Lieto di far parte dell'ultimo numero della rivista Contratto e Impresa, con un contributo dal titolo "Concorrenza, regolazione e giustizia del contratto".
Nel saggio ho provato ad affrontare il tema classico della giustizia contrattuale, adottando una prospettiva più ampia di quella tradizionale e di tipo mercantilista, al fine di verificare in che modo i correnti discorsi sulla giustizia del contratto si coniughino con l’attuale disciplina delle attività economiche, che promana peraltro sempre più spesso dalle autorità indipendenti.
L'analisi svolta induce a ritenere che, in linea generale, in tale disciplina l’eventuale giudizio sullo scambio non è volto all’accertamento dell’equilibrio contrattuale, non seguendo pertanto logiche assimilabili a quelle della giustizia commutativa. A venire in rilievo sembra essere piuttosto una concezione di giustizia di tipo distributivo (secondo la concezione aristotelica), la quale non riguarda l’idoneità del negozio a realizzare una qualche forma di armonia tra le parti, ma attiene invece capacità dello stesso di contribuire a una distribuzione collettiva delle risorse che corrisponda ai criteri e ai modelli individuati dal legislatore. Questi ultimi sono normalmente legati all’efficienza economica, ma possono talvolta seguire logiche differenti e dare rilievo ad altri interessi ritenuti prevalenti, specialmente quando si tratti di beni fondamentali.