"È la parola più ricercata che avrò la fortuna di sentire oggi, quindi grazie".
Questo è quello che mi ha detto un medico qualche giorno fa, quando a una visita di controllo sono arrivata con gli esami precedenti e le note di chi mi aveva visto prima di lui. Porgendogli il plico di fogli gli ho detto "Le ho portato del carteggio, se ha voglia lo scorriamo insieme".
La parola "ricercata", se così si può dire, era "carteggio" e, anche se ancora adesso mi sto chiedendo se fosse quella più appropriata per definire quel che avevo tra le mani, è effettivamente un termine che si sente poco.
Questo episodio, banale se vogliamo dirla tutta, mi è venuto in mente quando l'altra sera leggevo uno dei 15 antidoti agli altrettanti comportamenti tossici tipici della vita in rete, proposti da Vera Gheno nel suo "L'antidoto".
L'ottavo antidoto proposto da Gheno raccomanda infatti la ricerca di originalità nell'esprimersi, evitando l'utilizzo di quella che viene chiamata "lingua plastificata" ossia ridondante, spesso banale e limitata alla prima cosa (o parola, appunto) che ci sovviene.
Un esempio, su tutti: aprendo Instagram vi sarà capitato di imbattervi nei carousel che riassumono in foto e video la vita di influencer, creator e anche persone comuni. Ultimamente sono spesso accompagnati dalla didascalia "Life lately", una sorta di caption di tendenza, utilizzata quindi per contenuti diversi, ma creati con lo stesso scopo.
I social non sono certo il problema, se è vero che di lingua di plastica si parla già da molti anni (vedi articolo de Il Post sotto, pubblicato 10 anni fa), ma di sicuro lo amplificano sottoponendoci un uso delle parole spesso ripetitivo e, di conseguenza, potenzialmente impoverente della nostra capacità di esprimerci e della nostra voglia di cercare la parola davvero adeguata al contesto in cui la stiamo utilizzando.
Io stessa mi rendo conto di non scrivere più come facevo qualche anno fa, quando mi prendevo il tempo per pensare a come meglio rendere una frase, un concetto, un pensiero. Perché fossero comprensibili, correttamente interpretabili e, soprattutto, in grado di esprimere "me".
E voi? Utilizzate le prime parole che vi vengono in mente sfruttando anche dei modi di dire, oppure ci ragionate, magari facendo un po' di ricerca?
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