𝗖𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗺𝗲𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗴𝗴𝗶 𝗱𝗶 𝗦𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗰𝗼𝗹𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗙𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮 𝗲 𝗹𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 La storia di Sicilio parte da un angolo di terra baciato dal sole e dai venti salmastri del mediterraneo. Alle pendici dell’Etna, tra le distese di fichi d’India che popolano le campagne di Biancavilla, si trova OP La Deliziosa, realtà imprenditoriale di primo livello in cui la passione per la terra e l’amore per la bontà ha dato vita a dei veri gioielli dell’agroalimentare italiano. Fondata da Giovanni, Antonino e Salvatore Bua, l’azienda ha sempre puntato a valorizzare il DNA familiare legato alla tipicità della produzione siciliana: con i fichi d’India come prodotto di punta e un’eccellente produzione agrumicola, la famiglia Bua ha intrapreso nel 1988 questo viaggio che ha portato al miglioramento degli standard qualitativi e dei metodi di lavorazione. Con 50 dipendenti che lavorano nello stabilimento nella fase di confezionamento e 100 addetti alla raccolta, l’azienda conta 112 soci per una superficie coltivata di 1600 ettari, di cui 1000 ad agrumi, 500 a fico d’India e 100 suddivisi tra altre produzioni ortofrutticole. OP La Deliziosa è la prima azienda produttrice in Italia a scommettere su un frutto come il fico d’India, intrinsecamente legato al suo territorio d’origine, con un progetto su vasta scala che, partendo dall’ideazione di un nuovo marchio, punta a conquistare le tavole dei consumatori italiani e stranieri. Dal punto di vista nutrizionale, i fichi d’India sono un vero concentrato di energia e benessere. Con un apporto calorico moderato derivante dalla discreta quantità di fruttosio presente nella polpa, sono una perfetta merenda per resistere alla calura di fine estate: sono composti per più dell’80% da acqua e presentano un alto contenuto in minerali (ferro, potassio, magnesio, calcio e fosforo) e vitamine (A, gruppo B e C). Proprio la presenza rilevante di minerali rende questi frutti un ottimo coadiuvante per la cura dell’osteoporosi, mentre l’altissimo contenuto di fibre aiuta a mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo e a favorire il transito intestinale. Studi recenti condotti sul frutto hanno dimostrato le proprietà benefiche dei pigmenti naturali che ne colorano la polpa: le betalaine. Presenti anche nei fiori (utilizzabili per decotti e tisane), le betalaine si dividono in due categorie: le betacianine, portatrici del colore rosso, e le più rare betaxantine che danno, invece, un colore giallo-arancio. Scopri di più su https://lnkd.in/dbbTfEAP #sicilio #spettacoliallafrutta #fichidindia #etna OP La Deliziosa
Post di Spettacoli alla Frutta
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Nocciole tutto da rifare? La produzione delle nocciole in Campania sta pagando un prezzo salatissimo. Sono oltre 30 anni che le nocciole si sono ammalate e non ci sono cure efficaci poi si è aggiunto di recente un meteo bizzarro. Non ultimo l'età media dei noccioleti che è di 50 anni. Di poi, per una corretta immissione del prodotto raccolto sul mercato, il sistema del prezzo relativo al punto resa da come risultato molto spesso prezzi netti al quintale tra gli 80 e 100 €. Per tutti i produttori oggi è possibile ribaltare questa situazione. Sono disponibili decine di migliaia di piantine della nuova varietà di nocciole Nalù®, forti di una genetica innovativa, che le rende resistente alle malattie, alle cimici, alla siccità, ai capricci del meteo, di poi l'assenza di polloni e l'elevata produzione di nocciole tonde la rendono ideale per la coltivazione sia in pianura che in collina. Le giovani piante di 4 anni hanno fatto registrare un primo raccolto di 1,4 kg a pianta. Le cugine di questa nuova varietà all'età di 30 anni hanno fatto registrare un raccolto di oltre 20 kg a pianta. Al punto resa danno un netto a pagamento medio di 470 grammi/kg. Grazie a Battistini vivai di Cesena questa nuova genetica è già disponibile con la varietà Nalù® a cui si aggiungeranno presto 3 portinnesti non polloniferi, tre impollinatori non polloniferi, un'altra varietà non pollonifera e due altre varietà, tutto condito da un patrimonio genetico che non ha punti di contatto con quello di tutte le altre nocciole esistenti in banca dati mondiale. La Simonetti srl di Nola ha in distribuzione per l'autunno prossimo ottimi astoni in vaso da tre litri di oltre due metri di altezza della varietà Nalù®. Il futuro delle nocciole inizia ora! #Nalù
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NEWS - a cura di Michele Mariani e Alessandro Zago, tecnici della Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra 🍎 ROSY GLOW: UNA RACCOLTA PIU’ DIFFICILE DEL PREVISTO🍎 La varietà Rosy Glow, venduta con il marchio Pink Lady, rappresenta l’eccellenza melicola della pianura padana orientale; le aspettative dei produttori al riguardo sono sempre molto alte e spesso ripagate dalle liquidazioni finali del prodotto consegnato. La raccolta 2024 iniziata alla metà del mese di ottobre, in anticipo di circa una settimana rispetto alla media degli ultimi anni, sta volgendo al termine per la maggior parte dei produttori. A differenza degli ultimi 3 anni non si segnalano danni significativi di cracking nella cavità calicina, probabilmente grazie ad una primavera priva di ritorni di gelo e ad una estate nella quale si sono succeduti eventi piovosi che hanno garantito una crescita regolare del frutto. Il calibro dei frutti, come anticipato in uno dei precedenti articoli, è risultato elevato e comunque superiore alla media pluriennale e la produzione per ettaro totale è buona. La colorazione raggiunta dai frutti è stata soddisfacente negli impianti ben progettati e nelle aziende dove le pratiche colturali collegate alla formazione del colore sono state ben eseguite: vegetazione troppo fitta, concimazioni, potature energiche, e diradamenti sommari hanno limitato la formazione del sovracolore. La potatura di illuminazione e la defogliazione eseguita in preraccolta hanno sicuramente stimolato la colorazione ma è giusto ricordare che sono comunque tecniche necessarie ad ovviare a qualche errore di progettazione o di gestione ordinaria. In diversi impianti si segnala un’anomala cascola di frutti, probabilmente indotta dall’eccessiva piovosità del mese di ottobre: non è difficile contare in questi frutteti 15-20 mele al suolo per pianta. In qualche frutteto, nella seconda raccolta (stacco), si è assistito alla comparsa della patina bianca, probabilmente favorita sia dalle condizioni metereologiche ma anche da concimazioni fogliari con prodotti contenenti azoto. Per la prima volta nel 2024 abbiamo dovuto registrare attacchi di Glomerella; nei frutteti colpiti da questo fungo si sono notate a carico dell’apparato fogliare le classiche clorosi a macchia di leopardo seguite dopo alcuni giorni da un precoce defogliamento; i sintomi sul frutto sono comparsi dopo 15/20 giorni e si tratta di puntini con alone rosso/lilla delle dimensioni di un ago, leggermente infossati. Solo nei casi più gravi si è assistito a una forte cascola delle mele nelle aree più colpite. Questa malattia, già presente in altre importanti aree frutticole (USA, Brasile) sta destando forte preoccupazione tra i tecnici e i frutticoltori e sarà necessario reperire velocemente informazioni al fine di mettere a punto una strategia di difesa adeguata, compito non facile considerando la scarsità di principi attivi efficaci a disposizione dei frutticoltori.
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SVEGLIAAAAA😬 QUESTIONE DI MARKETING Vedere in uno scaffale di un supermercato siciliano lo stratosferico prezzo di acquisto della farina di Kamut superare di circa il 150 % il costo della farina di #Perciasacchi (una varietà di grano antico siciliano) provoca un senso di fastidio, ma allo stesso tempo impone una seria riflessione sull’importanza del marketing nelle scelte che operiamo per i nostri acquisti e sulla premialità che siamo disposti a pagare per assecondarlo. Il grande pubblico conosce il Kamut come una varietà di #grano, ma in realtà non è altro che un marchio che commercializza prodotti aventi come materia prima una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti con la sigla QK-77 Il Kamut non è altro che un brand, come la Nutella (crema di nocciole) o la Coca Cola (bevanda gassata). Recenti studi scientifici hanno dimostrato che la varietà QK-77 (conosciuta come Kamut) appartiene alla specie Triticum turanicum, la stessa a cui appartiene il nostro Perciasacchi, con caratteristiche qualitative simili. Ma il nostro Perciasacchi viene coltivato in Sicilia e non in Canada e non ha bisogno di glifosate per maturare, anche se gran parte dei consumatori ignora questo dato. Come ha recentemente fatto notare la trasmissione Report su Rai3, molti pastifici italiani che prima utilizzavano il Kamut per produrre la #pasta biologica, stanno abbandonando questo grano perché i residui chimici contenuti non rientrano nei parametri di ammissibilità consentiti dal bio. Ma allora com’è che il grande pubblico conosce il Kamut e non il Perciasacchi? Questione di ‘storytelling’… I proprietari della Kamut ci hanno raccontato che la scoperta della loro varietà risale al 1949, quando un aviatore americano ricevette alcuni chicchi di grano da un uomo che affermava di averli presi da una tomba in Egitto. Si tratta evidentemente di una narrazione fatta ad uso e consumo di consumatori poco avveduti, che ha però attirato l’interesse di una vasta platea, assegnando nel tempo una solida posizione commerciale al marchio Kamut, che viene identificato come un prodotto legato alla tradizione, dalle riconosciute qualità salutistiche. Ci serva da lezione: il marketing non è un’attività accessoria, ma è importante quanto l’aspetto produttivo. La natura ha dotato la #Sicilia di tanti prodotti meravigliosi, ma per poterli vendere al meglio dobbiamo saper informare e raccontarli adeguatamente....
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♾️🇮🇹Sicilia ♾️🍇Dopo la breve pausa tra Milano e Torino...Si parte a pieno regime con la campagna Dell'uva Italia..ma si prevede una campagna corta per i problemi delle temperature🍇 🌡🍇🌡🍇🌡🍇fuori da ogni logica.Il troppo caldo in Sicilia, caratterizzato da temperature estreme e ondate di calore prolungate, rappresenta una seria minaccia per la produzione dell’uva da tavola. Questo fenomeno climatico ha un impatto devastante sull’intero ciclo produttivo, alterando le dinamiche di crescita della pianta e compromettendo la qualità del frutto.🌡🍇🌡🍇 Durante le fasi più delicate di sviluppo dell’uva, come la fioritura e l’invaiatura (il momento in cui gli acini cambiano colore e iniziano a maturare), il calore eccessivo può porta a vari problemi. Le temperature sopra la media accelerano la maturazione, riducendo il tempo di sviluppo degli acini. Questo processo forzato può impedire una corretta accumulazione di zuccheri e acidi, elementi fondamentali per ottenere un’uva dal sapore equilibrato. Il risultato è spesso un frutto di qualità inferiore, meno dolce e con una consistenza meno gradevole. Inoltre, l’esposizione prolungata al caldo intenso provoca una disidratazione accelerata degli acini. Questi possono seccarsi o subire fenomeni di scottatura, che si manifestano con macchie scure sulla buccia e una riduzione della resistenza agli attacchi fungini. Il calore eccessivo può anche indurre il distacco precoce degli acini dai grappoli, riducendo notevolmente la resa complessiva. In alcune aree della Sicilia, l'assenza di piogge e la difficoltà di accesso all’acqua per l’irrigazione stanno rendendo il problema ancora più grave, poiché la pianta soffre lo stress idrico. Questo provoca una crescita stentata delle viti e una minore produzione di grappoli. Nei casi più estremi, il vigneto può essere compromesso per l’intera stagione, causando danni economici ingenti della qualità dell’uva comporta anche problemi nella commercializzazione. Un’uva danneggiata o con caratteristiche organolettiche alterate non soddisfa gli standard richiesti dal mercato, rendendo difficile la sua vendita e costringendo spesso gli agricoltori a svendere il prodotto a prezzi molto bassi. In sintesi, il troppo caldo in Sicilia porta a una serie di conseguenze negative sulla produzione dell’uva da tavola: dalla qualità del frutto, alla sua resa, fino alla sostenibilità economica dell’intera filiera.#unitisivince #MadeinItaly #Siccità 🍇🌡🍇🌡🍇 Gaetano🇮🇹 Bonfissuto🇮🇹 Ivan B.
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NEWS - a cura di Michele Mariani e Alessandro Zago, tecnici della Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra 🔵 GALA: LA GUERRA DEI CLONI🔵 Negli anni ‘80 Gala ha iniziato il suo percorso di successo e ad oggi è diventata una delle più importanti varietà standard coltivate. L’apprezzamento dei consumatori è costantemente cresciuto anche grazie al miglioramento dell’aspetto esteriore. I primi impianti con i cloni Royal, Mondial ed anche Galaxy avevano difficoltà di colorazione nei nostri ambienti di pianura, andando spesso incontro a difetti di cracking tipici di frutti eccessivamente maturi. Un salto di qualità in termini di colorazione si è ottenuto, nei primi anni 2000, con Buckeye e Galaval, ma la vera e propria svolta si è concretizzata, circa 10 anni fa, con l’arrivo dei nuovissimi cloni quali Devil Gala, Gala Fab, SchnicoRed, Dark Baron e T-rex per citare i più famosi. Si tratta di cloni a colorazione precoce e di tonalità più scura che colorano nettamente prima di Buckeye (clone di riferimento) e mostrano una tonalità rosso scura alla raccolta. I rilievi effettuati hanno confermato chiaramente che la colorazione si presenta in anticipo, per contro, non sono presenti striature sul colore di copertura Dalle analisi fatte non sono state riscontrate differenze relativamente alla maturazione fisiologica. Questa intensa e precoce colorazione espone però tutto il sistema ad un rischio molto serio. A causa dell’elevata percentuale di sovracolore, la colorazione di fondo è difficilmente visibile e ciò complica la raccolta selettiva delle mele inducendo in tentazione i produttori. Aggiungiamo a questo che, ad inizio estate il mercato richiede insistentemente la fornitura di mele fresche e che il prodotto, soprattutto nel nostro ambiente, deve essere piazzato il prima possibile in modo da evitare la concorrenza della produzione proveniente dagli amici del Sud Tirolo. Questi tre fattori possono indurre i frutticoltori spinti dai commercianti ad anticipare eccessivamente la raccolta rispetto al momento ottimale; queste mele pur soddisfacendo i requisiti estetici minimi, non sono in realtà mature e rischiano di deludere le aspettative del consumatore finale. D’altra parte l’arrivo di queste novità ha innescato una importante ripresa degli impianti in Pianura; si tratta di gestire al meglio la fase di raccolta trovando il giusto compromesso che assicuri un certo anticipo senza pregiudicare la qualità dei frutti.
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Il piccolo borgo di #Calosso ha una storia antichissima e tutta la sua economia tutto ruota intorno alla produzione dei grandi #vini piemontesi, come il #Moscato d’Asti, il #Barbera, il #Dolcetto, la #Freisa e il #Nebbiolo. Negli ultimi anni, alcuni #produttori hanno ripreso la coltivazione del Gamba di Pernice o #Pernicine, un #vitigno che fino a qualche anno fa sembrava essere stato totalmente dimenticato e che invece è tornato alla ribalta per la produzione del #Calosso DOC. Ma Calosso è soprattutto il paese dei #crotin, antiche #cantine scavate nel tufo, sotto le abitazioni del paese, e usate ancora oggi per l’affinamento dei vini più pregiati e, in passato, per la raccolta dell’acqua e per la conservazione della neve e del ghiaccio, sfruttando le temperature costanti e l’assenza di luce e aerazione. Dopo un periodo di quasi abbandono, molti crotin sono stati recuperati e sono ora visitabili, in particolare durante la #FieradelRapulè, che si tiene nel mese di ottobre. Volete saperne di più? Leggete il nostro articolo di oggi:
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Secondo i dati dell'Osservatorio nazionale del miele, tra il 2021 e 2022 le colonie di api sono aumentate di più di 100mila unità, mentre oltre duemila apicoltori hanno chiuso la partita Iva. E le due cose sono collegate #apicoltura #api #alveare
Apicoltura, aumentano gli alveari ma chiudono le aziende
agronotizie.imagelinenetwork.com
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Crescono gli ettari vitati a Timorasso sui Colli Tortonesi, cresce anche la consapevolezza di avere un piccolo grande tesoro da preservare e valorizzare. All’ultima edizione di Derthona Due.Zero le ricerche scientifiche sul profilo sensoriale di questo bianco autoctono piemontese e le degustazioni delle ultime annate: 2022 e Riserva 2021. Ne ho parlato in due articoli su Civiltà del bere Link nei commenti
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ORTA NOVA 06/22/2024 Questa foto è la testimonianza concreta dell’eccellenza raggiunta dalla Società Agricola Ortagri 2.0, nel cuore del territorio dei Cinque Reali Siti. Grazie alla nuova linea di prodotti per la nutrizione delle piante, rigorosamente certificata per le produzioni biologiche, siamo in grado di garantire un carciofo violetto reale di altissima qualità. 1. Produttività eccellente: Come si può osservare, i “figli” del carciofo sono saliti insieme alla mammola centrale, indice di una crescita vigorosa e sana. 2. Caratteristiche estetiche impeccabili: Il carciofo presenta brattee perfettamente serrate e un colore violaceo intenso, rispettando appieno le caratteristiche distintive di questa varietà. 3. Qualità certificata: Ogni prodotto rispetta i più alti standard qualitativi imposti dalle normative comunitarie, offrendo garanzia di eccellenza. 4. Gusto straordinario: L’aspetto organolettico, quello che davvero conquista, è tutto da scoprire acquistando i nostri carciofi presso Falcongel Group di Orta Nova (FG). Questo è il risultato di un lavoro appassionato e innovativo, che unisce tradizione agricola e ricerca per un prodotto che rappresenta al meglio il nostro territorio e il futuro dell’agricoltura sostenibile.
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Terra fertile, sole, pioggia, aria di colline incontaminate, ma anche qualità senza compromessi dalle coltivazioni biologiche e biodinamiche controllate, valorizzazione dei prodotti italiani, dei loro preziosi principi attivi e contatti con agricoltori affidabili, distillatori e laboratori qualificati. Sono queste le caratteristiche che identificano la nostra azienda. Per realizzare oli essenziali, oli vegetali e idrolati di pregiata qualità, abbiamo sviluppato coltivazioni di piante aromatiche, controllate e specifiche, in diverse aree della penisola italiana. La scelta di avere partnership pluriennali a livello nazionale, infatti, segue la ricerca dei migliori habitat naturali per moltissime coltivazioni tra le quali: lavanda, melissa, rosmarino, arancio dolce, bergamotto, mandarino e limone. Da sempre queste coltivazioni le chiamiamo “le nostre fabbriche”, per trasmettere il messaggio che la “costruzione” del prodotto inizia dalla materia prima, ovvero dalle piante aromatiche, quindi dal campo agricolo. #Flora #Aromaterapia #Benessere #ColtivazioniBiologiche #BrandAwareness
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