I sapori sono da sempre un punto importante non solo in cucina ma, in generale, nel rapporto tra uomo e materie prime. Nel viaggio che vi propongo oggi scopriremo insieme gli aspetti culturali, storici e sociali che, nel tempo, hanno ruotato attorno a questo elemento fondamentale della vita umana. #sapori #antropologia #storia #cucina #culturadelcibo https://lnkd.in/gAU8kR5
Post di Aldo Lissignoli
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I Fichi erano molto apprezzati nell'antica Roma, non solo per il loro sapore dolce ma anche per il loro significato simbolico. Erano associati alla fertilità e all'abbondanza e venivano consumati sia freschi sia secchi per la conservazione. I Romani usavano i fichi in diverse ricette, dalle portate iniziali ai dolci, dimostrando la loro versatilità nella cucina. 🐟 Le Acciughe: Un Piacere Saporito - Le acciughe erano un altro ingrediente chiave, apprezzate per il loro sapore forte e salato. Questi piccoli pesci erano spesso salati o fermentati per produrre il garum, una salsa di pesce fermentato che era una pietra miliare della cucina romana. Le acciughe erano utilizzate per esaltare i sapori di una varietà di piatti, aggiungendo una profondità che completava la dolcezza naturale di ingredienti come i fichi. 🐟 "Ficus Post Apuam": Un Equilibrio Delicato - La frase "Ficus post apuam" utilizzata dai romani, suggerisce una pratica di consumo di fichi seguiti da acciughe, una combinazione che potrebbe sembrare insolita secondo gli standard moderni, ma riflette l'inclinazione romana per l'equilibrio dei sapori. Questa pratica potrebbe essere vista come un apprezzamento precoce dell'abbinamento dolce e salato, un elemento comune nell'arte culinaria odierna. 🐟 Riflessioni sull'Etichetta dei Banchetti Romani - Questa combinazione di fichi e acciughe parla anche delle sofisticate usanze culinarie romane, dove i pasti non erano solo per sostentamento ma anche per piacere e per interagire socialmente. La sequenza di mangiare prima fichi e poi acciughe poteva far parte di un pasto più ampio, progettato per pulire il palato e prepararlo per la portata successiva. 🐟 Noi la proponiamo con le Alici del Cantabrico in olio di oliva pesca sostenibile certificata Marine Stewardship Council (MSC).
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Nell'arte greca e romana, il cibo era spesso associato all'idea di abbondanza, fertilità e piacere. L'arte del cibo non si limita alla creazione di piatti esteticamente belli. Essa comprende anche la conoscenza della storia e della cultura del cibo, la capacità di abbinare sapori e consistenze, e l'abilità di creare un'esperienza culinaria completa. Il cibo può essere utilizzato anche come strumento di comunicazione e di espressione culturale. Attraverso il cibo, possiamo condividere le nostre tradizioni, i nostri valori e la nostra identità. In conclusione, l'arte e il cibo sono due mondi che si incontrano e si fondono in modi sempre nuovi e sorprendenti. Il cibo può essere rappresentato nell'arte, diventare esso stesso arte, e essere utilizzato come strumento di comunicazione e di espressione culturale. Benvenuti nel mondo Fermi. www.fermi-treviso.com #cibo #fermi #brand #madeinitaly #moda
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📘Oggi continuiamo il nostro viaggio nella storia dell'alimentazione parlando dell'𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐑𝐨𝐦𝐚. 🍖🫒Le abitudini alimentari dei romani erano molto ben definite: i patrizi e gli aristocratici mangiavano carne, riccamente contornata, il popolo mangiava 𝐥𝐞𝐠𝐮𝐦𝐢, 𝐩𝐚𝐧𝐞, 𝐨𝐥𝐢𝐯𝐞, 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢, 𝐭𝐚𝐥𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐮𝐧 𝐩𝐨’ 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐬𝐜𝐞 𝐟𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐨 𝐬𝐚𝐥𝐚𝐭𝐨, 𝐫𝐚𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐧𝐞, 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐥𝐥𝐨 𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐫𝐚. Gli schiavi, in numero tre volte superiore ai cittadini liberi, mangiavano soltanto pane e olive, qualche avanzo e un po’ di olio di oliva, il “𝐜𝐢𝐛𝐚𝐫𝐢𝐮𝐦 𝐨𝐥𝐞𝐮𝐦” (mezza libbra al mese), un olio di pessima qualità che si otteneva dalle olive cadute a terra. 🛖Nelle case romane lo spazio per cucinare generalmente era piccolo (ad eccezione delle ville patrizie). Vi era un piccolo forno per il pane e le focacce, un acquaio e alcuni fornelli inseriti in uno zoccolo di mattoni che occupava una parete. La cottura dei cibi avveniva su fornelli a legna o a carbone. Per cucinare si usavano coltelli, spatole, cucchiai (di legno, metallo o osso), frullini, setacci, spiedi, graticole, mortai e recipienti delle forme e grandezze le più varie, in terracotta, argilla o bronzo. 🗣Ti è piaciuto l'argomento? Diccelo nei commenti 🔎Per approfondimenti vedi: https://lnkd.in/dm6-bDwx #curiosita #curiosità #storia #storiaromana #storiaantica #anticaroma #ciboromano #food
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Botta e risposta con Claudio Vignoli. Terzo appuntamento con le domande che i consumatori che vogliono conoscere il mondo dell’extravergine fanno al nostro Claudio Vignoli ❓ Che cosa significa la parola “monocultivar” che spesso sento associare all’olio extravergine di oliva? E la parola “blend”? 👉 “Le varietà di olive vengono denominate “Cultivar”. In Italia ne sono presenti circa 700 e oltre 500 sono correntemente coltivate e utilizzate per produrre olio. Per cultivar s’intende una varietà di pianta coltivata che racchiude una serie di peculiari caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici. La Cultivar dell’olio, per semplificare in poche parole, è quello che nel mondo del vino corrisponde al vitigno. Quindi, un olio Monocultivar è un olio prodotto da una sola varietà (o appunto Cultivar) di oliva. In olivicoltura si usa spesso il termine “varietà” quale sinonimo di cultivar anche se non è tecnicamente corretto nonostante l’utilizzo comune. La parola “Blend” è un sostantivo maschile inglese che tradotto in italiano è “MISCELA” e sta a significare che l’olio è composto da un’attenta miscelazione di oli prodotti da più Cultivar di olive, detto in parole semplici. In realtà, fare un Blend non significa mescolare oli. Avendo a disposizione una molteplicità di prodotti, frutto di una attenta selezione, il Master Blender non li mescola tutti assieme, ma ne sceglie alcuni per accostarli nelle proporzioni ottimali a formare quello che è il “suo Blend”. A mio modo di vedere il blend è una vera e propria arte in quanto bisogna sapere quale è il risultato finale che vogliamo ottenere in termini di gusto, aroma, intensità etc. come punto di partenza per selezionare e miscelare nelle giuste proporzioni un mix di oli diversi.” #ClaudioVignoli #OlioExtraverginediOliva #cultura #informazione
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Sperimentare, creare ed imparare dagli errori utilizzando in modo alchemico gli ingredienti ed i sapori, per realizzare nuovi abbinamenti culinari. Il connubio fantasia realizzativa e gastronomia sono oggi oggetto di studio rendendo arcaico il concetto che l'arte nel piatto è "roba da elite viziata e altezzosa", mentre risulta una sapiente e complessa interazione neuronale fra impulsi legati al cibo ed al processo creativo https://lnkd.in/dB_B6XsE
Creatività gastronomica: come nasce?
georgofili.info
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#LetradizionidiPuglia #PugliaReligiosa #mangialapuglia #Pugliaeat Grano, chicchi di melograno, gocce di cioccolato, uva, fichi secchi, noci e nocciole e vin cotto: ecco sua maestà la colva, il dolce tipico dei morti che si prepara in Puglia. Se volessimo risalire alle origini della colva, molto probabilmente dovremmo scomodare gli antichi Greci e i Romani, dove una ricetta simile alla colva veniva preparata per commemorare i defunti. Un’usanza che poi il Cristianesimo ha inglobato e rielaborato, facendola diventare una tradizione sua. Il nome “colva” sembra derivare dal termine latino “columen,” che significa “offerta” o “preghiera,” indicando il suo legame con i rituali di commemorazione. A testimonianza di ciò, nei secoli scorsi, le famiglie pugliesi preparavano la colva come dono per le anime dei defunti e la distribuivano ai poveri in segno di carità. La colva è un dolce che non necessita di cottura e su gusta al cucchiaio. I suoi ingredienti sono naturali e semplici, tipici della dieta mediterranea. Questi elementi si trovano facilmente in autunno, e in particolare a novembre. Il grano cotto è alla base della colva: viene bollito a lungo fino a diventare tenero e poi condito con chicchi di melograno, che rappresentano simbolicamente il sangue e la vita eterna. Noci e mandorle aggiungono una nota croccante e una ricchezza di nutrienti, i fichi secchi donano dolcezza e una consistenza particolare, l’uvetta e spesso anche gli acini d’uva è l’elemento morbido e zuccherino, il cioccolato fondente è una moderna aggiunta, che spesso accompagna la ricetta tradizionale per esaltarne il gusto. Il tutto unito e amalgamato dal vino cotto o dal miele. Più di un dolce, la colva è un simbolo di memoria, un modo per “nutrire” idealmente i defunti e accompagnarli nella loro nuova vita ultraterrena. Ogni ingrediente ha una forte valenza simbolica: il grano rappresenta la rinascita e la fertilità, i chicchi di melograno simboleggiano l’immortalità dell’anima, mentre i fichi e le noci evocano l’abbondanza. La Puglia è la regione dove si prepara la colva per il giorno dei morti. un rito, dove ogni componente della famiglia contribuisce alla preparazione. Il dolce viene spesso offerto anche ai vicini e condiviso, perpetuando l’antica tradizione della condivisione e dell’unità familiare in questo momento di riflessione spirituale.
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Il salame piacentino e il salame parmigiano sono come due espressioni diverse della stessa arte, quella della salumeria emiliana, ognuno portatore di un carattere unico e irripetibile, modellato dalle mani esperte dei norcini e dal respiro dei loro rispettivi territori. Il salame piacentino sembra incarnare la forza della terra da cui nasce, robusto e generoso. La sua grana grossolana, quasi scolpita, racconta di una tradizione antica, dove le carni vengono lavorate con cura e rispettosa lentezza. Insaporito con aglio e bagnato nel vino, emana profumi profondi, come se racchiudesse in sé il calore del sole estivo che matura le viti sulle colline piacentine. Al palato, rivela una complessità aromatica intensa, un equilibrio tra dolcezza e sapidità, come un racconto che si svela a poco a poco, lasciando una traccia indelebile di sé. Il salame parmigiano, invece, è una carezza, una melodia più dolce e delicata. La sua grana fine e vellutata parla di eleganza e raffinatezza, frutto di una lavorazione attenta che valorizza la purezza della carne. Senza l'intrusione marcata delle spezie, il suo sapore si schiude lentamente, come un fiore al primo soffio di primavera. Qui, la dolcezza naturale prevale, il gusto è gentile, quasi sussurrato, come il profilo delle dolci colline parmigiane che si stendono all’orizzonte. #formazione #vendita #storia #alimentare #tradizione #agroalimentare #negozio #salumeria #gastronomia #salame #salume #parmafood #piacenzafood #ristorante #osteria #trattoria #didattica
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L'abbamele, uno dei più antichi prodotti della cultura rurale sarda Un miele cotto che ha origini nuragiche e può avere diversi usi in cucina. Vi sveliamo la ricetta originale
L'abbamele, uno dei più antichi prodotti della cultura rurale sarda
deliziosooo.it
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Il miele: un tesoro antico che può sostenere la vita umana Scopri le sorprendenti proprietà del miele, alimento prezioso per la nostra salute e cultura. Dalla sua capacità di sostenere la vita umana, agli antichi usi funerari, il miele continua a stupire con le sue qualità uniche. Anche oggi, questo dolce nettare è molto più di un semplice cibo: è un concentrato di storia, tradizione e scienza. Ecco perché dovremmo tutti avere un profondo rispetto per le api, che con il loro lavoro instancabile rendono possibile questo dono della natura. Il miele non è solo un delizioso dolcificante naturale, ma un vero e proprio elisir di vita. Pochi sanno che all’interno di ogni goccia di miele si nascondono enzimi vivi, sostanze che lo rendono un alimento eccezionale e molto diverso dagli altri. LEGGI LA NOTIZIA COMPLETA
https://www.unicaradio.it/blog/2024/08/15/il-miele-un-tesoro-antico-che-puo-sostenere-la-vita-umana
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✅Picolìt - questa è la pronuncia corretta in Friulano - è un vitigno a bacca bianca nativo di questa regione: l’origine del nome sembra essere legata alle dimensioni del peduncolo, pecol o picol, del grappolo e degli stessi acini. . ➡️Il grappolo viene definito spargolo, proprio perché sviluppa un numero esiguo di acini. Il fenomeno si chiama acinellatura, altrimenti conosciuto come aborto floreale, che porta all’eliminazione spontanea dei frutti. . 🥂Al palato il vino è ricco di struttura, consistenza glicerica e avvolgenza anche per la quota alcolica, senza tuttavia risultare mai stucchevole: il Picolit è fresco💨, piacevolmente sapido, con note vegetali di clorofilla 🌿e erbe aromatiche🪴. Elegante e armonico, va servito ad una temperatura di circa 8 gradi per consentire di coglierne la piacevole morbidezza. . ✍️Lo racconto nell'ultimo numero della Rivista del Maestri del Lavoro nella rubrica di Enogastronomia. . #MDL #maestridellavoro #enogastronomia #picolit #ColliOrientalidelFriuliPicolit . Federazione Nazionale Maestri del Lavoro Alberto Maestri Federazione Nazionale Maestri del Lavoro - Consolato Regionale Lombardia Maurizio Marcovati
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