Ti sei mai chiesto perché i tuoi post sui social non ottengono l’engagement che ti aspetti? Ecco un segreto: non si tratta del prodotto in sé, ma della trasformazione e del desiderio che c'è dietro.💡 Ci sono 3 motivazioni: Il prodotto vero e proprio: diciamo il profumo 🧴 La trasformazione: come quel profumo ti fa sentire—sicuro di te, attraente, audace. 💃 Il desiderio finale: perché lo comprano davvero. Non è solo per il buon odore—ma per impressionare, essere notati, sentirsi speciali. 💫 La chiave del successo sui social? Non vendere solo il profumo, parla a quel desiderio finale. Comprendi cosa vuole davvero il tuo pubblico e mostra loro come il tuo prodotto li porterà lì. È qui che accade la magia! ✨ #StrategiaSocialMedia #MarketingEmozionale #ConnessioneConIlPubblico
Post di Cibissimo
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Ha senso parlare di #etica nel #marketing? - argomentone di oggi per lo #sparlapost del sabato - Ha senso nel momento in cui esiste il suo contrario e la parola etica rassicura, quando in realtà dovrebbe essere un attributo normale. Il marketing in senso lato è la promozione dei propri servizi e dei propri prodotti, per farli conoscere al pubblico e per venderli, è il veicolo della vendita. Ecco, in tutto questo non c'è nulla di non etico. Perché rimanga tale non si dovrebbe mai scendere a compromessi che cadono nella bugia e nella totale deformazione della realtà. Parlo di questo riferendomi a tutte le attività, non solo a chi lavora nel campo del marketing, ma a chi, nella sua professione, qualunque essa sia, usa giustamente il marketing per farsi conoscere. In tutti i casi, per qualunque attività, per essere etico il marketing dovrebbe rispettare 3 linee guida: 1) Trasparenza sui benefici e sui limiti di ciò che si offre, senza far pensare a soluzioni magiche e senza promesse da marinaio. 2) Rifiutare le manipolazioni emotive e le pressioni eccessive. Questo significa puntare sul dimostrare competenza e sull'ispirare fiducia, piuttosto che sfruttare pesantemente le debolezze del pubblico. 3) Non amplificare i risultati trasformando la casistica wow in una regola generale Il marketing in generale racconta storie, ma la parola storie non deve diventare sinonimo di “balle”. Il #posizionamento in particolare aiuta ad entrare nella testa delle persone, ma questo non equivale a trapanare la mente di effetti speciali per entrare. Al contrario posizionarsi significa essere così interessanti e rilevanti da farsi aprire spontaneamente la porta. Poi c'è un altro aspetto che tocca chi, come me, opera nell'ambito del marketing: abbiamo una bella responsabilità, non solo nei confronti dei nostri clienti, ma anche di coloro che diventeranno loro clienti. Chi supporta nel marketing contribuisce a mettere in circolo servizi che dovrebbero essere di qualità. É una cosa a cui io penso e usare questo filtro fa parte dell'etica. Vado a chiudere con quest'ultima considerazione: dire di essere etici non serve a nulla a livello di posizionamento, perché nessuno direbbe di non esserlo. Essere etici per davvero, invece, contribuisce a posizionarti sul serio, perché genera nel medio lungo termine un attributo preziosissimo che si chiama reputazione. Detto questo, passo e chiudo lasciando la parola a te. Buon sabato.
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Sei pronto/a a far decollare il tuo Personal Brand? PowerBrand è qui per trasformarti da sconosciuto a punto di riferimento nel tuo settore. In sole 12 settimane, imparerai a: 🔹 Creare un brand che cattura l'attenzione 🔹 Attirare clienti premium 🔹 Alzare i prezzi 🔹 Convertire follower in clienti paganti Ma non è tutto! 🎥 Ho appena pubblicato un video su YouTube che svela i segreti dei bias cognitivi nel personal branding. Scopri come la psicologia può essere la tua arma segreta per conquistare il tuo pubblico. 👉 Guarda il video: che trovi nel primo commento! PowerBrand non è per tutti. È per chi è determinato a dominare il proprio campo. Posti limitati. L'investimento? Meno di quanto ti costa rimanere nell'anonimato per un altro anno. Sei pronto a diventare indispensabile nel tuo settore? #PersonalBranding #PowerBrand #BiasNelBranding #business
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Il potere del marketing: raccontare la storia giusta cambia tutto Immaginate di essere in un canile, circondati da tanti amici a quattro zampe in cerca di una casa. È una scelta difficile, vero? Ora immaginate di trovarvi davanti a una gabbia in cui un cane prende un telecomando, avvia un video e vi mostra il meglio di sé: gioca a scacchi, stira, cucina, fa le pulizie. Alla fine, chiude il video, prende la sua valigia e vi fa l’occhiolino. Risultato? Quel cane non è più un semplice “candidato” tra tanti: è diventato indimenticabile. Questo simpatico scenario (quasi surreale) è un perfetto esempio di ciò che fa il buon marketing: trasforma l’ordinario in straordinario. In un mondo saturo di offerte, comunicazioni e proposte, il marketing non è più solo una questione di vendita, ma di raccontare una storia autentica e memorabile, capace di connettersi emotivamente con chi ci ascolta. Cosa possiamo imparare da questo “cane marketer”? Metti in evidenza i tuoi punti di forza Mostrare ciò che ti rende unico non è presunzione, è la chiave per emergere. Come quel cane che ha messo in scena le sue abilità straordinarie, anche un’azienda, un brand o un professionista deve evidenziare ciò che lo distingue dalla massa. Usa la creatività per attirare attenzione Le scelte convenzionali non sempre funzionano. Chi si sarebbe aspettato un cane con un telecomando? Saper sorprendere il tuo pubblico – in modo positivo e originale – è un modo per rimanere impresso nella memoria. Conquista con l’emozione La scena dell’occhiolino e della valigia non è solo divertente, è umana. Racconta una storia che crea empatia. Le persone non scelgono in base alla pura razionalità: comprano con il cuore e giustificano con la mente. Chiudi con un invito all’azione deciso Quel cane non ha solo mostrato il suo valore, ha agito: ha preso la valigia, pronto a entrare nella vita dei suoi nuovi proprietari. Il marketing funziona davvero solo quando è chiaro cosa vuoi che faccia il tuo pubblico. Non basta essere bravi, bisogna saperlo comunicare Il miglior prodotto, il miglior servizio o il miglior professionista può rimanere ignorato se non racconta la sua storia nel modo giusto. La chiave del successo? Farsi notare, creare connessioni e offrire una visione chiara di ciò che si può portare nella vita di chi ci sceglie. Che tu sia un’azienda, un professionista o... un cane in un canile, ricorda: il marketing non è manipolazione, è la capacità di raccontare il tuo valore in modo autentico. E quando lo fai bene, i risultati non tardano ad arrivare. E voi, avete già trovato il vostro “telecomando”? 🚀 #Marketing #Storytelling #Comunicazione https://lnkd.in/gsEGp_hd
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📨 𝗖𝗢𝗦𝗔 𝗗𝗘𝗩𝗘 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗘𝗡𝗘𝗥𝗘 𝗨𝗡 𝗕𝗥𝗜𝗘𝗙 (𝗘 𝗖𝗢𝗦𝗔 𝗙𝗔𝗥𝗘 𝗦𝗘 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗜 𝗘𝗟𝗘𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗢𝗡𝗢 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗜) Mentre lavoro al nuovo numero della newsletter Endurance, mi soffermo ancora sul primo numero, inviato alcuni giorni fa: il brief di marketing. 🎯 𝗜𝗹 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁: vi vedo dall’altra parte dello schermo con l’espressione di chi pensa “ecco, la scoperta dell’acqua calda”, ma credetemi, non è così banale. Moltissime richieste nascono dalla necessità di accontentare stakeholder interni. Per non parlare di chi vi dice “il mio target possono essere tutti”. - Chi è il destinatario del nostro messaggio? - Quanti anni ha? - Qual è il suo immaginario? - Quali sono i suoi problemi? - Qual è il suo bottone caldo? - Qual è il suo lessico? Queste domande definiscono un target. Per rispondere, servono dati e serve empatia. I dati dovrebbe fornirteli chi ti illustra il brief, ma puoi anche ricostruirteli tu (Massimo Giacchino ha elaborato al riguardo il metodo Design Marketing e ci ha scritto due libri agili e densi di tecniche utili, di cui nella newsletter ho consigliato la lettura). L’empatia, invece, ci consente di connetterci al target. Per usarla, il target deve essere almeno messo nero su bianco in apertura di brief. 🎯 𝗖𝗼𝗿𝗲 𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮𝗴𝗲: qual è il messaggio? E perché il target dovrebbe essere interessato? Immaginate di essere fisicamente di fronte al target e di richiamare la sua attenzione: “ho una cosa molto importante da dirti”. Non necessariamente è una delle grandi verità della vita: può essere, semplicemente, “partecipa all’evento”. Ma deve far parte del brief. 🎯 𝗤𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁: In che modo il prodotto migliora la vita del target? Pensate a cosa vendono davvero alcuni fra i business più comuni. Chi ha una palestra, ai suoi iscritti vende salute. Chi promuove la compravendita di un’abitazione, vende uno stile di vita. Chi propone trattamenti di medicina estetica, vende autostima. Chi pubblicizza un'automobile, vende uno status sociale. Chi fa marketing sull’ultimo smartphone, sta vendendo agli utenti la sensazione di essere all’avanguardia rispetto a tutti gli altri. 🔴 𝗖𝗵𝗲 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗕𝗿𝗶𝗲𝗳 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗲𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶?L’atteggiamento migliore è essere curiosi e fare domande. Aiuterete sia il cliente che voi stessi: - “Prova a raccontarmi il cliente tipico del vostro servizio o del vostro prodotto, per come ve lo immaginate voi” - “Se dovessi scegliere, qual è la cosa più importante che dovrebbe rimanere in mente al target dopo l’attività di comunicazione?” - Dopo aver usato il tuo prodotto, come si sentirà l’utente finale? In che modo la sua giornata sarà diversa?” 🟠 𝗣𝗲𝗿 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗶 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗘𝗻𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲, 𝗹𝗮 𝗻𝗲𝘄𝘀𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿 𝗱𝗶 Kom42, 𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗶𝘁𝗶 𝗾𝘂𝗶 👉 https://lnkd.in/dFW8y6wq #comunicazione #marketing #target #newsletter #brief
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Per definizione, IO NON SONO IL TARGET della mia comunicazione. Mai. L'emittente NON PUÓ essere il ricevente. Il mio mondo non è il tuo mondo, anche se siamo fratelli, familiari, coniugi, amanti, migliori amici. Nello specifico delle professioni del marketing "IO NON SONO IL TARGET" significa anche che non devo mai prendere me stesso a misura dei contenuti, degli stili, del tone of voice, dei canali, delle modalità del mio cliente (o del cliente del mio cliente, per le agenzie). Il fatto che a ME non piaccia uno stile, non significa che non piaccia al target del mio messaggio. Il fatto che IO non usi un canale (che ne so: Tiktok, o i social in generale) non significa che il mio target non lo usi. IO POSSO SOLO: - studiare - analizzare - sondare - immedesimarmi - empatizzare col target. Ma non sono io. Mai. Anche quando rientro perfettamente nel cluster del target, il mio mestiere crea dei pregiudizi che nella maggior parte dei casi il target vero non ha. Anche quando il target fa proprio il mio mestiere (mktg), e io ci casco dentro in pieno, ci sono delle asimmetrie di informazione per cui mai e poi mai io sono il target. Io non sono il target. Dovrebbe essere il mantra dei professionisti. E invece...
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Emozioni o SENSAZIONI? Si dice, troppo spesso, che la pubblicità e le campagne di marketing debbano creare emozioni, ma io credo che sia un errore importante. Per conquistare un dream client, non bisogna generare emozioni ma SENZAZIONI positive in tutti coloro che decidono. Le EMOZIONI sono punte emotive, che vanno e vengono velocemente. Le SENSAZIONI rimangono nel tempo, e devono essere distrutte per essere riformulate. Se dobbiamo fare business con una persona, lo faremo con quelle di cui abbiamo positive sensazioni verificate e consolidate. Quando vado a caccia di Account Strategici, faccio l’impossibile per costruire sensazioni, attraverso emozioni positive. Non uso il digitale, o raramente, io non credo che serva per questo scopo Esiste qualcosa di più semplice e diretto per entrare nella sfera emotiva delle Persone… Noi mammiferi prima di tutto recepiamo gli odori, poi il suono, poi vediamo, tocchiamo e infine gustiamo. Non è sempre cosi ma molto spesso… Se vogliamo conquistare le persone, e guadagnare la loro fiducia, perché decidiamo di sovvertire queste logiche? Non vi sembra innaturale? Voi come fate quando volete innescare relazioni emotive e profonde con grandi decisori? Non mi dite, per favore, che gli mandate una email e sperate che vi risponda!!!! Scrivetemi e ci confrontiamo https://lnkd.in/e4s9zUwX #emozioni #sensazioni #dreamclient #grandiclienti
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Un saggio una volta ha detto che se vuoi essere un brand devi: 1 - Impegnarti fino a quando i tuoi idoli diventeranno i tuoi concorrenti. 2 - Comunicare fino a quando non avrai più bisogno di presentarti. 3 - Aumentare la tua reputazione, la fiducia e la tua autorevolezza fino a quando il costo della tua professionalità sarà solo un dettaglio per il cliente. Il tuo obiettivo non è diventare famoso, un influencer o un guru del tuo settore, ma alimentare l’aspettativa verso te stesso, la tua professionalità e come farai sentire le persone che incontri.
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Sottoscrivo parola per parola
Un saggio una volta ha detto che se vuoi essere un brand devi: 1 - Impegnarti fino a quando i tuoi idoli diventeranno i tuoi concorrenti. 2 - Comunicare fino a quando non avrai più bisogno di presentarti. 3 - Aumentare la tua reputazione, la fiducia e la tua autorevolezza fino a quando il costo della tua professionalità sarà solo un dettaglio per il cliente. Il tuo obiettivo non è diventare famoso, un influencer o un guru del tuo settore, ma alimentare l’aspettativa verso te stesso, la tua professionalità e come farai sentire le persone che incontri.
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😮 Avete presente la sensazione di voler cambiare qualcosa della propria vita dopo aver visto un buon film o letto un buon libro? Ecco, il buon marketing dovrebbe offrire (o almeno provarci) narrazioni che migliorano chi le ascolta. Non tutte le narrazioni però sono valide. Ma cosa distingue narrazioni “sterili” o peggio ancora “tossiche” da quelle considerate di valore? Sicuramente e soprattutto il “carattere generativo”, cioè la capacità di generare senso, curando il presente in modo tale da poter creare futuro della narrazione stessa. 🤝 Se ci riflettiamo bene, la domanda sul senso della vita, in ultima istanza, si risolve nell’impegno costante a costruire e curare legami. Siamo individui geneticamente unici ma intrinsecamente legati al contesto relazionale. Questa tendenza ci invita in ogni contesto (e il marketing non fa eccezione) a coltivare ed affinare la nostra capacità di uscire dalla preoccupazione narcisistica del nostro sé per prenderci cura delle nuove generazioni attraverso sguardi di fiducia, scoperta, invenzione, cura di altre persone, progetti, nuove idee che abbracciano il futuro. ⭐ ✌ Il marketing generativo è quello che promuove la diffusione di comportamenti creativi in quanto generativi di futuro attraverso la cura del presente in ogni sua declinazione. Ecco allora che la parola spesso abusata “sostenibile” può trovare terreno fertile se associata alla tanto spesso (a ragione o torto) vituperata “marketing”. Ok, ma se ci sono prodotti da pubblicizzare che durano poco come le saponette, come si concilia tutto questo con l’aggettivo “sostenibile”? Beh, il punto non è edulcorare o cercare di eludere questa ovvia realtà ma bensì ricordarci che i consumatori (sì, pure quelli di saponette) restano prima di tutto persone e che le narrazioni di marketing di qualità dovrebbero sempre rivolgersi alle persone prima ancora che ai consumatori. —--------------------------------------------------------------------------- Sono un Copywriter/Ux Writer/Autore e aiuto aziende, professionisti e brand ad attrarre nuovi clienti e a creare un legame solido con loro. 🌟 Ti piace quello che scrivo? 👉 Allora aggiungi il tuo punto di vista e commenta, condividi, consiglia, e se ti va, seguimi! #marketing #sostenibilità #storytelling
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𝗦𝗯𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗿𝗲 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗿𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗶𝘁𝗮. 𝗡𝗼𝗻 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗿𝗴𝗲𝗿𝘀𝗲𝗻𝗲 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗳𝗮𝘁𝗮𝗹𝗲. Una delle domande che pongo più spesso nella mia community #Cambiaprospettiva è: "𝗛𝗮𝗶 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝘁𝘂𝗼 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁?" Di solito, la risposta è un "sì" deciso. Ma quando chiedo di spiegarmi cosa 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮 il target, quali convinzioni limitanti ha e quali sono i motivi che lo portano a non scegliere i loro servizi… il silenzio cala. In quel momento, molti si bloccano. Mi guardano con diffidenza, come se rendere le cose "più complicate" fosse la mia missione. La verità è che definire il target non è il gioco dell’indovina chi. Non si tratta solo di sesso, età o professione, ma di 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶, 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗲. Sbagliare target non è solo un dettaglio. Ha un impatto devastante su: 🔹 I tuoi prezzi 🔹 La tua comunicazione 🔹 Le relazioni professionali (che possono drenare energia) 🔹 La fidelizzazione 🔹 La riprova sociale Quando siamo insicuri, invece di analizzare il nostro target, tendiamo a reagire con rabbia. Iniziamo a pensare: 🔹 "Il cliente non capisce il mio valore." 🔹 "I social non funzionano." 🔹 "Come fanno a seguire quella persona?" Sì, lo so bene. 𝗖𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗮, 𝗽𝗲𝗿 𝗯𝗲𝗻 𝗱𝘂𝗲 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲. La mia fortuna è stata 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗳𝗮𝗹𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 e riconoscere dove avevo sbagliato. Non è mai facile rivedere una strategia dopo aver investito tempo ed energie, ma è l'unico modo per riallineare la tua comunicazione al target giusto. 👉 SPOILER: Ricostruire una strategia dopo aver comunicato con costanza al target sbagliato… fa male. E non parlo solo di soldi. 𝗛𝗮𝗶 𝗺𝗮𝗶 𝗮𝘃𝘂𝘁𝗼 𝗱𝘂𝗯𝗯𝗶 𝘀𝘂𝗹 𝘁𝘂𝗼 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁? Se ti stai chiedendo se sei nella direzione giusta, scrivimi in privato o lascia un commento. Mi fa sempre piacere confrontarmi su queste tematiche! #targetcliente #personalbranding #businessmentor #freelance
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