Uno spunto interessante. In nuce, si afferma l'idea d'Italia (e per favore, lasciamo perdere il 17 marzo). L'importanza di una noticina a margine Leggendo Mommsen (Storia di Roma), vorrei soffermarmi su un passaggio fondamentale, talmente interessante e ricco di significato che non se ne trova traccia in altri testi, compresi i manuali in uso alle facoltà giuridiche. Il grande storico tedesco, difatti, affida ad una nota a piè di pagina una riflessione che non mi è sfuggita. Eccola. Già nel VI secolo prima di Cristo si afferma una distinzione tra l'Italia come continente romano, soggetto alla giurisdizione dei consoli, e i territori ultra-marini. Ciò è scritto nella storia, ed in particolare in due epifenomeni, a cominciare dal precetto rituale che vietava “a certi sacerdoti” (l'espressione generica spesa dal Mommsen dice di una difficoltà nell'individuare l'ordine di appartenenza) l'allontanamento da Roma, nel senso che era loro inibita la navigazione verso lidi diversi dal suolo italico. Vi è poi una legge, o meglio una interpretazione maturata successivamente alla legge stessa, secondo la quale il console non poteva nominare il dictator se non sul suolo romano, intendendosi con questa espressione, semplicemente, l'Italia. La quale viene dunque ad affermare se stessa non solo da un punto di vista geografico, ma anche giuridico, con ovvie ricadute politiche. Tale nitida distinzione è notata da un rafforzamento all'indomani del trattato tra Roma e Cartagine, che pone fine alla prima guerra punica (241 a. C.). Si pone, a questo punto, la necessità del governo nelle regioni ultra-marine, atteso che l'Italia continentale (non tutta) è già nell'orbita romana. Come affermare la presenza della Città nelle aree di recente conquista, la Sicilia innanzitutto, sottratta alla presenza cartaginese? Nella scelta operata, che interessa anche la Sardegna e la Corsica, o meglio le zone costiere di queste isole, preferendo i Romani non addentrarsi all'interno, si evince come i paesi al di là del mare, a differenza degli Italici, alleati di Roma e tenuti, in quanto tali, a fornire, ove richiesto, contingenti militari, siano soggetti ad imposizione tributaria. Quindi i popoli che abitano nel continente, non già posti su un piede di parità, perlomeno godono di una considerazione diversa rispetto a genti soggette quali contribuenti. Insomma, brutalmente: gli Italici combattono al fianco dei Romani, mentre i popoli al di là del mare mettono i soldi. Questo in linea di massima, essendovi delle eccezioni a favore di città poste al di fuori dell'area continentale. Nasce così, e si irrobustisce, nella sua individualità, il soggetto politico chiamato Italia. Una genesi solida, nobile, antica. E pensare che qualcuno festeggia l'origine della Nazione il 17 marzo di ogni anno che Dio manda in Terra, dimenticando o ignorando che in realtà nel 1861 i Savoia diedero il suggello ad una politica di rapine, di stupri, di eccidi e di campi di concentramento. Povera patria!
Post di Giacinto Zappacosta
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Uno spunto interessante. In nuce, si afferma l'idea d'Italia (e per favore, lasciamo perdere il 17 marzo). L'importanza di una noticina a margine Leggendo Mommsen (Storia di Roma), vorrei soffermarmi su un passaggio fondamentale, talmente interessante e ricco di significato che non se ne trova traccia in altri testi, compresi i manuali in uso alle facoltà giuridiche. Il grande storico tedesco, difatti, affida ad una nota a piè di pagina una riflessione che non mi è sfuggita. Eccola. Già nel VI secolo prima di Cristo si afferma una distinzione tra l'Italia come continente romano, soggetto alla giurisdizione dei consoli, e i territori ultra-marini. Ciò è scritto nella storia, ed in particolare in due epifenomeni, a cominciare dal precetto rituale che vietava “a certi sacerdoti” (l'espressione generica spesa dal Mommsen dice di una difficoltà nell'individuare l'ordine di appartenenza) l'allontanamento da Roma, nel senso che era loro inibita la navigazione verso lidi diversi dal suolo italico. Vi è poi una legge, o meglio una interpretazione maturata successivamente alla legge stessa, secondo la quale il console non poteva nominare il dictator se non sul suolo romano, intendendosi con questa espressione, semplicemente, l'Italia. La quale viene dunque ad affermare se stessa non solo da un punto di vista geografico, ma anche giuridico, con ovvie ricadute politiche. Tale nitida distinzione è notata da un rafforzamento all'indomani del trattato tra Roma e Cartagine, che pone fine alla prima guerra punica (241 a. C.). Il villaggio composto da misere capanne, sorto sul Palatino, si affaccia ora, prepotentemente, assicurandone a suo vantaggio il dominio, o comunque accedendo ad una posizione di supremazia, sul Mediterraneo. Si pone, a questo punto, la necessità del governo nelle regioni ultra-marine, atteso che l'Italia continentale (non tutta) è già nell'orbita romana. Come affermare la presenza della Città nelle aree di recente conquista, la Sicilia innanzitutto, sottratta alla presenza cartaginese? Nella scelta operata, che interessa anche la Sardegna e la Corsica, o meglio le zone costiere di queste isole, preferendo i Romani non addentrarsi all'interno, si evince come i paesi al di là del mare, a differenza degli Italici, alleati di Roma e tenuti, in quanto tali, a fornire, ove richiesto, contingenti militari, siano soggetti ad imposizione tributaria. Quindi i popoli che abitano nel continente, non già posti su un piede di parità, perlomeno godono di una considerazione diversa rispetto a genti soggette quali contribuenti. Insomma, brutalmente: gli Italici combattono al fianco dei Romani, mentre i popoli al di là del mare mettono i soldi. Questo in linea di massima, essendovi delle eccezioni a favore di città poste al di fuori dell'area continentale. Nasce così, e si irrobustisce, nella sua individualità, il soggetto politico chiamato Italia. Una genesi solida, nobile, antica. E pensare che qualcuno festeggia l'origine della Nazione il 17 marzo...
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La forza dello stato- non è nelle sue navi ma nei suoi uomini.” (Tucidide) La nostra storia è storia ininterrotta di pace e di guerra. Alla vigilia del voto europeo occorre chiedersi dell’Europa. La campagna italiana per le Europee, non parla del futuro dell’Europa, derubricata a una tornata elettorale di metà mandato. (“politiche bis”). Piuttosto anomalo che accada mentre spirano forti i venti di guerra che odorano di morte. Ciò accade perché il mondo occidentale non ritrova ancora, per così dire, il suo oriente; e viceversa, e gli uomini sono prestati al martirio e si martirizzano anche le cose. Con Angelo Giubileo dal #Nuovogiornalenazionale abbiamo voluto ripercorrere gli effetti dei “Sentieri Interrotti dell’Europa”, libro che abbiamo scritto insieme, “sulla via tracciata da Mario Bergamo”, memoriale conciso e intenso sul suo pensiero politico ed europeista. Le parole, “sentieri interrotti” , hanno preso il sopravvento sui fatti. Del resto le parole, secondo la teoria delle idee dello stesso Platone, hanno sempre la capacità di “creare scompiglio”. Nel delineare nei primi anni del ‘900 la Sua visione di una Unione Perfetta, incentrata su laicismo integrale e giustizia sociale ( Repubblicanesimo Sociale) mirava alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Ma egli stesso avvertiva ed oggi è palpabile che : “ Il concetto di Unione rischia di rimanere un’espressione vuota quanto l’altra, quella di Stati Uniti d’Europa!” Profetico, visto che siamo alle prese con una Ue, nata mercante, riscopertasi belligerante a rischio di trovarsi mendicante. All’evidenza dei fatti e delle guerre attuali, e delle forze trascinanti, appare allo stato possibile percorrere la “via” di una “Europa delle Nazioni”, considerata anche da Mario Bergamo quale tappa intermedia verso il sogno di un’Unione Perfetta. #europa #mondo #politica #geopolica #geoeconomia #storia #geografia #filosofia #memoria #fascismo #antifascismo #elezioni #europeismo #memoriale #memoria #Ue #guerra #pace #libri #nazioni #statiunitideuropa #Unione #futuro #crisi #crisipolitica #crisieconomica #crisisociale #federazione #confederazione #continente
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Studiando la storia di Roma. Qualche appunto Fisso qui qualche concetto, a mio beneficio, sperando comunque di fare cosa gradita a chi, con me, condivide lo studio delle cose antiche. Procederò come a scuola, prendendo appunti e cristallizzando fatti e circostanze, senza badare all'organicità dello scrivere. In Roma esistevano le assemblee popolari, alle quali i cittadini partecipavano direttamente, in prima persona. È vero però che il voto non era eguale, nel senso che la volontà veniva espressa dalla classe di appartenenza del singolo, a vantaggio, come ovvio, degli ottimati, cui più tardi si aggiunsero i nuovi ricchi. Però vigeva il principio, se non altro, del cittadino, libero, inserito nella res publica. Contrariamente a quanto vergato su qualche manuale di storia del diritto romano, in uso, all'epoca, degli studenti universitari, che delinea il passaggio tra il regime monarchico e il sistema repubblicano come avvenuto per una quasi naturale necessità di cambiamento, senza traumi, senza rivolgimenti, la fine dell'epoca dei re fu un'autentica rivoluzione. Prova ne sia il fatto che i Romani avessero in uggia l'istituto monarchico, tanto che, in talune circostanze, bastò, anche a torto, additare all'opinione pubblica, in capo a taluno, la volontà di ergersi a sovrano, per suscitare l'avversione popolare nei confronti dell'avversario politico che si intendeva sconfiggere. Il romano era fiero di appartenere alla sua comunità e di servirla in armi. Spesso si sostiene che il più ostico nemico di Roma sia stato il popolo cartaginese: c'è del vero, solo che si consideri che Annibale rimase acquartierato per due anni a Taranto, per non dire delle dure sconfitte inflitte ai Romani dal generale africano. Bisogna però considerare altri fatti. Cominciamo dai Sanniti, genti fiere ed indomite, che preferivano muovere guerra ai Romani nella certezza della sconfitta piuttosto che rimanere nella quiete dei loro monti. I Pentri, da soli, vale a dire Isernia, tenevano testa ai militi della città tiberina. Consideriamo un fatto: Roma mette piede in Africa nel 202 a. C. (battaglia di Zama), quando ancora, in Italia, il Sannio era forte e prospero, ben lungi dall'essere sottomesso, cosa che avvenne solo, e definitivamente, nell'82 a. C. G.Z.
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Il 15 giugno 1961 è una data ben nota a chi si occupa di storia contemporanea della Germania e storia della Guerra fredda: è il giorno in cui Walter Ulbricht, leader della DDR, annunciò che nessuno aveva intenzione di costruire un muro. Due mesi dopo il muro intorno a Berlino Ovest era già finito. La storia del palazzo in cui quella famosa frase fu pronunciata – uno dei luoghi di Berlino in cui sono stratificate le tracce di tutti i momenti principali della storia tedesca del Novecento – è una di quelle che ho avuto l’opportunità di raccontare in una recente puntata di “Cosmo italiano”, l’unico podcast italiano della radiotelevisione pubblica tedesca. A ottobre la spiegherò (in questo caso senza dover misurare i secondi per la registrazione!) ai soci FAI che verranno in viaggio con me. Di fronte all’overtourism, un turismo culturale più sostenibile si può tradurre nella scelta di destinazioni diverse da quelle invase dal turismo di massa, ma anche di luoghi più periferici nelle grandi città o, come in questo caso, di luoghi che non sono nemmeno periferici, anzi sono vicini ad altri molto frequentati, ma basta girare letteralmente l’angolo per trovarsi da soli a ricostruire la storia di un edificio solo in apparenza banale. #storia #divulgazionestorica #turismo #turismoculturale #Berlino #Germania
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Elementi storici della nascita dell’ Europa e le sue reali radici descritte da Paolo Rumor
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La storia dei ponti dal tempo dei Romani ai giorni d'oggi, raccontata nelle figure sottostanti.
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Studiare la storia la cultura e le civiltà dei popoli dell'Italia antica e pre-romana vuol dire scoprire un lontano passato italico che può essere denso di sorprese straordinarie e sensazionali. E vuol dire anche applicare gli ideali etico-morali e sociologico-politichi progrediti del liberalismo inteso come libertà da ogni gerarchia tra le genti (come quella che per lungo tempo ha collocato gli antichi romani al di sopra di tutte le altre genti italiche sul piano della civilizzazione) della democrazia-omnicrazia nel protagonismo storico civile e pubblico di tutte le popolazioni antiche della nostra penisola e delle isole, e dell'uguaglianza e del socialismo nella centralità e nell'importanza storiche.
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Il mio editoriale su Nazione Futura scritto in occasione della polemica sul quello che oramai possiamo definire “Il Caso Scurati” e che oggi in questo 25 Aprile è più attuale che mai #politica #storia #italia
All’Italia non serve il monologo politico di Scurati, ma la verità della Storia - Nazione Futura Rivista
https://www.nazionefuturarivista.it
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Su VITA le interviste ai candidati sociali alle elezioni europee
Membro della Rete Italiana Pace e Disarmo e di Un Ponte Per - UPP, una vita dedicata all’attivismo per la pace e per i diritti, Fabio Alberti è candidato per Pace terra dignità alle elezioni europee nella circoscrizione Centro
Fabio Alberti (Pace terra dignità): «In Europa contro la guerra» - Vita.it
https://www.vita.it
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