Che cosa conta davvero per noi? Questo albo illustrato ci invita a comprendere quanto sia fondamentale per ciascuno di noi porci questa domanda e ascoltare in silenzio che la risposta affiori. Non sempre infatti ci consentiamo di fermarci a riflettere su cosa è importante per noi e questo può renderci più inclini a farci influenzare, nelle nostre scelte di vita, dall’esempio di alcune personalità che la società considera vincenti (“quelli che contano”) proprio come accade nel paese di SommoPoggio. Nel paese di SommoPoggio, ogni cosa sembra avere un’importanza straordinaria: le case sono maestose, le persone non sono semplici abitanti ma “personalità”, e ogni giorno è “quello che conta” – la personalità più potente – a dire a tutti cosa dovrebbe essere rilevante. Ma un giorno, inaspettatamente, “quello che conta” perde la voce. Il suo silenzio lascia gli abitanti smarriti ma, senza qualcuno che dica loro cosa fare, si trovano finalmente costretti a riflettere su una domanda fondamentale: Che cosa conta davvero per me? È in questo spazio di silenzio e riflessione che il paese comincia a cambiare. Le personalità iniziano a crescere e a trovare la propria strada, non più guidate dall’idea di ciò che dovrebbe essere importante, ma da ciò che ciascuno sente davvero nel cuore. Così, “quello che conta” smette di dire agli altri cosa dovrebbero valorizzare, perché nessuno può sapere meglio di noi stessi cosa ci rende felici. Perché alla fine, ciò che conta davvero è qualcosa che possiamo scoprire solo ascoltando noi stessi. #priorità #cosacheconta #ascolarsi #bisogni
Post di Maria Chiara Gritti
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Le radici della nostra autostima sono piantate nel terreno più intimo e personale e si nutrono, da buone radici, degli scambi con il mondo esterno. Queste radici hanno il compito fondamentale di sostenerci, garantendoci autonomia di pensiero e un solido senso di identità, mentre le relazioni arricchiscono il nostro orizzonte mentale con nuovi stimoli e opportunità di crescita. In teoria, è un sistema perfetto. In pratica a volte qualcosa si guasta. Cadiamo nella trappola di far dipendere il nostro valore dall’approvazione altrui. È un meccanismo insidioso: quando riceviamo conferme positive, la nostra autostima si gonfia come una vela al vento; quando invece incontriamo critiche o rifiuti, le nostre fondamenta sembrano sgretolarsi. Questa dipendenza dal giudizio esterno contamina alla radice le nostre relazioni e la nostra fiducia in noi stessi. Cercando costantemente l’approvazione altrui, diventiamo prigionieri di uno schema che ci priva di autonomia, ma anche della libertà di essere autenticamente noi stessi. Sbagliare, incontrare difficoltà e vivere momenti di incomprensione è una parte naturale dell’esperienza umana. Questi momenti non definiscono il nostro valore intrinseco, ma ci offrono opportunità di apprendimento e crescita. La dipendenza dall’approvazione ci intrappola in un ciclo estenuante di performance e competizione, trasformando le relazioni in un campo di battaglia per la conferma personale. La vera liberazione sta nel riconoscere che non abbiamo bisogno di continue rassicurazioni esterne sul nostro valore. Esiste una strada diversa, offerta dalla compassione, verso di noi e verso gli altri, sempre accessibile sempre vicino alle stesse radici che ci sostengono. La sfida sta nel saper prendere la distanza da relazioni che ci svalutano, lasciarle andare come lasciamo andare quello che non ci nutre più e coltivare un’autostima che, pur rimanendo aperta agli scambi con l’esterno, trova la sua forza primaria nelle nostre radici interiori. https://lnkd.in/dJ4sC3hj #approvazione #disapprovazione #mindfulness #protocollombsr #consapevolezza #interpersonalmindfulness
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𝐒𝐩𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐚 (𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐥𝐚) “C’è ancora speranza?” Oggi sono stato a visitare YoungMe un bell’evento sul mondo del #lavoro e il #futuro dedicato ai giovani messinesi e voluto fortemente dall’Ass. Liana Cannata. Sia sul palco che in uno scambio avuto privatamente, con una persona appena conosciuta, è saltata fuori la parola #speranza. Sembra bella, ma non è. Serve a darti l’energia? Non direi. Ecco perché: Normalmente il termine viene usato come una specie di toccasana che possa infondere fiducia e positività. Ma è davvero così? La speranza non è legata né all’azione né alla responsabilità ma tutt’altro. Provate a chiedervi onestamente se quando ascoltate la parola “speranza” vi fa sentire meglio o peggio. Personalmente a me viene l’angoscia; per sperare bisogna, innanzitutto, dare per scontato che la situazione attuale non sia florida, quindi, credere a ciò che vedono i nostri occhi nel dato momento, senza lasciarsi lo spazio per poter relativizzare. La situazione attuale è, florida, se si hanno i giusti occhi per guardarla (che si possono anche non avere sempre, ci sta, ma è bene saperlo), perché la situazione e lo sguardo non sono cose diverse ma LA STESSA COSA. Come guardi le cose è tutto (a questo bisogna un po' educarsi) e se hai bisogno di... sperare, stai implicitamente dichiarando che in realtà hai già rinunciato. Non dovremmo limitarci a sperare, ma potremmo piuttosto comprendere, crescere e agire. La speranza invece dà un'idea di #passività. Se è vero che gli esiti di quello che facciamo sono in parte affidati al caso - a una serie di contingenze che non controlliamo - Dipende solo dal nostro modo di guardarli se per noi si riveleranno una crescita o piuttosto una debilitazione. Cosa succede invece ad ascoltare le parole creatività, innovazione, amore? Secondo me ne abbiamo un senso di benessere più immediato che con "speranza", che invece pospone la felicità sempre a un qualcosa di futuro, mentre l’oggi si relega alla sopportazione, o al massimo, al sacrificio. Ma da un oggi grigio e malconcio, come potrebbe mai scaturire un domani florido? È un abbaglio, cui parte delle vecchie generazioni ci hanno abituato senza colpa. Quasi meglio disperare a questo punto, perché se lo si fa fino in fondo, si ritrova l'autonomia dal futuro, è in questo c'è una forma di libertà, energia e #creatività. #comunicazione
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[Fiducia] Amo le liste, ragiono in elenchi puntati, colleziono pizzini. Queste sono #LeListe: due volte al mese, una lista per te su alcuni luoghi comuni che osservo qui su LinkedIn, ascolto in metropolitana o mi vengono raccontati. Fiducia 1. Mi fido troppo o troppo poco. Le vie di mezzo, nella fiducia, sono difficili e direttamente proporzionali al nostro grado di sicurezza: meno mi sento sicura di me, meno mi fiderò delle persone. 2. Per ispirare fiducia, ci vuole un mucchio di tempo. Per smentirla bastano 10 secondi, 2 parole dette male o 1 gesto non ragionato. 3. La fiducia, come la promessa, ha a che fare con il futuro: non si basa solo su quello che c'è ora ma su quello che penso ci sarà. Insomma, un bel rischio. 4. E nelle relazioni, anche di lavoro, la fiducia prima si dà e poi si verifica. È rischioso, ci fa anche sentire vulnerabili a volte. Ma è l’inizio di ogni relazione. 5. La fiducia tradita diventa spesso delusione, quando le nostre aspettative si schiantano sulla realtà. La delusione può fare un sacco male ma è parte del processo: possiamo essere deluse e ritrovare fiducia o riporla in qualche altra persona. E ricominciare. 6. Vai avanti tu… #LeListe sono liberamente ispirate a “Le regole” di Internazionale (sì, quel trafiletto piccolo in basso, nell’ultima pagina). #Fiducia #UnRespiroAllaVolta #ConvivenzaDelleDifferenze #Interdipendenza
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Le radici della nostra autostima sono piantate nel terreno più intimo e personale e si nutrono, da buone radici, degli scambi con il mondo esterno. Queste radici hanno il compito fondamentale di sostenerci, garantendoci autonomia di pensiero e un solido senso di identità, mentre le relazioni arricchiscono il nostro orizzonte mentale con nuovi stimoli e opportunità di crescita. In teoria, è un sistema perfetto. In pratica a volte qualcosa si guasta. Cadiamo nella trappola di far dipendere il nostro valore dall’approvazione altrui. È un meccanismo insidioso: quando riceviamo conferme positive, la nostra autostima si gonfia come una vela al vento; quando invece incontriamo critiche o rifiuti, le nostre fondamenta sembrano sgretolarsi. Questa dipendenza dal giudizio esterno contamina alla radice le nostre relazioni e la nostra fiducia in noi stessi. Cercando costantemente l’approvazione altrui, diventiamo prigionieri di uno schema che ci priva di autonomia, ma anche della libertà di essere autenticamente noi stessi. Sbagliare, incontrare difficoltà e vivere momenti di incomprensione è una parte naturale dell’esperienza umana. Questi momenti non definiscono il nostro valore intrinseco, ma ci offrono opportunità di apprendimento e crescita. La dipendenza dall’approvazione ci intrappola in un ciclo estenuante di performance e competizione, trasformando le relazioni in un campo di battaglia per la conferma personale. La vera liberazione sta nel riconoscere che non abbiamo bisogno di continue rassicurazioni esterne sul nostro valore. Esiste una strada diversa, offerta dalla compassione, verso di noi e verso gli altri, sempre accessibile sempre vicino alle stesse radici che ci sostengono. La sfida sta nel saper prendere la distanza da relazioni che ci svalutano, lasciarle andare come lasciamo andare quello che non ci nutre più e coltivare un’autostima che, pur rimanendo aperta agli scambi con l’esterno, trova la sua forza primaria nelle nostre radici interiori. https://lnkd.in/dJ4a-5Z7 #approvazione #disapprovazione #mindfulness #protocollombsr #consapevolezza #interpersonalmindfulness
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⛔️AUTOSUFFICIENZA RIBELLE⛔️ “Non puoi dipendere dagli altri per realizzare i tuoi obiettivi”. Queste parole, lette in un libro tempo fa, in un momento storico dove la bussola della mia vita non aveva una direzione precisa - non facevo altro che chiedere consigli e rassicurazioni dall’esterno - furono uno schiaffo in pieno viso, svegliandomi da quel torpore dell’attesa. La dipendenza dagli altri può mascherarsi in molte forme insidiose: il bisogno disperato di approvazione, la sete incolmabile di supporto continuo, o l’attesa passiva di opportunità generate da mani altrui. Questa dipendenza è un veleno sottile che erode il controllo sul nostro destino, relegandolo nelle mani di altri - spesse volte di burro -. Psicologicamente, un atteggiamento del genere, porta alla paralisi della volontà, inculcando l’idea che il successo dipenda da fattori esterni piuttosto che dalle proprie forze o decisioni. Quando capita di basare i nostri sforzi e le nostre aspettative sull’aiuto altrui, facilmente (non è la regola, sia chiaro!) si scivola in un abisso di bassa autostima e sfiducia nelle proprie capacità, entrando di diritto nel “meraviglioso” mondo dell'insicurezza e della procrastinazione, un posto dove il terrore di fallire senza l'approvazione altrui ti paralizza. Qui, ogni tentativo di iniziativa personale è inesistente e le relazioni interpersonali diventano un turbinio di tensioni e risentimenti non appena qualcuno osa deludere le aspettative. Per questo motivo abbracciare l'autosufficienza e l'autodeterminazione rappresenta un vero e proprio atto di ribellione contro questa prigione mentale che ci costruiamo da soli. Si tratta di prendere il timone della propria esistenza, affrontando le tempeste con “il mare in poppa ed un minimo di tela”. Non di certo bisogna scegliere la montagna più alta e viverci come eremiti, allontanando la socialità, ma piuttosto adottare un approccio attivo e indipendente per raggiungere i propri obiettivi, senza aspettare che qualcuno ci porti la soluzione su un piatto d'argento, quello lasciamolo alle zie per offrire ai propri ospiti il caffè! • • • Quotidiano del Sud - L'Altravoce dell'Italia #insertoculturale #Mimì #rubrica #LeChicche
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Conosci la “micro-etica?” È quella cosa “piccola ma potente” che influenza la vita di tutti i giorni. Si tratta di rispettare le piccole promesse e gli accordi di tutti i giorni, tipo rispondere alle chiamate, dare una risposta ai messaggi, presentarsi agli appuntamenti, e dire chiaramente quando non intendiamo fare qualcosa. Magari sembra una cosa da niente rispetto agli alti principi etici, ma è proprio nella sua semplicità che diventa fondamentale. La micro-etica è la base su cui si costruisce la fiducia tra le persone, contribuendo a creare relazioni autentiche. E perché è così importante? Prima di tutto, aiuta a costruire una reputazione solida, sia nella vita personale che professionale: il modo in cui manteniamo le piccole promesse dice molto di quanto teniamo agli altri e influisce direttamente su come gli altri ci vedono. In più, la micro-etica è come il collante che tiene insieme un ambiente sociale basato sulla fiducia. Quando tutti si sforzano di rispettare anche i piccoli impegni, si crea un terreno fertile per relazioni sincere e durature. Non da ultimo, la micro-etica aiuta a contrastare quell'atteggiamento “mica importa” che si vede troppo spesso oggi. In un mondo in cui sembra che tutto vada sempre più veloce, la micro-etica ci ricorda che ogni promessa, anche la più piccola, conta davvero, e che mantenere la coerenza in queste cose è la chiave per una convivenza armoniosa e una società più solidale. Insomma, la micro-etica è il segreto per costruire fiducia, alimentare relazioni genuine e mantenere integro il tessuto sociale in cui ci muoviamo.
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LA FINESTRA DI JOHARI - Scopri la Tua "zona" Aperta, Cieca, Segreta e Sconosciuta La finestra di Johari è una struttura visiva che possiamo utilizzare per capire di più sui nostri pregiudizi consci e inconsci. Possiamo usarlo per migliorare la nostra consapevolezza di sé e la comprensione degli altri, e può anche essere uno strumento di sviluppo personale, per costruire migliori relazioni sul posto di lavoro. Il modello è una finestra con quattro riquadri. Due di questi riquadri rappresentano il sé, e gli altri due rappresentano la parte sconosciuta al sé ma agli altri. 🐵 Area aperta o arena: qui, noi e gli altri conosciamo le informazioni. Qui avvengono tutte le comunicazioni e più grande diventa l'arena, più produttiva e dinamica sarà la relazione. 🙈 Area cieca: informazioni su noi stessi che gli altri conoscono in un gruppo ma non ne siamo consapevoli. Possiamo ridurre il punto cieco cercando il feedback degli altri. 🙊 Area o facciata nascosta: informazioni che ci sono note ma che saranno tenute sconosciute agli altri. Può trattarsi di qualsiasi informazione personale che ci sentiamo riluttanti a rivelare. ❓Area sconosciuta: sconosciuta agli altri e a noi stessi. Saremo inconsapevoli fino a quando non scopriremo le nostre qualità e capacità nascoste o attraverso l'osservazione degli altri. La Finestra di Johari ci insegna che ognuno di noi ha area che conosce ed aree che invece che non conosce. Inoltre, la consapevolezza di scegliere cosa mostrare “al mondo” può arrivare soltanto dalla conoscenza della nostra area Cieca. La finestra di Johari ci insegna quindi l’importanza di conoscere noi stessi e di chi siamo nel mondo.
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🌟 LA VERITÀ NON ESISTE, MA È UN GIOCO DI PROSPETTIVE 🌟 L’immagine sotto mostra un cilindro sospeso, con la sua faccia piccola che proietta un’ombra circolare e il suo lato lungo che ne proietta una rettangolare. Ovviamente, la verità è il cilindro al centro. Questa rappresentazione ricorda una citazione di Protagora: “La verità non è qualcosa che esiste in sé, ma dipende da chi la stabilisce. È relativa all’individuo, alla società, al tempo e alla storia.” 🔍 Cosa significa? PROSPETTIVE La verità varia a seconda del punto di vista. Ciò che è vero per una persona potrebbe non esserlo per un’altra. CONTESTO La verità è influenzata dal contesto storico, sociale, culturale e di istruzione, così come dagli interessi economici e personali. 💡 Applicazione nel mondo del #lavoro In ambito professionale, è fondamentale riconoscere e rispettare le diverse prospettive per promuovere ambienti di lavoro inclusivi e collaborativi, approccio che consente anche di trovare soluzioni innovative e pragmatiche ai problemi. 💡 Applicazione nella vita Nella vita di tutti i giorni, dobbiamo comprendere che quanto viene raccontato dai media, su qualunque notizia, non è la verità, ma l'ombra proiettata su quel punto di vista. Ecco perché è necessario ascoltare tesi diverse e informarsi da fonti di orientamento opposto per non diventare vittime di una sola parte della verità, di quella che comunemente viene definita propaganda. Invito tutti a riflettere su come percepiamo la verità e a considerare l’importanza di tenere in considerazione le diverse prospettive. Solo così possiamo crescere come individui e come professionisti. #Leadership #Prospettiva #Verità #Innovazione #Inclusione #propaganda #vita #futuro #business
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“SOLUZIONI VECCHIE A PROBLEMI VECCHI E NUOVI?” Se non si è individualmente disponibili e disposti a crescere e maturare interiormente nell’essenza, la coppia e le relazioni in generale saranno “destinate” a logorarsi giorno dopo giorno fino ad involvere e ad esaurire il loro stesso senso. In queste situazioni, cosa abitudinariamente si tende a fare? Proprio come il maschio della Savana cambia continuamente la femmina da fecondare, noi “umani” tendiamo a cambiare partner (di sesso opposto o uguale), relazioni, lavori e così via, nell’illusoria ed ipnotica convinzione di voltare pagina e trovare finalmente il/la “partner giusto/a“, il “lavoro giusto”, le “amicizie giuste” ed altro ancora. Con quale effetto? Di lì a poco, il vecchio “copione” verrà automaticamente ed inconsapevolmente trasferito e rimesso in atto anche nelle nuove relazioni, con gli stessi esiti e risultati di prima. Pertanto, soluzioni vecchie a problemi vecchi e/o nuovi. Così, può davvero funzionare? Davvero sono sbagliati gli altri, quel lavoro, quella o quelle relazioni? O, piuttosto, è disfunzionale, deleterio, distruttivo ed autodistruttivo il “nostro vecchio copione” corredato e costellato dei soliti, ripetitivi e ridondanti modi di approcciarci, relazionarci, interagire e comunicare con noi stessi, con l’altro, con gli altri e con l’esterno? SI RIDUCE REALMENTE A QUESTO IL SENSO DELLA NOSTRA VENUTA AL MONDO? Porsi con umiltà, dignità ed integrità al cospetto di simili domande è uno fra i nobili propositi dell’osservazione interiore e del lavoro su di sé, in assenza dei quali ieri sarà come l’altro ieri, oggi come ieri, domani come oggi e così via all’infinito, di generazione in generazione e di vita in vita. QUAL È IL TUO REALE PROPOSITO? Auspico ed auguro una profonda e sincera auto~osservazione. Giuliano Santucci Ricercatore Indipendente – Genealogista; Ideatore del Metodo di aiuto all’evoluzione U.S.R.® {Utilizzo Strategico ed armonico delle proprie Risorse} #conoscenzadisé #lavorosudisé #cambiaresipuò
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“SOLUZIONI VECCHIE A PROBLEMI VECCHI E NUOVI?” Se non si è individualmente disponibili e disposti a crescere e maturare interiormente nell’essenza, la coppia e le relazioni in generale saranno “destinate” a logorarsi giorno dopo giorno fino ad involvere e ad esaurire il loro stesso senso. In queste situazioni, cosa abitudinariamente si tende a fare? Proprio come il maschio della Savana cambia continuamente la femmina da fecondare, noi “umani” tendiamo a cambiare partner (di sesso opposto o uguale), relazioni, lavori e così via, nell’illusoria ed ipnotica convinzione di voltare pagina e trovare finalmente il “partner giusto”, il “lavoro giusto”, le “amicizie giuste” ed altro ancora. Con quale effetto? Che, di lì a poco, il vecchio “copione” verrà tanto automaticamente quanto inconsapevolmente trasferito e rimesso in atto anche nelle nuove relazioni, con gli identici esiti e risultati di prima. Pertanto, soluzioni vecchie a problemi vecchi e/o nuovi. Così, può davvero funzionare? Sono veramente sbagliati gli altri, quel lavoro, quella o quelle relazioni? O, piuttosto, è disfunzionale, deleterio, distruttivo ed autodistruttivo il “nostro vecchio copione” corredato e costellato dei soliti, ripetitivi e ridondanti modi di approcciarci, relazionarci, interagire e comunicare con noi stessi, con l’altro, con gli altri e con l’esterno? SI RIDUCE REALMENTE A QUESTO IL SENSO DELLA NOSTRA VENUTA AL MONDO? Porsi con umiltà, integrità ed apertura al cospetto di simili domande è uno fra i nobili propositi dell’osservazione interiore e del lavoro su di sé, in assenza dei quali ieri sarà come l’altro ieri, oggi come ieri, domani come oggi e così via all’infinito, di generazione in generazione e di vita in vita. QUAL È IL TUO REALE PROPOSITO? Auspico ed auguro una profonda e sincera auto~osservazione. Giuliano Santucci #lavorointeriore #conosceresestessi #lavitaèrealesoloquandoiosono
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Psicoterapeuta presso Centro di Psicologia e Psicoterapia
2 mesiSemplice e profondo il tuo libro!