Ho partecipato al progetto pilota "Sentinelle contro la violenza" organizzato in collaborazione tra Confartigianato Imprese Piemonte Orientale e Soroptimist. Un corso studiato molto bene e di notevole importanza! PERCHÉ QUESTO CORSO? La violenza di genere, in particolare la violenza dell’uomo sulla donna all’interno delle relazioni amorose e/o familiari, è un fenomeno antico e purtroppo ancora presente nella nostra società. In contesti di violenza di genere, alla violenza fisica (minacce, percosse, abusi sessuali, stupri, femminicidi), vanno affiancate altre forme di violenza non meno significative in termini di impatto sulla qualità della vita e il benessere delle donne che ne sono vittime: violenza psicologica ed economica, atti persecutori e stalking. Ancora oggi molte ragazze e donne subiscono violenza in silenzio senza cercare aiuto. È essenziale creare presidi-sentinelle che sappiano riconoscere, accogliere e accompagnare le donne possibili vittime di violenza affinché possano intraprendere un percorso di aiuto a cui, altrimenti, non accederebbero. È fondamentale incoraggiare la ricerca di aiuto. Sono infatti necessarie due condizioni affinché una donna decida di cercare aiuto: - riconoscere un problema come indesiderabile - ritenere improbabile che il problema scompaia senza l’aiuto degli altri Se una donna decide di parlare a qualcuno della propria situazione di abuso, la reazione della persona a cui racconta può influenzare la sua percezione del problema e la sua decisione di cercare aiuto. GLI OBIETTIVI Sviluppare in operatori e operatrici beauty e wellness uno sguardo e alcune competenze di accoglienza di base per aiutare le vittime che vogliano intraprendere un percorso di uscita dalla violenza da parte del proprio partner o ex-partner attraverso un corso di sensibilizzazione, informazione e formazione. Fornire materiale pubblicitario cartaceo e video per diffondere informazioni ad un pubblico più allargato possibile.
Post di Sara Origlia
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Violenza sulle Donne: Perché molte Vittime Scelgono di Non Denunciare? La violenza di genere rappresenta una delle emergenze sociali più gravi e diffuse del nostro tempo. Nonostante la gravità del fenomeno, i dati indicano che molte donne che vivono abusi fisici, psicologici, economici o sessuali scelgono di non denunciare. In Italia, il 12,2% delle vittime di violenze domestiche denuncia, mentre la percentuale scende al 6% per chi subisce violenza da persone non conviventi. Per comprendere le ragioni di questa reticenza, è essenziale analizzare i principali fattori che contribuiscono a questo fenomeno. Prima di tutto, molte vittime dichiarano di non avere un luogo sicuro dove rifugiarsi, e temono, dal persecutore, ripercussioni dirette sul proprio contesto sociale e familiare. La paura per la propria incolumità è intensa, unita a una forte sfiducia nei confronti delle istituzioni, temendo che la denuncia venga trattata con superficialità, o che, non siano adottate misure protettive adeguate. La mancanza di un percorso chiaro per la denuncia e la mancanza di protezione, scoraggia molte donne dal cercare aiuto. Il peso del giudizio sociale è un ulteriore ostacolo: la percezione della violenza domestica come problema “privato”, disincentiva le vittime dal parlare, per paura di non essere credute o, peggio, di essere colpevolizzate. Questo processo, noto come "vittimizzazione secondaria", aggrava il trauma, portando molte donne a isolarsi. Come professionisti e cittadini, dobbiamo riflettere su come queste barriere ostacolino l’accesso alla giustizia e all’assistenza, e su quanto la nostra cultura influenzi la percezione della violenza di genere. Riconoscere queste problematiche è un passo essenziale per costruire una coscienza responsabile e una rete di supporto più forte, insieme ad un sistema più equo, dove le vittime possano sentirsi protette e incoraggiate a cercare il giusto supporto, per poter iniziare a vivere. Elia Dusi
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Oggi è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'ONU nel 1999. In Italia il numero delle vittime quest'anno è di 98 (-9% rispetto allo scorso anno), di cui 84 sono state uccise in ambito familiare. Senza arrivare all'omicidio esistono molteplici forme di violenza sia fisica che psicologica, i dati Istat ci dicono che: ▪️Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila) ▪️Il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila) ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner, in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner ▪️Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute; in particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro ▪️Il 1522 è il numero dedicato al supporto delle vittime di violenza, ma il 70,9% delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subìta alle autorità competenti per paura e paura della reazione del violento con cui spesso condividono la casa, più della metà delle vittime subisce atti di violenza per anni prima di denunciarli Le misure per contrastare e limitare gli episodi di violenza non sono mai abbastanza, ogni anno nascono nuovi progetti per promuovere e aiutare le persone che si trovano in queste situazioni di difficoltà e la comunicazione attiva e passiva gioca un ruolo fondamentale per ampliare la rete di sostegno. #giornatainternazionaleperleliminazionedellaviolenzacontroledonne #stopallaviolenzasulledonne #comunicazione #rete #sostegno
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25 novembre, giorno triste per i dati allarmanti circa la violenza che si perpetua ma che apre alla speranza grazie a una maggiore sensibilizzazione del fenomeno da parte della collettività anche se ancora non sufficiente. Oggi più che prima, più che mai è necessario fare una rivoluzione culturale dal linguaggio alle abitudini per arginare il fenomeno della violenza sulle donne sino all'abbattimento totale. Il primo passo è quello di aiutare le donne a esternare ciò che vivono e per farlo è necessario sapere accogliere, ascoltare; un ascolto partecipativo, senza pregiudizio e senza giudizio al fine di ricostruire la loro vita, decostruita dalle violenze. Riconoscere gli effetti della violenza nella donna, può aiutare gli altri a identificarla e attenzionarla. Diffondere il concetto che il "SI", è "SI" e il "NO", è "NO ma prevalentemente che il "SI" o il "NO", può essere revocato in qualsiasi momento. Il femminicidio non è altro che l'epilogo di violenza economica, psicologica, sessuale, verbale, fisica che limita la libertà della donna. Diffondere il concetto che la violenza può cominciare con uno schiaffo. Fare in modo che la donna riconosca ciò che è segno di attenzione o segno di possesso. La violenza è uno schema caratterizzato da un ciclo continuamente in escalation all'interno del quale la donna deve riconoscere quando chiedere aiuto. La violenza è espressione di volontà di dominio sulle donne che si manifesta sotto varie forme in setting diversi dall'ambiente domestico, all'ambiente lavorativo. Vi è una forma di violenza assistita di una violenza agita. La rivoluzione culturale comincia nelle scuole primarie dove è richiesta la presenza di insegnanti competenti. Saper ascoltare i silenzi perchè sovente, chi subisce violenza di ogni genere non ha voce ma sguardi smarriti, disorientati, sperduti. Urge una sensibilizzazione della collettività al rispetto, alla libertà di potersi esprimere senza stereotipie ma principalmente diffondere il concetto di "come si esercita la libertà". Lungo è il percorso, lungo e tortuoso in salita ma Insieme possiamo farcela. "WE CAN"
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Il 25 novembre ci invita a riflettere sulla violenza contro le donne, una piaga che non si limita al fisico, ma si manifesta anche attraverso dinamiche psicologiche, verbali ed emotive. È una violenza che priva della dignità, della voce e dell’autonomia. La letteratura e il cinema ci aiutano a esplorare questa complessità. Pensiamo ad 𝐴𝑛𝑛𝑎 𝐾𝑎𝑟𝑒𝑛𝑖𝑛𝑎o a 𝑁𝑜𝑟𝑎 𝐻𝑒𝑙𝑚𝑒𝑟 di Casa di bambola, simboli di lotta contro convenzioni oppressive, o a film come Thelma & Louise, che svelano non solo la violenza subita, ma anche quella più sottile, nascosta nei rapporti umani. Un aspetto meno discusso, ma altrettanto cruciale, è la violenza psicologica tra donne: critiche distruttive, esclusioni, manipolazioni. Anche nei contesti professionali, la mancanza di empatia e supporto può creare ambienti tossici, ostacolando crescita e collaborazione. Parlo non solo di violenza perpetrata da uomini verso le donne ma dalla violenza anche da donne verso donne e da persona a persona in ogni occasione: in amicizia, in amore, durante il lavoro, in strada, in luoghi di cultura, a casa.. ovunque e in ogni occasione. Contrastare questa realtà significa costruire una 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼, dove il linguaggio e i gesti quotidiani diventano strumenti di inclusione e gentilezza: ogni atto positivo contribuisce a creare spazi più giusti e umani, per tutti. Ma attenzione a non sfociare da cultura del rispetto al perfetto 𝗽𝗲𝗿𝗯𝗲𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼. Siate una delle tante gocce che portano rispetto ad un mondo che è sempre stato arido di sentimenti e ragione. Sempre. Anche quando le occasioni richiedono di rimanere a bocca chiusa. (cit.) Avete un'opinione a riguardo?
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#25novembre. Ogni giorno, migliaia di donne subiscono violenza: fisica, psicologica, economica e sessuale. La violenza contro le donne assume molteplici volti: dall’impossibilità di accedere a cure e servizi, alla difficoltà di chiedere aiuto e protezione, fino alla complessità di costruire un percorso per uscire dalla violenza, per sé e per i propri figli. 💬 Ne abbiamo parlato con esperte ed esperti che sono intervenuti al convegno Erickson "Affrontare la violenza sulle donne"
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Nel 2024, i numeri della violenza contro le donne raccontano una realtà che continua a lacerare la nostra società. Sono 𝟓𝟏 𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐬𝐞 dal partner o dall’ex partner tra il 1° gennaio e il 17 novembre di quest’anno. È quasi 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚. Nell’87,9% dei casi, quando a uccidere è un partner, la vittima è una donna. Se allarghiamo gli orizzonti e puntiamo lo sguardo sui cosiddetti “reati spia” della violenza di genere, quelli che spesso anticipano una tragedia, troviamo un quadro altrettanto inquietante. Nei primi sei mesi del 2024 si contano 𝟖.𝟓𝟗𝟐 𝐝𝐞𝐧𝐮𝐧𝐜𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐭𝐚𝐥𝐤𝐢𝐧𝐠, con il 74% delle vittime donne. Ci sono stati 𝟏𝟐.𝟒𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 o tra conviventi: in 𝟖 𝐜𝐚𝐬𝐢 𝐬𝐮 𝟏𝟎, 𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞. Infine, quasi 𝟑.𝟎𝟎𝟎 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢, dove il 𝟗𝟏% 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐢 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐞. Rispetto allo stesso periodo del 2023, si registra un lieve calo: -8% per gli atti persecutori, -5% per i maltrattamenti, -2% per le violenze sessuali. Ma l’incidenza delle vittime donne resta invariata. I numeri "migliorano", ma le donne continuano a subire. La violenza di genere è una ferita collettiva, un’emergenza che riguarda tutte le persone e tutti i luoghi: da casa nostra, fino al nostro ufficio. Serve consapevolezza, sostegno, educazione e prevenzione. #giornatacontrolaviolenzasulledonne #violenzasulledonne
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🔹LA VIOLENZA DI GENERE. LE BAMBINE E I BAMBINI. 🔹25/06/2024 - Orari: 20:30 - 22:30 Casa della Psicologia - piazza Castello 2, Milano - Online su piattaforma GoToWebinar. 🔹In un elevato numero di casi i minori sono i testimoni di violenza domestica o intrafamiliare ai danni delle donne. In altri casi risultano essere le vittime dirette della violenza. La paura costante, il senso di impotenza e l’incapacità di reagire sono alcune delle conseguenze che impattano sullo sviluppo delle bambine e dei bambini esposti alla violenza. Ancora più drammatici sono i contesti in cui la violenza contro le donne rende i minori orfani speciali. La rete di protezione è la comunità che risponde, con progetti di prevenzione e intervento, volti a difendere i minori. Come intervenire? Quali sono le Buone Pratiche? La complessità del contesto richiama complessità e articolazione degli interventi psicologici in rete con gli altri professionisti coinvolti nel processo. INTRODUCONO: Laura Parolin, Presidente OPL Davide Baventore, Vicepresidente OPL Anita Pirovano, Coordinatrice GdL Donne RELATORI: Stefano Cirillo, Psicologo, psicoterapeuta, codirettore della Scuola Mara Selvini Palazzoli Stefania Bartoccetti, Presidente Telefono Donna Paola Aquaro, Psicologa psicoterapeuta Chiara Di Cristofaro, giornalista Evento aperto a tutti. I posti sono limitati. L'iscrizione è obbligatoria. https://lnkd.in/dEqVhpsD
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Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. 🤔 Perché non cogliere l’occasione per riflettere sulla violenza domestica? 👉 Magari puntualizzando che, sebbene riguardi in maggioranza il genere femminile, in realtà coinvolge tutti. ❌ Si stima che più di una donna su tre e un uomo su dodici abbiano subito violenze fisiche, psicologiche o sessuali.❌ Raramente questi episodi vengono denunciati ma, quando succede, la polizia sente spesso la stessa storia dai testimoni: "Avevo visto/sentito/percepito situazioni di violenza ma mi hanno suggerito/ho preferito farmi gli affari miei.” 🙄 Invece la violenza ci riguarda tutti ed è giusto intervenire. 📞 Se sospetti una situazione violenta in casa dei tuoi vicini, chiama la polizia o contatta il numero nazionale antiviolenza e stalking (è il 1522). Potresti salvare una vita. *** Cerchi un team pronto ad affiancarti per combattere l’indifferenza tra vicini? Contattami per una consulenza senza impegno ⬇️ https://lnkd.in/dDr9uk9U
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**25 Novembre: Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne** Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, una ricorrenza importante che si afferma a livello globale per sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema drammaticamente attuale. Questa data è stata scelta per ricordare le sorelle Mirabal, attiviste politiche dominicane brutalmente assassinato nel 1960 per la loro opposizione al regime di Rafael Trujillo. Oggi, la violenza contro le donne è una piaga che attanaglia ogni paese, mostrando la necessità di un impegno collettivo per contrastarla. La violenza di genere si manifesta in molte forme: violenza fisica, psicologica, sessuale, economica e culturale. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una donna su tre nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Questi numeri sono allarmanti e mettono in luce l'urgenza di affrontare il problema con strumenti efficaci. Il 25 novembre non è solo un'occasione per riflettere su questi crimini, ma anche un momento per mobilitarsi. In molte città del mondo vengono organizzati eventi, manifestazioni e campagne di sensibilizzazione, volte a educare la società e a promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza. È fondamentale che tutti, cittadini, istituzioni e associazioni, collaborino per costruire una rete di supporto per le vittime e per prevenire futuri abusi. L’istruzione gioca un ruolo chiave nella prevenzione della violenza. Educare le giovani generazioni su temi come il consenso, il rispetto e l’uguaglianza di genere è un passo essenziale per cambiare mentalità e comportamenti. Inoltre, è indispensabile promuovere politiche di sostegno e protezione per le donne che subiscono violenza, garantendo loro un accesso facile e diretto ai servizi di aiuto. Il 25 novembre deve essere considerato un punto di partenza per un impegno costante. La violenza contro le donne non può essere tollerata e ciascuno di noi ha il dovere di contribuire a un cambiamento culturale profondo e duraturo. Solo attraverso un'azione collettiva sarà possibile sperare in un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e dal dolore.
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"Il gruppo è un un dispositivo che permette di scardinare meccanismi di difesa come la dissociazione, la negazione, la minimizzazione. Perché nel gruppo è come ci fossero tanti specchi". Lo ha raccontato Davide Mezzanotte, psicoterapeuta che lavora con uomini maltrattanti, nel secondo episodio di Se domani non torno, il podcast di Will in cui esploriamo le radici culturali, sociali, giuridiche e politiche del femminicidio. Il podcast è stato pubblicato a novembre 2023, in questi giorni è uscito un nuovo episodio per riflettere su cosa è cambiato a un anno dalle mobilitazioni seguite all'omicidio di Giulia Cecchettin. Si ascolta qui: https://lnkd.in/d5xXV_GE Il ruolo delle istituzioni è fondamentale nella prevenzione e nel contrasto dei comportamenti violenti, che troppo spesso sfociano in esiti fatali. Come evidenziato nella Relazione sui percorsi trattamentali per uomini responsabili di violenza, redatta dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle forme di violenza di genere nel 2022, l’assenza di interventi mirati a modificare il comportamento degli autori di violenza rappresenta una grave lacuna nell’intero progetto di contrasto alla violenza sulle donne. Secondo lo studio I centri per uomini responsabili di violenza in Italia, realizzato nell’ambito del progetto ViVa, nel 2022 erano attivi 94 di questi centri sul territorio nazionale, con il 57% situato nelle regioni del Nord. A partire dagli anni ’80, Paesi come Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda hanno sviluppato programmi di recupero specifici per autori di violenza. Questi percorsi mirano a garantire che l’autore possa: - riconoscere tutte le forme di violenza commesse: fisica, sessuale, psicologica, emotiva o economica - assumersi piena responsabilità dei propri comportamenti, senza spazio per negazioni, minimizzazioni o giustificazioni - diventare consapevole della sofferenza inflitta alla donna e ai figli, quando presenti - prendere coscienza degli stereotipi culturali legati al genere e ai relativi ruoli sociali - sviluppare strategie individuali per interrompere il processo psico-emotivo che porta alla violenza
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