Le ferie estive sono quasi qui, ma siete davvero pronti a staccare la spina? O l'idea di spegnere il telefono aziendale vi fa sentire un po'...in colpa? In un mondo sempre connesso, godersi i momenti di pausa esercitando il Diritto alla Disconnessione diventa fondamentale per il nostro benessere e contribuisce ad un equilibrio sano tra lavoro e vita privata. Molti Paesi, come Francia e Belgio, si sono già dotati di normative che garantiscono il rispetto questo diritto e anche in Italia negli ultimi anni si parla di “Diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore”. In questo articolo, la nostra Francesca vi svela tutto quello che c'è da sapere sul Diritto alla Disconnessione, dall'importanza che ha per il nostro benessere alle leggi attualmente in vigore per tutelarlo. Leggetelo ora: https://lnkd.in/dGuUJsX3 E infine, ricordate: disconnettersi non è solo un diritto, ma una necessità per ricaricare le energie. Buone vacanze! 🌞
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🌐 Le ferie estive: Un'Opportunità per Ripensare il Nostro Approccio al Lavoro 🌐 Il desiderio di staccare dalla frenetica routine lavorativa ci porta a vedere le vacanze estive come un'àncora di salvezza. Ma se queste non bastano più a farci ricaricare le batterie, forse è il momento di ripensare il nostro approccio al lavoro. Viviamo in una società che premia la produttività incessante, dove il riposo è visto come un lusso, e non come una necessità. Tuttavia, l'incapacità di separare il lavoro dalla vita privata, acuita dall'onnipresenza del digitale, ha ridotto gli spazi di vero recupero. In Focus Consulting, crediamo che sia essenziale ripensare la struttura dell'anno lavorativo, promuovendo un equilibrio più sano tra lavoro e vita personale. È solo ripensando i nostri ritmi che possiamo prevenire il burnout e promuovere un ambiente di lavoro più sostenibile. #WorkLifeBalance #Leadership #Benessere #Produttività
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Sei a favore o contro la settimana corta lavorativa? Otto italiani su dieci vorrebbero lavorare per quattro giorni a settimana. Ma quali sarebbero i pro e i contro? Abbiamo fatto il punto della situazione nel nostro articolo. Buona lettura!
Settimana lavorativa corta, quali sono i pro e i contro? - Maccia
https://www.maccia.it
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Abbiamo sempre fatto così. Il mantra dell' autoconservazione. Per aumentare attrattività e competitività bisogna avere coraggio.
“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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Se stai vedendo questo post è perché, probabilmente, le ferie sono già un lontano ricordo. O non sono ancora arrivate. Il "venerdì estivo" rientra tra una serie di benefit che alcune aziende concedono ai lavoratori durante l'estate e consiste nel dare ai dipendenti il permesso di uscire prima di prendersi il giorno libero nei venerdì tra giugno e settembre. Secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti da Wisetail e OnePoll, nel 2022 il 59% dei lavoratori intervistati godeva di questo benefit sul posto di lavoro. E, difficile immaginare il contrario, l’85% di loro ha dichiarato che questo vantaggio li rende più felici al lavoro. Più recentemente il dato dell'accesso ai venerdì estivi sembra essere in calo tra i lavoratori statunitensi, ma a questo si affianca un aumento delle settimane lavorative da 4,5 giorni o più generale orari di lavoro flessibili. Tra i lavoratori che percepiscono benefit estivi, il 27% prenderebbe in considerazione l’idea di lasciare l’azienda qualora se venissero eliminati; per il 66%, questi benefit concessi nei mesi più caldi e lenti dell'anno contribuiscono ad aumentare la produttività. Nel frattempo sempre più aziende, anche in Italia, stanno sperimentando varie forme di settimana corta, non solo durante i mesi estivi. In UK l'esperimento più rilevante in questo senso ha portato risultati positivi sia per le aziende che per i lavoratori: il 92% delle realtà continuerà ad applicare questa politica, il 71% dei dipendenti ha manifestato livelli inferiori di burnout In un'epoca in cui il mondo del lavoro è sempre più flessibile, e in cui 1 italiano su 2 sarebbe disposto a guadagnare meno pur di avere un giorno libero in più, benefit come il “venerdì estivo” possono diventare una strategia di fidelizzazione per le aziende? #Lavoro #Ufficio #SmartWorking #LavoroRemoto #Estate
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💼La settimana lavorativa ridotta, o settimana corta, è un modello di lavoro che sta guadagnando sempre più popolarità per i suoi potenziali benefici sia per i dipendenti che per le aziende. In un mercato del lavoro sempre più dinamico e in hype, diventa fondamentale per le aziende declinare politiche flessibili e orientate al benessere dei dipendenti. In una società come la nostra che corre veloce ritagliarsi momenti intimi di vita privata è il vero successo. La vera ricchezza è il tempo. In quest’ottica, mettere in campo azioni in grado di bilanciare tempo libero e tempo di lavoro dei dipendenti è la sfida accolta dalle aziende virtuose e illuminate. Cosa s’intende per settimana lavorativa corta? Un proposta innovativa, rivoluzionaria che può consistere – a seconda dell’approccio adottato – in una riduzione delle ore lavorative e quindi una settimana lavorativa di 32 ore distribuite su quattro giorni anziché 5 oppure in una riduzione dei giorni lavorativi mantenendo la stessa quantità di ore impiegate in un minor numero di giorni. 🔗Per saperne di più, leggi l’articolo completo su https://lnkd.in/dnAFyuyG
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Una delle parole più usate in questo periodo è "vacansia". Si tratta di un mix tra "vacanza" e "ansia", due concetti che dovrebbero essere ben lontani tra loro. Si parla sempre di always-on, always connected e via dicendo. Ma siamo sicuri che faccia bene essere sempre collegati al mondo del lavoro? Non è che magari una pausa fatta bene ci possa rendere più produttivi e performanti al rientro? Una risposta giusta probabilmente non esiste, qui di seguito alcune considerazioni che personalmente ho trovato interessanti... #vacansia #pausa #ripresa
Vacansia: perché non riusciamo a rilassarci neanche durante le ferie
fanpage.it
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Troviamo il coraggio di cambiare per migliorare.
“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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La difficoltà di disconnettersi completamente dall'azienda durante i giorni di ferie è un tema che tocca molti professionisti. Viviamo in un'era in cui la tecnologia ci permette di essere sempre connessi, e questo può diventare un'arma a doppio taglio, soprattutto quando si cerca di staccare dal lavoro per un meritato riposo. In prima persona, posso dire che lasciare alle spalle le responsabilità lavorative non è mai semplice. Anche quando fisicamente mi allontano dall'ufficio, la mente continua a rimanere agganciata ai progetti in corso, alle email non lette, alle chiamate mancate. C'è sempre quella sensazione di dover essere disponibile, di dover rispondere, di dover partecipare, anche quando si è lontani. Il confine tra vita professionale e personale diventa sempre più sfumato, e i giorni di ferie, che dovrebbero essere un periodo di relax e distacco, si trasformano in una sorta di semi-lavoro. Si controlla l'email "solo per un minuto", si risponde a "solo un messaggio" su WhatsApp, si partecipa a "solo una breve call". E così, senza quasi accorgersene, il tempo dedicato al riposo si riduce, frammentato da continue intrusioni lavorative. Disconnettersi completamente richiede un atto di volontà consapevole e, a volte, il supporto di colleghi o di una cultura aziendale che promuova un vero equilibrio tra lavoro e vita privata. È necessario stabilire dei limiti chiari e comunicarli, assicurandosi che il team sia allineato e che ci sia un piano per gestire le emergenze in assenza. La difficoltà di disconnettersi completamente nei giorni di ferie è una sfida che richiede non solo un cambiamento personale ma anche un ripensamento collettivo su come percepiamo il lavoro e il tempo libero. Solo così potremo goderci pienamente i momenti di pausa, ricaricando le energie e preservando il nostro benessere. #relax #benessere #riposo #tempo #lavoro #azienda #ferie #team #responsabilità
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Il rientro dalle vacanze estive può essere un momento difficile per molti professionisti. Stress, ansia e preoccupazione sono sintomi comuni del fenomeno noto come #PostVacationBlues, che può influire negativamente sul benessere psicofisico dei lavoratori. Ma quanto è diffuso in Italia? Secondo il nostro sondaggio, il 32% dei lavoratori ne soffre a causa dell’eccessivo carico di lavoro accumulato durante le ferie, il 26% per insoddisfazione lavorativa e il 12% a causa della pressione da parte dei superiori. Dall'altra parte, il 31% dei professionisti dichiara di non averne mai sofferto. Per approfondire, leggi il post.
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