Oggi è la Giornata Internazionale della disabilità e vorremmo proporvi una riflessione che per noi è molto importante: siamo davvero sicuri di sapere che cosa voglia dire essere disabile? Siamo sicuri che non sia la società neurotipica a rendere disabili le persone neurodivergenti? Prendete l'esempio di una persona in sedia a rotelle: se nel mondo non esistesse nessuna barriera architettonica, queste persone potrebbero davvero definirsi disabili? Per l'autismo vale lo stesso principio: sappiamo che si tratta di una condizione che comporta un funzionamento diverso, per tanti si tratta di una disabilità, ma quello di cui non ci rendiamo conto è che l'approccio del mondo esterno fa un'enorme differenza. Se ad esempio si trovassero delle soluzioni per limitare gli stimoli sensoriali, se non si giudicassero le modalità comunicative di queste persone ma se si cercasse di comprenderle, forse la nostra idea di disabilità cambierebbe. Profondamente. Ecco perché noi di Linkaut ci impegniamo a formare le aziende su questi temi: avere l'approccio giusto verso le persone autistiche può fare un'enorme differenza anche rispetto alla percezione del tema della disabilità. E può aiutare queste persone a stare finalmente meglio in un mondo in cui certe regole possono apparire incomprensibili. Cosa ne pensate? #IDPD #autismo #inclusività #neurodivergenza #disabilità
Post di Linkaut S.r.l
Altri post rilevanti
-
🗓️ GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ Oggi celebriamo la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. L'OMS stima che almeno un miliardo di persone, il 15% della popolazione mondiale, viva con una disabilità. In Italia, sono circa 3,1 milioni le persone con gravi limitazioni che influenzano la loro vita quotidiana. Spesso, la disabilità è percepita come una condizione evidente ma, al contrario, molte disabilità sono invisibili. Disturbi dell'umore, malattie autoimmuni, dolore cronico, spettro autistico, e altre condizioni possono non essere immediatamente riconoscibili, e limitare comunque la vita quotidiana delle persone. In Stimulus Italia siamo consapevoli dell’importanza di riconoscere e accogliere tutti i tipi di disabilità. Nel nostro nuovo carosello, esploriamo tre strategie per contrastare i pregiudizi sulle disabilità invisibili ➡️ #disabilità #disabilitàinvisibili #wellbeing #socialcare
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Domani, 3 dicembre, è la #giornatainternazionale delle persone con #disabilità. Esistono molte forme di disabilità e, spesso, queste ci riguardano più di quanto noi pensiamo. Non tutte infatti sono visibili a occhio nudo, ma ciò non significa che abbiano un impatto minore nella vita delle persone. Ogni individuo, con modalità ed entità diverse, può trovarsi a vivere, aver vissuto o vivere in futuro situazioni di dis-abilità; tutti/e, pertanto, possono aver vissuto esperienze simili e, partendo da queste, costruire #empatia e #inclusione nei confronti di chi affronta disabilità permanenti. Per saperne di più e approfondire il tema scorrete le slides.
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
🔵 DISABILITÀ INVISIBILI: SENSIBILIZZARE PER ACCOGLIERE OGNI FRAGILITÀ. Il 93% delle persone con disabilità hanno una condizione non immediatamente visibile agli altri. Queste condizioni possono ostacolare le performance lavorative e sociali senza manifestarsi visibilmente. 👉🏻 Le disabilità o fragilità invisibili oggi rappresentano ancora un tabù in alcuni contesti organizzativi, per questo è importante intervenire. Scopri alcuni dei motivi principali per i quali è importante trattare il tema delle disabilità invisibili in azienda ➡️ #disabilitàinvisibili #inclusione #benesserepsicologico
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
🗓️ GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ Oggi celebriamo la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. L'OMS stima che almeno un miliardo di persone, il 15% della popolazione mondiale, vive una condizione di disabilità. Spesso, la disabilità è percepita come una condizione evidente ma, al contrario, esistono molte disabilità cosiddette invisibili. Si tratta di disabilità invisibilizzate dall'idea di come debba essere una persona con disabilità. La mancanza di attenzione sull'esistenza di queste disabilità, porta da atteggiamenti/comportamenti sbagliati e discriminatori, in una parola abilisti. In Stimulus Italia siamo consapevoli dell’importanza di riconoscere e accogliere tutti i tipi di disabilità. Nel nostro nuovo carosello, esploriamo tre strategie per contrastare i pregiudizi sulle disabilità invisibili ➡️ #disabilità #disabilitàinvisibili #wellbeing #socialcare
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Le #barriere comportamentali vengono innalzate, in molti casi, dall’ignoranza. Incontro quotidianamente persone inconsapevolmente discriminanti, portatrici sane di “comportamenti #abilisti”. C’è molto da fare. Ma se partiamo dal sacrosanto presupposto che la società siamo noi, ognuno di noi, allora abbiamo la concreta possibilità di metterle in luce queste barriere. La #conoscenza e quindi la #cultura, sono la strada per la #consapevolezza che conduce al rispetto per ogni persona che incontriamo, a prescindere dalle sue caratteristiche.
Cosa sono le barriere comportamentali? La discriminazione più difficile da scardinare è nello sguardo di chi osserva. La nostra società è piena non solo di barriere ambientali, ma anche e soprattutto di barriere comportamentali, che si manifestano con atteggiamenti discriminatori. È quindi l'insieme dei due fattori a rendere ancora più inaccessibili luoghi di lavoro, scuole e servizi alle persone con disabilità. La disabilità non è la patologia o la menomazione, ma l'interazione tra la menomazione e le barriere comportamentali e ambientali. Per citare le parole di Franco Bomprezzi: “Io che mi muovo con una sedia con le ruote, entro in un bar e incontro all’entrata tre gradini. In questo caso il mio deficit resta invariato, mentre la mia disabilità aumenta. Tutti si girano a guardarmi (...) la disabilità di chi è? Solo di chi guarda, che non sa come rapportarsi con me e il mio deficit. Tutto ciò apre una riflessione interessante: Il deficit è solo mio, la disabilità coinvolge tutto il contesto intorno a me.”. La legge 18/2009 prevede che non debbano esserci distinzioni tra livelli di disabilità. Il nostro lavoro mira a far rispettare i diritti umani di tutte le persone, e in particolare di quelle con disabilità, promuovendo l'uguaglianza e la non discriminazione. www.ledha.it #ledha #discriminazione #disabilità #dirittiumani #mission #barriere
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Cosa sono le barriere comportamentali? La discriminazione più difficile da scardinare è nello sguardo di chi osserva. La nostra società è piena non solo di barriere ambientali, ma anche e soprattutto di barriere comportamentali, che si manifestano con atteggiamenti discriminatori. È quindi l'insieme dei due fattori a rendere ancora più inaccessibili luoghi di lavoro, scuole e servizi alle persone con disabilità. La disabilità non è la patologia o la menomazione, ma l'interazione tra la menomazione e le barriere comportamentali e ambientali. Per citare le parole di Franco Bomprezzi: “Io che mi muovo con una sedia con le ruote, entro in un bar e incontro all’entrata tre gradini. In questo caso il mio deficit resta invariato, mentre la mia disabilità aumenta. Tutti si girano a guardarmi (...) la disabilità di chi è? Solo di chi guarda, che non sa come rapportarsi con me e il mio deficit. Tutto ciò apre una riflessione interessante: Il deficit è solo mio, la disabilità coinvolge tutto il contesto intorno a me.”. La legge 18/2009 prevede che non debbano esserci distinzioni tra livelli di disabilità. Il nostro lavoro mira a far rispettare i diritti umani di tutte le persone, e in particolare di quelle con disabilità, promuovendo l'uguaglianza e la non discriminazione. www.ledha.it #ledha #discriminazione #disabilità #dirittiumani #mission #barriere
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Condivido con voi una lettera scritta da mia madre in merito ad una questione per cui mi é molto difficile rimanere in silenzio. Lettera a Roberto Vannacci da una madre di un disabile Ho pensato a lungo prima di scrivere alcuni pensieri in risposta alle affermazioni di Roberto Vannacci. Sono madre con un figlio disabile, ormai trentenne. Incredulità e amarezza per le frasi lette. Con ciclicità nella Storia degli uomini arrivano i periodi bui dove prevale la forza, la violenza, l'ignoranza mascherata dai ruoli di potere. È chiaro che manca la consapevolezza del termine disabile, la conoscenza di quante forme di disabilità esistono, di quanti gradi di gravità. La nostra nazione è fatta di tanti piccoli paesi e quando arriva la disabilità in una famiglia, cambiano le coordinate di tutto. Lavoro, rapporti coniugali, relazioni sociali, vivere al Nord oppure al Sud. Tutto viene messo in discussione. Le reti tra famiglia, scuola, centri di riabilitazione, servizi sanitari e sociali sono fragili. Se parliamo di chi ha un handicap plurimo sensoriale in condizione di gravità, la vita può diventare un baratro. Troppo semplice e banale la ricetta proposta, apriamo le scuole speciali. Sicuramente i servizi alla persona con disabilità vanno migliorati, la scuola non è pronta in molti casi, ad affrontare la disabilità. E' vero anche che ognuno di noi può diventare fragile improvvisamente, per una malattia, per un incidente, in questo caso, ogni persona adulta e ogni bambino, in una condizione di disabilità, può avere o progettare un ruolo attivo nella società. Lei, per il lavoro che svolge, è abituato a scrivere ordini, io, da pediatra, sono abituata ad ascoltare. Dietro ogni storia di handicap c'è una famiglia che percorre un cammino sofferto, una lotta quotidiana per esistere e resistere. Durante il nazismo, nelle scuole tedesche, si svolgevano problemi di matematica su quanto costasse un disabile sulle casse dello stato e la Storia insegna quali macabre decisioni siano state prese. Oggi stiamo scivolando in una deriva pericolosa. Io mi aspetto che il welfare migliori, vada oltre, mettendo in campo interventi efficaci perché un disabile possa esercitare il proprio diritto a vivere la vita al pari delle altre persone. Mio figlio, nonostante la sua disabilità motoria, oggi è un medico. Penso a tutto il percorso faticoso, spesso incompreso, alle difficoltà incontrate. Ogni giorno è stata una sfida all'esistenza. L'obiettivo è superare i limiti e le barriere che altri, come lei, alzano, cercando di impedire l'integrazione e l'autoderminazione di chi vive la disabilità sulla propria pelle. Questo il mio pensiero di madre e di medico, poco valore in questi tempi di apparenze e teatrini di ogni genere nello scenario politico globale. Spetta alle persone normali iniziare a raccontare la Storia quotidiana di uomini e donne che costruiscono mattone su mattone l'esperienza di vivere, nonostante tutto.
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Nella Giornata Internazionale delle persone con disabilità ecco qualche riflessione su lavoro e occupazione. Delle 3 milioni di persone con gravi limitazioni, solo il 32.5% ha un lavoro. Anche qui le donne sono più penalizzate: solo il 26,7% ha un'occupazione contro il 36,3% degli uomini. Una situazione che testimonia anche un grave ritardo delle aziende e del settore pubblico nell'accogliere e garantire alle persone con disabilità occupazione e di qualità. In sostanza il nostro bias continua a rimanere questo: la performance è strettamente correlata all’abilismo. Ovvero una persona con disabilità performerà meno o avrà più interruzioni nel ciclo di lavoro, dunque meno probabilità di raggiungere obiettivi di budget. Questa mua affermazione è tanto vera da essere suffragata dalla classificazione ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) approvata nel 2001 dall’Organizzazione mondiale della sanità; che indica l’indice di performance di una persona con disabilità e come nel campo della disabilità l’ambiente esterno può diventare uno dei principali ostacoli alla possibilità che una persona performi. Durante il Covid abbiamo avuto la prova del 9: tutte le aziende che hanno saputo mutare i propri fattori ambientali (home working, digitalizzazione dei processi, cambio di paradigma fra presenza fisica e lavoro intellettuale) hanno continuato ad esistere e performare. Le altre hanno avuto enormi difficoltà. E allora partendo dallo stesso presupposto ecco una strada maestra: Lavoratori e lavoratrici con situazioni di salute e mansioni simili possono avere un output professionale differente a seconda dell’organizzazione in cui si trovano ad operare. Se un’organizzazione ha procedure gestionali e lavorative accessibili ed usabili, è aperta a persone di tutte le abilità. Quindi perché siamo ancora qui a pensare che abilismo e performance vadano a braccetto?
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
♿ Oggi 3 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti delle Persone con Disabilità. Ogni barriera, sia essa fisica, sociale o culturale, può essere abbattuta. Promuovere l'accessibilità e l'uguaglianza significa costruire un mondo dove ognuno possa vivere pienamente i propri diritti. 💡 Quante sono le persone con disabilità? Nel mondo sono circa 1 persona su 6, quindi 1,3 miliardi di persone. La depressione è la principale causa di disabilità: secondo alcuni studi, gli adulti con almeno una disabilità riportano disturbi della salute mentale almeno 5 volte più frequentemente degli altri. In Italia sono molte le famiglie di persone con disabilità che non possono avvalersi di un caregiver esterno, ciò comporta la rinuncia forzata al lavoro di un membro del nucleo familiare, andando ad accrescere il costo delle spese e il rischio di povertà. ➡️ Per consoscere altri dati e maggiori informazioni sul tema della disabilità leggi il nostro articolo: https://lnkd.in/dQdd2dNA
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Come non parlare di disabilità. "L’ingegnere (in carrozzina) che rende migliore la vita ai disabili". Questo il titolo di un articolo pubblicato oggi su Il Corriere on-line, nella sezione "Buone notizie". Cosa c'è che non va? Tutto. 1) Anzitutto, la collocazione dell'articolo tra le folcloristiche "Buone notizie". Quando si parla di risultati ottenuti da persone con disabilità, c'è sempre questa tendenza ad ammantare la narrazione di un'aura di buonismo: guarda che bravi, nonostante tutto sono riusciti a fare qualcosa. 2) Poi, l'aver voluto specificare, senza che ve ne fosse realmente bisogno, che l'ingegnere in questione è "in carrozzina". Però scritto tra parentesi, così lo diciamo ma sembra che non diamo troppa importanza alla cosa. 3) L'uso del termine "disabili" anzichè della locuzione persone con disabilità o persone disabili. C'è differenza. La differenza che c'è tra il parlare di persone (prima di tutto persone) e l'identificare le persone con le loro abilità (o peggio, con quelle che non avrebbero). 4) Infine, l'idea che le persone con disabilità vivano una vita che ha bisogno di essere "migliorata". Le persone con disabilità hanno bisogno di godere dei loro diritti (che sono gli stessi di tutti quanti) in condizione di eguaglianza con gli altri. Questo è; e questo è quello per cui si impegna l'ingegnere di cui parla l'articolo. Tra l'altro proprio l'Ordine dei giornalisti ha da poco pubblicato una guida per aiutare i propri iscritti a parlare di disabilità. Speriamo la leggano. La trovate in allegato. #disabilità #giornalismo #uguaglianza #linguaggio
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
1.546 follower
CEO & Co-founder Blubonus Srl Società Benefit
1 meseLe difficoltà che le persone con disabilità devono affrontare e superare spesso dipendono dal contesto e dall'approccio della società. Complimenti per il lavoro di sensibilizzazione che state svolgendo su questi temi.