Post di Federico Pirola

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Viviamo in un momento di transizione, di redefinizione della nostra esistenza come società. Eppure la maggior parte delle persone, anche molti europeisti, non si rendono conto della portata della trasformazione che ci sta davanti. Le sfide sono enormi: non si tratta più solo di lavorare a qualche punto percentuale di PIL in più, o a come meglio redistribuire la ricchezza che generiamo. C'è molto di più in gioco: l'economia, la demografia, il pianeta, la difesa della nostra comune cultura europea e dei valori su cui si basa la nostra società. Cominciamo con l'andare a votare il 9 giugno per le elezioni del Parlamento Europeo!

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A rational optimistic. Free thinker for a free world.

Oggi, 9 marzo, 3 mesi alle prossime elezioni europee. Al di là delle alchimie con cui ci presenteremo al voto, è fondamentale per noi europeisti prepararci alla sfida più grande che avremo di fronte: l’indifferenza di molti elettori e la sfiducia nei confronti di questa Europa lontana e incompresa. Candidati o non candidati, tutti noi possiamo impegnarci per questo: far capire a più persone possibili che questo voto conta, e che votare per difendere un’Europa democratica e libera da chi la minaccia e la vorrebbe disgregare. Queste saranno le prime elezioni europee vissute mentre sul suolo europeo c’è la guerra. Una guerra all’Europa, non solo all’Ucraina. Queste saranno le prime elezioni europee in cui si parlerà concretamente di una vera difesa comune europea e di politiche di sicurezza, perché non potremo e non dovremo più contare solo sulla protezione americana. È una svolta esistenziale: se saremo capaci, i nostri figli vivranno ancora in una libera democrazia, altrimenti state pur certi che sulle nostre società cadranno le ombre dell’autoritarismo, delle influenze russe e cinesi che già oggi quotidianamente infiltrano come mafie la nostra società e la politica. Quel velo di indifferenza è più forte che altrove nella terra dove sono nato, cresciuto e dove per amore sono tornato a vivere: il Mezzogiorno d’Italia. La sensazione di inutilità del proprio voto è più forte che altrove. La convinzione che l’Europa faccia gli interessi “di qualcun altro” è stata instillata con malvagia efficacia dai populisti di destra e di sinistra, mentre le classi dirigenti sprecavano sistematicamente i fondi europei, le politiche di innovazione e le enormi opportunità del mercato comune europeo. Eppure, il Sud ha più bisogno che mai di un’Europa forte e protagonista, perché il futuro dell’Europa si giocherà nei prossimi decenni soprattutto nel Mar Mediterraneo. Quel mare di cui il Mezzogiorno è il cuore, l’avanposto, la capitale naturale. Enormi sfide economiche, demografiche, ecologiche, militari, culturali. Non basteranno 3 mesi a convincere milioni di elettori meridionali a guardare all’Europa come la chiave del futuro del Sud Italia. Non basteranno a convincerli che, in fondo, è solo grazie all’Unione Europea se ci sono risorse e occasioni per migliorare i nostri servizi pubblici, dalla sanità alla scuola, dal welfare al lavoro. Ma ogni persona che sapremo incuriosire e sottrarre all’indifferenza, sarà preziosa. E avremo fatto un buon lavoro.

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