Il progetto FUTURA mira a eliminare gli ostacoli per ragazze e giovani donne (13-24 anni) nei percorsi scolastici e formativi, promuovendo talento, autonomia e benessere, soprattutto nel delicato passaggio alla maternità. A Venezia, Roma e Napoli, in collaborazione con varie organizzazioni, sono stati attivati 300 percorsi, il 49% dei quali sostiene il consolidamento degli studi e l’avvio professionale. FUTURA offre competenze pratiche, incluse educazione finanziaria e indipendenza economica, per aiutare le giovani donne a investire su sé stesse e seguire le proprie aspirazioni. #futura #inclusionedonne #uguaglianzedigenere #lavoro
Post di CUORE SRL - Impresa Sociale
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Le parole dell’innovazione sociale Grazie Alessio Giordano e Antonio Longo per avermi proposto di parlare di EMANCIPAZIONE, parola necessaria oggi #25novembre e ogni giorno dell’anno Innovazione Sociale Carocci editore
𝐋𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐢𝐧𝐧𝐨𝐯𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 In Italia 1 donna su 3 non possiede un conto in banca e solo 1 su 2 lavora, con percentuali ancora più drammatiche nel Mezzogiorno. Su 27 paesi europei, il nostro si colloca all'ultimo posto per il tasso di occupazione femminile, e il reddito medio delle lavoratrici è pari al 59,6% di quello dei lavoratori, dato che si riflette anche sulle pensioni e nel gettito fiscale (Bilancio di genere 2022 – Mef). L'occupazione e la carriera delle donne, quando diventano madri, sono ancora troppo spesso percepite in modo negativo, nella convinzione che la famiglia possa risentirne sfavorevolmente. Dunque in troppe vi rinunciano con la nascita dei propri figli. O così ci aspettiamo che facciano. La domanda che dunque oggi dovremmo porci è: che effetto ha tutto questo sulle figlie e sui figli, donne e uomini del domani? «È arrivato il tempo di cambiare rotta: l’emancipazione delle donne e l’educazione delle ragazze sono due processi congiunti. Non c’è una questione delle bambine, una questione delle ragazze e una questione delle donne adulte, ma un’unica questione femminile che è possibile affrontare solo insieme». Ne parliamo con Anna Granata, autrice di "Ragazze col portafogli. Una pedagogia dell'emancipazione femminile” (Carocci editore, 2024). Lo trovate qui -> https://lnkd.in/d28eM8Sy 𝐂𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐀𝐧𝐧𝐚 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐚𝐭𝐚? Professoressa associata di Pedagogia nel Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca, dove insegna Pedagogia interculturale e Pedagogia della relazione educativa. È autrice di svariate monografie, articoli e saggi, tra i quali: “Ragazze col portafogli. Una pedagogia dell'emancipazione femminile” (Carocci editore, 2024); “Teen Immigration. La grande migrazione dei ragazzini” (con E. Granata, Vita e Pensiero, 2019); “Culture vive. Saggi di filosofia e pedagogia delle relazioni interculturali” (con G. Lingua e P. Monti, Celid, 2019); “La ricerca dell’altro. Prospettive di pedagogia interculturale” (Carocci editore, 2018). #25novembre, #giornatacontrolaviolenzasulledonne #ParitàDiGenere #OccupazioneFemminile #GenderEquality #Inclusione #LavoroEDonne #DisparitàDiGenere #RagazzeColPortafogli Progetto a cura di #InnovazioneSociale Intervista a cura di Antonio Longo, Medialab . Realizzazione tecnica e grafica Denise Cattani
Educare all'emancipazione tra scuola, famiglia, società - Anna Granata
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Per lavorare servono servizi Le donne, per poter lavorare o avviare una impresa, hanno bisogno di servizi che li accompagnino e supportino. Il primo e più importante è sapere dove poter lasciare i propri figli. Perché la ragione per cui a Rimini e in Italia poche donne lavorano (purtroppo, nel 2023, l’occupazione femminile riminese è ulteriormente scesa, tornando sui livelli del 2017), dipende anche dalla carenza di servizi. A cominciare da quelli per l’infanzia. Su questo fronte, la provincia di Rimini, messa al cospetto del resto dell’Emilia Romagna, non brilla e compare ultima in regione, anche se in recupero: i bambini e le bambine di 0-2 anni che possono usufruire di un posto in un nido o simile, comunale o convenzionato, sono appena 24 ogni cento, quando a Forlì-Cesena sono 28, a Ravenna 32, a Bologna addirittura 39, a Modena 30, a Reggio Emilia e Parma circa 28. La media regionale è 31 ogni cento della stessa fascia d’età. Per rimediare ai ritardi i comuni potrebbero attingere ai fondi europei del PNRR (Piano Nazionale Riprese e Resilienza). Solo per gli asili nido (0-2 anni) sono previsti, in Italia, finanziamenti per 2,4 miliardi di euro, più altri 600 milioni per le scuole d’infanzia (3-6 anni). Ne sta usufruendo il Comune di Rimini e altri, ma non tutti. Ricordiamo che il Consiglio europeo di Barcellona del 2002 aveva fissato, per il 2010, un obiettivo: 33 posti per ogni 100 bambini. Obiettivo che nel frattempo è stato innalzato a 45 posti ogni cento bambini entro il 2030. Mancano solo sei anni. Tutto questo accade in un paese, l’Italia, che destina, nel 2021, alla Politiche sociali il 6,3 per cento del Pil, quando in Spagna è il 7,2 per cento, in Germania l’8,2 per cento, in Francia il 10 per cento, con una media per l’eurozona del 8,1 per cento (Welfare Italia, Rapporto 2023). Eppure, un aumento dei servizi per l’infanzia potrebbe favorire la crescita dell’occupazione femminile tra 0,4 e 1,5 punti percentuali (per l’Italia, vuol dire tra 80 mila e 300 mila donne al lavoro in più). Scriveva, la premier Meloni, nel suo programma per le politiche del 2018 e del 2022: “la famiglia naturale è al centro dello Stato sociale, metteremo in campo il più imponente piano di incentivo alla natalità per uscire dall'inverno demografico, a partire dagli asili nido comunali aperti fino alle 19 per consentire alle mamme e papà di conciliare la famiglia col lavoro”. Promessa, al momento contraddetta dal taglio dei posti, da 264 a 150 mila, previsti in origine dal PNRR. La solita differenza tra dire e fare. Ma c’è tempo per rimediare.
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In Italia 𝟕 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐬𝐮 𝟏𝟎 𝐯𝐞𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐚𝐥𝐥𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢𝐭𝐚̀ e quasi 𝐢𝐥 𝟔𝟎% 𝐡𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐞𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐚 𝐮𝐨𝐦𝐨, a parità di ruolo, responsabilità e anzianità di servizio. Questi i tristi risultati emersi dalla Survey L.E.I condotta da Fondazione Libellula nel 2024. Il settore privato può svolgere un ruolo centrale nel promuovere un ambiente di lavoro a favore di una vera Gender Equality e in DigitalMakers ci stiamo impegnando per fare in modo che, all’interno della nostra azienda, i diritti e le opportunità di ognuna/o non siano subordinate alle differenze di genere. Tra le misure che abbiamo adottato a sostegno delle donne lavoratrici e, in particolare delle mamme, ci sono ad esempio: 𝐑𝐞𝐦𝐨𝐭𝐞 𝐖𝐨𝐫𝐤𝐢𝐧𝐠 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞/𝐢 🏚 𝐅𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨𝐫𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐥𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐢𝐨𝐫 ⌚ 𝐑𝐞𝐦𝐮𝐧𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐩𝐚𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐢💰 𝟔𝟔% 𝐝𝐞𝐢 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐢 𝐚𝐩𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 👩💻 𝐅𝐨𝐫𝐦𝐮𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐨𝐟𝐟𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐞 👩👦👦 E’ anche grazie a queste misure che il 56% del nostro organico (𝐪𝐮𝐢 𝐢𝐧 𝐟𝐨𝐭𝐨) è costituito da donne, in una regione in cui il tasso di occupazione femminile è fermo al 30,5%. “𝘐𝘯𝘵𝘳𝘰𝘥𝘶𝘳𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘢𝘴𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘦𝘮𝘰𝘵𝘦 𝘸𝘰𝘳𝘬𝘪𝘯𝘨 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦, 𝘦𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘮𝘦 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘧𝘢𝘷𝘰𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰𝘤𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯𝘪𝘤𝘰 𝘤𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘰𝘵𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘦 𝘢𝘴𝘴𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪. 𝘈𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘮𝘰𝘥𝘰, 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘵𝘵𝘪𝘮𝘢𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘢 𝘤𝘢𝘶𝘴𝘢 𝘥𝘦𝘪 𝘯𝘶𝘮𝘦𝘳𝘰𝘴𝘪 𝘰𝘴𝘵𝘢𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘦 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪: 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘰̀ 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘢 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘵𝘪𝘷𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘦, 𝘢𝘯𝘻𝘪, 𝘴𝘦 𝘰𝘳𝘢 𝘦̀ 𝘶𝘯 “𝘭𝘶𝘴𝘴𝘰” 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘮𝘮𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢, 𝘭’𝘪𝘥𝘦𝘢 𝘦̀ 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘵𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘴𝘢 𝘰𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘶𝘯𝘪𝘵𝘢̀, 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘱𝘱𝘦𝘯𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪” così commenta Francesco Anzelmo CEO di DigitalMakers. Leggi l’articolo completo pubblicato su Adnkronos al link che trovi nel primo commento.
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Siamo ancora tanto, ma tanto lontani dal fornire alle madri lavoratrici delle opportunità che rispondano al principio di equità, e non a quello di uguaglianza. Il bonus nido copre in misura relativamente bassa le spese sostenute mensilmente per un figlio, senza contare che i bambini nella fascia d’età 1-5 anni si ammalano almeno una settimana al mese, e a quel punto o si paga anche una baby sitter o, per le più fortunate, si ricorre all’aiuto delle nonne. Le varie misure di sostegno al reddito per le madri, come il bonus nido, sono diventate uno specchietto per le allodole; sì, perché mentre al nucleo familiare viene erogato un importo che in media va dai 200 ai 400 euro mensili, nei supermercati una confezione di latte costa circa €1,40, la benzina €1.90 al litro, un chilo di pane circa €4.50. E allora cosa fare? Una madre può scegliere se andare a lavorare, stando fuori 8 ore al giorno, pagando asili/baby sitter/campus estivi, sperando nell’aiuto di parenti che possano subentrare quando si inceppa anche uno solo degli ingranaggi della routine, oppure può scegliere di restare a casa, risparmiando su tutte le spese sopra citate, sperando di avere la possibilità di crescere i propri figli con dignità.
🔹 Il minimo del tasso di occupazione per le donne di 25-49 anni è il 21,4% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio. ➡️ La buona notizia, leggendo i recenti dati sull’occupazione rilasciati dall’Istat, è che l’occupazione femminile, seppur lentamente, continua a crescere. Quella cattiva è che il tasso di occupazione per le donne tra i 15 e i 64 anni è al 53%. #lavoro #donne #mamme #Italia
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In Italia l’origine sociale influisce significativamente sulle opportunità di vita. Tuttavia, le donne nel sud Europa, inclusa l’Italia, mostrano tassi di “mobilità intergenerazionale” superiori rispetto agli uomini. La maggiore disgiunzione tra i lavori dei genitori e delle figlie, rispetto a quelli dei figli, segnala dunque un più alto grado di libertà nelle opportunità delle donne? Se lo sono chiesti Filippo Gioachin e Anna Zamberlan in un recente articolo su lavoce.info. #lavoro #mobilità #sociale
Origine sociale e mobilità intergenerazionale: le sfide delle donne italiane tra carriera e famiglia
https://www.secondowelfare.it
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Il mondo femminile con voti e titoli più alti percepisce il 58% di quello degli uomini, mentre la media europea si aggira sul 17%.
“Gender pay gap”: donne laureate guadagnano sempre meno dei maschi
https://ilgiornalepopolare.it
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Il mondo femminile con voti e titoli più alti percepisce il 58% di quello degli uomini, mentre la media europea si aggira sul 17%.
“Gender pay gap”: donne laureate guadagnano sempre meno dei maschi
https://ilgiornalepopolare.it
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Il mondo femminile con voti e titoli più alti percepisce il 58% di quello degli uomini, mentre la media europea si aggira sul 17%.
“Gender pay gap”: donne laureate guadagnano sempre meno dei maschi
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L'associazione Pari Merito, porterà nelle scuole medie e nei bienni delle superiori di diverse Regioni, isole comprese, il progetto "Facciamo i Conti". Le scuole interessate a portare all’interno delle loro classi il tema della parità di genere in ambito economico possono contattare direttamente la nostra associazione, alla mail scuola@pari-merito.it, del Gruppo scuola (referente Veronica Siragusano) . Informazioni sul progetto tratte dall'intervista a Laura Pilone sul magazine di Sorgenia. "Il progetto “Facciamo i conti” nasce dalla nostra voglia di andare nelle scuole presentando il tema della parità di genere in modo un po’ più complesso e completo rispetto a come viene trattato di solito. Spesso, infatti, si fanno attività legate alla violenza di genere, ma non si mira alla radice del problema, legato a doppio filo alla distribuzione del potere economico. La dipendenza economica, la segregazione di genere e il lavoro di cura non retribuito sono alla base della mancata indipendenza delle donne e del gender pay gap. Vogliamo portare i ragazzi a riflettere sul fatto che se le donne svolgono lavori meno retribuiti e collocati all’interno di fasce precise non è un fatto “naturale”, come non è un caso se le materie STEM non vengono scelte dalle ragazze, ma è prodotto di una cultura ben radicata. Ovviamente l’idea di base non è quella di convincere ragazzi e ragazze nelle classi ma di dare vita a un momento di riflessione profonda grazie a un laboratorio che prevede il coinvolgimento diretto degli studenti delle scuole medie e del biennio delle superiori. In sostanza, non facciamo una lezione frontale sul gender pay gap ma attività laboratoriali e discussioni guidate dalle nostre attiviste. Il progetto scuola è stato ideato da professionisti che hanno esperienza nell’ambito della formazione, come insegnanti, educatori e psicologi e che si occupano anche di formare le attiviste e gli attivisti che poi andranno direttamente all’interno delle scuole." Luisanna Trigiani, Dalila Bachis, Sergio Paperini
Gender Gap, Pari Merito: “Le diseguaglianze partono dall’aspetto economico” - Sorgenia UP
https://up.sorgenia.it
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🔹 Il minimo del tasso di occupazione per le donne di 25-49 anni è il 21,4% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio. ➡️ La buona notizia, leggendo i recenti dati sull’occupazione rilasciati dall’Istat, è che l’occupazione femminile, seppur lentamente, continua a crescere. Quella cattiva è che il tasso di occupazione per le donne tra i 15 e i 64 anni è al 53%. #lavoro #donne #mamme #Italia
Una mamma su cinque lascia il lavoro dopo il primo figlio
ilsole24ore.com
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