Nucleare sì o nucleare no? Secondo l’indagine Ipsos Italia “Osservatorio gli italiani e l’energia” presentata oggi al XVII Forum QualEnergia.«L’81% degli italiani (a giugno 2024, cinque mesi fa, erano il 75%) non ha dubbi sulla contrarietà a questa tecnologia che il governo vorrebbe reintrodurre nel mix energetico all’interno del processo di decarbonizzazione nel Paese». Legambiente, che ha commissionato il sondaggio insieme a La Nuova Ecologia e Kyoto Club, spiega che si tratta di «Un’avversione su cui pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti, e che fa il paio con quella che i cittadini hanno espresso sulla distanza minima che dovrebbe avere un impianto nucleare dalla propria abitazione: il 41% non lo vorrebbe in nessun caso. L'effetto Nimby si riflette anche tra coloro che sono aperti a valutare un ritorno a questa tecnologia: solo il 18% sarebbe disposto ad accettare la costruzione di un sito a una distanza minima di dieci chilometri dalla sua abitazione, mentre il 20% non lo vuole per nulla. A chiudere il cerchio dei dati raccolti sull’energia nucleare, quello che fa riferimento alla stima temporale dei benefici: secondo il 43% del campione il rientro dall’investimento si avrà dai 20 anni in su o addirittura non ci sarà, in quanto i costi per produrre questo tipo di energia sono incalcolabili».
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Il Trentino-Alto Adige è la regione che spicca più di tutte con il 60,8% dell’obiettivo raggiunto. Le altre regioni si mantengono al di sotto del 35% con Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Valle D’Aosta e Piemonte che registrano una percentuale tra il 34,4% e il 30,6%; nelle ultime posizioni ci sono, invece, il Molise, appena il 7,6%, la Sardegna con il 13,9% e la Calabria con il 14%. A rallentare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili in Italia è una strada tutta in salita, piena di ostacoli, di ostruzionismo e burocrazia, e ora con il nuovo decreto sulle aree idonee di luglio con cui il Governo delega totalmente le Regioni ad approvare le linee guida su dove realizzare gli impianti – il Paese rischia di arenarsi come sta dimostrando il caso Sardegna. Qui la giunta ha varato un disegno di legge che vieta l’installazione di impianti rinnovabili su almeno il 99% del territorio sardo. Anche il repowering degli impianti eolici, cioè la sostituzione di molti impianti piccoli con meno impianti ma più potenti e quindi di maggiori dimensioni, è stato sostanzialmente vietato. Un precedente che rischia di essere prese come modello da altre regioni. A fare il punto è il report di Legambiente “Regioni e aree idonee. Le fonti rinnovabili nelle Regioni italiane, la sfida verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 attraverso le aree idonee” presentato oggi a Roma nella prima giornata della XVII edizione del Forum QualEnergia realizzato dall’associazione ambientista, Kyoto Club e l’Editoriale La Nuova Ecologia, che mette in fila dati e numeri accompagnati da un pacchetto di dodici proposte per la valutazione delle aree idonee. #EnergieRinnovabili #TransizioneEnergetica #Obiettivi2030 #Clima #greenreport
Italia in grave ritardo nella realizzazione di impianti rinnovabili e nel centrare l’obiettivo 2030
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La Strategia Nazionale dell’Idrogeno, realizzata dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) e presentata nella sede del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) a Roma , prevede orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica.
Presentata la strategia nazionale dell’idrogeno. Ci sono anche carbon capture storage e nucleare
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Secondo gli scienziati del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, «Nel 2024, le temperature globali da giugno ad agosto sono state le più calde mai registrate, superando di poco lo stesso periodo del 2023. Il caldo eccezionale si è esteso anche ad altre stagioni, con temperature globali che hanno battuto i record per 15 mesi consecutivi da giugno 2023 ad agosto 2024». Anche se questo periodo di caldo record rientra in un trend di riscaldamento a lungo termine causato dalle attività antropiche e soprattutto dalle emissioni di gas serra, l'intensità del caldo, che ha raggiunto il culmine nell'ultima metà del 2023, ha sorpreso gli scienziati del clima. #cambiamentoclimatico #crisiclimatica #riscaldamentoglobale
La Nasa al lavoro per risolvere il mistero del caldo eccezionale e inaspettato del 2023 e del 2024
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Non c’è clima. E la Cop29, la seconda consecutiva in un petro-Stato dopo gli Emirati Arabi Uniti, ha chiuso con un nuovo sostanziale “arrivederci alla prossima”. È stata la tristissima chiusura di un altro decennio senza lotta ai cambiamenti climatici né policy globali e locali di adattamento mentre, paradossalmente, tutti i report di tutti i centri di ricerca presentati certificano l’aumento delle emissioni di gas serra e di eventi catastrofali mai visti con queste frequenze e intensità distruttive. Ma la scelta è stata ancora quella di decidere di non decidere e di lasciare ai posteri la decarbonizzazione, rinviando le scelte per un presente e un futuro meno pericoloso. L'editoriale di Erasmo D'Angelis 👇 #Cop29 #Baku #cambiamentoclimatico
La COP29 “azera” le ambizioni. Un altro Baku nell’acqua nell’anno più caldo e con più catastrofi. «Noccioline» per il clima, rinvio dei tagli di CO2 e promesse da 1.300 miliardi di dollari di aiuti da
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Oggi è l’ultimo giorno della Cop29 a Baku. Questo, almeno secondo il calendario ufficiale. Perché i nodi da sciogliere sono ancora talmente tanti che i lavori rischiano di andare avanti per la serata e ancora tutta la notte a oltranza. Le giornate tematiche sono terminate. Nei padiglioni i tecnici iniziano a smontare gli allestimenti espositivi. Al centro delle discussioni c’è una bozza di accordo divulgata ieri sul Nuovo obiettivo della finanza climatica (Ncqg) che però di ora in ora subisce modifiche e contromodifiche, suscitando insoddisfazione da parte di più soggetti presenti alle trattative. L’ultima versione che sta circolando fa riferimento alla cifra di 1.300 miliardi da destinare ai Paesi più deboli. Ma per come è formulato il testo riguardante la somma indicata, a comparire è un «invito» a mobilitare del denaro indirizzato a «tutti gli attori» in campo, pubblici e privati. Si tratta dunque di un documento che mette in uno stesso calderone Stati, aziende, banche, e che ricorre a formule che mai erano comparse in analoghi dispositivi per la finanza climatica. Inoltre nel testo si legge che la Cop «decide» - formulazione, questa sì, più forte del mero invito – di far mobilitare da parte dei Paesi sviluppati la somma di 250 miliardi di dollari all’anno fino al 2035 per politiche per il clima e misure di mitigazione e adattamento. Ma da dove dovrebbero arrivare? Anche qui: «Da un’ampia varietà di fonti, pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, comprese fonti alternative». #cop29 #baku
Cop29, dai Paesi sviluppati 1.300 miliardi di dollari per i più poveri. Ma le Ong: «Un insulto»
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La COP29 Unfccc che oggi dovrebbe concludersi a Baku, ieri sera era nel totale caos negoziale: Unione europea, Regno Unito, Nuova Zelanda e Irlanda hanno dichiarato che l'accordo proposto era «inaccettabile». Il Commissario europeo per l'azione per il clima, l’ex ecoscettico Wopke Hoekstra, è stato durissimo: «Il testo che abbiamo ora davanti a noi, a nostro avviso, è sbilanciato, inattuabile e inaccettabile. Per favore, guardiamo il mondo. Guardiamo cosa sta succedendo fuori da questa stanza, in termini di disastri climatici: in Africa e in Asia, nelle Americhe, in Europa, in Medio Oriente e, soprattutto, tra i nostri amici che vivono nelle piccole isole, principalmente nei Caraibi e nel Pacifico. Ed è proprio questa triste realtà che dimostra che dobbiamo fare di più sulla mitigazione, non di meno. Non di meno dell’UAE Consensus. Significa che dobbiamo accogliere, migliorare e rendere operativo tutto ciò che è lì in termini di mitigazione. E questo dovrebbe essere in questo testo. Per quanto riguarda I NCQG, (New Collective Quantified Goal on Climate Finance), mi dispiace dirlo, ma sono altrettanto deluso. Siamo molto lontani dall'infrastruttura di cui abbiamo bisogno in termini di accordo, e non vediamo come questo testo possa mai realisticamente mobilitare i fondi necessari e soddisfare le nostre esigenze comuni». #Cop29 #Baku #cambiamentoclimatico
Cop29: l’Europa con i Paesi in via di sviluppo. Il testo di accordo proposto è sbilanciato , inattuabile e inaccettabile
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Per la prima volta in assoluto la questione degli impatti climatici del turismo è stata discussa in una Conferenza delle parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (COP Unfccc). Nel 2023, il settore turistico si è ripreso dalla crisi della pandemia di Covid-19, con gli arrivi internazionali rimbalzati a quasi il 90% dei livelli pre-pandemia e contribuendo per il 3% al prodotto interno lordo (PIL) mondiale, pari a 3,3 trilioni di dollari, e dando lavoro a una persona su 10 in tutto il mondo. #cop29 #turismo #cambiamentoclimatico
Il turismo e il clima per la prima volta a una Conferenza delle parti Unfccc
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«In Italia negli ultimi dieci anni, dal 2015 al 20 settembre 2024, si sono registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, il 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023 - 2024 (quest’ultimo con dati parziali relativi da gennaio a settembre), con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni». Il nuovo report Città Clima - Speciale Agricoltura, realizzato da Legambiente in collaborazione con il Gruppo Unipol è stato presentato oggi a Roma in occasione del VI Forum Agroecologia Circolare.
In 10 anni in Italia 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni al settore agricolo. 79 negli ultimi due anni
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Nel documento messo a punto nel corso del vertice di Rio de Janeiro manca un esplicito riferimento alla necessità di eliminare rapidamente i combustibili fossili per ridurre le emissioni di gas serra. E non compaiono riferimenti alla cifra del Nuovo obiettivo finanziario che si sta negoziando alla Cop29. #G20 #COP29
G20, c’è la dichiarazione per «un pianeta sostenibile». Ma il Wwf: «Segnali deboli su finanza e clima»
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