mmad eu

Un nostro grande amico downunder, Massimo Galardi, segnala questo bell’esempio di adv per l’inclusività. Essere attenti ci rende interessanti, inutile pensare che non sia così. È quando i brand fanno finta di esserlo invece, che poi tocca fare retromarcia.

#mmad interpreta strategie di comunicazione inclusiva con la benevolenza di un approccio consulenziale ben misurato e con la pratica di soluzioni che privilegino il valore, non le polarizzazioni. Per questo i risultati di posizionamento sono così netti, le persone si sentono così coinvolte. Uno stand non è agorà perché disegna spazi, ma per la capacità di coinvolgere negli incontri. EIL s.r.l. Replus Tissue

Da Kamala a Barbie: cosa non avevamo ancora detto sul fenomeno brat. Una lingua senza maiuscole può veicolare una comunicazione di qualità? https://lnkd.in/gVUjfjfe

Ci stiamo arrendendo? Negli ultimi mesi alcune grandi aziende hanno abbandonato le politiche dedicate a diversità, equità e inclusione. Emblematico il caso di Harley-Davidson e degli altri brand accusati da Robby Starbuck, l’opinionista che si è schierato contro le iniziative a sostegno dell’inclusività e del cambiamento climatico. In queste vicende, però, c’è un barlume di verità: la possibilità di distinguere chi fino adesso ha solo fatto virtue signaling e chi ha un progetto più grande, in divenire. L’impegno per l’inclusione è tutti i giorni, spesso in sordina, riflettendo e lavorando su ogni virgola. Noi siamo pronti a ripartire. Ecco il nostro progetto:  https://lnkd.in/dpRnM6TA

Luigi Lazzareschi ha sollevato una questione che nella società moderna è ogni giorno più complessa. Il conflitto tra scelte etiche, tra ciò che è utile e ciò che è necessario. Noi abbiamo provato a rispondere qui, invitando ogni imprenditore o imprenditrice a fare lo stesso, a cantare la disarmonia: https://lnkd.in/dF_yd_9y

Comunichiamo per vivere. Viviamo per comunicare. Se in modo inclusivo è anche meglio, per non lasciare indietro nessuno che non voglia restarci. Scriptae è la creatura di mmad pronta a cambiare il modo di pensare alla comunicazione.

No, non si può più dire niente perché c'è sempre un modo inclusivo per dirlo. Soprattutto perché il politically correct, in questo modo di comunicare, non c'entra nulla, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.

Questa pubblicità supera gli stereotipi di genere? A una prima lettura, le bambine entrano in spogliatoio sconfitte e si tolgono le magliette sporche. Prima di tornare in campo per l'incontro successivo, riacquistano la fiducia e la gioia non appena indossano le magliette lavate. Abbiamo un primo accostamento di idee: • sconfitta = maglietta sporca • vittoria = pulito Dixan Il momento rappresentato è un momento che per chi gioca a calcio ha della sacralità: indossare la maglietta con il numero cucito sulla schiena. Un numero che corrisponde al proprio ruolo, che sancisce il posto da titolare, il costume con cui scendere in campo. Questo momento sacro ed eroico viene qui associato al profumo del lavato e agli abiti piegati. Un immaginario ben lontano dal campo, dal fango, dal sudore e dalle ginocchia sbucciate. Attraverso una lettura più approfondita, orientata alla rappresentazione dei generi, emerge un altro accostamento di significato: • donna che gioca a calcio ≠ sporco Come se non si sentisse a suo agio nel fango e non volesse sporcarsi. La pubblicità sembra dire, implicitamente, che la donna tiene di più al profumo della divisa che alla performance e al risultato. Il calcio femminile è rappresentato scegliendo, tra tutti, l'unico momento dove si può sentire il profumo di lavato in uno spogliatoio. Se al posto delle bambine ci fossero dei bambini o dei calciatori di Serie A, la pubblicità resterebbe la stessa? Scopri il nostro progetto di scrittura inclusiva: https://lnkd.in/dpRnM6TA

Quindi Pippo che animale è? Mentre ancora ci interroghiamo sulla sua identità, i diritti del cortometraggio Steamboat Willie sono scaduti e nuovi scenari si prospettano per Topolino. Non troppo felici: https://lnkd.in/dsERufvm

Colorato e incoerente. Anche questo mese del Pride è passato sotto il solito segno dell'arcobaleno a tutti i costi, senza pensare che ogni momento è quello giusto per usare un linguaggio inclusivo. Senza stare a guardare il calendario editoriale. Il nostro punto di vista nell'articolo di oggi.