Con OIS Medical Center stiamo lavorando ad un progetto che vorremmo di grande impatto e per farlo, siamo partiti da una domanda importante: “Qual è uno dei sogni, o almeno delle grandi speranze, che ci accomuna come esseri umani?” Probabilmente quello di condurre un’esistenza lunga, accompagnata dalla migliore salute possibile. Due condizioni chiave per dedicarci alla realizzazione dei nostri desideri, conseguire le nostre aspirazioni e godercene il risultato. Sulla durata della vita la medicina ha raggiunto traguardi importanti concentrandosi sulla lotta alla malattia. Sulla salute la situazione è molto diversa. Qualche dato ISTAT aggiornato al 2023: speranza di vita alla nascita in Italia è pari a 83,1 anni, ma dai 59,2 anni in poi iniziano alcuni problemi di salute. Dai 75,6 anni diminuisce l'autonomia delle persone. Le multi cronicità e limitazioni gravi dai 75 anni interessano il 49% degli anziani. Tutto ciò in un paese dove la quota della popolazione con oltre 65 anni di età costituisce poco meno di un quarto del totale e dove, contestualmente, è cresciuto l’indice di vecchiaia: nel 2023 ha raggiunto il valore di 193,1 e si prevede che sfiorerà quota 300 nel 2050 (per ogni individuo sotto i 14 anni ce ne saranno tre con almeno 65 anni). Significa che adesso, da subito, c’è un enorme lavoro da compiere per dare salute alla vita. Noi crediamo che realizzarlo sia compito e dovere di una medicina capace di avere impatto sia sul piano clinico, che su quello dei comportamenti e questo è il fine del nostro progetto: operare affinché la durata sempre più lunga della nostra vita sia accompagnata da uno stato di salute che ne consenta il pieno godimento, al riparo da cronicità e disabilità oggi sempre in aumento. Ti interessa l’argomento? Ne scriveremo ancora, stay tuned!
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“Tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli”. È una prospettiva su cui riflettere, emersa dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale in Italia, raccontata da THE MAP REPORT . Quando abbiamo dato vita a OIS Medical Center sapevamo di misurarci con questo scenario, ed è uno dei motivi che ci hanno spinto a costruire un progetto olistico di cura delle persone. Oggi sappiamo che la medicina preventiva e della longevità (quella che l’OMS ha battezzato come active aging), è una direzione di cure da percorrere e da proporre ai pazienti che ci sceglieranno. Per questo stiamo lavorando ad un progetto unico in Italia nel suo genere. Lo stiamo facendo con professionisti di varie branche della medicina, con investimenti importanti e con un occhio alla motivazione al cambiamento delle persone che ci sceglieranno e quindi, con un grande lavoro sulla comunicazione. Se ti interessa questo tema (medical active aging) continua a seguirci, in arrivo belle sorprese e novità! #medicalactiveaging
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Il 21 settembre si celebra in tutto il mondo la #Giornata #mondiale #dell'#Alzheimer. Oggi per la prima volta ho sentito la necessità di buttare nero su bianco e condividere qualche riflessione in merito alla mia condizioni di vita dei giovani #caregiver italiani, soprattutto nel caso in cui i propri cari si ammalino di Alzheimer allo stadio precoce. Questa diagnosi ha portata devastante non solo sul paziente, ma soprattutto sulle prospettive future del nucleo familiare stante la relativa giovane età del paziente (circa 50 anni). Le particolari condizioni di vita dei giovani caregiver si traducono in penalizzazioni riguardo l'accesso al mondo del lavoro e dell'istruzione superiore, ma soprattutto comportano enormi sacrifici in un momento topico della costruzione affettiva, personale, educativa e di carriera della persona del caregiver, il tutto in una cornice che vede uno stato di assenza di protezione da parte delle Istituzioni. Spero che queste breve riflessioni sparse servino a riflettere in ottica critica riguardo un problema di natura globale. Attualmente la maggioranza dei governi mondiali si trovano incapaci di porre una soluzione concreta ed efficacie per la gestione del problema della cura dei malati di Alzheimer. Tuttavia credo che per quanto riguardo la situazione dei giovani caregiver nel nostro Paese si possa e si debba fare di più per tutelare il diritto di noi caregiver ad un presente e soprattutto ad un futuro dignitoso per noi stessi e per i nostri cari.
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Si sente parlare spesso sui media dell'invecchiamento della popolazione Italiana. Poche nascite e tanti anziani longevi. Un aspetto negativo riguardo le nascite, ma è un argomento che tratteremo la prossima volta. Un aspetto positivo, o quasi per gli anziani longevi. Nel nostro Paese hanno oltre 65 anni 13,78 milioni di persone, ma tra queste oltre la metà (7 milioni) ne ha più di 75 (Fonte Ansa). Ma come se la passano i longevi in Italia? Sicuramente con tanti problemi di salute e con una Sanità pressochè assente che li abbandona a se stessi e molti sono non autosufficienti. Le famiglie fanno quello che possono, ma diventa un fattore di alto stress che pesa sulla psicologia dell'anziano/a non autosufficiente e della famiglia, con aggravio di spese di cura che diventano insostenibili per la famiglia che non può contare sullo Stato. I costi altissimi di strutture private, pubbliche o di una badante creano un peso che si aggiunge alla sofferenza di un genitore malato di Alzheimer, Parkinson, demenza senile, ecc... Allora cosa fare? Per gli anziani di oggi dargli il massimo dell'assistenza ed affetto con quello che si ha, per gli anziani del futuro trovare una soluzione assicurativa che gli permetta e ci permetta molta più serenità e vivere una vecchiaia dignitosa. Coperture LTC, Long Term Care, un’assicurazione che copre le spese derivanti dall’impossibilità di svolgere autonomamente le normali funzioni della vita quotidiana (https://lnkd.in/dviCtG_a). Contatta un Consulente Vitanuova, che ti spiegherà in dettaglio questa importante soluzione per dare più serenità a te e alla tua famiglia. #nonautosufficienza
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Buongiorno!!!! Invece di fare i tuttologi politici bisognerebbe intervenire per risolvere un problema che non ha ragione di esistere e che denota come la società odierna abbia perso di vista il rispetto per gli anziani che vengono considerati un peso. VERGOGNOSO Anziani che vivono da soli: uno su sette è isolato, con ripercussioni anche sulla salute da Redazione Salute 19 settembre 2024 Secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI dell'Istituto Superiore di Sanità, il 16 per cento degli over 65, nel corso di una settimana normale, non ha avuto neppure contatti telefoni con altre persone Sono spesso una risorsa per familiari e amici, offrendo loro aiuto e assistenza ma, al tempo stesso, gli over 65 vivono lo spettro dell’isolamento sociale. In base ai dati del sistema di sorveglianza «Passi d’Argento» dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicati in vista della giornata mondiale delle persone anziane il primo ottobre, nel biennio 2022-2023 il 16 per cento degli ultrasessantacinquenni, nel corso di una settimana normale, non ha avuto contatti neppure telefonici con altre persone e due intervistati su tre non hanno frequentato alcun punto di aggregazione (come parrocchia, circoli per anziani o circoli di partiti o di associazioni). Spezzare il cerchio di solitudine che influisce sulla salute Dice Rocco Bellatone, presidente dell’Istituto: «In base ai nostri dati, quasi un over 65 su sette vive in modo isolato; è necessario spezzare il cerchio di solitudine che si stringe intorno agli anziani perché questa condizione psicologica influisce in modo significativo sulla qualità della loro vita e la loro salute. Oggi più che mai, in un mondo digitalizzato che può favorire l’isolamento, costruire reti e relazioni è essenziale per il benessere delle intere comunità». Il 16 per cento degli intervistati riferisce di non aver avuto contatti neppure telefonici con altre persone e di non aver frequentato luoghi di aggregazione, vivendo di fatto in una condizione di isolamento, che può incidere notevolmente sulla qualità della vita e, oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane.
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La sottovalutazione dei sintomi, la sottodiagnosi e il sottotrattamento che riguardano le persone in età geriatrica sono un fenomeno preoccupante, parte del più vasto fenomeno dell’Ageismo che permea la nostra società. In sostanza, quando i tuoi anni aumentano perdi valore, sei considerato un investimento in perdita dalla stessa società al cui sviluppo hai contributo e continui a contribuire. Il sistema sanitario nazionale è sempre più privo di mezzi e il suo progressivo definanziamento pesa soprattutto sui più fragili. Siamo sempre persone, restiamo noi stessi in qualunque fase della nostra vita, sani o malati, autosufficienti o no, ma la società cambia lo sguardo che ci rivolge, deprezzandoci e mettendoci al margine se non più produttivi. E se nel corso di una pandemia i reparti di terapia intensiva si riempiono fino al culmine ora sappiamo già, per esperienza vissuta, che i sacrificabili saranno coloro che hanno meno chance di successo e meno aspettativa di vita davanti a sé. Questo è il risultato di scelte politiche che negli anni hanno portato alla svuotamento dell’articolo 32 della Costitizione. E l’ageismo, non solo in sanità, la discriminazione, l’abbandono, sono un destino che rischia di riguardare molti di coloro che avranno la fortuna di vivere a lungo. Un privilegio che può trasformarsi in condanna, se non si hanno i mezzi, economici e relazionali, per garantirsi una longevità qualitativamente accettabile. I geriatri ora affrontano questo fenomeno attraverso la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l'ageismo sanitario, che come Fondazione Longevitas vogliamo sposare e rilanciare. Un lavoro che si integra con quello che stiamo portando avanti insieme a tante associazioni con il nostro Manifesto Europeo contro l’Ageismo (https://lnkd.in/dcdWGvhm) che guarda a tutti gli aspetti della discriminazione, oltre a quello sanitario, proponendo una strategia per contrastarlo. Abbiamo scritto a tutti gli Europarlamentari e presenteremo il Manifesto a tutti i nuovi candidati al Parlamento europeo, convinti come siamo che su questi temi si debba creare un’alleanza trasversale e globale. #stopageism
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Vorrei condividere con voi qualche riflessione sull’intelligenza Artificiale nella lotta all'Alzheimer: Il digitale quanto può aiutare ad affrontare i problemi delle persone? In Italia, quasi 1 milione di over 65 soffre di Alzheimer. Un'emergenza destinata a crescere, con un impatto devastante su famiglie e costi sociali. Uno studio di Oxford ha rivelato che il rischio di Alzheimer è legato anche alla deprivazione sociale. Un campanello d'allarme per noi amministratori. L'Italia, infatti, è ferma da 25 anni su questo: diagnosi tardive, servizi inadeguati, famiglie (soprattutto donne) lasciate sole. Ma c'è speranza: l'Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando la ricerca, accelerando la scoperta di nuovi trattamenti per l’Alzheimer. Nel mio piccolo, come Assessore allo Sviluppo Economico Sostenibile di Perugia, vorrei sfruttare il mio mandato per: 1. Favorire la collaborazione tra ricerca, università e imprese per la gestione e monitoraggio delle evoluzioni in atto 2. Supportare progetti di IA per il progresso sociale, valorizzando al meglio il lavoro del nostro ente 3. Migliorare il sostegno alle famiglie colpite Il mio viaggio nel mondo digitale è appena iniziato. L’AI sarà uno degli strumenti che nel mio mandato vorrei usare mettendola al servizio dei cittadini per migliorare Perugia e affrontare sfide, che riguardano da vicino le nostre famiglie, come l'Alzheimer. Ciao #IntelligenzaArtificale #IA #Alzheimer
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Tra i problemi clinici più seri degli anziani, le cadute e l’equilibrio instabile causano tassi di mortalità e morbidità elevati, oltre a contribuire sostanzialmente alla limitazione della mobilità e all’ingresso prematuro in residenze assistite. La prima caduta di un anziano viene spesso vissuta anche dai familiari come un fulmine a cel sereno, ma in realtà, prima di manifestarsi drammaticamente, è preceduta per anni da una regressione motoria silenziosa che può essere identificata precocemente e trattata. Il rischio cadute nell’anziano si può valutare oggettivamente ed eventualmente ridurre attraverso apposite sedute di riprogrammazione visuo-propriocettiva, ovvero attivando il flusso di segnali/informazioni provenienti da muscoli, tendini, articolazioni che consentono al sistema nervoso di regolare il movimento e la postura. https://lnkd.in/euhQbiq #testcaduta #appuntamento #delos #prevenzioneprimaria #propriocettività #equilibrio
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𝐀𝐧𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐢: è 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 (𝐄𝐮𝐫𝐨𝐬𝐭𝐚𝐭) Sono meno colpiti dall’Alzheimer rispetto al passato, ma soffrono moltissimo di solitudine tanto da arrivare a togliersi la vita. E’ la condizione degli anziani in Italia, che sarebbe un “paese per vecchi” all’apparenza, avendo una popolazione sempre più in età, ma si rivela, all’esame statistico, solamente un “paese di vecchi” molto più mal trattati che negli altri stati europei. Si è parlato di “Italia maglia nera in Europa” a un recente congresso a Firenze di Psicogeriatria dove, con un qualche stupore, si è appreso che da noi il tasso di solitudine per i 70-80enni è il doppio rispetto ai paesi anglosassoni e del Nord, con quanti non hanno nessuno a cui chiedere aiuto che sono il 14 per cento e quanti non hanno nessuno a cui raccontare fatti personali che raggiungono il 12 per cento a fronte di una media europea del 6,1 per cento. A descrivere la situazione dei nostri anziani sono gli ultimi dati Eurostat, l'istituto di statistica europeo. La solitudine diventa un fatto clinico poiché si associa a un aumento di depressione, disturbi del sonno, demenza, malattie cardiovascolari. Il 30% degli anziani soffre di solitudine cronica e il 10 per cento è afflitto da una solitudine molto severa, stando all'analisi del professor Diego De Leo, psichiatra e presidente dell’Associazione italiana di Psicogeriatria. Fonti: Eurostat e Fondazione Veronesi
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Tra i problemi clinici più seri degli anziani, le cadute e l’equilibrio instabile causano tassi di mortalità e morbidità elevati, oltre a contribuire sostanzialmente alla limitazione della mobilità e all’ingresso prematuro in residenze assistite. La prima caduta di un anziano viene spesso vissuta anche dai familiari come un fulmine a cel sereno, ma in realtà, prima di manifestarsi drammaticamente, è preceduta per anni da una regressione motoria silenziosa che può essere identificata precocemente e trattata. Il rischio cadute nell’anziano si può valutare oggettivamente ed eventualmente ridurre attraverso apposite sedute di riprogrammazione visuo-propriocettiva, ovvero attivando il flusso di segnali/informazioni provenienti da muscoli, tendini, articolazioni che consentono al sistema nervoso di regolare il movimento e la postura. https://lnkd.in/euhQbiq #testcaduta #appuntamento #delos #prevenzioneprimaria #longevityprogram #equilibrio
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