Strategie e strumenti di comunicazione efficaci per la visibilità aziendale e per il consolidamento del marchio. Mettere nelle mani di un’agenzia i valori, la passione, l’identità dell’azienda per creare surplus istituzionale, che sia punto di forza e di riferimento per gli acquirenti del settore, è oggi l’obiettivo a cui mira Dbt: offrire soluzioni di comunicazione integrata e rendere l’investimento in pubblicità utile alle politiche economiche e sociali del prodotto e dell’azienda.
La teoria dei fattori duali di Herzberg ci insegna che per migliorare il benessere e la motivazione degli individui, non basta intervenire sui fattori igienici. È fondamentale lavorare anche sui fattori motivanti, creando ambienti che offrano opportunità di crescita, riconoscimento e partecipazione attiva. Applicando questi principi alla scuola e alla città, possiamo sviluppare comunità più sane, felici e resilienti, dove ogni individuo si sente valorizzato e parte integrante di un ecosistema che promuove il benessere collettivo. L'ecologia delle comunità ci invita a considerare l'importanza delle relazioni umane e delle dinamiche sociali nella costruzione di ambienti che non solo soddisfano le nostre necessità di base, ma ci ispirano a vivere vite piene e significative.
Strategic Consultant presso Moscabianca | Studio Associato
La teoria dei fattori duali di Herzberg, conosciuta anche come "teoria della motivazione-igiene", ha rivoluzionato il modo di comprendere la motivazione sul lavoro. Herzberg distingue tra fattori igienici, che prevengono l'insoddisfazione, e fattori motivanti, che alimentano la motivazione e la soddisfazione intrinseca. Questi concetti non solo si applicano al mondo del lavoro, ma possono essere estesi a diverse aree della nostra vita, come la scuola e la città, per comprendere meglio come creare ambienti che promuovano il benessere e la crescita delle comunità.
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Lo Stato dei bambini del mondo 2024 sottolinea l'importanza di porre i diritti dei bambini al centro di tutte le strategie, le politiche e le azioni, come indicato nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
Meditate, condividete e denunciate! Siate liberi e non ignavi.
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Tre bambini al giorno. Non è una statistica, è una conta macabra che si consuma nel silenzio generale mentre noi beviamo il nostro caffè mattutino. In Libano, mentre il mondo è distratto da altro, si sta consumando una tragedia che ha il volto dell'infanzia perduta.
I numeri sono impietosi: più di 200 bambini uccisi in due mesi. Ma dietro i numeri ci sono storie, come quella di Celine Haidar, giovane promessa del calcio libanese, ora in coma per una scheggia alla testa. O come quei sette bambini di un'unica famiglia, spazzati via mentre cercavano rifugio sul Monte Libano. Fuggivano dalla morte e la morte li ha raggiunti comunque.
La comunità internazionale? Assiste con la stessa indifferenza con cui si guarda un temporale dalla finestra. L'UNICEF fa quello che può, con un budget ridicolo - finanziato per meno del 20% del necessario - mentre gli operatori sanitari cadono come soldati in prima linea: 200 morti, 300 feriti.
Le scuole? Chiuse. Gli ospedali? Sotto attacco. L'acqua potabile è diventata un lusso per 450.000 persone. E i bambini sopravvissuti portano cicatrici che nessun cerotto potrà mai coprire: il trauma psicologico di chi cresce tra le bombe diventa la normalità di una generazione perduta.
Ma ciò che fa più male è il silenzio. Un silenzio che pesa come piombo sulla coscienza di chi potrebbe fare qualcosa e sceglie di non farlo. La morte dei bambini in Libano è diventata una notizia di sottofondo, come il ronzio di un televisore dimenticato acceso.
E mentre scriviamo editoriali indignati, altri tre bambini moriranno oggi. Altri tre domani. In un crescendo di orrore che si è trasformato in routine. L'orrore, quando diventa quotidiano, rischia di perdere il suo potere di sconvolgere. E sullo sfondo c’è la distruzione di Gaza.
di Giulio Cavalli
«Perché le differenze non si trasformino in discriminazione è necessario educare controvento, mettere in atto una ribellione nonviolenta. Educare alla libertà è un artigianato difficile, che ha bisogno di ispirarsi a chi ha saputo incarnare una rivolta tenace e quotidiana, in grado di costruire strumenti culturali capaci di accrescere le possibilità di scelta di tutte e tutti. Ma per educare controvento è necessario moltiplicare le domande e seminare inquietudine». Franco Lorenzoni
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La nostra voce è un elemento chiave nel processo educativo. Utilizzare la voce in modo consapevole e gentile può trasformare le relazioni in classe, promuovendo un ambiente di apprendimento positivo e inclusivo. Ricordiamo che la voce, con la sua connessione diretta alle nostre emozioni più profonde, è un veicolo potente per trasmettere amore, rispetto e comprensione. Solo attraverso una voce educata alla gentilezza e all'ascolto possiamo sperare di costruire una società più giusta e democratica, dove ogni bambino e bambina si senta valorizzato e rispettato.
L'ironia insita nelle favole della volpe e dell'uva mette in luce una saggezza paradossale: disprezzare ciò che non si può ottenere come forma di autoconservazione. Questa filosofia, seppur apparentemente saggia, può portare a una visione distorta della realtà, dove l'inganno e la manipolazione diventano mezzi accettabili per affrontare le sfide della vita.
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Le favole della volpe ci invitano a riflettere sulle virtù e sui vizi della natura umana. Esse ci ricordano che l'astuzia, sebbene utile, è una lama a doppio taglio che può tagliare tanto chi la impugna quanto chi ne è vittima. È compito di ciascuno di noi discernere quando l'astuzia è necessaria e quando, invece, diventa un ostacolo alla vera saggezza e integrità. La vera saggezza risiede nell'equilibrio: riconoscere il valore dell'ingegno senza sacrificare l'onestà, e promuovere una società dove l'amore e il rispetto prevalgano sull'arroganza e la maleducazione.
Il diritto di protesta è un pilastro fondamentale di una società democratica. Permette agli individui e ai gruppi di esprimere le proprie opinioni, di richiedere cambiamenti e di difendere i propri diritti.
In relazione agli eventi di Torino, dove recentemente si sono verificati scontri durante una manifestazione studentesca, è importante ricordare che il diritto di protesta non deve mai essere confuso con la violenza. Le recenti proteste a Torino, legate alle politiche del governo e alle questioni internazionali, hanno visto episodi di violenza che hanno portato al ferimento di diversi agenti di polizia.
Il diritto di protesta è giusto perché permette di dare voce a chi potrebbe non essere ascoltato attraverso altri canali. È un modo per esprimere dissenso, richiedere giustizia e promuovere il cambiamento. Tuttavia, è altrettanto importante che le proteste siano condotte in modo pacifico e rispettoso, senza ricorrere alla violenza.
La questione è complessa e richiede un approccio bilaterale. Inoltre, il Consiglio Europeo ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di tendenze di destra all'interno delle forze dell'ordine italiane, accusando la polizia di profilazione razziale e discriminazione nei confronti delle comunità Rom e di persone di origine africana. Questo contesto rende ancora più urgente il bisogno di riforme e di un dialogo aperto e rispettoso da entrambe le parti.
Il diritto di protesta è fondamentale, ma deve essere esercitato con responsabilità e rispetto per tutti. Le forze dell'ordine devono agire con imparzialità e rispetto per i diritti umani, mentre i manifestanti devono cercare di esprimere il loro dissenso in modo pacifico e costruttivo.
Solo attraverso un dialogo sincero e un impegno reciproco possiamo sperare di risolvere i problemi e costruire una società più giusta e inclusiva. Insomma, il diritto di protesta è essenziale per una società democratica, ma deve essere esercitato con responsabilità e rispetto per gli altri e per le istituzioni da entrambe le parti.
Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.
Bertrand Russell
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Il diritto di protesta è un pilastro fondamentale di una società democratica. Permette agli individui e ai gruppi di esprimere le proprie opinioni, di richiedere cambiamenti e di difendere i propri diritti.
In relazione agli eventi di Torino, dove recentemente si sono verificati scontri durante una manifestazione studentesca, è importante ricordare che il diritto di protesta non deve mai essere confuso con la violenza. Le recenti proteste a Torino, legate alle politiche del governo e alle questioni internazionali, hanno visto episodi di violenza che hanno portato al ferimento di diversi agenti di polizia.
Il diritto di protesta è giusto perché permette di dare voce a chi potrebbe non essere ascoltato attraverso altri canali. È un modo per esprimere dissenso, richiedere giustizia e promuovere il cambiamento. Tuttavia, è altrettanto importante che le proteste siano condotte in modo pacifico e rispettoso, senza ricorrere alla violenza.
La questione è complessa e richiede un approccio bilaterale. Inoltre, il Consiglio Europeo ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di tendenze di destra all'interno delle forze dell'ordine italiane, accusando la polizia di profilazione razziale e discriminazione nei confronti delle comunità Rom e di persone di origine africana. Questo contesto rende ancora più urgente il bisogno di riforme e di un dialogo aperto e rispettoso da entrambe le parti.
Il diritto di protesta è fondamentale, ma deve essere esercitato con responsabilità e rispetto per tutti. Le forze dell'ordine devono agire con imparzialità e rispetto per i diritti umani, mentre i manifestanti devono cercare di esprimere il loro dissenso in modo pacifico e costruttivo.
Solo attraverso un dialogo sincero e un impegno reciproco possiamo sperare di risolvere i problemi e costruire una società più giusta e inclusiva. Insomma, il diritto di protesta è essenziale per una società democratica, ma deve essere esercitato con responsabilità e rispetto per gli altri e per le istituzioni da entrambe le parti.
Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.
Bertrand Russell
Da guerrigliero Tupamaro a Presidente della Repubblica dell'Uruguay, passando per 14 anni di carcere sotto la dittatura: la parabola esistenziale di José "Pepe" Mujica è diventata per il mondo intero un'immagine di speranza e felicità. "El Pepe" è l'esempio vivente di come si possa pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza, vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione. Il libro citato nell'articolo ospita un'intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, una biografia autorizzata di Mujica scritta da Massimo Sgroi, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca quello sulla felicità che dà il titolo al libro. Nuova edizione aggiornata con i contributi di Roberto Saviano e Milena Gabanelli.
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José "Pepe" Mujica è una figura straordinaria nel panorama politico mondiale. Nato il 20 maggio 1935 a Montevideo, Pepe Mujica ha vissuto una vita piena di sfide e trasformazioni. Negli anni '60 e '70, Mujica è stato un membro attivo dei Tupamaros, un gruppo guerrigliero di sinistra che lottava contro la dittatura in Uruguay. Questa fase della sua vita lo ha portato a subire 14 anni di carcere, durante i quali ha subito torture e isolamento. Nonostante le difficoltà, Mujica è rinato come politico dopo il ritorno della democrazia in Uruguay. È diventato un simbolo di resistenza e perseveranza, impegnandosi nella politica per promuovere il bene comune. La sua ascesa culmina con l'elezione a Presidente della Repubblica dell'Uruguay, carica che ha ricoperto dal 2010 al 2015. José "Pepe" Mujica è davvero un uomo e politico unico nel suo genere. La sua visione della vita e della politica, basata sulla sobrietà e sulla ricerca della felicità, ha ispirato molte persone in tutto il mondo.
La mitezza è una virtù che merita di essere riscoperta e valorizzata nella nostra società. Essa promuove relazioni armoniose e rispettose e anticipa un mondo migliore, dove la gentilezza e la comprensione prevalgono sulla conflittualità e sull'egoismo. Seguendo un percorso di crescita personale che integra filosofia, riflessione e pratica quotidiana, possiamo incorporare la mitezza nelle nostre vite e contribuire a costruire una comunità più gentile e compassionevole. In un mondo frenetico e competitivo, la mitezza può essere la chiave per ritrovare il senso di umanità e di equilibrio che tutti noi desideriamo.
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La mitezza è una virtù che merita di essere riscoperta e valorizzata nella nostra società. Essa non solo promuove relazioni armoniose e rispettose, ma anticipa anche un mondo migliore, dove la gentilezza e la comprensione prevalgono sulla conflittualità e sull'egoismo. Riflettere su queste parole di Norberto Bobbio ci invita a incorporare più mitezza nelle nostre vite quotidiane, contribuendo a costruire una comunità più gentile e compassionevole. In un mondo che sembra sempre più frenetico e competitivo, la mitezza può essere la chiave per ritrovare il senso di umanità e di equilibrio che tutti noi desideriamo.
Negli ultimi due mesi, la situazione a Gaza è diventata sempre più drammatica. Israele ha sganciato oltre 85.000 tonnellate di esplosivo, utilizzato bombe al fosforo e ucciso più di 43.000 persone, tra cui circa 16.765 bambini. Molte vittime sono ancora sepolte sotto le macerie. Il 60% delle abitazioni è stato distrutto, i grattacieli sono stati bombardati senza preavviso, e sono stati colpiti ospedali, infrastrutture, luoghi di culto, scuole, mercati e campi profughi.
La storia umana è una narrazione intrisa di personaggi che hanno lasciato un'impronta indelebile, non solo per le loro azioni, ma anche per la loro natura complessa e spesso controversa. Questi individui sono stati al centro di dibattiti, studi e riflessioni, incarnando le contraddizioni e le problematiche dell'esistenza umana.
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Considerando quello che sta accadendo nel mondo oggi, con guerre ingiuste e la trasformazione delle vittime in carnefici, possiamo vedere come la storia spesso si ripeta in forme diverse. È un monito potente per le nuove generazioni: la comprensione, la tolleranza e l'empatia sono essenziali per prevenire i cicli di odio e violenza. Forse, se la figura di Giuliano fosse stata trattata con più equanimità, avremmo imparato più rapidamente queste lezioni.
Vittorio Calabrese è una figura di spicco nel mondo dell'arte contemporanea, noto per il suo ruolo di direttore di Magazzino Italian Art, un museo e centro di ricerca dedicato all'arte italiana del dopoguerra e contemporanea situato a Cold Spring, New York.
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Nel panorama artistico contemporaneo, una nuova generazione di artisti poco più che trentenni sta emergendo con forza, portando freschezza e innovazione. Questi giovani creativi, nati dal 1990 in poi, stanno ridefinendo il linguaggio dell'arte con opere che riflettono le loro esperienze, le loro visioni del mondo e le sfide del nostro tempo. Scopriamo insieme alcuni dei nomi più promettenti da tenere d'occhio.