Cara Milano Finanza qua di unicorni veri non ce n'è manco uno e vi spiego perché.
Non lo è Wefox (lo sponsor delle magliette del Milan), con la sua macro valutazione stimata del tutto empirica, dove in fatturato reale siamo di gran lunga più bassi del miliardo da cui all'accezione di unicorno.
Non lo è nemmeno l'agenzia di polizze auto scontate a nome Prima e non lo è di certo l'ottimo piccolo broker insurtech a nome Yolo, già quotato in borsa e che ha però il portafoglio di un'agenzia assicurativa italiana media al momento.
Poi ognuno può dare della propria startup le valutazioni potenziali che vuole, ma anche la Silicon Valley ci ha recentemente insegnato che Big tech unicorn valutate l'anno scorso a 100 miliardi, quest'anno sono state vendute poi a 100 milioni.
Un po' come avviene anche qui su LinkedIn dove siamo tutti CEO e Founder di noi stessi.
Lo dico da anni inascoltato; il problema resta sempre uno ed è sempre lo stesso: in assicurazioni, sia tech che non, (quasi) tutti coloro i quali si lanciano in questo settore, pensano sempre e solo al prodotto, alla burocrazia, ai gestionali crm/erp, a speculare su servizi malgestiti ed a rimpinzare i troppi staff di dipendenti mediocri con costi allucinanti, senza pensare all'unica cosa che conta: il marketing vero e le vendite, a cui andrebbero destinate l'80% delle risorse del budget degli investitori.
Solo due piccole startup insurtech al momento hanno capito questa cosa (più un'altra nata da pochissimissimo) e difatti volano felici.
Tutti gli altri, credetemi, stanno sprecando risorse inutilmente.
Quale il prossimo flop insurtech del bel paese, nonostante i (purtroppo pochi) investimenti dei provincialissimi "Venture Capital" all'amatriciana nostrani?
Mi sa che finiti i soldi, ne vedremo più di uno, magari non fallimenti o chiusure, ma di certo sostanziali ridimensionamenti dei sogni di grandi exit milionarie.
#MarketingFirst ficcatevelo bene in testa tutti.
Entrepreneur | Open Innovation & HR Manager | Business Coach
9 mesiSebastiano 👍