Le ferie estive sono quasi qui, ma siete davvero pronti a staccare la spina? O l'idea di spegnere il telefono aziendale vi fa sentire un po'...in colpa? In un mondo sempre connesso, godersi i momenti di pausa esercitando il Diritto alla Disconnessione diventa fondamentale per il nostro benessere e contribuisce ad un equilibrio sano tra lavoro e vita privata. Molti Paesi, come Francia e Belgio, si sono già dotati di normative che garantiscono il rispetto questo diritto e anche in Italia negli ultimi anni si parla di “Diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore”. In questo articolo, la nostra Francesca vi svela tutto quello che c'è da sapere sul Diritto alla Disconnessione, dall'importanza che ha per il nostro benessere alle leggi attualmente in vigore per tutelarlo. Leggetelo ora: https://lnkd.in/dGuUJsX3 E infine, ricordate: disconnettersi non è solo un diritto, ma una necessità per ricaricare le energie. Buone vacanze! 🌞
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🌐 Le ferie estive: Un'Opportunità per Ripensare il Nostro Approccio al Lavoro 🌐 Il desiderio di staccare dalla frenetica routine lavorativa ci porta a vedere le vacanze estive come un'àncora di salvezza. Ma se queste non bastano più a farci ricaricare le batterie, forse è il momento di ripensare il nostro approccio al lavoro. Viviamo in una società che premia la produttività incessante, dove il riposo è visto come un lusso, e non come una necessità. Tuttavia, l'incapacità di separare il lavoro dalla vita privata, acuita dall'onnipresenza del digitale, ha ridotto gli spazi di vero recupero. In Focus Consulting, crediamo che sia essenziale ripensare la struttura dell'anno lavorativo, promuovendo un equilibrio più sano tra lavoro e vita personale. È solo ripensando i nostri ritmi che possiamo prevenire il burnout e promuovere un ambiente di lavoro più sostenibile. #WorkLifeBalance #Leadership #Benessere #Produttività
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Se stai vedendo questo post è perché, probabilmente, le ferie sono già un lontano ricordo. O non sono ancora arrivate. Il "venerdì estivo" rientra tra una serie di benefit che alcune aziende concedono ai lavoratori durante l'estate e consiste nel dare ai dipendenti il permesso di uscire prima di prendersi il giorno libero nei venerdì tra giugno e settembre. Secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti da Wisetail e OnePoll, nel 2022 il 59% dei lavoratori intervistati godeva di questo benefit sul posto di lavoro. E, difficile immaginare il contrario, l’85% di loro ha dichiarato che questo vantaggio li rende più felici al lavoro. Più recentemente il dato dell'accesso ai venerdì estivi sembra essere in calo tra i lavoratori statunitensi, ma a questo si affianca un aumento delle settimane lavorative da 4,5 giorni o più generale orari di lavoro flessibili. Tra i lavoratori che percepiscono benefit estivi, il 27% prenderebbe in considerazione l’idea di lasciare l’azienda qualora se venissero eliminati; per il 66%, questi benefit concessi nei mesi più caldi e lenti dell'anno contribuiscono ad aumentare la produttività. Nel frattempo sempre più aziende, anche in Italia, stanno sperimentando varie forme di settimana corta, non solo durante i mesi estivi. In UK l'esperimento più rilevante in questo senso ha portato risultati positivi sia per le aziende che per i lavoratori: il 92% delle realtà continuerà ad applicare questa politica, il 71% dei dipendenti ha manifestato livelli inferiori di burnout In un'epoca in cui il mondo del lavoro è sempre più flessibile, e in cui 1 italiano su 2 sarebbe disposto a guadagnare meno pur di avere un giorno libero in più, benefit come il “venerdì estivo” possono diventare una strategia di fidelizzazione per le aziende? #Lavoro #Ufficio #SmartWorking #LavoroRemoto #Estate
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𝗙𝗘𝗥𝗜𝗘 𝗜𝗡 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔: 𝗦𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗗𝗔𝗩𝗩𝗘𝗥𝗢 𝗜𝗡 𝗩𝗔𝗖𝗔𝗡𝗭𝗔? "𝗡𝗼𝗻 𝗺𝗶𝘀𝘂𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼, 𝗺𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝗽𝗼𝘀𝗼." - 𝗝𝗼𝗵𝗻 𝗥𝘂𝘀𝗸𝗶𝗻 Siamo nel pieno dell'estate e molti italiani sognano ancora le tanto attese ferie. Ma come ci posizioniamo rispetto ai nostri vicini europei? E soprattutto, le ferie bastano a garantire il nostro benessere? Sulla carta, non siamo messi poi così male, ma la realtà racconta una storia diversa. Il paradosso tutto italiano è che, nonostante le ferie garantite, molti faticano a prenderle o a staccare completamente dal lavoro, accumulando ore di straordinario non retribuite e finendo per soffrire di burnout e stress cronico. La verità da accettare è scomoda: le ferie da sole non bastano. Il benessere sul lavoro, infatti, dovrebbe diventare un impegno quotidiano e potremmo iniziare prendendo esempio dai nostri cugini europei. 𝗦𝗶̀ 𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲? 🛷𝗦𝗺𝗮𝗿𝘁 𝗪𝗼𝗿𝗸𝗶𝗻𝗴 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗼. Non basta solo "lavorare da casa": c’è bisogno di veri e propri piani di flessibilità come in Olanda, con orari personalizzati e obiettivi chiari. 🛷𝗣𝗮𝘂𝘀𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲. Perché non provare a introdurre la "Swedish Fika", pausa caffè socializzante obbligatoria, per migliorare coesione e creatività del team? 🛷𝗙𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮. Potremmo implementare il modello tedesco di "Bildungsurlaub", giorni di ferie extra per la formazione professionale. 🛷𝗗𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮𝗹𝗲. E se provassimo ad adottare la legge francese sul "diritto alla disconnessione", vietando le e-mail di lavoro fuori orario? 🛷𝗕𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗼. Come sarebbe creare spazi di relax e attività fisica in azienda, seguendo l'esempio delle imprese scandinave? Il cambiamento, però, deve partire anche da noi: anche se in alcuni contesti può risultare davvero difficile, iniziamo a richiedere e a utilizzare pienamente i nostri diritti promuovendo una cultura del benessere tra colleghi e valorizzando il tempo libero come risorsa e non come lusso. 𝗜𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼. Qual è la vostra esperienza con le ferie e il benessere lavorativo? Come possiamo migliorare secondo voi la situazione italiana? #BenessereAlLavoro #FerieEuropee #WorkLifeBalance #InnovazioneLavorativa #CulturaAziendale #nenetcompany
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💼La settimana lavorativa ridotta, o settimana corta, è un modello di lavoro che sta guadagnando sempre più popolarità per i suoi potenziali benefici sia per i dipendenti che per le aziende. In un mercato del lavoro sempre più dinamico e in hype, diventa fondamentale per le aziende declinare politiche flessibili e orientate al benessere dei dipendenti. In una società come la nostra che corre veloce ritagliarsi momenti intimi di vita privata è il vero successo. La vera ricchezza è il tempo. In quest’ottica, mettere in campo azioni in grado di bilanciare tempo libero e tempo di lavoro dei dipendenti è la sfida accolta dalle aziende virtuose e illuminate. Cosa s’intende per settimana lavorativa corta? Un proposta innovativa, rivoluzionaria che può consistere – a seconda dell’approccio adottato – in una riduzione delle ore lavorative e quindi una settimana lavorativa di 32 ore distribuite su quattro giorni anziché 5 oppure in una riduzione dei giorni lavorativi mantenendo la stessa quantità di ore impiegate in un minor numero di giorni. 🔗Per saperne di più, leggi l’articolo completo su https://lnkd.in/dnAFyuyG
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Abbiamo sempre fatto così. Il mantra dell' autoconservazione. Per aumentare attrattività e competitività bisogna avere coraggio.
“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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Una delle parole più usate in questo periodo è "vacansia". Si tratta di un mix tra "vacanza" e "ansia", due concetti che dovrebbero essere ben lontani tra loro. Si parla sempre di always-on, always connected e via dicendo. Ma siamo sicuri che faccia bene essere sempre collegati al mondo del lavoro? Non è che magari una pausa fatta bene ci possa rendere più produttivi e performanti al rientro? Una risposta giusta probabilmente non esiste, qui di seguito alcune considerazioni che personalmente ho trovato interessanti... #vacansia #pausa #ripresa
Vacansia: perché non riusciamo a rilassarci neanche durante le ferie
fanpage.it
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𝐒𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐕𝐒 𝐁𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 Il dibattito sulla settimana lavorativa corta è diventato sempre più acceso, ma sembra che si stia mettendo in secondo piano ciò che dovrebbe essere la vera priorità: il #benessere dei #dipendenti sul posto di #lavoro. Brunello Cucinelli, con saggezza, ha sottolineato: "𝘐𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘪ù 𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘰, 𝘱𝘪ù 𝘴𝘪 è 𝘣𝘳𝘢𝘷𝘪. 𝘓'𝘰𝘣𝘪𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 è 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘴𝘪𝘦𝘮𝘦, 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪, 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘦 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘦 𝘰𝘳𝘦. 𝘕𝘰𝘯 𝘩𝘰 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘭 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘶ò 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘶𝘯'𝘶𝘳𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢." Prima di abbracciare ciecamente l'idea di una settimana lavorativa più breve, dobbiamo porre attenzione al #welfare base: creare un ambiente di lavoro che sia sano, inclusivo e produttivo per tutti. Questo significa distribuire equamente il carico di lavoro, investire nella formazione dei dipendenti e promuovere un ambiente che favorisca lo scambio di pensieri e idee. L’obiettivo, dunque, non dovrebbe essere semplicemente lavorare meno ore, ma lavorare in modo più intelligente e sostenibile. Dobbiamo creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano supportati, stimolati e in grado di dare il meglio di sé. La settimana lavorativa corta può essere uno strumento efficace per raggiungere questo obiettivo, ma solo se viene implementata su una base solida di #benessere e #supporto ai #dipendenti. #Benesserelavorativo #Settimanalavorativacorta #Welfare
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“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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Troviamo il coraggio di cambiare per migliorare.
“Se ne inventano una ogni giorno pur di non lavorare!” Di fronte ai cambiamenti, spesso è questa la risposta. Ma come funziona la settimana corta di cui si parla tanto ultimamente? L’orario di lavoro viene ridotto da 40 a 32 alla settimana, spalmate su quattro giorni, senza riduzioni di stipendio. Ma se si lavora di meno, si produce anche di meno? Non proprio. Diversi Paesi del Nord Europa hanno sperimentato la settimana corta, e in Islanda sembra che abbia funzionato: più del 50% dei lavoratori islandesi ha aderito alla settimana corta e nel 2023 il Pil è cresciuto del 5%. Tuttavia, introdurre la settimana corta non è semplice ovunque. Nei Paesi che l’hanno adottata, la produttività era già alta. Il nostro Paese, invece, ha una bassa produttività. E non è perché lavoriamo meno degli altri, ma per: scarsa digitalizzazione, skill mismatch dei laureati, prevalenza di piccole-medie imprese. E anche a causa di tanta burocrazia e dell’alta evasione fiscale. Ma non c’è dubbio: la settimana corta ha diversi vantaggi. Favorisce il work-life balance e il benessere psicologico dei lavoratori, che possono gestire meglio il proprio tempo. Introdurla anche in Italia potrebbe migliorare le cose, ma prima bisogna cambiare la mentalità e risolvere i problemi strutturali del Paese. Possiamo iniziare scappando ogni volta che qualcuno ci dice “si è sempre fatto così”… 🏃♀️🏃 Post in collab con Factanza Media
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Un papà che lavora in presenza: "Vai tu al ricevimento genitori all'asilo domani pomeriggio, giusto?" Mamma al lavoro in presenza: "Tu non puoi?" Papà che lavora in presenza: "Ma sono al lavoro, non riesco purtroppo." Mamma al lavoro in presenza: "Perchè, io no?" Papà che lavora in presenza: "Ma tu riesci a prendere permesso e hai il part-time..." Mamma al lavoro: “Perché dovremmo essere per sempre noi donne a dover chiedere permesso e part-time per la cura dei figli?” La mancanza di parità di opportunità tra generi negli ambienti di lavoro è stata caratterizzata anche da queste condizioni e rigidità culturali per anni. Come, per esempio, potremmo far diventare il lavoro più paritario e sostenibile tra generi negli ambienti di lavoro... Papà al lavoro in (vero) smart working: "Vado io domani pomeriggio al ricevimento genitori all'asilo. Poi quando rientri tu a casa potrò finire il progetto su cui sto lavorando grazie a orario e luogo flessibile." Mamma al lavoro: "Bene! Domani ho quella trasferta programmata da tempo e non riuscirei ad andarci. Dopodomani riesco a prenderlo all’asilo io perché posso usare la mia flessibilità oraria e di luogo." Papà al lavoro in (vero) smart working: "Allora dopodomani recuperiamo tempo per stare insieme e fargli una sorpresa: andremo a prenderlo insieme e poi magari tutti al parco." Gli strumenti per creare parità di opportunità fra generi ci sono e si chiamano: - lavoro agile; - welfare genitoriale (es. aumento economico e di durata dei congedi di paternità) - flessibilità dell'orario di lavoro. Usarli o svilupparli poco o non usarli e non svilupparli per niente è insensato sia per l'impresa che rischierà di avere un impatto e una reputazione sociale mediocre sia per le persone che dovranno rinunciare ad un pezzo della loro vita che non tornerà più. Non credete? ___________ Se credi sia necessario dare sempre più impulso a un nuovo modello di organizzazione del lavoro che tenga sempre più conto delle responsabilità individuali delle persone e della conciliazione del tempo libero con quello lavorativo, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #smartworking #welfareaziendale #gendergap #flessibilità
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