La sanità Italiana si mette a posto con il cacciavite (leggi n azioni diverse). Ma bisogna avere una visione chiara, per oggi e per l’evoluzione nel tempo, ovvero: 1-Chi ci mette quanti soldi 2-Quante persone per ogni ruolo del sistema 3-Quale ruolo per la tecnologia 4-Quale modello clinico Decisi questi elementi si può iniziare ad usare il cacciavite per avvicinare la realtà all’ideale, un giorno ed una azione alla volta
Grande intervento in Live. Sulle questione assicurazione privata obbligatoria non è detto che debba per forza gravare sul datore di lavoro e rappresentare un aumento massivo del cuneo fiscale.
L’assistenza agli anziani non autosufficienti, specialmente con patologie croniche - ad esempio - non può basarsi su interventi ‘a spot’, come piccoli aggiustamenti fatti con un cacciavite. Prima di tutto, serve una visione chiara e condivisa, che parta da alcune domande fondamentali: Chi mette i soldi? Quanti e quali professionisti servono davvero? Che ruolo può giocare la tecnologia per supportare il lavoro umano? E quale modello clinico vogliamo seguire? Senza rispondere a queste domande, ogni intervento rischia di essere poco efficace o, peggio, scollegato dal quadro generale. Una volta definito il percorso, allora sì, possiamo iniziare a intervenire, un passo e un’azione alla volta, per trasformare l’ideale in realtà. Tecnologia e assistenza in persona non sono mondi separati: possono e devono convivere per garantire un supporto che sia al tempo stesso umano, efficiente e sostenibile. Ma serve una strategia, perché l’improvvisazione non basta più.
Lì dove decidono non hanno nessuna visione che vada oltre il prossimo mese o la prossima elezione regionale
Sapere cosa è necessario fare è la parte facile. Farlo è la parte difficile.
Cambia l'immagine prima che Sardi e Siciliani abbiano da ridire...
Direttore responsabile presso HealthDesk.it
2 settimanePersonalmente ritengo che bisognerebbe recuperare la “visione” che nel 1978 portò il Parlamento ad approvare una legge di grande civiltà che fece nascere quel Servizio sanitario nazionale che per anni è stato tra i migliori - forse il migliore - al mondo. I tempi sono cambiati, è vero, ma non vedo perché quei valori debbano essere abbandonati. Problemi economici? Ricordo le conclusioni di una Commissione canadese di una quindicina di anni fa e quelle simili di una, più recente, del nostro Parlamento: il servizio sanitario pubblico è sostenibile nella misura in cui chi governa decide che lo sia. Sarebbe anche ora di smettere di vederlo come un costo e di considerarlo un investimento. Assicurazione? Di certo non obbligatoria…