Italia ha registrato un tasso di circolarità dei materiali del 18,7%, superiore alla media UE (il tasso di circolarità medio in Europa è pari all’11,5%), su valori superiori a quelli di Germania e Spagna, seppur inferiore a quello della Francia. Con punte del 47% nel caso dei minerali metalliferi. Ma il dato italiano, sottolinea Assoambiente, è in calo rispetto al passato. Questo declino è attribuito all’aumento del consumo di materie prime vergini a scapito di quelle riciclate, spinto dalla ripresa economica post-pandemia. Per invertire questa tendenza, “sono necessari investimenti mirati e politiche che incentivino l’uso di materie prime seconde nei processi industriali”. Sino alla pandemia, il nostro Paese aveva registrato un costante aumento dell’utilizzo di materiali riciclati nei processi produttivi, dal 2020 questa tendenza si è invertita, con un aumento dei consumi, cui ha fatto da contraltare una riduzione dell’utilizzo di materie prime ottenute dal #riciclo.

  • Open-es ha presentato, la scorsa settimana, i risultati del Navigatore ESG. Il report, giunto alla sua seconda edizione, si pone tre obiettivi. Il primo è fornire una fotografia della situazione attuale e quindi di quanto del potenziale di competitività connesso agli aspetti #ESG, in termini – per esempio – di opportunità di riduzione costi, di aumento ricavi e di accesso più facilitato (o a condizioni migliori) a risorse umane e finanziarie, le imprese stanno sfruttando per identificare le priorità da affrontare. Il secondo è comprendere i bisogni delle aziende e infine, il terzo, stilare un piano d’azione dell’alleanza Open-es. Il Navigatore ha analizzato il livello di maturità dell’integrazione degli aspetti ESG per un campione di oltre 5.200 imprese, di cui l’80% PMI, e ha valutato la fase di sviluppo in cui si trovano: a che punto sono quindi in termini di misurazione degli aspetti di #sostenibilità (individuazione KPI, rendicontazione, monitoraggio) e di organizzazione interna attraverso l’implementazione di policy specifiche e piani concreti di sviluppo e miglioramento. Dall’analisi è emerso che il pilastro più presidiato dalle imprese è quello #sociale, seguito da #governance e infine #ambiente. Questo è dovuto probabilmente al fatto che le piccole e medie imprese italiane hanno ereditato un patrimonio culturale che da sempre ha un approccio attento a questi temi, cosa che invece non vale per quanto riguarda la misurazione degli impatti ambientali, aspetto che implica una metodologia più complessa della stima dei KPI, una conoscenza specifica dei temi e la necessità di risorse dedicate allo scopo. In generale le imprese italiane, sebbene stiano iniziando a occuparsi e interessarsi di sostenibilità, non hanno ancora piani di sviluppo concreti e non sono ancora quindi in una fase d’azione. E sebbene ci sia un miglioramento complessivo nel presidio delle tematiche ESG, colpisce come non ci siano stati progressi significativi, nemmeno tra le grandi imprese, nella misurazione degli impatti ambientali, nonostante la normativa stringente. È migliorata, invece del 16% la misurazione degli aspetti di governance.

  • La scorsa settimana le tre principali Autorità di vigilanza europee (Esas) – l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), l’Autorità bancaria europea (Eba) e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni (Eiopa) – e la Banca centrale europea (Bce) hanno pubblicato i risultati del primo stress test per stimare in che modo la lotta ai #cambiamenticlimatici influenzerà banche, assicuratori, fondi pensione e investitori.  Per questo test i regolatori hanno applicato lo scenario climatico “Fit-For-55”, il piano dell’Ue per ridurre le emissioni di carbonio del blocco del 55% entro il 2030. I risultati sono illustrati nel report “Fit-For-55” climate scenario analysis”. È emerso che l’azione per il clima ha un «impatto limitato» sul sistema finanziario europeo, anche nel caso che la spinta normativa costringesse gli investitori a disinvestire dalle aziende inquinanti. Il piano infatti comporterebbe perdite iniziali per il sistema finanziario pari al 3,9% delle esposizioni di partenza. La conclusione, quindi, è che «non sarebbe una preoccupazione per la stabilità finanziaria durante la transizione verde».

  • Negli ultimi dieci anni, il settore #agricolo ha subito danni a causa di 146 eventi meteo estremi, il 7,4% del totale registrato in Italia nello stesso periodo. Ancora più allarmante è l’accelerazione degli ultimi due anni, con 79 eventi dannosi, oltre la metà del decennio, che colpiscono duramente regioni dalla forte vocazione agricola come Piemonte, Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia, Veneto e Sardegna. Sono i dati condivisi del nuovo report Città Clima – Speciale Agricoltura di Legambiente condivisi durante il VI Forum Agroecologia Circolare, insieme ad esperti, associazioni agricole e rappresentanti istituzionali. I danni non si limitano ai numeri: frutteti sradicati, raccolti distrutti e produzioni compromesse da grandinate (64 eventi), siccità (31), trombe d’aria (24), allagamenti (15) ed esondazioni fluviali (10) segnano profondamente il tessuto economico e sociale del settore agricolo. Come evidenziato dal report, senza interventi concreti il futuro rischia di essere ancora più grave: entro il 2050 si stimano perdite di 12,5 miliardi di euro all’anno solo per l’agroalimentare italiano. Inoltre, i prezzi alimentari globali potrebbero aumentare del 3% all’anno entro il 2035, aggravando la spesa delle famiglie.

  • La scorsa settimana, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne del #25novembre, è stato presentato il report di indagine dell'UE sulla violenza di #genere. Il documento presenta, per la prima volta, una selezione dei risultati chiave dell'indagine  sulla base dei dati di tutti i 27 Stati membri. In tutta l'UE-27 sono state intervistate 114.023 donne in merito alle loro esperienze. La relazione si concentra sulla prevalenza di varie forme di #violenza contro le donne nell'UE.  L'indagine ha inoltre raccolto dati specifici sulle varie esperienze di violenza, comprese le conseguenze della violenza e i contatti con i diversi servizi che forniscono assistenza alle vittime. I risultati sono presentati in quattro capitoli, a partire dalla prevalenza complessiva di violenza fisica o minacce e/o violenza sessuale da parte di qualsiasi autore. Seguono due capitoli che si concentrano sulla violenza perpetrata dai partner intimi delle donne e da altre persone (non-partner).

  • Il 66,5% delle imprese italiane ha dichiarato di aver realizzato azioni di #sostenibilità, con una buona propensione anche delle medie imprese e un ampio margine di miglioramento per le piccole imprese. L’Italia, inoltre, è leader in Europa per l’ #economiacircolare, con un tasso di circolarità del 18,7%, superiore alla media europea dell’11,5%. Questi sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto "Focus On" di SACE dal titolo "Economia circolare: una leadership multi-filiera", sull’approccio delle imprese italiane all’economia circolare, il loro posizionamento rispetto ai peer europei, gli investimenti effettuati e l’effetto moltiplicatore generato nelle filiere.

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    Il nuovo report di Greenpeace, “Turning down the heat: Pulling the Climate Emergency Brake on Big Meat and Dairy – with special focus on methane”, intende dimostrare come le emissioni di metano delle 29 più grandi aziende che producono carne e latticini rivaleggino con quelle delle 100 maggiori aziende di combustibili fossili. Il #metano è emesso infatti in grandi quantità dagli allevamenti intensivi, che rappresentano la maggiore fonte singola di emissioni di metano di origine antropica a livello globale. Questo è principalmente dovuto alla fermentazione enterica nei ruminanti, che costituisce il 91% delle emissioni di metano legate agli animali. Il metano è il secondo #gas serra più presente nell’atmosfera dopo l’anidride carbonica (CO2): ma rispetto alla #CO2, sebbene sia il secondo, ha un effetto climalterante fino a 80 volte superiore nei primi 20 anni . E questo ha un diretto impatto sulla crisi climatica. Se non si rimedia alle perdite di metano, come richiede l’Unep, e se non si riduce l’enorme produzione di carne e derivati, quest’ultima potrebbe essere responsabile di un aumento della temperatura globale di 0,32°C entro il 2050. Di questo aumento, oltre il 75% sarebbe attribuibile alle sole emissioni di metano. L'approfondimento di EconomiaCircolare.com https://lnkd.in/dWHn_mtk

  • Secondo il nuovo Rapporto 2024 dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva APS cresce la spesa media sostenuta dalle famiglie per i #rifiuti (€329 nel 2024, con un aumento del 2,6% rispetto all'anno precedente) ma migliora anche la #raccoltadifferenziata. Seppur con dieci anni di ritardo, nel 2022 si è superato l’obiettivo del 65% di rifiuti differenziati a livello nazionale. Sul fronte delle tariffe, è il Trentino Alto Adige la regione più economica (203€), mentre la Puglia è la più costosa (426,50€ con un aumento di oltre il 4% rispetto all'anno precedente) Catania è il capoluogo di provincia in cui, come lo scorso anno, si paga di più: 594€ annui, senza variazioni sul 2023; Trento invece è quello in cui si paga meno: 183€, di poco inferiore rispetto al 2023. Dalla top ten dei capoluoghi più costosi escono Benevento, Latina, Messina e Salerno; entrano invece Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani. Dalla top ten dei meno cari, esce Bolzano ed entra Siena. L'indagine ha interessato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, e ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. I costi rilevati sono comprensivi di Iva (ove applicata) e di addizionali provinciali.

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