Ma...Cosa c’entra Chiara Ferragni con Avapo Mestre? Il recente caso che ha coinvolto l' influencer e una nota azienda dolciaria, ha sollevato perplessità e dubbi sulle pratiche di donazione. La Ferragni infatti, quale testimonial del famoso pandoro, induceva i propri followers a credere che il prezzo più caro della concorrenza, avrebbe permesso di devolvere la parte eccedente ad un Ente che sostiene la ricerca sui tumori ossei. La cosa invece non andò proprio così, ed ecco lo scandalo. Questo fatto, di cui si continua tuttora a parlare, rischia di mettere in discussione la trasparenza e l'integrità di tutte quelle Associazioni, come Avapo Mestre, che operano nel volontariato e che, per proseguire la loro attività, hanno bisogno del continuo e generoso contributo dei loro sostenitori. Avapo Mestre segue con fermezza le leggi del Terzo settore che regolano le donazioni. Nel bilancio pubblicato su proprio sito, infatti, Avapo fornisce informazioni trasparenti sui fondi raccolti e sui servizi erogati, che rimangono sempre e solo gratuiti. Donare rimane un atto di empatia e altruismo ma, riflettendo sul caso Ferragni, dovremmo concentrarci sulle vere vittime del grande polverone sollevato: le Associazioni e le persone bisognose ed ammalate che dipendono dalla nostra generosità. Se a Ferragni basterà essere invitata ad una trasmissione televisiva per poter acquisire nuovi followers, a un’Associazione come Avapo Mestre rimarrà l’enorme fatica di persuadere i propri sostenitori sull’integrità e l’onestà con cui verranno utilizzate le loro donazioni. #chiaraferragni #donazioni #avapomestre
Sostenibilità Sociale🍂Ambiente 🍂Qualità
10 mesiGiusto Cavinato capisco la tua preoccupazione, ma credo anche che sia abbastanza chiaro che il problema principale sia per le aziende che praticano social washing e un po'meno per le associazioni. Io continuerò a sostenere Avapo Mestre col 5X1000 anche se so che la portata del fenomeno può modificare temporaneamente il flusso delle donazioni. Dovete avere fiducia in quello che fate e come lo fate. Non conosco bene il vostro flusso di donazioni, ma credo che il valore della prossimità sia determinante. Io vi vedo per strada, io parlo con qualcuno di voi, vi vedo aiutare le persone della mia comunità. Noi consumatori dobbiamo imparare a donare più consapevolmente. Potremmo trovare un lato positivo in questa faccenda: le persone sono disposte a pagare di più un prodotto per un fine "nobile". E questo non è poco. Suggerirei al terzo settore di prendere insegnamento da quanto accaduto, diventando in primis voi stessi sentinelle di attività poco chiare. Inoltre è opportuno affidarsi a professionisti qualificati se si vuole approcciare un fundraising di alto livello comunicativo: più alto si vola, più male ci si fa quando si cade. Per quanto poco conti: io sono con voi!