#shockeconomy
Usa ed Europa contro l'«Economia del Kalashnikov»
L’ultimo studio dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), mostra come il conflitto Ru§§o-Ucraino abbia esasperato il #mercato delle armi. La spesa militare mondiale ha toccato nel 2023 i 2.500 MLd/$ e i conflitti non si fermano, anzi aumentano, con la situazione a Gaza che non fa altro che esercitare una pressione al rialzo di questa domanda. A ciò va aggiunto il monito della (uscente) Commissione #ue che ha invitato i 27 Paesi membri ad aumentare nei prossimi cinque anni gli #investimenti in armi (sic).
Dieci delle più grandi società di Difesa statunitensi ed europee hanno attualmente un portafoglio ordini per un valore di oltre 730 MLD/$. I produttori #usa sono i principali beneficiari: Lockheed Martin, General Dynamics, Northrop Grumman, RTX, Boing, Hill ... ma, a ben vedere, c’è anche la nostra Leonardo che, come tutti, ha visto aumentare in modo considerevole i ricavi dall’inizio della guerra.
La #produzione di armi non riesce però a tenere il passo della #domanda e molti dei portavoce delle aziende belliche sopra citate hanno dichiarato che ci vorranno almeno quattro anni per raddoppiare la produzione dei missili terra-aria (come i Javelin e Stinger) e moltissimo tempo prima che l’#Europa sia in grado di produrre armi e munizioni necessarie sia per aiutare l’Ucraina che per rifornire i propri eserciti. Gran parte della capacità produttiva, dopo la caduta del muro, è infatti stata erosa dal calo dei bilanci della difesa e dalla graduale deindustrializzazione avvenuta negli ultimi decenni. E poi l’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate richiede tempi di produzione più lunghi e si alzano i costi.
Al contrario a Mosca l’approvvigionamento non manca: le catene di produzione sono state riprogettate per eludere le sanzioni e secondo taluni non è esclusa la complicità di qualche produttore occidentale nell’esportazione di tecnologia. Le fabbriche che producono munizioni, veicoli e attrezzature (tutte di proprietà statale) sono attive 24 ore su 24, spesso su turni obbligatori di 12 ore con doppi straordinari. Il governo ha annunciato oltre 500mila nuovi posti di #lavoro nel complesso militare-industriale, che ora impiega circa 3,5 milioni di ru§§i (il 2,5% della popolazione). I macchinisti e i saldatori, secondo un’inchiesta del Moscow Times, ora guadagnano più di molti dirigenti e avvocati. Richard Connolly, un esperto di #economia e
#finanza delle forze armate ru§§e presso il think tank Royal United Services Institute di Londra, l’ha definita una «economia del Kalashnikov». Anche in #Cina, storico alleato della #Ru§§ia, le grandi aziende produttrici di armi sono di proprietà statale, e come in Ru§§ia eseguono ciò che il governo chiede. Per il Sipri la Cina è oggi al secondo posto dietro agli Stati Uniti nella classifica globale dei produttori.
Tirando le fila: siamo sicuri di stare marciando verso la direzione giusta?
I altri fanno la guera guadagnando ! Noi raccogliamo la disperazione della gente che dalla guerra scapano .