11 settembre, quando il dolore del ricordo non genera speranza ma alimenta il caos https://ift.tt/W7Y3Emi di Matteo Meloni, giornalista specializzato in ambito geopolitico Lo storico britannico Eric Hobsbawm, in un suo celebre saggio, definì il 1900 come il “Secolo Breve”. Con questa espressione indicava un periodo di tempo che, idealmente, iniziava con la Prima Guerra Mondiale nel 1914 e si concludeva nel 1991, anno della caduta dell’Unione Sovietica. Questo arco temporale rappresentava una fase storica coerente, in contrasto con il “lungo XIX secolo” già oggetto degli studi di Hobsbawm e che si estendeva, idealmente, dal 1789 con la Rivoluzione Francese, fino alla Belle Époque, poco prima della Grande Guerra. L’analisi di quanto avvenuto dagli anni ’90 del secolo scorso e fino ai giorni nostri, periodo chiamato del post bipolarismo o, a seconda del punto di vista utilizzato, età della globalizzazione, è caratterizzata da crisi economiche, manifestazioni contro il potere, rivoluzioni tecnologiche, crescita delle organizzazioni sovranazionali e intergovernamentali, di grandi poteri, vecchi e nuovi, non solo statuali ma anche privati, con questi ultimi direttamente coinvolti nelle scelte politiche e strategiche. Un assunto visibile in maniera impattante proprio dall’11 settembre del 2001 in poi, giornata nefasta per gli Stati Uniti e per il mondo intero, trascinato in un aperto conflitto che miete ancora oggi vittime innocenti. I fatti avvenuti sotto la Presidenza di Geroge W. Bush hanno marchiato a fuoco tanto la società occidentale quanto singole comunità, entità culturali, raggruppamenti nazionali — da quella musulmana a quella araba, dall’Afghanistan all’Iraq, con strascichi pesanti in Siria, nell’area curda, nella vasta regione del Golfo. La violenza degli aerei schiantati sulle Torri Gemelle di New York e al Pentagono scosse nel profondo la governance Usa, trasformando inesorabilmente le relazioni internazionali e rendendo ancor più complessa una sua lettura, diventata caotica e di difficile comprensione. Se nel 1996 Samuel Huntington ipotizzò uno Scontro di Civiltà, successivamente ben sfruttato da una certa propaganda ad uso e consumo di una risposta militare forte e decisa, pare evidente, giunti nel 2024, la necessità di un minimo comune denominatore che sarebbe già dovuto essere preso in considerazione come caposaldo di una crescita dello sviluppo umano. Ovvero, una redistribuzione equa della ricchezza per rispondere all’insoddisfazione maturata nel corso di decenni di sopraffazione e occupazioni coloniali, verità storica che ancora condiziona molteplici nazioni diventate indipendenti nella seconda metà del 1900. È facile che attecchisca un senso di rabbia dove esiste un senso di ingiustizia, di evidente disparità tra mondi, la difficoltà ad accedere ai servizi di base. Diventa altrettanto facile poter trasformare la rabbia in violenza e odio se questa non viene indirizzata in binari legali, regolari, istituzionali. Da al-Qaeda...
Post di Il Giornale dell'Umbria
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Ci sono diversi riferimenti biblici che parlano di guerra, conflitti, e pace, che possono essere collegati a temi di tensione globale e riflessione sui tempi futuri. Ecco alcuni versetti che potrebbero avere una relazione con il testo che mi hai indicato: 1. Matteo 24:6-7 - Riguardo ai conflitti e alle guerre: “Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che questo avvenga; ma non sarà ancora la fine. Infatti, si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno...” Questo passaggio del Vangelo di Matteo parla di conflitti internazionali, qualcosa di simile alla visione di una guerra globale imminente. 2. Giacomo 4:1-2 - Sulle guerre e i conflitti umani: “Da dove vengono le guerre e le contese tra voi? Non vengono forse dalle passioni che combattono nelle vostre membra? Voi desiderate e non avete, uccidete e siete invidiosi e non riuscite a ottenere; contendente e fate guerra, ma non avete perché non chiedete.” Questo versetto evidenzia come il desiderio umano e l'ambizione possono essere alla radice dei conflitti. 3. Isaia 2:4 - Sulla pace futura: “Egli giudicherà fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli; essi trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione e non impareranno più la guerra.” Questo versetto è un messaggio di speranza riguardo la fine dei conflitti e l'inizio di una pace globale. 4. Apocalisse 6:4 - Sui tempi di guerra e distruzione: “Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco; a colui che lo cavalcava fu dato il potere di togliere la pace dalla terra, affinché gli uomini si uccidessero a vicenda; e gli fu data una grande spada.” Questo passaggio dell’Apocalisse descrive un tempo di grande conflitto e violenza, che potrebbe essere interpretato come un riferimento a guerre future. 5. Matteo 5:9 - Sull'importanza della pace: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.” Questo versetto richiama l'importanza della ricerca della pace, come suggerito dall'invito nel testo a un tavolo di pace con la Russia. Questi versetti possono essere collegati a riflessioni sulla guerra, la pace e i conflitti globali.
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Un capolavoro del caos di Michele Serra – la Repubblica – 3 dicembre 2024 La guerra in Siria sembra inventata apposta per scoraggiare ogni essere umano dalla speranza di orientarsi nel guazzabuglio del mondo. Tra milizie sunnite, ex dell’Isis, Assad e i suoi cari, Hezbollah in ansia per i luoghi sacri sciiti, i curdi, i russi, gli americani, gli israeliani, Erdogan (buono, quello) e altri probabili protagonisti smarriti tra le righe degli articoli che ho letto quasi inutilmente, la rinuncia alla comprensione è l’esito inevitabile. Si allargano le braccia, si mormora “mai visto un casino del genere”, si immagina la catastrofe di persone inermi sbattute da una parte e dell’altra nella speranza di sopravvivere. La sola cosa che si arriva a capire, sia pure per approssimazione, è che l’umanità quasi al completo, e qualche sua disgraziata porzione in particolare, non dispone di se stessa, non determina il proprio destino. Che è nelle mani di attori esterni, più ricchi e più armati. Le tribù locali, per quanto poco raccomandabili, non sarebbero in grado di organizzare scannamenti così diffusi e distruzioni così estese. Gli odi tribali sono cavalcati e alla fine ingigantiti dagli interessi delle grandi potenze, in una specie di eterno post-colonialismo che vede mezzo mondo usato come terreno di lotta, o come merce di scambio, per mano di governi lontani molte migliaia di chilometri. Nuovi mercati per l’industria bellica, nuovi pretesti per contendersi il dominio su uomini e cose. E sullo sfondo, anzi nemmeno tanto sullo sfondo, il declino inesorabile delle istituzioni internazionali, Onu per prima. Anche loro, evidentemente, erano utopie novecentesche. Il terzo millennio è tutti contro tutti, è il caos al potere, e la Siria è il suo piccolo capolavoro.
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La politica intesa come capacità di offrire una visione e di calare la visione in una progettualità attuativa. È il coraggio delle scelte impossibili e di sopportarne fino in fondo le conseguenze. Ecco La Pira: un testimone credibile del vangelo che spese tutto se stesso per la pace sociale(casa e lavoro per tutti),pace spirituale ( fratellanza e dialogo tra le fedi) pace mondiale (abbattiamo i muri tra i popoli perché la guerra non è più un opzione credibile). Un mistico in prestito alla politica:"Essere nel mondo il missionario del Signore: e quest' opera di apostolato va da me svolta nelle condizioni e nell' ambiente in cui il Signore ci ha posto". Una fede incarnata nel sociale perché bisogna collaborare nel dare alla società una struttura giuridica,economica e politica adeguata al comandamento principale della carità. Al centro dei nostri passi l' Eucarestia che dona la grazia e da cui scaturisce una forza di unità e di cambiamento e di conversione. Come deputato volle un governo con un preciso obbiettivo: la lotta organica contro la disoccupazione e la miseria. "Per un' anima vigorosamente cristiana la scelta non è dubbia: bisogna volgersi dalla parte di coloro che piangono,che soffrono,che patiscono oppressione e ingiustizia. Sui sentieri di Isaia proclamando l' inevitabilità della pace universale, l' inevitabilità del disarmo e della inevitabile promozione civile e spirituale dei popoli di tutta la terra. Secondo La Pira la storia era percorsa in profondità da tensioni unitive e in primis quella della pace ma anche della cooperazione tra i popoli, all' ecumenismo,al dialogo. Libro che riporta contributi importanti sulla figura di La Pira e che è stato magistralmente curato da Alberto Mattioli .
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La politica è una missione e un'arte. Chi pensa di governare solo "trasformandosi in leone" non conosce l'arte di governare. Ma, al di là del potere governativo pur senza eluderlo, perchè i politici dell'era attuale sembrano sempre più servi di qualcosa o qualcuno? Dove finisce la codardia del "politico servo" e inizia la luce del "politico profeta"? Chi sono i politici profeti e perchè costoro hanno il raro privilegio di anticipare gli eventi, orientare i cambiamenti e porsi in mezzo alle piazze come portatori di nuove speranze e visioni concrete per i popoli e gli Stati che rappresentano? I profeti devono, per forza, essere un dono privilegiato solo del mondo religioso? Se volete leggere cosa penso in merito a quanto ho sin qui premesso, potete leggere il mio contributo sull'Avanti - dal 1896 organo ufficiale del PSI - in un'unica puntata: come sempre, una riflessione sul presente partendo dal passato
Politici-servi e politici-profeti: dal passato al presente attraverso le sfide del mondo attuale
https://www.avantionline.it
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LA PASQUA DELLA GUERRA A PEZZI: NON BASTA LA SPERANZA, NÉ IL PESSIMISMO, NÉ L’OTTIMISMO, MA CERTO NON DIMENTICARE CHE IL MALE HA UN FONDAMENTO FISIO-PSICOLOGICO Si dice: "Talvolta arriva la stanchezza della speranza”. Un'espressione forte, che svela un momento di crisi verso il futuro di chi, pur avendo fede nella vittoria definitiva del bene, si sente sopraffatto dall’impressione che il male sia pervicace e indomabile. La speranza è una delle “virtù cardinali” tipiche della visione cristiana, che, “sperando contro ogni speranza”, giura che – negli ultimi tempi – il bene vincerà definitivamente, e che nel presente ha sempre un’opzione in più. Più laicamente lo stesso concetto è espresso negli scritti del filosofo politico Antonio Gramsci con la famosa espressione: “pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”, dove l’intelligenza si muove con l’oculatezza e la perspicacia che le è propria, ma che l’energia a cui attinge è l’investimento del “volercela fare” della buona volontà (il famoso e stucchevole “andrà tutto bene”). Ma se si intende fare i conti con il tempo presente, che tanto riecheggia gli ultimi anni ’30 del secolo scorso, con l’incombenza di uno sbocco catastrofico, quando poi speranza e ottimismo sono divenuti ottimismo e speranza di vincere una guerra. D’altronde l’intelligenza non può essere né pessimista né ottimista (o speranzosa e intinta nella fede), ma complessa e incarnata nel mondo, ovvero far uso dei suoi strumento di esplorazione e conoscenza che non sono solo cognitivi, ma pure emotivi, empatici, sociali, matematici, sensori, geometrici, ecologici, spirituali. Conviene sospettare di noi stessi se nutriamo la credenza che il male sia definitivamente domabile, nemmeno nella nostra piccola esistenza. Bene e male sono i contrari da cui finora non abbiamo avuto la dimostrazione di una vittoria definitiva, e per i cui non abbiamo in mano alcuno strumento credibile, come del resto già affermavano gli antichi filosofi greci. Necessaria quindi una opzione oltre la speranza e l’ottimismo: la determinazione dell’intelligenza complessa e incarnata di optare per il bene. Una decisione di resistere su quel fronte perennemente e con costanza, che prescinde da qualsiasi certezza della vittoria finale di una parte o dell’altra, e che è continuamente sottoposta alla verifica, fondata sull’intelligenza incarnata, di cosa sia bene e male, in quella particolare contingenza, mappata nella sua complessità. Forse questo è il punto nodale. #counselingpolitico
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💪 APPUNTI DI BUONA PASQUA ☮️ —- Domani si celebra la resurrezione di Gesù. Il cristianesimo, fede dal I secolo derivata dall’ebraismo, predica la fraternità tra i popoli e a duemila anni di distanza si calcola sia abbracciato da 2,4 miliardi di persone, poco meno di un terzo degli abitanti del globo. Papa Francesco è tra i pochi che lottano per la pace in un pianeta dilaniato dai conflitti: “La guerra mondiale a pezzi sta riducendo il mondo in pezzi’, non si stanca di ripetere, inascoltato dalla gran parte dei capi di Stato, soprattutto in un’Europa largamente cristiana. —— In Italia, repubblica democratica che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri”, vivono 43 milioni di cattolici su una popolazione complessiva di 59. Non è uno Stato confessionale ma laico: il suo faro è la Costituzione, secondo cui i combattimenti vanno sempre evitati “come mezzo di risoluzione delle controversie”, mentre sono da incoraggiare i negoziati internazionali affidati all’Onu. La stessa Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo. E nella Carta Ue dei diritti, in 13 diverse lingue, si afferma nella prima riga del preambolo iniziale che “i popoli hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”. —- In teoria, i governi europei e la stessa Nato dovrebbero perseguire in ogni circostanza solo scopi che dissuadano potenziali avversari da ostilità nei loro confronti. All’atto pratico, invece, favoriscono da anni riarmi, distorsioni belliche, manipolazioni mediatiche, fake e menzogne oltre ogni limite. Se oggi siamo sull’orlo di una catastrofe, è perché a est e a ovest sedicenti leader non fanno che pensare alla “costruzione del nemico”. Accecati dall’unica visione di salvaguardare interessi economici e geopolitici, assieme a guerrafondai e produttori di armi, stanno scegliendo per noi. Per tutti noi: laici, cristiani e appartenenti ad altre religioni che crediamo nella pace e nella salvezza di una rinascita. In quest’ottica si continua a proporre il dualismo attacco/difesa senza dare possibilità alle trattative predicate dal pontefice e invocate all’Onu dal segretario Guterres. Chi tra le destre nei governi della Ue fomenta gli scontri, chi tra le forze armate solleva costantemente l’asticella delle tensioni e chi nell’intelligence crea incidenti ad arte per nuovi combattimenti sta tradendo tanto i principi del cristianesimo quanto quelli laici. —- Solo la non violenza attiva, con sistematiche azioni di ribellione pacifica, ci farà uscire da questa situazione infernale. Può liberarci da nuovi orrendi incubi un’alleanza incisiva tra chi crede nella resurrezione dopo la morte e chi vorrebbe, semplicemente, vivere. —— Più tardi sarà troppo tardi: ribelliamoci ora. Fin dalle elezioni europee la vera discriminante sarà dare una chance alla pace. Non votiamo per i Cavalieri dell’apocalisse #fermiamolaguerra
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NON GIRATE LA TESTA DALL’ALTRA PARTE UNA PILLOLA AMARA DI INFORMAZIONE ORRORI NELLA STORIA DELL’UMANITÀ - una parte della popolazione mondiale si è sempre deliziata di maltrattare i più deboli e i diversi e questa sicuramente non è “selezione naturale” - molti si sono dissociati e si dissociano da queste azioni, ma la maggioranza gira la testa dall’altra parte - solo una minoranza è stata ed è coinvolta intimamente dall’orrore e ha cercato e cerca di fare qualcosa. NON È FORSE VERO? Il 27 gennaio, ricorre il Giorno della Memoria, istituito dalle Nazioni Unite nel 2005 per commemorare le vittime dell'Olocausto in tutto il mondo, ogni anno, la più terribile azione verso altri esseri umani a memoria d’uomo….ma il bullismo internazionale dilaga. …e i sondaggi confermano che la maggioranza degli italiani, girandosi dall’altra parte, forse perché disturbata dalle difficoltà economiche e da ideologie che puntano sulla scarsa cultura di molti, non condivide né l’intervento militare promosso o meno dall’ONU o l’invio di armi ai paesi aggrediti coinvolgendo i civili inermi per seminare terrore… https://lnkd.in/d7b-xxGW “LISTA NERA. Per sua stessa ammissione, il metodo di Matthew White per conteggiare i decessi è approssimativo. La sua classifica degli eventi più atroci della Storia vede dunque al primo posto la Seconda guerra mondiale con 100 MILIONI DI MORTI diretti e indiretti. Al secondo posto le invasioni mongole di Gengis Khan, che nel Medioevo hanno fatto 40 MILIONI DI MORTI, a pari merito con la collettivizzazione forzata cinese (1949-76) voluta da Mao con circa 40 MILIONI DI MORTI. A seguire c'è la carestia indiana causata a più riprese (1769-70, 1876-79, 1896-1900) dalle politiche economiche e amministrative britanniche con 27 MILIONI DI MORTI. Quasi a pari merito, il collasso della dinastia Ming (1635-1662) che lasciò sul campo 25 MILIONI DI MORTI. A seguire: la guerra civile(1850-64), in Cina, nata come insurrezione contro la dinastia Qing e degenerata in scontro civile, con 20 MILIONI DI MORTI, e subito dopo (nella classifica) l'epoca buia di Stalin, che in Unione Sovietica, dal 1928 al 1954 costarono la vita con almeno 16 MILIONI DI MORTI”. A chiudere la lista dei 10 crimini storici più efferati c'è la tratta araba degli schiavi (VII-XIX secolo) con 18 MILIONI DI MORTI, le campagne del re turco-mongolo Tamerlano (XV secolo) con 17 MILIONI DI MORTI e il commercio degli schiavi verso le Americhe che causò 16 MILIONI DI MORTI: "appena" un milione in più di morti rispetto a quelli provocati dalla colonizzazione delle Americhe con almeno 25 MILIONI DI MORTI". Gli ebrei sterminati nel secolo scorso furono oltre 6 milioni...e oggi milioni di italiani tifano per i terroristi di Hamas che vorrebbero sterminare i 10 milioni di ebrei in Israele... con metodi “testati” lo scorso ottobre. OGGI NEL MONDO TANTI SI STANNO DANDO MOLTO DA FARE...FORSE PER NON PERDERE LE ABITUDINI!
Gli eventi più sanguinosi della storia dell'umanità - Focus.it
focus.it
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Non soltanto la coscienza di ognuno si sviluppa con lentezza e fatica a partire dalla psiche del neonato, ma essa emerge dalla mente collettiva e ne è condizionata. Quindi, non solo i singoli fanno previsioni errate sul corso di vita che essi vogliono seguire, ma ancor più sbagliano le scelte i politici, che tendono a immaginare solo per un breve futuro il paese di cui sono responsabili. Negli ultimi due secoli, proprio a partire dal positivismo l'Occidente ha sopravvalutato la coscienza razionale nel senso più ampio. I grandi dittatori hanno compiuto azioni mostruose verso le nazioni o i gruppi che immaginavano nemici, semplicemente perché lo potevano fare: in base a calcoli "logici" assolutamente insufficienti a prevedere negli anni le conseguenze di quelle immani imprese. Essi si basavano sulla forza economica, militare, poliziesca. Sappiamo che si trattò di sconvolgenti errori geopolitici quanto morali. Si dimentica, però, che la razionalità è solo la parte minore dell'iceberg. Furono quindi, nel medesimo tempo, anche radicali 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘪. Hitler e Stalin sono responsabili di aver massacrato non solo i presunti avversari, ma anche - neppure del tutto inconsciamente - i loro stessi popoli. Come ha detto Neumann, a cui qui dedico uno scritto, con l'avvento della psicoanalisi, delle guerre mondiali e delle armi nucleari, i principi dell'Occidente non possono più rimanere le semplici distinzioni bene-male dell'etica giudaico-cristiana e di quella laica successiva: i fattori inconsci non solo entrano in gioco, ma divengono prevalenti. La distruttività umana si è rivelata infinitamente diversa e maggiore nei programmi razionali, sfuggiti al controllo di chi la compiva: "La struttura della coscienza e quella dell'Io avvertono ancora la dipendenza da un fattore psichico inconscio che in ogni circostanza si rivela di una superiorità schiacciante". 📘🐭 Dalla prefazione del libro in foto.
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Individuare e decifrare parte delle cause profonde degli avvenimenti e dei rivolgimenti storici del '900, del percorso della civiltà occidentale e delle altre civiltà
I PERCORSI SEGRETI E MANIFESTI DELL'OCCIDENTE E I SUOI DISASTRI. OLTRE IL NICHILISMO DAVVERO? E. J. SENTIERI MAI INTERROTTI? O DAVVERO PER SEMPRE PERDUTI?
Ernst Jünger. Sentieri mai interrotti?
http://www.europadellaliberta.it
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📗🇮🇷🦚Chi potrà riordinare il Medio Oriente? "Nel mazzo delle carte truccate e scoperte, tre di seme dominante: Iran, Turchia e Israele. Stati veri. Due antichissimi e consapevoli imperi, di diversa cultura musulmana e di provata rivalità. Dotati della sapienza che distingue l’aristocrazia imperiale, base del riconoscimento di consanguineità fra superiori potenze. Più il recentissimo (1948) Stato ebraico, fondato meno sulla Shoah, più sul Libro. E su autolegittimanti leggende storiche o ben inventate. Per matrice etnoreligiosa refrattario a tentazioni imperiali, ovvero multietniche, è in emergenza bellica permanente. Oggi parossistica. Senso comune vuole che le tre potenze siano destinate a scontrarsi. Sentenza frettolosa. La storia non conosce cassazione. Si diverte a smentire sé stessa, per la disperazione di chi pretende imbracarla. Il passato di questo triangolo è un gioco di ombre. Del domani non v’è certezza. Salvo che un grado di equilibrio mediorientale dipende in buona parte dai suoi vertici e dalle rispettive strategie per il mondo post-rivoluzionario in gestazione. Mentre si sgambettano e coprono di invettive, israeliani, iraniani e turchi condividono due istinti: rispetto reciproco e disprezzo per gli arabi. Saranno loro, con l’assenso delle potenze esterne, a dirimere la rissa e a esercitare un bilanciamento di tono neo-imperiale per carenza di vere nazioni. O a inasprire il caos". L'editoriale del nuovo numero di Limes, "Misteri Persiani", disponibile online e in edicola. https://lnkd.in/dcnmpP_d
Il club dei suicidi
limesonline.com
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