Post di Il Fatto Alimentare

Le brutte notizie sulla #pestesuina si avvicendano a ritmo serrato e non risparmiano nessuno. Pochi giorni fa si è dimesso il commissario Vincenzo Caputo, “perché troppo oberato di impegni con il mio incarico di direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Marche e dell’Umbria, centro di referenza nazionale per la pesta suina”. S i tratta di una scelta quasi obbligata, visti i disastrosi risultati ottenuti da Caputo e dai vari commissari straordinari che lo hanno preceduto nella gestione della crisi. Tutti hanno dimostrato una scarsa capacità nell’affrontare i problemi e nel proporre soluzioni. Per questo oggi siamo in una situazione molto critica da cui non si sa bene come uscire. Che i risultati in Italia siano disastrosi lo conferma il report pubblicato nel mese di luglio 2024 dagli esperti della Commissione Europea EU-VET. Il rapporto non risparmia critiche e denuncia una situazione molto difficile: la strategia di controllo deve essere migliorata e coordinata da un gruppo di esperti; la caccia deve essere uno strumento per prevenire la diffusione della peste suina e non la soluzione del problema; manca una strategia di sorveglianza ponderata e pianificata coordinata centralmente; il supporto finanziario è insufficiente; la costruzione di recinzioni è in ritardo. Ma le brutte notizie non sono finite. È di pochi giorni fa il ritrovamento della carcassa di un cinghiale positivo alla peste suina in Toscana. Si tratta dell’ottava regione coinvolta. Purtroppo non ci sono elementi che lasciano ipotizzare un rallentamento della diffusione. La notizia che conferma una situazione ormai fuori controllo è il riscontro del virus pochi giorni fa in un allevamento di Besate (MI), dove ci sono 600 maiali di cui 200 scrofe, che verranno abbattuti. Un secondo caso si è verificato nell’azienda agricola Boldini a San Martino di Trecate (NO). È la seconda volta che il virus colpisce allevamenti di maiali (il caso precedente, in provincia di Pavia, ha comportato nel settembre 2023 l’abbattimento di 40 mila suini). La notizia del 29 luglio è che a Gambolò (PV), l’ATS locale ha chiuso un altro allevamento di 700 animali, di cui 200 riproduttori, colpito dall’epidemia. Fonti ben informate riferiscono che anche a Mortara, sempre in provincia di Pavia, sia coinvolto un allevamento di maiali con 10mila animali, di cui 3.000 scrofe e che nei giorni scorsi suinetti provenienti da alcuni di questi allevamenti sono stati consegnati ad altri allevamenti. Adesso c’è la seria possibilità che il virus sia stato trasferito e sono in corso accertamenti. L’esplosione di così tanti focolai in pochi giorni è un vero disastro, ed è inammissibile che un commissario straordinario rinominato tre mesi fa dia le dimissioni senza fare un bilancio su una situazione che ormai risulta pesantemente compromessa. L'articolo di Roberto La Pira su #ilfattoalimentare https://lnkd.in/dV6_emfN

Peste suina negli allevamenti di Milano, Novara e Pavia

Peste suina negli allevamenti di Milano, Novara e Pavia

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Ludovico Ghedina

Consulente Igiene e Sanità Pubblica e R.S.P.P. per l'agricoltura, commercio, pubblica amministrazione, pubblici esercizi. Tecnico Prevenzione Ambiente e Luoghi di Lavoro

7 mesi

Molto istruttivo

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