Condivido con voi le mie riflessioni pedagogiche dalla vittoria di Angelina Mango a Sanremo ai tristi fatti di cronaca degli ultimi giorni. Come stanno i ragazzi? Cosa accade quando il futuro smette di essere considerato come luogo di benessere ma diventa un pensiero che crea angoscia e paura?
Le nuove generazioni stanno male perché non possono annoiarsi!
La noia è fonte di attivazione di immagini, pensieri, collegamenti, fantasticherie che permettono una ricerca di senso al proprio vivere.
Ma la società moderna non insegna l’uso e l’impiego del tempo, non dà ai giovani la possibilità di esplorare e capire; tutto è veloce, tutto va fatto subito e meglio di qualsiasi altro. Conta poco la creatività e l’originalità; conta solo arrivare primi al successo, competere su tutto, questo è l’unico traguardo.
In questa sfrenata corsa che ci consuma non ci si può annoiare, perché non si è capaci di riconoscere il vuoto come un’occasione fertile, chi sta fermo è perduto!
Piuttosto che provare questo smarrimento ci si distrae, anestetizzando i sensi attraverso i devices, le droghe, oppure tuffandosi in esperienze adrenaliche, che allo stesso tempo ci strappano dalla possibilità di andare a fondo.
Ma non è proprio da quella possibilità di entrare in profondità che si rende possibile la comprensione del nostro vivere, del nostro originale modo di stare al mondo, da cui si dirama la formazione di un progetto personale di auto realizzazione?
Questo processo manca del tutto nelle nuove generazioni perché il futuro come ambiente di ambizione e realizzazione, viene in realtà presentato ai ragazzi dalla società adulta come un grande e pesante punto interrogativo, che genera angoscia, paura, senso di inadeguatezza.
Non c’è niente di meglio o di più che possa esser fatto nel futuro rispetto al presente, questa è la consegna che noi adulti rivolgiamo ai giovani, noi adulti che rimpiangiamo un passato che abbiamo contribuito a sotterrare.
Il futuro viene dipinto come pericoloso ed incerto e si addossa ai ragazzi la responsabilità di entrarci, senza dotarli di nessun equipaggiamento.
La famiglia e la scuola più che istruire dovrebbero occuparsi di formare i futuri uomini e donne che abiteranno il mondo, renderli liberi di pensare in modo divergente per agire sulla realtà trasformandola.
Solo questo permetterà ai nostri figli di partecipare alla vita del mondo di cui si sentiranno parte integrante, anziché lasciare che “scelgano” il ritiro sociale, la solitudine digitale, la realtà virtuale come mondo “vivibile”.
La cultura, la scienza, l’arte, le esperienze a contatto con la natura e l’esercizio del pensiero critico e della creatività formano la voce delle nuove generazioni, una voce che è necessaria per creare un futuro migliore, per cantare nuove canzoni d’amore…magari scritte in quei momenti di noia.
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