Due ruote e Codice della Strada. Ma siamo proprio sicuri che concedere l'accesso alle autostrade e superstrade ai motocicli di 125 cc (guidati da maggioenni) sia una buona idea? Considerato che la categoria dei "dueruotisti" delle cilindrate inferiori è quella più funambolica, indisciplinata e poco rispettosa delle regole, che ne sarà della loro sicurezza e di quella degli altri utenti, quando i due ruotisti potranno scatenarsi in autostrada con pericolosi dentro e fuori dalle colonne di auto in movimento, esibendosi a velocità folli con i loro mezzi molto spesso arricchiti di cavalli con il supporto di qualche compiacente meccanico? Giusto che Maiano Ramon, presidente dell'associoziane costruttori ciclo e motociclo (ANCMA), plauda al nuovo CdS che apre nuove prospettive ai produttori dei settore ed è giusto che inviti i suoi associati a far sentire la loro voce sui vari aspetti del provvedimento. Ma sarebbe stato meglio che costruttori e associazioni di utenti della strada avessero fatto sentire concretamente la loro voce in fase di stesura del CdS, facendo proposte concrete con validi supporti tecnici e con una doverosa attenzione alla sicurezza. Forse il presidente e gli uomini ANCMA di oggi non ricordano, o nemmeno sanno, ciò che è stata la battaglia, negli anni Sessanta e successivamente, per constrastare prima ed arrivare poi ad una corretta stesura del provvedimento di targatura dei ciclomotori. Pochi sicuramente ricordano che in quell'occasione furono proprio l'intervento coordinato e costruttivo di tre dei più importanti brand del settore con il supporto dei sindacati, seriamente preoccupati della possibile perdita di posti di lavoro, a far accantonare sine die la normativa. Diversi anni dopo furono sempre alcuni costruttori, in concerto con i sindacati, a dare un valido contributo alla successiva definizione delle nrorme per la targatura dei ciclomotori che ancor oggi "vivono" nell'attuale CdS. Quindi far sentire la propra voce è giusto e doveroso, ma sarebbe quanto mai opportuno farsi sentire concretamente al momento giusto, quando è ancora possibile dare un contributo e far valere le ragioni di tutti, costruttori, utenti e lavoratori. Magari trovando pure oggi il modo per rimodellare alcuni aspetti del CdS che penalizzano determinati settori, come quello del monopattini elettrici e del loro sistema di car sharing. Ci sarebbe anche qualcosa da dire su un altro settore delle due ruote, di elevata pericolosità, che sfugge ad ogni norma e considerazione. Ma delle biciclette e dei ciclisti potremo discernere in un'altra occasione
Post di Loriano P. Martinoli
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Strage al casello Gli #incidenti autostradali sono meno frequenti, ma con conseguenze importanti, perché alla maggior #sicurezza (carreggiate separate, barriere stradali guardrail, corsie più ampie, nessuna immissione laterale, ecc.) si contrappone la velocità più elevata e quindi il minor tempo a disposizione per reagire ad eventuali imprevisti. Questa volta, invece, siamo in condizioni simili all'ordinario, perché il casello autostradale costringe i veicoli a fermarsi (a parte quelli dotati di sistemi automatici per riscossione pedaggio, servizio da poco sul mercato libero grazie ad una delibera europea del 2019). Nel caso di specie, una telecamera di sorveglianza traffico mostra: ❇ normalissima situazione al casello autostradale di Rosignano sulla A12, con 2 auto ferme in coda ❇ l'ultima è una Fiat 500 di colore rosso, con a bordo due giovani fidanzati ❇ davanti, una Hyundai Tucson anche questa rossa ❇ da tergo, decisamente veloce e con traiettoria verso destra, arriva una Honda grigia, senza cenno di rallentamento ❇ dalla macrodinamica, 2 sono le possibili cause: - sfera soggettiva del conducente: malore o colpo di sonno, più difficile una distrazione visto il tempo a disposizione prima dell'impatto e l'assenza totale di reazione (sterzata e/o frenata) - guasto meccanico, ipotesi residuale perché il contemporaneo guasto ad impianti di sicurezza come sterzo e freni (vista la loro mancata attivazione) è quasi impossibile ❇ a quanto sopra si aggiunge l'imponderabile: quali sono le probabilità che un'auto, priva di controllo e con traiettoria decisamente diagonale, possa imboccare il varco di pedaggio, anziché urtare le barriere laterali che delimitano l'accesso (naturalmente, mentre vi sono altre auto ferme in coda)? ❇ la Honda, con a bordo una coppia di 60enni tedeschi, nonostante la traiettoria diagonale, non urta le barriere di avvicinamento al casello, ma riesce ad infilarsi proprio nel varco e tampona violentemente la 500, che a sua volta, costretta tra le strutture del casello, si capovolge sottosopra ❇ il casellante, ferito, riferirà "una delle auto è letteralmente volata contro il mezzo che la precedeva, abbattendo il casello" (per lui si tratta, tecnicamente, di infortunio sul lavoro) ❇ la sequenza finale sarà della Honda che tampona la Tucson e ne sfonda parzialmente il tettuccio, dopo aver superato in volo la 500 e sradicato il casello. Bilancio gravissimo per un caso davvero raro, che mi fa ricordare le parole - sembra una vita fa - dell'istruttore di scuola-guida: se fate una frenata d'emergenza, soprattutto in autostrada, appena possibile guardate nel retrovisore, magari avete ancora qualche metro davanti e potete evitare di esser tamponati (qui le cose, purtroppo sono andate diversamente, lo spazio non c'era e gli esperti locali di #IngegneriaForense faranno i dovuti accertamenti). Ingegneria Forense Academy Studio ing. VINARDI | Ingegneria Forense
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Ok definitivo al Codice della Strada 2025: scopri tutte le novità che riguardano specificatamente le moto e i ciclomotori #NormativeeLeggi #codicedellastrada #moto #regole
Codice della Strada 2025: le novità per le moto
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Buongiorno a Tutti. (26/4/2024) Come promesso mie considerazioni inerente all’articolo Assinews 362: (1) “Il Caso/Mancato uso della tuta protettiva per motociclisti” (È giustificabile la decurtazione per il mancato impiego della tuta protettiva durante l’uso della motocicletta?). Autore… Il Fatto: Tizio (motociclista), tamponato da un mezzo condotto da Caio, cade a terra e riporta gravi lesioni permanenti agli arti inferiori e superiori. Il sottoscritto specializzato nel settore dei R.T. e non particolarmente afferrato nel ramo della RC Auto, esprime comunque le sue riflessioni considerato che per parecchi anni ha usato, sia in estate che in inverno, le due ruote (scooter): Liberty150 - Honda SH300 - Yamaha TMax500 - Honda Integra750. Ritorniamo all’articolo. In sostanza l’Autore è d’accordo con quanto deciso dalla Compagnia assicurativa che afferma: per il motociclista/scooterista la legge obbliga solo l’uso del casco omologato ma non l’obbligo della “tuta protettiva”, però siccome il non uso di tale tuta è un “comportamento negligente da parte di Tizio”, il relativo indennizzo valutato dall’Assicuratore, sa da farsi con una detrazione del 30% sul quantum complessivo del danno stesso. Sorgono spontanee le seguenti domande. 1) Su quale scala valutativa è stata fatta la detrazione del 30%? Perché non il 10-20% ovvero il 60-80% nel caso Tizio, essendo estate e in località marina, usi il mezzo indossando solamente bermuda e t-shirt? 2) Chiaro che per non incorrere in una possibile detrazione dell’indennizzo l’uso della tuta protettiva “deve farsi per tutti i mezzi a due ruote”: moto e scooter di qualsiasi cilindrata, quindi dal c.d. “cinquantino” e su su fino alla massima cilindrata: 2.147c.c. del V-twin Harley-Davidson. 3) A proposito…tuta protettiva anche per le due ruote a pedali? Soprattutto quelle elettriche, che possono arrivare anche a velocità vicino ai 50km/h…in aggiunta anche per i monopattini elettrici che raggiungono solamente la velocità di 25km/h…quindi tuta o non tuta? 4) Che tipo di tuta?! Di sicuro la miglior protezione per TUTTI non è l’uso di una “tuta generica” bensì indossare “abbigliamento completo come i corridori MotoGP”; naturalmente anche l’eventuale passeggero “deve essere vestito come il guidatore”. Quindi cari Hells Angels, d’ora in poi quando viaggiate con le vostre Harley-Davidson, voi e vostre amate compagne, solo uso di tute protettive MotoGP, e non braccia scoperte anche se temperatura >45°C, mostrando i vs. bellissimi tatuaggi. 5) Infine gentile richiesta all’Autore: possibile conoscere nome della “generosa e illuminata Compagnia” che ha attuato, per il danno a Tizio, tale avanzato e nuovo sistema valutativo…così posso consigliare ad un mio caro amico, in caso di dubbio, la scelta del miglior Assicuratore sul mercato assicurativo italiano. Una volta si usava dire: “ma tu sei amico mio o del GIAGUARO”?! Un caro saluto a TUTTI. MC
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In uno scenario mozzafiato su un percorso di settecento curve e sugli sterrati che corrono accanto all’asfalto il suv compatto si è riconfermato capace di affrontare in souplesse ogni situazione.
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DALLO SCOOTER ALLA MOTO. Le moto piacciono e conquistano ogni anno nuovi clienti grazie alle piccole cilindrate, che però poi non durano. I neo-centauri, che magari lasciano lo scooter per vivere l’emozione della moto, sono aiutati dai modelli entry level: prezzo basso e cilindrata che non dà ansia. La strategia ha funzionato negli ultimi anni, ma il 2023 ha dimostrato che, se il prezzo basso resta una leva determinante, avere tra le gambe un motore con meno di 500 cc si rivela presto insufficiente. Gli operatori l’avevano detto e i numeri dello scorso anno sembrano confermarlo. Scendere da uno scooter per salire su una moto è un passo molto desiderato ma non facile, ancor più se magari va condiviso con la famiglia. Un motore che non spaventa ma anzi è in linea con gli scooter, che ormai viaggiano facilmente intorno ai 300 cc, può fare la differenza tra il sì e il no. Mio articolo sul Sole24Ore. https://lnkd.in/dXcxJtQG
Le medie cilindrate servono solo per iniziare
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Sul finire degli anni 90 e a cavallo del 2000 il mercato auto pullulava di veicoli a 7 posti, conosciuti come monovolume per il cofano corto e la coda tronca, dalle mid-size alle maxi fino ai people mover. Questa tipologia di veicoli è poi pressoché scomparsa, rimanendo appannaggio quasi esclusivo di suv di alta gamma molto costosi. Nell'ultimo anno tuttavia stiamo assistendo al ritorno delle 7 posti, dalle più compatte ed econome passando per le medie fino agli shuttle super rifiniti, spesso in veste di fuoristrada o crossover. Versatili, pratiche, furbe, le 7 posti rappresentano un'ottima soluzione per i viaggi in compagnia, consentendo di accorpare una famiglia o un gruppo di amici e di ridurre l'utilizzo di più automobili soprattutto negli spazi ristretti come le città. Se la famiglia media stenta ad arrivare a due figli a carico, sorge la necessità magari di caricare degli amici, dei parenti o ancora degli animali domestici. Scopriamo insieme le opportunità che il mercato ci riserva e ci riserverà in questo segmento all'articolo pubblicato su https://lnkd.in/dBUGTgZe #SfrecciAzzurra #Monovolume #7posti #Peoplemover
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Primo ok al Codice della Strada 2024: scopri tutte le novità che riguardano specificatamente le moto e i ciclomotori #Moto #Safety
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Analisi sicuramente condivisibile nell'evidenziare un problema reale, ma a mio avviso lo si vuole risolvere dalla parte sbagliata. Il punto non sono i 20 o i 25 o i 30 anni, quanto il fatto che gli italiani non possano più permettersi di acquistare un mezzo di trasporto privato. Il rapporto tra soglia di accesso all'automobile e retribuzione media è peggiorato drasticamente negli ultimi anni, e la colpa non è certo imputabile all'auto storica. Quanti di coloro che oggi usano quotidianamente una ventennale potrebbero permettersi di acquistare almeno 25mila euro di utilitaria? Pochi perché, se potessero, lo avrebbero già fatto. Affossare ulteriormente un comparto già in crisi non porterebbe nella realtà alcun beneficio, mentre in compenso ucciderebbe definitivamente un indotto che già oggi spesso sopravvive con fatica. Della relativa diffusione delle auto storiche non beneficiano solo gli enti certificatori, non dimentichiamolo.
Editor in chief, Quattroruote | Ruoteclassiche | Quattroruote Fleet&Business, Car of the Year jury member
Nel 1984, per 500 mila lire, comprai la mia prima macchina. Ero un neopatentato squattrinato e arrivai (con fatica) a permettermi un Maggiolino del 1964. All'epoca, un'automobile di vent'anni era a tutti gli effetti un'automobile vecchia. Lo era per data di nascita e lo era nella percezione del comune sentire, ché la cultura del collezionismo stava appena iniziando a muovere i primi passi. Vi racconto ciò non per vacuo senso della nostalgia, ma perché è a mio avviso giunto il momento di fare un ragionamento su come il concetto stesso di auto storica debba evolvere alla luce dell'evoluzione del mercato e del circolante. Nonostante il mondo dell'auto sia al centro di un cambio di paradigma tecnologico volto a ridurre il numero dei veicoli sulle strade e il loro impatto ambientale, il parco italiano aumenta di volume e invecchia: nel 2023, l'età media ha raggiunto i 12 anni e 10 mesi e in alcune regioni (quelle dove magari l'influenza positiva delle flotte aziendali, molto concentrate al Settentrione, non si avverte) gravita attorno ai 17/18 anni. Al che sorge spontaneo chiedersi se i criteri che sanciscono i requisiti minimi del motorismo d'epoca non siano ormai anacronistici. Per dirla chiaramente: è ancora sostenibile, o soltanto logico, che un'automobile divenga "d'interesse storico o collezionistico" - con i vantaggi che tale status comporta - dopo 20 anni? La decisione di riconoscere la storicità di un mezzo allo scoccare del ventesimo compleanno risale al 1992, quando furono approvate le normative che regolano questo mondo (ovvero l'articolo 60 dell'allora nuovo Codice della strada, che sancisce il dovere dell'iscrizione a uno dei registri, e il 215 del Regolamento di esecuzione, dentro il quale è contenuto il riferimento ai 20 anni). Stiamo parlando di altre ere geologiche (e non solo sulle strade, verrebbe da dire). Proprio come si era in un altro mondo, automobilisticamente parlando, a cavallo fra il 2009 e il 2010, quando fu emanato il decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che diede vita al Certificato di rilevanza storica: in quel momento, che sembra l'altroieri, l'età media del circolante era di appena 8 anni. Se l'invecchiamento del parco proseguisse a questi ritmi sempre più vertiginosi, e pare una pia illusione immaginare che la tendenza possa essere invertita, visto che il potere d'acquisto continua a scendere, tra una manciata d'anni ci ritroveremmo nella paradossale situazione in cui l'auto media italiana avrà i requisiti minimi per accedere al Crs. In passato, ci sono stati tentativi di modificare lo status quo: tutti sono stati bloccati, perché è immaginabile la resistenza che il sistema alzi verso una proposta che inevitabilmente avrebbe riflessi sul business delle certificazioni. Però i numeri sono impietosi: urge una correzione per riallineare il mondo delle storiche a quello delle moderne. Quel che sui social si chiama una unpopular opinion sull’editoriale di Ruoteclassiche di novembre.
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