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L’informazione che crea dipendenza ・ You can’t fix what's wrong in the world if you don’t know what’s actually happening

Chi siamo

"You can’t fix what is wrong in the world if you don’t know what’s actually happening": spieghiamo il mondo ai ragazzi, con parole semplici e attraverso i loro mezzi di comunicazione. Crediamo in una nuova generazione più consapevole, curiosa e informata.

Settore
Contenuti audio e video online
Dimensioni dell’azienda
2-10 dipendenti
Sede principale
Milan
Tipo
Società privata non quotata
Data di fondazione
2020

Località

Dipendenti presso Factanza Media

Aggiornamenti

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    Il bacio è un atto tanto semplice quanto potente, capace di suscitare emozioni profonde e connessioni durature. Ma cosa succede esattamente al nostro corpo quando ci baciamo? Attraverso gli anni, la scienza ha provato a spiegarlo, svelando molti dei segreti nascosti dietro questo gesto così universale. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il bacio attiva una serie di reazioni neurali, facendo rilasciare al nostro cervello dei neurotrasmettitori come l’ossitocina e la dopamina, che ci fanno sentire bene e aumentano il senso di connessione con il nostro o la nostra partner. Gli effetti positivi del bacio non si limitano però al momento stesso dell’atto. Ricerche hanno evidenziato che aumentare la frequenza dei baci romantici in una relazione porta a miglioramenti significativi nella riduzione dello stress, nella soddisfazione della relazione e persino nella diminuzione dei livelli di colesterolo. Per di più, le persone godono di tutti questi benefici da parecchio tempo. Il primo bacio romantico documentato risale all’antica Mesopotamia - le attuali Iraq e Siria - circa nel 2500 a.C., tuttavia sembra che questo gesto si sia evoluto in epoche precedenti, per diversi motivi. Gli antropologi evoluzionisti hanno ipotizzato che il bacio sulle labbra serva a valutare l’idoneità di un potenziale compagno, attraverso segnali chimici comunicati con la saliva o l’alito. Altri studi propongono che il bacio si sia evoluto per la creazione di sentimenti di attaccamento e la facilitazione dell’eccitazione sessuale. Da allora, il bacio persiste come un gesto di amore e di fiducia, un simbolo universale di connessione umana, un’esperienza che ci avvicina tra noi, che ci fa sentire vivi e connessi agli altri.

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    Di ansiette nella vita ne abbiamo tante: gli esami all’università, il mutuo da pagare, il lavoro.. Una su tutte, però, è sempre più comune: l’eco-ansia. Per amplificare il progetto Zero in condotta, di CESVI, abbiamo chiesto alla community di raccontarci che sensazioni prova in relazione al cambiamento climatico. Abbiamo indagato le emozioni, ma anche raccolto le esperienze pratiche con gli effetti del cambiamento climatico: è emerso che ognuno ha almeno una storia da raccontare su come i luoghi d’infanzia, le città di provenienza e le mete di vacanza siano state colpite da fenomeni atmosferici violenti, che ne hanno alterato l’aspetto e ridotto la vivibilità. Infine, abbiamo tradotto le testimonianze in suggerimenti, per stimolare la partecipazione di ciascuno a fare la propria parte e segnare un punto di partenza, mirando a raggiungere tutti insieme un unico obiettivo finale: l'obiettivo zero emissioni. Grazie CESVI per averci scelto come partner!

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    Tutte le emozioni sono necessarie ed è importante saperle accogliere, ma se rabbia, paura o frustrazione prendono spesso il sopravvento, il rischio è che finiamo per stare male con noi stessi. Le emozioni, che di per sé non sono negative, lo diventano nel momento in cui, pensando che siano indirizzate agli altri, finiscono invece per avere delle ripercussioni su di noi, sul nostro stato d’animo e influiscono anche sul nostro rapporto con gli altri e la realtà che ci circonda (che tenderemo a vedere più negativa di quello che probabilmente è). E questa negatività finisce per rimanere intrappolata in noi, rischiando di creare una spirale negativa che si autoalimenta e ci travolge sempre di più. Per questo, dirigere il più possibile verso gli altri gentilezza e positività può aiutarci, prima di tutto, a stare meglio con noi stessi: non sempre è facile, ma vale la pena fare un tentativo.

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    Vi siete mai chiesti chi lavora in Factanza? 👀 Abbiamo deciso di raccontarvelo! Continua ✨Meet the Team✨ la rubrica che vuole farvi scoprire chi c'è dietro all'universo Factanza: da chi pensa e scrive i contenuti, a chi li grafica, da chi sviluppa le strategie e i progetti, fino a chi ha il compito di attrarre altre realtà per promuovere i nostri valori e principi. Oggi vi presentiamo Maria Russo la nostra Project Manager 👩🔧

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    Voi avete mai fatto l’autopalpazione dei testicoli? 👀 Questa pratica è un esame fondamentale per scoprire l’eventuale presenza di noduli o alterazioni e ricevere una diagnosi precoce nel caso fosse riscontrata la presenza di un tumore al testicolo. Ne abbiamo parlato nel The Factanza Show, in cui approfondiamo i rischi che corrono gli uomini senza una buona prevenzione, spesso influenzati dal pregiudizio e dagli stereotipi dietro determinati esami e visite. Trovate tutte le puntate del The Factanza Show su Spotify, Apple Podcast e Amazon Music: link nel primo commento 👇

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    Vuoi lavorare con Factanza? 🔥 Ecco, stiamo cercando un/a graphic designer ✨ Cerchiamo qualcuno di appassionato/a al mondo dell'informazione e che abbia voglia di sperimentare insieme al team di Factanza nuovi modi di raccontare il mondo alle nuove generazioni. Se pensi di essere la persona giusta - o conosci qualcuno che potrebbe esserlo - trovi tutte le informazioni per la candidatura nel primo commento 👇

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    Siamo i primi nemici di noi stessi? 🤔 Capita a molte persone di essere i principali critici di se stessi: di sentirsi «dei falliti» o colpevoli per ogni piccolo inciampo, di non considerarsi all’altezza, di giudicarsi troppo severamente o di non riuscire a perdonarsi. Questo però può generare in se stessi malessere, può portare a isolarsi e a non curare mai le proprie ferite emotive. Per evitarlo, potrebbe esserci utile avere più auto-compassione. Secondo una delle massime studiose sul tema, la psicologa statunitense Kristin Neff, l’auto-compassione «è una attitudine verso di sé emozionalmente positiva, che potrebbe aiutare a proteggersi dalle conseguenze negative del giudizio, isolamento e ruminazione». Significa, in sostanza, essere più gentili con se stessi, essere disposti ad ascoltarsi di più e ad accogliere i propri pensieri ed emozioni, accettando che gli errori, i fallimenti, gli inciampi fanno parte della propria esistenza e di quella degli altri. L’auto-compassione, quindi, non è rivolta solo verso se stessi ma anche verso gli altri, e ci aiuta a non isolarci. L’auto-compassione è diversa dall’auto-commiserazione: quest’ultima ci porta a credere che la nostra sofferenza sia unica e non condivisibile, per cui accresce l’isolamento. Essere gentili con se stessi non significa neanche accettare passivamente quello che ci succede, anzi: accettare che gli sbagli, i rifiuti, i traguardi non raggiunti facciano parte della nostra esperienza di vita può motivarci positivamente e spingerci a lavorare su noi stessi e ad attuare dei cambiamenti. Giudicarsi in maniera troppo severa, invece, può portarci a pensare che saremo sempre destinati al fallimento e quindi che non abbia senso provarci nuovamente. Insomma, la prossima volta che inizierete ad auto-punirvi, rileggetevi questo post: cambiate prospettiva e concedetevi di essere più gentili con voi stessi 🫶 Post realizzato con A Panda Piace, Giacomo Keison Bevilacqua

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    Ma la famiglia tradizionale esiste ancora? Sì, ci sono ancora persone che si sposano e hanno figli, ma di sicuro non è più il modello dominante nella nostra società.  Il concetto stesso di “famiglia” è cambiato rispetto al passato. Non più il ritratto in stile “Mulino Bianco”, ma include single, conviventi, coppie sposate senza figli, famiglie omogenitoriali, coppie omosessuali, e così via. Questi sono tutti esempi di famiglie, e come tali hanno il diritto di essere tutelate. Eppure una parte della politica sembra voler trascurare questa fetta della popolazione (peraltro sempre più numerosa), proponendo misure che vanno nella direzione opposta. Solo pochi giorni fa, alcuni deputati della maggioranza hanno suggerito di rivedere le agevolazioni sui mutui per l’acquisto della prima casa. Fino ad oggi le agevolazioni sono previste in maniera prioritaria per gli under 36, le giovani coppie e i nuclei familiari monogenitoriali con figli minori. L’emendamento vuole modificare il criterio delle giovani coppie con «giovani coppie under 30 che hanno un progetto di vita finalizzato al matrimonio». E qualche settimana fa si era scatenata una polemica sul Bonus Natale. Ora lo possono richiedere tutti i lavoratori dipendenti con figli a carico e un reddito fino a 28mila euro. Ma prima delle modifiche introdotte dal governo, i beneficiari dovevano avere anche un coniuge a carico, e non essere separati. Provvedimenti di questo tipo sono in contrasto con la situazione reale del Paese: da un lato offrono una corsia preferenziale alle famiglie tradizionali, dall’altro escludono una fetta molto ampia della popolazione. Ma non tutti possono o vogliono sposarsi e avere figli, e di certo non saranno queste misure a incentivarli. La società si sta evolvendo, come è normale che sia. E se la politica vuole davvero rappresentare il Paese e soddisfare i bisogni dei cittadini, dovrebbe tener conto di questi cambiamenti e andare oltre le proprie convinzioni.

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    Come siamo messi con le startup in Italia? Ce lo ha spiegato in meno di 3 minuti Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, l’associazione di Venture Capital che promuove lo sviluppo dell’ecosistema della tecnologia e dell’innovazione in Italia. Lato positivo: gli investimenti nell’ecosistema startup italiano stanno aumentando 💫 Lato negativo: sono ancora molte le sfide che le startup italiane devono affrontare oggi, tra cui quella di riuscire a raccogliere investimenti senza difficoltà e quella di riuscire a diventare la spina dorsale dell'economia del futuro. Perché scommettere sulle startup, significa scommettere sull’innovazione. E scommettere sull’innovazione, significa scommettere sul futuro.

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    Qual è il futuro del rapporto tra brand e informazione? Il mondo della comunicazione e dell’informazione negli ultimi anni è cambiato radicalmente: nuovi linguaggi, nuove piattaforme, nuove regole del gioco. In un panorama così complesso, i brand non possono più limitarsi a parlare—devono dialogare. Non sono più semplici sponsor: sono diventati narratori e educatori, che condividono valori autentici, costruiscono fiducia e offrono contenuti di valore. In un contesto in cui - finalmente - ci si interroga sempre di più su quale sia il confine tra marketing e informazione, tra autenticità e opportunismo, tra intrattenimento e manipolazione, una cosa è certa: i brand non possono più permettersi di comunicare senza etica e responsabilità. E i newsmaker devono fare altrettanto. Ne abbiamo parlato al Brand Journalism Festival a Roma, con Alessandro Tommasi - Fondatore NOS,  Fernando Vacarini – Responsabile Media Relations, Corporate Reputation & Digital Pr Gruppo UnipolManuela Kron – Corporate Affairs Director Nestlé e Marco Cartasegna - Founder e Direttore di Torcha.

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