Conosci la storia di Francesco Pazienza? Pazienza è un ex agente del Sismi protagonista di tanti misteri italiani. Tra i tanti aneddoti interessanti della sua carriera, c'è quello del suo incontro con uno dei più noti e ricchi narcotrafficanti della storia: Pablo Escobar. 🔴 Guarda il video integrale del nostro incontro con Francesco Pazienza e iscriviti al nostro canale YouTube 👇 LINK NEI COMMENTI
Post di DarkSide - Storia Segreta d'Italia
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🖋️La vita di Saporoso Matteucci, nobile fermano e capitano di ventura, rappresenta la perfetta sintesi che intreccia la Grande Storia con la storia locale. Nel 1542, infatti, il giovane condottiero condusse prigioniera nella piccola Fermo, la figlia di Solimano il Magnifico. 👇🏻Ho ripercorso la vicenda in questo articolo
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https://lnkd.in/d_rpDxRm CICAP (COMITATO ITALIANO PER LE AMNESIE PERMANENTI) Come avevamo anticipato, ben sapendo il modus operandi dei nostri antagonisti, alla fine, il video di endorsement di Massimo Polidoro a Paletti è arrivato. Come un padre amorevole si è prodigato verso il proprio figliolo nel tentare di riparare al guaio fatto dall’allievo. Ha provato a metterci una pezza. Ma come si dice in certi casi, peggio la pezza che il buco. Ci accingiamo ancora una volta a dover intervenire certosinamente per replicare alle scempiaggini, alle omissioni e alle falsità proferite dal CICAP che dovrebbe essere ribattezzato COMITATO ITALIANO PER LE AMNESIE PERMANENTI. Il Perché è presto detto. Polidoro e Paletti ancora una volta l’hanno fatta fuori dal vaso. Il video in oggetto che potete visionare e commentare a questo link https://lnkd.in/dMJhJr_3 dal titolo “La macchina miracolosa di PELIZZA / MAJORANA” (semmai MAJORANA/PELIZZA sarebbe più corretto dire) si apre come al solito con una parte introduttiva vera che è quella in cui racconta con alcuni particolari la storia di Majorana per poi passare al piatto forte. Ovvero il suo allievo Rolando Pelizza. Vi basti solo una considerazione fra tutte per chiudere il nostro intervento di oggi. Ad esempio il fatto che nessuno al mondo è in grado di avere reperti di oro 1000 (che non esiste in natura) come quelli realizzati da Rolando. Basterebbe già solo questo a far cadere tutto il castello di carte messo in piedi dal CICAP e amici di merende con le loro idiozie. Loro lo sanno e guarda caso questo particolare non viene affatto menzionato. Ma andiamo con ordine, per non perderci neanche una virgola. Oggi abbiamo voglia di andare fino in fondo e di mettere noi i puntini sulle “i”, affinché la si smetta di diffamare, (perché di diffamazione si sta parlando), il povero Rolando Pelizza. Il quale si starà rivoltando nella tomba a sentire le parole di questi personaggi. Iniziamo col dire che Polidoro abbiamo imparato a conoscerlo bene. Soprattutto con il ritratto che ne ha fatto Massimo Mazzucco, bravissimo documentarista. Per chi volesse conoscere le origini di questo personaggio rimandiamo a questo video https://lnkd.in/dMeUxfdt Iniziamo! LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO https://lnkd.in/d_rpDxRm
EttoreMajorana
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"Che mio padre possa dire cazzate ormai è noto a tutti", non deve essere stato facile per Luigi De Laurentiis fare un ammissione del genere in piena conferenza stampa, perchè guardandolo negli occhi si capisce il grande amore filiale che porta per papà Aurelio e le parole tradiscono l'immensa fatica nel trovare le frasi e i ragionamenti opportuni per non venire meno a 4 Comandamento, ovvero quello dell'onora il padre e la madre. Perchè se questo dogma della fede si muove nell'amore, nel perdono, nel rispetto, nella fedeltà e nel servizio disinteressato in atto in uno spazio familiare, fare impresa, specie quella calcistica, ha delle responsabilità e degli obblighi impossibili da ignorare. Luigi De Laurentiis ha dei valori, trasmessigli in tutta evidenza dai genitori, e li mostra disegnando un ritratto vero, e molto italiano, di cosa sia una famiglia. La questione del divieto delle multiproprietà nel calcio è cosa nota e chi segue tutto il mio lavoro nella pubblicistica sa quale feroce battaglia da anni stia conducendo per abbattere un fenomeno estraneo al valore sociale del calcio, che dovrebbe essere sempre al primo posto quando ci si occupa di questo sport, anzi è il primo passo verso la perversione del suo valore originario. Comprendo come sia difficile per Aurelio De Laurentiis, che ha notevoli capaci imprenditoriali, insomma è bravo, rinunciare ad una parte del business messo su abilmente con il calcio, ma c'è qualcosa ad essere molto più importante dell'abilità del mercante, pur da me, convinto liberale, assolutamente ammirata: l'etica e la lealtà nello sport. Queste due cose non hanno prezzo e non devono sottostare a nessuna abilità imprenditoriale, ed esse vengono continuamente lese e raggirate dal fenomeno delle multiproprietà, considerato come il mercato calciatori e le sue regole siano una delle cose alla base del concetto di lealtà da seguire nel calcio, e per motivi talmente ovvi da essere banale elencarli. Inoltre c'è di mezzo l'etica, questa cosa ormai dimenticata, che fa di questo sport un modello di impresa atipico, perchè non si vende un prodotto ma si gestisce, in modo pro tempore, un amore per un territorio e una maglia cenacolo di sentimenti antichi, presenti e futuri. Le responsabilità, sarà bene non dimenticarlo, partono dall'ormai ex sindaco barese Antonio Decaro, che mai avrebbe dovuto cedere il diritto sportivo dei biancorossi ad un gruppo già proprietario del Napoli, e proseguono con la solita allergia alle regole della nostra classe imprenditoriale. Ora è una matassa difficile da sbrogliare, considerato come non possano essere ignorate le ragioni, col tempo divenute legittime, dei De Laurentiis. C'è da rimanere comunque colpiti dalla pacatezza di un giovane imprenditore come Luigi, e questa cosa, nel solito caos italiano, fa ben sperare. Il futuro del Paese, non bisogna mai dimenticarlo, passa attraverso la capacità degli imprenditori di sostenerlo.
LUIGI DE LAURENTIIS attacca papà Aurelio: “Che mio padre possa DIRE CA**ATE è ormai noto a tutti”😳‼️
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Una storia affascinante di #fratellanza: Carlo e Filippo Pisacane, due fratelli divisi da ideologie e fronti durante il #Risorgimento. “Il racconto di una metamorfosi” getta una nuova luce su un periodo fondamentale della #storia italiana. L’approfondimento di Marcello Di Napoli su #ultimabozza ⬇
Radici di un patriottismo italiano da ricordare
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"Homegrown" di Michael Pelmo ha vinto il premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia & International. Il suo lavoro punta uno sguardo risoluto e quanto mai attuale sull’America in guerra con sé stessa. Tre attivisti di destra attraversano il paese nell’estate del 2020, durante la campagna elettorale di Donald Trump, contribuendo alla nascita di un movimento che sperano possa sopravvivergli. Ecco il trailer
Homegrown: il trailer del docu che racconta l'America in guerra con se stessa | il Nord Est
ilnordest.it
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Il ricordo di Clemente Ventrone, simbolo di Favignana e vice rais della tonnara CLICCA PER IL VIDEO
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📚 "Romanzo senza umani" di Paolo Di Paolo è candidato al Premio Strega 2024. Scopri il viaggio di Mauro Barbi sul lago di Costanza, dove ripercorre gli “incidenti emotivi” della sua vita. 👇 Leggi la recensione di Elisa Vannozzi
Zeta - Ere glaciali private nel Romanzo senza umani
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Alla luce di alcuni dei commenti sotto riportati ritengo opportuno integrare il mio. Innanzi tutto è sicuramente vero che le guerre sono assurde e l'uomo dovrebbe definire pacificamente le controversie. Parimenti, però, deve essere valorizzato il fatto che non si può impedire all'aggredito il diritto alla difesa, come ultima soluzione anche perché non possiamo essere tutti martiri per vocazione e non possiamo chinare la testa difronte ad angherie e violenze, nei nostri confronti e nei confronti degli altri. Il contesto che ha generato il secondo conflitto mondiale è a tutti noto, così come il dramma che ne è seguito. Allo stesso tempo è noto il fatto che si è cercato di evitarlo (a memoria del primo conflitto) anche a costo di chiudere gli occhi su cosa stava accadendo. L'Italia -per la leadership del momento- ha fatto un'iniziale scelta sbagliata, trovandosi dalla parte degli aggressori (scelta successivamente cambiata l'8 settembre -ufficialmente- rectius il 20 luglio). Su queste premesse, possiamo parlare di tradimento verso i tedeschi? Non credo, anche perché, se consideriamo alcuni passaggi storici degli eventi bellici di quel conflitto, i soldati italiani sono stati sempre sacrificati per preservare le forze naziste in ritirata. Tra tutti, nella ritirata dalla Russia e nella battaglia di El Alamein. Peraltro il nostro esercito era, rispetto a quello tedesco, dotato di minore mobilità e risorse e quindi era maggiormente vulnerabile. In ogni modo, a prescindere dallo schieramento del tempo, deve essere comunque considerato il valore e l'eroismo dei nostri soldati. Non può essere dimenticato a prescindere da considerazione di parte. Si è anche rimarcato nei commenti il tradimento, in questo caso patito, dalle nostre Forze Armate, sempre dopo l'8 settembre, perché sarebbero rimaste prive della guida dell'allora Re e degli alti vertici militari. Dobbiamo però sottolineare che, come i fatti comprovano, le nostre unità militari hanno saputo far fronte alle difficoltà e resistere. Quindi non possiamo sminuire quei momenti è dimenticare le azioni compiute secondo principi ed ideali, che in parte non appartengono alle nostre vite odierne (anche se è nel momento della necessità che si manifestano). Forse, laddove qualcuno si fosse assunto una generale responsabilità di indirizzo, la storia avrebbe potuto prendere altra piega ed il Paese non soffrire le conseguenze dell'occupazione nazista. Ma la storia si legge e si commenta ex post e le critiche seguono ai fatti.
MARTIRI DIMENTICATI Il 4 ottobre 1943, ottantuno anni fa, nel sud dell'Albania, a Porto Edda (o Saranda), i nazisti fucilarono 120 Ufficiali italiani. I cadaveri furono portati al largo e gettati in mare, zavorrati con delle pietre legate alle gambe. Tra loro, il più alto in grado era il Generale Ernesto CHIMINELLO (nella foto), nato a Pizzo Calabro (all’epoca in provincia di Catanzaro) nel 1890, Comandante della Divisione "Perugia". Con lui fu fucilato anche il Capo di Stato Maggiore della divisione, il Maggiore Sergio BERNARDELLI. Oggi dobbiamo ricordare il sacrificio di questi 120 martiri, Vittime del Dovere! Ciro Niglio MAI DIMENTICARE Grazie per aver letto questo post, con la speranza che questo ricordo possa essere divulgato e condiviso liberamente. Tutti sono invitati a seguire la pagina FB “Esempi Quotidiani”, perché “per superare le sfide del futuro servono Valori, che sono chiari negli Esempi del passato (Ciro Niglio)”
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Un articolo del Washington Post ricorda oggi come nella battaglia di Leuttra il battaglione sacro tebano costituito da coppie sentimentalmente unite fu determinante nella vittoria sugli Spartani. Ma ne sbaglia completamente il motivo. La storia è in po’ più tecnica dell’ideologia. Facciamo chiarezza. Nella falange oplitica, ogni guerriero combatte gettando il proprio peso a destra sulla lancia, e il corpo che così si esporrebbe è protetto dallo scudo del compagno alla sua destra. Una condizione di interdipendenza che corre lungo tutta la falange, e che si riproporrà mille anni più tardi nel muro di scudi sassone e poi vichingo. Lungi dall’essere una condizione prevalente nella civiltà greca, l’omosessualità venne sfruttata a Tebe dal generale Gorgida che pose coppie affiatate lungo tutto il fronte della falange, in prima linea. Ma le leggi della battaglia sono immutate da millenni, e dicono, come ben sapeva Napoleone, che l’obiettivo in attacco è sempre concentrare (e non distribuire) in un punto critico abbastanza forza da rompere la resistenza del nemico, causandone la rotta. Il generale Pelopida intuì questa legge e raggruppò l’intero battaglione sacro su una estremità, rendendo enormemente asimmetrico lo spessore dello schieramento tebano. Era nata la falange obliqua. Un’innovazione prettamente tecnica, che come ogni tecnica si basa sempre su presupposti funzionali. Epaminonda schierò la falange obliqua a Leuttra nel 371 a.c., attaccando la falange spartana, e la pressione asimmetrica come previsto sfondò. Davanti allo spesso battaglione sacro tebano stava la guardia scelta del re spartano Cleonbroto. Fu battuta, il re venne trafitto, e ciò mise in rotta gli Spartani. Esattamente il meccanismo per cui la falange obliqua era costruita e schierata in battaglia. Ogni tecnica prima o poi però soccombe dinanzi a una tecnica nuova e non prevista. Un re delle pianure del nord, il macedone Filippo II, per trasformare tribù di modesti contadini e allevatori in un esercito potente, inventò la sarissa, lancia lunga sette metri, più del doppio della lancia oplitica, con scudi leggeri fissati all’omero sinistro così da lasciare ai suoi falangiti le due mani per brandire la sarissa, consentendo di serrare moltissimo le fila. Ottenne quattro file di sarisse puntate in avanti oltre la prima linea, irte di punte letali. Fu con questo fronte ispido di morte che a Cheronea, nel 338 a.c., ingaggiò battaglia con la falange tebana e ateniese, poi arretrando le staccò dalla posizione protetta in cui si trovavano, fiaccò gli Ateniesi, e diede alla cavalleria pesante degli hetairoi, al comando del giovane Alessandro, un varco tra ateniesi e tebani, dove sfondare. Fine della supremazia tebana e delle poleis. Tecnica e ragione, non ideologia. La storia ha visto non più di una dozzina di innovazioni nelle battaglie campali, nei 3000 anni di cui abbiamo nozione analizzabile. Il genio di un condottiero è, quasi sempre, coglierle e sfruttarle. #strategy #warfare #ideology
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