Post di Paolo Siani

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Già Vicepresidente della Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza

Da : News letter acp Venti da altra direzione Autonomia differenziata e salute a scuola. La mensa scolastica soprattutto nella scuola dell’obbligo, nasce per garantire una sana e completa alimentazione a tutte le bambine e ai bambini ma in particolare a quei ragazzi fragili o le cui famiglie si trovano in difficoltà economiche. Anche per questo il PNRR prevede di aumentare il tempo didattico per tutti, e quindi aumentare il numero di mense scolastiche, in quanto per rendere fattibile l’estensione del tempo pieno è necessario dotare le scuole di mense. La mensa scolastica dovrebbe rappresentare un servizio essenziale per garantire uguali opportunità di apprendimento e salute per il quale stabilire uno specifico LEP (livello essenziale delle prestazioni). Una corretta alimentazione a scuola contribuisce allo sviluppo psicofisico dei bambini, contrasta l’epidemia di obesità e ne rafforza le capacità cognitive. Attualmente in Italia poco più di un bambino su due frequenta una mensa scolastica con gravi differenze territoriali: a Palermo, Siracusa e Ragusa la percentuale è del 6-8%, mentre a Firenze raggiunge il 96%. Save The Children fornisce questi dati che ancora una volta fotografano un Paese diviso in due. Chi nasce al sud ha minori possibilità anche di usufruire di un pasto a scuola. Il PNRR aveva previsto un finanziamento di 400 milioni per la costruzione (o la ristrutturazione) di 1.000 strutture per il servizio mensa, successivamente innalzato a 600 milioni, ma tale investimento non costituisce una condizione sufficiente a garantire che i bambini e le bambine usufruiscano del servizio, perché una volta realizzata la mensa i costi per la gestione restano in gran parte insostenibili per le famiglie e per i Comuni. Si tenga conto, per esempio, che nel 2022 in Sicilia era in dissesto o predissesto il 20% dei comuni e in Campania oltre il 10%. E inoltre a febbraio 2024 risultano spesi soltanto il 16.9% dei fondi PNRR destinati al Ministero dell’istruzione e del merito. Rendere gratuita la mensa scolastica per il 10% dei bambini delle primarie, a partire dai più deprivati, comporterebbe una spesa di bilancio di circa 243 milioni. Per avere mense scolastiche la precondizione è il tempo pieno a scuola, che attualmente (i dati sono del 2018-2019 prima della pandemia) mostra una variabilità molto elevata, dal 54% del Lazio al 7% del Molise. Ancora una volta nella maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno si rilevano percentuali di classi a tempo pieno inferiori al 30% (fanno eccezione la Basilicata, con il 52%, e la Sardegna, con il 36%). Per garantire il tempo pieno a tutte le classi e ridurre cosi le diseguaglianze, viene stimata una spesa di circa 4 miliardi. Quando sarà approvata anche alla Camera la pdl Calderoli sull’autonomia differenziata, senza questi 4 miliardi, e utilizzando la spesa storica, si creerebbero definitivamente due scuole diverse, una al nord e una al sud. Una grave discriminazione per i bambini del sud.

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