50 anni Golf, il genio di Giugiaro
“Quando disegnai la Golf – spiegò tempo fa Giugiaro – chiesi alla Volkswagen se avessi potuto firmare con un piccolo stemma la macchina. Non c’è problema, risposero da Wolfsburg, ci mandi i loghi e noi li applichiamo sulla carrozzeria. Ma dopo un rapido calcolo mi accorsi che il costo degli stemmi avrebbero superato di gran lunga il mio compenso: la Golf veniva già all’epoca prodotta in numeri record”.
E proprio ora, a Pasqua, quando la Volkswagen festeggia il 50 anniversario della macchina che ebbe il difficile compito di sostituire il Maggiolino, sono i numeri a tornare alla ribalta. Sono i numeri a marcare, con forza, la differenza fra fare una macchina “normale” e una prodotta a ritmi pazzeschi. Una differenza abissale che – dagli stemmini di Giugiaro a ogni altra cosa – comporta scelte diverse da parte del costruttore. Per capirci. Da quando il primo modello è entrato in produzione nel 1974 più di 2.000 persone hanno scelto una nuova Golf ogni giorno negli ultimi 50 anni.
Una cosa non solo irraggiungibile per altri concorrenti, ma addirittura impensabile. Fantascienza. Si arriva così ai 37 milioni (trentasette non è un refuso) di unità prodotte, nate sempre Wolfsburg, la storica roccaforte del marchio VW, fondato nel 1937. Certo, sua maestà Golf è stata partorita in altri sette Paesi del mondo e non solo in Germania, ma il bello è che nessuna alta macchina sul pianeta è così legata al Paese di origine: dici Golf e pensi alla Germania.
Non è un caso che Volkswagen stia organizzando nel suo museo di Wolfsburg una mostra speciale sul 50 anniversario della Golf. Durerà fino a febbraio 2025 e, si accettano scommesse, sarà visitata da un numero record di appassionati: nonostante non sia una supercar, nonostante sia stata prodotta in otto diversi modelli (e non uno solo come il Maggiolino), la Golf è una delle macchine più amate del mondo. E, va ricordato, tutto iniziò grazie a un italiano, Giugiaro. Il genio non si smentisce mai.
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