Nella realtà sociale contemporanea, ove alleggia ancora un senso fortemente critico di repulsione e talvolta anche di ribrezzo per la prostituzione, si fa davvero fatica a sfatare questo tabù affetto da pregiudizialità e forse anche da diffidenza, per il quale la donna che scientemente e consapevolmente decide di disporre del proprio corpo in modo libero non coartata nella sua libertà di autodeterminazione decida di prostituirsi. Oggi, la libera disposizione degli atti del proprio corpo è un diritto assoluto strettamente inerente alla intima sfera dell’essere umano, il cui esercizio non può libero e lecito fino al punto in cui viene meno la libertà di autodeterminazione dell’essere umano in quanto tale. Tuttavia, oggi non si può neppure sottacere come non siano agevolmente individuabili quei fenomeni di prostituzione volontaria e fenomeni di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, laddove in questi ultimi mancando tout court una libera scelta della donna, non si dimentichi quale diritto inviolabile incomprimibile ed incoercibile, non può che devivarne il disvalore penalistico. Ordunque, forse oggi sarebbe il caso che il legislatore si attivi operosamente nel predisporre misure volte ad arginare fenomeni di sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione, ma soprattutto interventi di apertura tesi soprattutto a neutralizzare quel pessismo-proibizionismo che pervade l’intera società orientata, forse a causa di una mentalità troppo rottiosa e riluttante, ad una netta chiusura e intransigenza per la prostituzione…
Violenza contro le donne e prostituzione: la validità del consenso delle prostitute #salvisjuribus