La storia di Pastiglie Leone non rappresenta solo il successo di un'azienda italiana, ma incarna anche un pezzo del nostro patrimonio nazionale, di cui la confetteria piemontese è motivo di orgoglio a livello globale. E non è tutto: le confezioni di Pastiglie Leone sono veri e propri oggetti di culto, con un packaging che unisce bellezza senza tempo, eleganza e semplicità. Un tocco di pura raffinatezza. Scopriamo di più in questo appuntamento di Celebrating Food & Beverage Brand.
Post di Erbacipollina
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Per un’attività storica, affrontare un #rebranding è un processo che richiede molto coraggio. Per un’agenzia, è una grande responsabilità: bisogna ascoltare e rassicurare, rinnovare senza perdere identità, evolvere mantenendo coerenza e riconoscibilità. Questo è davvero un grande lavoro di squadra 💪🏼
Molto orgogliosi del lavoro di #rebranding fatto per il liquorificio Tevini. Il nuovo marchio mette in risalto il nome “Tevini”, una firma che certifica l’artigianalità dei prodotti. 🥃🏔 Rimangono evidenti alcuni elementi importanti identificativi e rappresentativi del brand: la montagna, da cui provengono gli ingredienti naturali del liquorificio; l’anno 1920, racconto della storicità e tradizione e l’origine geografica della Valle Camonica che celebra le radici e il legame con il territorio. Che ne pensate? #branding #liquorificioartigianale
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Anche su Forbes si parla dei nostri panettoni alla conquista degli Stati Uniti nei grandi eventi internazionali. Con un export in crescita e un legame speciale con il mercato americano, continuiamo a far conoscere e portare l’eccellenza italiana nel mondo attraverso l’arte pasticciera. L’articolo completo al link che segue su Forbes Italia
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Domenica 22 dicembre, Report ha puntato il dito contro presunte pratiche illecite sui vini di Toscana e di alcune delle sue denominazioni. Avevo già raccontato cosa ne penso nel mio profilo Instagram e con un po’ di ritardo, lo faccio anche qui. Partiamo dal fatto che da Sommelier e consumatore finale, se le accuse venissero provate e confermate, mi sentirei profondamente delusa. Non solo dai produttori colpevoli, non soltanto dal settore vitivinicolo toscano, che comunque dovrebbe essere fiero della propria terra e orgoglioso di proteggerla (non sto facendo di tutta l’erba un fascio!), ma sarei delusa soprattutto da tutto il sistema di protezione e valorizzazione delle denominazioni italiane - e consideriamo che le denominazioni di origine, uno dei maggiori asset del Brand Made in Italy. Ma veniamo al punto. Cosa succede dal punto di vista del Brand? In questo caso si parla di crisi reputazionale, non solo della cantina a cui tutti vogliono scaricare la colpa, ma dell'intero marchio Vini Toscani, il Brand Chianti, Chianti classico, e il Brand Bolgheri. Il problema infatti è la reputazione che il Vino toscano, incluse le grandi denominazioni citate hanno perso dopo la puntata nei confronti del consumatore finale (Se qualcuno avesse dei report sulle vendite natalizie di queste denominazioni, sarebbe interessante analizzarne i risultati) Abbiamo già visto altri importanti casi di crisi reputazionali, a partire dal più recente Pandoro Gate, fino alle dichiarazioni considerate sconvolgenti di Guido Barilla nel 2013. Come si dovrebbe dunque procedere fare in modo che il marchio possa resistere, recuperare il suo valore e superare la crisi di reputazione quasi indenne? In primo luogo, ci deve essere una dichiarazione stampa ufficiale (possibilmente intelligente), da parte degli organismi coinvolti. In questo caso sì le cantine menzionate, ma perché non anche i consorzi per salvaguardare il nome della denominazione? In secondo luogo, devono essere messe in pratica delle azioni concrete, non soltanto per risolvere la questione, ma anche per far percepire al consumatore finale che mi sto effettivamente impegnando per rimediare a quanto accaduto. E questo implica sicuramente la fine di tutte le presunte pratiche illecite, che non portano beneficio a nessuno, né alle cantine, né ai consumatori, né tantomeno ai brand creati con tanta fatica. ❓ Che cosa ne pensate? Secondo voi si tratta di crisi reputazionale o è un fatto che verrà facilmente dimenticato?
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Motta, il prestigioso marchio dell’industria dolciaria italiana, ha intrapreso un coraggioso percorso di riposizionamento nel segmento del lusso, collaborando con lo chef stellato Bruno Barbieri. Questo passo strategico mira a ridefinire l’immagine di Motta sul mercato, trasformando i suoi prodotti classici in esperienze gastronomiche premium. Non si tratta solo di cambiare packaging o prezzo, ma di elevare l’intera esperienza del consumatore, enfatizzando ingredienti selezionati, design sofisticato, e narrazioni avvincenti che celebrano tradizione e innovazione. La partnership con Barbieri rappresenta un segnale di fiducia e qualità, permettendo a Motta di accedere a un nuovo pubblico in cerca di eccellenza culinaria. Tra gli aspetti chiave di questo riposizionamento vi sono la qualità degli ingredienti, il design e il packaging di lusso, e la narrazione che coinvolge ed emoziona i clienti. Tuttavia, il cambiamento non è privo di sfide. Motta deve bilanciare l’innovazione con la tradizione, mantenendo fedele la clientela storica mentre attrae nuovi consumatori. Scopri di più su questa trasformazione nel nostro articolo su "Posizione Differenziante". Leggi l'articolo completo qui: https://lnkd.in/djqBYmwA
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Come riesce Rosso Gargano a distinguersi su un #mercato con forte una concorrenza? Giuseppe Stasi, Direttore Commerciale di #RossoGargano, racconta l’impegno dell’#azienda nel garantire un #prodotto d’eccellenza. Ci svela i segreti del successo e presenta la nuova linea sughi. Scopri come l’azienda pugliese continua a essere un punto di riferimento per i mercati nazionali e internazionali. 👉 Leggi l'articolo completo. Redazione GDONews | Rosso Gargano | #gdo #gdonews
Giuseppe Stasi: “Noi coltiviamo e trasformiamo, così Rosso Gargano si distingue sul mercato”
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🟢 #Burrata e #stracciatella, l'ultimo successo del #madeinitaly, sono il fenomeno’ più recente nel panorama lattiero-caseario – spiega Massimo Forino, direttore generale di Assolatte –Nel quinquennio 2018-2022 la produzione è cresciuta del 15% e l’export di oltre il 30%. La burrata ha un mercato già consolidato e più “maturo”,mentre la stracciatella è in fase di forte sviluppo. «Sommando le vendite a peso imposto e quelle a peso variabile, la burrata vale quasi 80 milioni di euro e cresce del +2% a valore e del 3% a volume annui, esclusi i discount dove questo formaggio non sembra richiamare l’interesse dei clienti – spiega Elena Pezzotti di NielsenIQ –Invece la stracciatella cresce anche nei discount e ormai sfiora i 43 milioni di euro di sell-out. Nell’arco di 12 mesi ha fatto un balzo in avanti del 12% a valore e del 15% a volume, avvantaggiata da un calo del 2% del prezzo medio». Una marcia trionfale quella di burrata e stracciatella, nate come “creazioni” dell’arte casearia pugliese ma ormai diventate patrimonio nazionale. E non solo perché sono apprezzate dai consumatori di tutta Italia (il 60% del giro d’affari retail della burrata e il 54% di quello della stracciatella sono realizzati nelle regioni del nord), ma anche perché la produzione si è estesa anche in altre regioni, superando le 35mila tonnellate per la sola burrata, stima Cerved. I volumi sono destinati a crescere, anche grazie agli investimenti di molte aziende e alle innovazioni introdotte da tanti produttori per differenziarsi sul mercato: dalla burrata senza lattosio firmata GIOIELLA LATTICINI a quella proteica di Granarolo S.p.A. a quella ottenuta al 100% da latte di bufala delle Fattorie Garofalo, per finire con le burratine monoporzione di Sabelli Group. «La nostra azienda vanta una delle più grandi catene produttive di burrate al mondo con un’ampia offerta, che va da quella di #Andria Igp a quella affumicata, fino alle versioni rivisitate come quelle con pesto di basilico o con tartufo nero macinato. Così riusciamo a soddisfare una domanda in forte crescita anche all’estero, che sviluppa il 60% del nostro fatturato nelle burrate» afferma Andrea Brandonisio, amministratore del Gruppo Gioiella, che chiuderà il 2024 con 170 mil. di ricavi. Dietro questi investimenti non c’è solo l’andamento positivo del mercato. È determinante anche il valore aggiunto di burrata e stracciatella, che permettono di presidiare il segmento premium del mercato caseario e di uscire dalla bagarre sulla regina dei formaggi a pasta filata, la #mozzarella (copiata ormai in tutto il mondo), che in Gdo incassa dieci volte più di quanto faccia la somma di queste due specialità casearie. Manuela Soressi 🇮🇹I mercati esteri da conquistare o ampliare sono davvero tanti ed il nostro made in Italy crea ancora valore! Scopri la #certificazione ITALYX e distinguiti sul mercato come #EccellenzaItaliana". Per informazioni contattami: 📩 domenico.zagaria@ilsole24ore.com #ilsol24ore #ItalyX #aziende
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🥛#Burrata e #stracciatella, l'ultimo successo del #madeinitaly, sono il ‘#fenomeno’ più recente nel panorama lattiero-caseario – spiega Massimo Forino, direttore generale di Assolatte –. Nel quinquennio 2018-2022 la produzione è cresciuta del 15% e l’export di oltre il 30%. La burrata ha un mercato già consolidato e più “maturo”, mentre la stracciatella è in fase di forte sviluppo. «Sommando le vendite a peso imposto e quelle a peso variabile, la burrata vale quasi 80 milioni di euro e cresce del +2% a valore e del 3% a volume annui, esclusi i discount dove questo formaggio non sembra richiamare l’interesse dei clienti – spiega Elena Pezzotti di NielsenIQ –. Invece la stracciatella cresce anche nei discount e ormai sfiora i 43 milioni di euro di sell-out. Nell’arco di 12 mesi ha fatto un balzo in avanti del 12% a valore e del 15% a volume, avvantaggiata da un calo del 2% del prezzo medio». Una marcia trionfale quella di burrata e stracciatella, nate come “creazioni” dell’#arte casearia pugliese ma ormai diventate patrimonio nazionale. E non solo perché sono apprezzate dai consumatori di tutta Italia (il 60% del giro d’affari retail della burrata e il 54% di quello della stracciatella sono realizzati nelle regioni del nord), ma anche perché la produzione si è estesa anche in altre regioni, superando le 35mila tonnellate per la sola burrata, stima Cerved. I volumi sono destinati a crescere, anche grazie agli investimenti di molte aziende e alle innovazioni introdotte da tanti produttori per differenziarsi sul mercato: dalla burrata senza lattosio firmata GIOIELLA LATTICINI a quella proteica di Granarolo S.p.A. a quella ottenuta al 100% da latte di bufala delle Fattorie Garofalo, per finire con le burratine monoporzione di Sabelli Group. «La nostra azienda vanta una delle più grandi catene produttive di burrate al mondo con un’ampia offerta, che va da quella di Andria Igp a quella affumicata, fino alle versioni rivisitate come quelle con pesto di basilico o con tartufo nero macinato. Così riusciamo a soddisfare una domanda in forte crescita anche all’estero, che sviluppa il 60% del nostro fatturato nelle burrate» afferma Andrea Brandonisio, amministratore del Gruppo Gioiella, che chiuderà il 2024 con 170 mil. di ricavi. Dietro questi investimenti non c’è solo l’andamento positivo del mercato. È determinante anche il valore aggiunto di burrata e stracciatella, che permettono di presidiare il segmento #premium del mercato caseario e di uscire dalla bagarre sulla regina dei formaggi a pasta filata, la #mozzarella (copiata ormai in tutto il mondo), che in Gdo incassa dieci volte più di quanto faccia la somma di queste due specialità casearie. Manuela Soressi 🇮🇹I mercati esteri da conquistare o ampliare sono davvero tanti ed il nostro made in Italy crea ancora valore! 🏅Scopri la certificazione #ITALYX e distinguiti sul mercato come "#Eccellenza Italiana". 👉Guarda l'informativa al seguente link https://lnkd.in/deEiMx_q
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ABARIBI S.R.L., storica azienda #dolciaria di Brescia, cresce con l’apertura del secondo stabilimento, raddoppiando la produzione. Da tre generazioni, #tradizione e #innovazione si uniscono per offrire croissant di alta #qualità. #gdonews #gdo #retail Redazione GDONews
Abaribi: il nome del croissant premium italiano
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Pinsami S.r.l. evolve la propria offerta, con una nuova referenza che rispecchia tutte le caratteristiche che hanno contraddistinto i prodotti già iconici dell’azienda reggiana, riferimento per #qualità e #innovazione nel mondo dell’ormai amatissima #Pinsa. #gdonews #gdo #retail Redazione GDONews
Pinsami: arriva la Pinsa Margherita, qualità pronta da infornare
https://www.gdonews.it
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Come Gruppo Terre d’Oltrepò il nostro obiettivo è quello di appoggiare un modello di filiera vinicola integrata. L’altro modello non ha portato il bene dell’Oltrepò. Non è un problema politico, è un problema economico: serve una marginalità più alta. L’Italia non ha mai fatto sistema: abbiamo una grande artigianalità e tante eccellenze, ma il made in Italy resta una somma lineare. Manca la moltiplicazione al quadrato degli utenti annessi. La Francia e gli Stati Uniti hanno un approccio più sistemico: ogni singolo produttore è aiutato a competere grazie a dei sistemi che lo valorizzano. Soffriamo un ritardo di managerialità, siamo ancora troppo artigianali. Ci si maschera dietro la unicità del mondo del vino, ma poi c’è sempre la sfida della gestione aziendale e manageriale. Il mondo del vino sarà più affascinante e divertente ma devi comunque aumentare la marginalità, non basta la gestione agricola. Gli imbottigliatori lavorano al 2,5% di ebitda, le aziende di filiera di successo vanno dal 15 al 33: a livello economico non c’è discussione, la via da seguire è la filiera integrata. In questi anni c’è stato chi ha approfittato dellalogica della cisterna ma oggi, così, in Oltrepò hai una valutazione di 20-25 mila euro per ettaro mentre in Valtellina arrivi a 70 mila euro l’ettaro. Se questo è il modello operativo è doveroso cambiarlo. Grazie a Vittorio Ferla ed al Gambero Rosso per questa lunga intervista. #madeinitaly #wine #management Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
"Nessun complotto contro gli imbottigliatori, ma ormai sono il passato". Intervista senza filtri a Umberto Callegari di Terre d'Oltrepò - Gambero Rosso
gamberorosso.it
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