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Bim non e' solo Revit ma una filosofia, un approccio diverso, sicuramente organizzato e circolare dove ognuno ha il proprio ruolo e le proprie responsabilità.
Dispiace leggere, ancora una volta, titoli come questo, con numeri che non inquadrano davvero il problema di fondo: gli esperti BIM non si contano in base alle certificazioni emesse. E per fortuna, direi. Ci sono tanti bravi tecnici che non sono certificati, così come esistono tecnici certificati come "esperti" il cui titolo mal gli si addice (e non aggiungo altro). A ridosso del 2025, il punto è su cui soffermarsi è un altro: la cultura aziendale, che spesso non si sposa con una gestione oculata dei dati. La formazione richiesta a gran voce dal titolo di questo articolo, per la stragrande maggioranza dei casi, non ha un piano, una reale programmazione a lungo termine. Tutto ciò che si apprende in un corso dovrebbe essere applicato il giorno successivo, quando, invece, spesso resta in un casso per mesi. Eppure, si richiede con urgenza il certificato di frequenza, così da poter ordinare i documenti. O, ancora, si crede che basti qualche giornata di formazione per fare l’esame e "diventare" esperto BIM. Un altro punto, poi, è questo: le stazioni appaltanti, d'altra parte, supportano davvero poco l'evoluzione del settore. Basti pensare ai bandi di gara dove spesso si preferisce un certificato senza sostanza a una reale offerta di gestione informativa calata sullo specifico progetto, che davvero vada a migliorare i processi. Il codice degli appalti, oltre alla formazione, prevede strumenti hardware e software di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, e di redigere e adottare un atto di organizzazione. Ma non basta. Sistemare i documenti non è condizione necessaria e sufficiente. Manca una visione a lungo termine, tornando al punto di partenza della mia riflessione. Senza uno sforzo che parta dai vertici aziendali (pubblici e privati), che preveda l'abbandono di vecchi approcci, non ci sarà mai una trasformazione e non vedremo mai una reale riduzione degli sprechi, riducendo tutto - ancora una volta - all'avere "le carte a posto" come condizione necessaria e sufficiente. Vi lascio, per conoscenza, il link dell'articolo citato: https://lnkd.in/dQN4umXu
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Vorresti imparare a creare delle tavole esecutive/costruttive LOD/LOIN D/E direttamente da #Revit in modo altamente automatizzto ? Far si che l'elaborato #digitale estratto dal software di BIM Autoring sia conferme a standard grafici mediante Modelli di Vista e aumentare la qualità del tuo progetto mediante etichettature dettagliate #automatizzate e dettagli parametrici ? Affidati a BIMTrainer srls per trasferire le tue competenze ed esigenze progettuali in #standard interni studiati e sviluppati ad hoc in funzione al workflow progettuale interno dell'azienda. Accompagniamo gli Studi di progettazione che operano già in BIM ad aumentare il proprio livello di #maturità BIM prettamente su casi operativi al fine di creare Standard su progetti Pilota mediante un processo che permette di innalzare la #qualità del progetto BIM, la #produttività mediante automazione, ridurre i #tempi di produzione ed infine eseguire #Audit per la Certificazione Aziendale #SGBIM 74/2019 oggi di inziale richiesta da parte delle S.A. nelle #Gare Publiche BIM a garanzia di affidamento verso organizzazioni che progettano in BIM secondo Standard definiti, Normativa UNI 11337 e ISO 19650. Per informazioni scrivi a: info@bimtrainer.it - visita il nostro sito: www.bimtrainer.it #bimtrainersrls - #bimrevolution
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Dispiace leggere, ancora una volta, titoli come questo, con numeri che non inquadrano davvero il problema di fondo: gli esperti BIM non si contano in base alle certificazioni emesse. E per fortuna, direi. Ci sono tanti bravi tecnici che non sono certificati, così come esistono tecnici certificati come "esperti" il cui titolo mal gli si addice (e non aggiungo altro). A ridosso del 2025, il punto è su cui soffermarsi è un altro: la cultura aziendale, che spesso non si sposa con una gestione oculata dei dati. La formazione richiesta a gran voce dal titolo di questo articolo, per la stragrande maggioranza dei casi, non ha un piano, una reale programmazione a lungo termine. Tutto ciò che si apprende in un corso dovrebbe essere applicato il giorno successivo, quando, invece, spesso resta in un casso per mesi. Eppure, si richiede con urgenza il certificato di frequenza, così da poter ordinare i documenti. O, ancora, si crede che basti qualche giornata di formazione per fare l’esame e "diventare" esperto BIM. Un altro punto, poi, è questo: le stazioni appaltanti, d'altra parte, supportano davvero poco l'evoluzione del settore. Basti pensare ai bandi di gara dove spesso si preferisce un certificato senza sostanza a una reale offerta di gestione informativa calata sullo specifico progetto, che davvero vada a migliorare i processi. Il codice degli appalti, oltre alla formazione, prevede strumenti hardware e software di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, e di redigere e adottare un atto di organizzazione. Ma non basta. Sistemare i documenti non è condizione necessaria e sufficiente. Manca una visione a lungo termine, tornando al punto di partenza della mia riflessione. Senza uno sforzo che parta dai vertici aziendali (pubblici e privati), che preveda l'abbandono di vecchi approcci, non ci sarà mai una trasformazione e non vedremo mai una reale riduzione degli sprechi, riducendo tutto - ancora una volta - all'avere "le carte a posto" come condizione necessaria e sufficiente. Vi lascio, per conoscenza, il link dell'articolo citato: https://lnkd.in/dQN4umXu
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Condivido in pieno le parole del collega. Risale al 2017 il D.M. 560 (modificato dal 312/2021) di cui vorrei sottolineare i concetti espressi nell'Art.3 - Adempimenti preliminari delle stazioni appaltanti 1. L'utilizzo dei metodi e strumenti di cui all'articolo 23, comma 13, del codice dei contratti pubblici è subordinato all'adozione, anche a titolo non oneroso, da parte delle stazioni appaltanti, di: a) un piano di formazione del personale in relazione al ruolo ricoperto, con particolare riferimento ai metodi e strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l'edilizia e le infrastrutture, anche al fine di acquisire competenze riferibili alla gestione informativa ed alle attività di verifica utilizzando tali metodi; b) un piano di acquisizione o di manutenzione degli strumenti hardware e software di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, adeguati alla natura dell'opera, alla fase di processo ed al tipo di procedura in cui sono adottati; c) un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e di gestione delle singole fasi procedimentali, la identità dei gestori dei dati e la proprietà degli stessi e le modalità di gestione dei conflitti, in relazione alla natura delle opere e dei cespiti comprensivi degli aspetti tecnici e procedurali adottati. Parla di utilizzo subordinato all'adozione di 3 piani, piani... ovvero progetti, studio, analisi, programmazione a livello aziendale per un vero cambio di mentalità.
Dispiace leggere, ancora una volta, titoli come questo, con numeri che non inquadrano davvero il problema di fondo: gli esperti BIM non si contano in base alle certificazioni emesse. E per fortuna, direi. Ci sono tanti bravi tecnici che non sono certificati, così come esistono tecnici certificati come "esperti" il cui titolo mal gli si addice (e non aggiungo altro). A ridosso del 2025, il punto è su cui soffermarsi è un altro: la cultura aziendale, che spesso non si sposa con una gestione oculata dei dati. La formazione richiesta a gran voce dal titolo di questo articolo, per la stragrande maggioranza dei casi, non ha un piano, una reale programmazione a lungo termine. Tutto ciò che si apprende in un corso dovrebbe essere applicato il giorno successivo, quando, invece, spesso resta in un casso per mesi. Eppure, si richiede con urgenza il certificato di frequenza, così da poter ordinare i documenti. O, ancora, si crede che basti qualche giornata di formazione per fare l’esame e "diventare" esperto BIM. Un altro punto, poi, è questo: le stazioni appaltanti, d'altra parte, supportano davvero poco l'evoluzione del settore. Basti pensare ai bandi di gara dove spesso si preferisce un certificato senza sostanza a una reale offerta di gestione informativa calata sullo specifico progetto, che davvero vada a migliorare i processi. Il codice degli appalti, oltre alla formazione, prevede strumenti hardware e software di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, e di redigere e adottare un atto di organizzazione. Ma non basta. Sistemare i documenti non è condizione necessaria e sufficiente. Manca una visione a lungo termine, tornando al punto di partenza della mia riflessione. Senza uno sforzo che parta dai vertici aziendali (pubblici e privati), che preveda l'abbandono di vecchi approcci, non ci sarà mai una trasformazione e non vedremo mai una reale riduzione degli sprechi, riducendo tutto - ancora una volta - all'avere "le carte a posto" come condizione necessaria e sufficiente. Vi lascio, per conoscenza, il link dell'articolo citato: https://lnkd.in/dQN4umXu
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CDE e openCDE: il futuro della collaborazione nel BIM
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