E' dibattito sul disegno di legge avanzato da Fratelli d’Italia che propone la chiusura obbligatoria della grande distribuzione e dei centri commerciali durante sei festività nazionali. Ci si chiede se la vera finalità sia celebrare i valori tradizionali o accattivarsi un certo elettorato stanco del ritmo frenetico imposto dalla società moderna... (continua al link) #centricommerciali #negozi #feste #natale #festività #ecommerce #economia #politica #storytimemagazine Leggi l'articolo su Storytime Magazine: https://lnkd.in/dGUazB_v
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Super Festività: commercio aperto o chiuso? Impensabile come in pochi lustri si siano invertite le parti tra #politica e #commercio. Ieri un gruppo di parlamentari di Fratelli d'Italia ha proposto di rendere OBBLIGATORIA per legge la chiusura delle attività commerciali e di ristorazione nei giorni canonici di Festa - Natale, Pasqua, 25 aprile, 2 giugno,15 agosto, ecc. (in alcune di queste feste la scelta della maggioranza delle imprese della distribuzione è già ora di tenere chiuso) La motivazione principale di questa proposta risiede nel voler conciliare i "tempi di famiglia" nelle feste comandate (chissà perché chiamate superfestività) con i "tempi di lavoro" favorendo contemporaneamente il meritato riposo dei lavoratori di questi settori. A questa proposta di legge si è subito opposta Confimpresa Nazionale - Confcommercio forse sarebbe bene battere un colpo! - motivando la sua contrarietà con il certo conseguente calo dei ricavi a favore dell'online sempre aperto Quasi vent'anni fa, la battaglia allora guidata dalla Confcommercio Nazionale e da quelle Regionali (parte della competenza in materia era regionale) era esattamente a parti invertite. Gli imprenditori volevano più chiusure per da un lato far riposare i propri dipendenti e loro stessi e conciliare così i "tempi di lavoro" con i "tempi della famiglia" e dall'altro tentare di combattere la grande distribuzione all'epoca già molto "aggressiva" sulle domeniche e sulle festività. La politica invece spingeva sul tutto aperto. Non sta certo a me dire chi tra il commercio o la politica, sia in errore o più "retrò", ad ognuno le proprie considerazioni. Resta di questo immagino appena iniziato dibattito, la considerazione dell'esistenza di un fil rouge che unisce la rappresentanza d'impresa di quegli anni a quella di oggi: la pessima abitudine di trovare nel merito un "avversario" su cui scaricare la propria inadeguatezza a guardare questioni complesse come questa. Una volta l'avversario era la grande distribuzione, ora è la vendita online. Avanti così!
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🤔 Oggi leggo di una proposta di legge sulla chiusura obbligatoria dei negozi e altri esercizi commerciali durante le vacanze (almeno durante le sei principali festività nazionali: Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Primo Maggio e Ferragosto). 😱 🔎 Multe per i trasgressori fino a 12 mila euro e in caso di recidiva anche la chiusura dell'esercizio commerciale da uno a dieci giorni! Previste eccezioni per gli esercizi pubblici: "bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, i negozi dentro stazioni e aeroporti, nelle aeree di servizio". Cosa ne pensate? Io credo che simili iniziative sollevino interrogativi profondi sul delicato equilibrio tra regolamentazione e libertà d'impresa. Alcune mi considerazioni critiche: 📊 La Costituzione italiana tutela la libera iniziativa economica: imporre chiusure forzate significa limitare questa libertà fondamentale 🌐 In un'era dove l'e-commerce è attivo 24/7, queste restrizioni rischiano di penalizzare ulteriormente il commercio fisico, spingendo i consumatori verso il digitale proprio nei giorni di maggior propensione all'acquisto 💡 La vera sfida non è imporre limiti dall'alto, ma costruire un ecosistema-retail dove imprese, lavoratori e consumatori possano trovare il proprio equilibrio 🎯 Le scelte su orari e aperture dovrebbero nascere dal dialogo tra imprese e dipendenti, non da imposizioni normative che ignorano le diverse realtà territoriali e commerciali 🤝 Il benessere dei lavoratori è fondamentale, ma va perseguito attraverso una moderna contrattazione che bilanci diritti e flessibilità, non con divieti che limitano opportunità di crescita Insomma, direi che la competitività del retail tradizionale si costruisce attraverso l'innovazione e la capacità di rispondere alle esigenze dei consumatori, non attraverso l'overregulation. 🥴 Nella mia esperienza di ascolto dei consumatori, osservo come le loro esigenze si siano evolute ben oltre il semplice atto d'acquisto. Oggi parliamo di "human-centric retail" (vero Giuseppe Stigliano ?) dove il vero valore sta nella qualità delle relazioni che costruiamo. E queste non vanno in vacanza! ✈️ 🍹 Qual è la vostra esperienza? Come pensate si possa tutelare il benessere dei lavoratori preservando la libertà d'impresa e la competitività del retail fisico? #consumatori #negozi #retail #RetailInnovation #HumanCentricBusiness #Humanflow #LibertàDImpresa #Innovation #Ecommerce
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𝗔𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝗿𝗰𝗶𝗼: 𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗽𝗮𝗿𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗲 𝗶 𝗻𝗲𝗴𝗼𝘇𝗶 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗱𝗼𝗻𝗼 (Osservatorio Usarci)- Agg. 18/03/2024 I consumi non ripartono. E gli agenti di commercio lo segnalano all’Osservatorio Usarci sulla categoria. D’altronde anche il viceministro Leo ha ammesso che, sino ad ora, non si è fatto nulla a favore del ceto medio. Che è quello in grado di rilanciare gli acquisti, se il governo smette di impoverirlo. Nelle scorse settimane l’Osservatorio Usarci aveva fornito le indicazioni su alcuni settori strategici in cui operano gli agenti di commercio, dall’alimentare all’abbigliamento, dalla sanità all’industria. Oggi l’indagine riguarda i comparti vini e liquori, servizi e la categoria “altri settori” che spazia dalle biciclette alle profumerie, dalla telefonia all’edilizia, dai giocattoli alla ferramenta. Leggi l'articolo completo su https://lnkd.in/eP6zuqC #agentidicommercio #venditori #trovoagente #consumi
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Corriere della Sera - "𝐂𝐡𝐢𝐮𝐬𝐮𝐫𝐚 𝐨𝐛𝐛𝐥𝐢𝐠𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐞𝐠𝐨𝐳𝐢 𝐧𝐞𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐢 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐢: 𝐝𝐢𝐛𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐨 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐅𝐫𝐚𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚" È in discussione una proposta di legge avanzata da Fratelli d’Italia per imporre la chiusura dei negozi nei giorni festivi istituzionali, come Natale, Pasqua, Ferragosto e Primo Maggio. L’obiettivo dichiarato è migliorare la qualità della vita dei lavoratori, restituendo loro il diritto di trascorrere le festività con le famiglie. ✅ Secondo i promotori: La legge è un atto di buon senso che tutela migliaia di lavoratori. ❌ Secondo le aziende e le associazioni di categoria: Confimprese critica il provvedimento come “anacronistico”, temendo perdite economiche, riduzione dei posti di lavoro e spostamento del commercio sull’online. Federdistribuzione propone una collaborazione, ma avverte che la norma potrebbe penalizzare l’intero settore. Il dibattito mette a confronto il diritto al riposo dei lavoratori e le esigenze del mercato, aprendo riflessioni sulle conseguenze economiche e sociali di una misura così divisiva. Tu cosa ne pensi? 👉 È una questione di diritti o di economia? - Sono Matteo Cerri. Su LinkedIn scrivo principalmente di esperienze imprenditoriali, storie di italiani all’estero e di rigenerazione dei piccoli comuni italiani. Ogni giorno ripropongo la sintesi di alcuni articoli della stampa internazionale. Per iscriverti alla mia newsletter ‘𝐄𝐬𝐜𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨’ 👉 https://lnkd.in/enPRAK_B #Festività #Lavoro #Commercio #FratellidItalia #DirittoAlRiposo #Retail
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Confimprese dice no alla proposta di legge avanzata ieri alla Camera sulla chiusure degli esercizi commerciali per un numero di 6 festività all’anno e lo fa attraverso le parole del presidente Mario Resca: è una proposta anacronistica che non tiene conto delle dinamiche del retail e delle esigenze dei consumatori. Rappresenta un ritorno al passato e un assist formidabile all’online che lavora h 24 7 giorni su 7. Rischiamo di perdere posti di lavoro e fatturati con ricadute sull’intera filiera, senza contare che oggi non vige l’obbligo di tenere aperte le attività commerciali. Il mercato si autoregola con le esigenze dei consumatori. Imporre l’obbligo di chiusura è una limitazione alla libertà d’impresa. Siamo per il libero mercato e la libera concorrenza e faremo di tutto per evitare che la proposta diventi legge.
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Gli orari di apertura dei negozi: un equilibrio tra esigenze economiche, sociali e culturali L'articolo del Corriere della Sera sull'apertura domenicale dei negozi riaccende il dibattito su un tema cruciale per il settore retail e per la società in generale. Le posizioni sono spesso polarizzate: da un lato, c’è chi sostiene la necessità di una regolamentazione più rigida; dall’altro, chi promuove una maggiore libertà per stimolare consumi e occupazione. Ma quali potrebbero essere le soluzioni? E soprattutto, come possiamo affrontare questa sfida in modo innovativo e sostenibile? Partendo dalle riflessioni emerse, condivido alcuni spunti che potrebbero guidare il dibattito: 1️⃣ Flessibilità e adattamento: Gli orari di apertura dovrebbero essere modulati in base alle esigenze della clientela e alle specificità del territorio. Questo richiede una maggiore libertà operativa per gli imprenditori, nel rispetto delle normative. 2️⃣ Tutela dei lavoratori: Un aspetto cruciale è garantire condizioni eque per chi opera nel settore, bilanciando l'esigenza di flessibilità con il diritto a un compenso adeguato, turnazioni sostenibili e il giusto riposo. 3️⃣ Bilanciamento tra economia e società: La regolamentazione degli orari non può essere esclusivamente una questione economica. Deve tener conto delle implicazioni sociali, delle tradizioni locali e delle abitudini dei consumatori. 4️⃣ Innovazione e cambiamento culturale: Il retail fisico non è solo un luogo di vendita, ma un punto di contatto fondamentale tra marchio e consumatore. Investire sull’esperienza del cliente e sulla capacità di creare valore attraverso gli spazi fisici potrebbe ridefinire il ruolo dei negozi, soprattutto in un’era dominata dall’omnicanalità. Guardando all'estero, troviamo approcci differenti: Paesi nordici: modelli più flessibili, che favoriscono il consumo in fasce orarie diverse. Francia: normative più rigide, che tutelano i lavoratori e rispettano tradizioni consolidate. Queste esperienze offrono interessanti spunti di riflessione. Ma quale potrebbe essere il modello giusto per l’Italia? Forse è il momento di avviare un confronto aperto tra istituzioni, imprese, sindacati e consumatori per individuare una soluzione che sia innovativa, efficace e sostenibile. Mi piacerebbe ascoltare la vostra opinione: Quali altri modelli regolatori conoscete? Come possiamo valorizzare il retail fisico e trasformarlo in un asset strategico per il futuro? #Commercio #Retail #OraridiApertura #Economia #Lavoro #Consumatori #Omnicanalità #Innovazione #BestPractices
«Negozi chiusi nei giorni festivi»: la proposta di Fratelli d'Italia e le polemiche.«Anacronistico»
roma.corriere.it
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Come già documentato in più occasioni da Confcommercio - Imprese per l’Italia Bergamo, il mondo del commercio di vicinato, certamente in sofferenza, su alcuni comparti resiste. Il #retail non è morto, sta cambiando profondamente. Interessante questo articolo delL'Eco di Bergamo.
Nel 2023 saldo positivo dopo anni di calo. Fra le criticità anche il difficile ricambio generazionale. Fusini: «Esercizi che danno valore ai centri storici». #lecodibergamo #notizie #bergamo
I negozi di casalinghi resistono ad online e grande distribuzione
ecodibergamo.it
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Ecco la dimostrazione di come minimi aggiustamenti di tariffa possono influenzare notevolmente le abitudini delle persone, nell'ottica di semplificare la ricerca del posto e in ultima analisi nella riduzione dell'inquinamento
Parcheggi, ecco come cambiano le abitudini | Sempione News
https://www.sempionenews.it
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Negozi chiusi a Pasqua, Ferragosto, Primo Maggio, Capodanno e Santo Stefano: è la proposta di legge di Fratelli d’Italia, presentata alla Camera dal capogruppo Galeazzo Bignami su iniziativa di Silvio Giovine della commissione Attività Produttive. Quella della chiusura festiva obbligatoria dei negozi è una proposta che, in forme diverse, torna spesso, accendendo un dibattito che va ben oltre la questione economica. È anche una battaglia di valori: libertà contro regolamentazione, diritti dei lavoratori contro spinta del mercato. Ma c’è il rovescio della medaglia: secondo una ricerca dell’Istituto Cattaneo, ridurre le aperture domenicali comporterebbe una significativa perdita di posti di lavoro (da 15mila a 148mila) e mancati introiti da 960 milioni di euro a 9,4 miliardi. Ridurre le aperture domenicali avrebbe impatti negativi anche sulla contabilità dello Stato, che perderebbe dal miliardo e mezzo ai due miliardi all’anno in gettito fiscale. E ancora, ipotizzare di chiudere le attività commerciali nella metà dei giorni festivi, secondo l’Istituto Cattaneo porterebbe alla perdita di Pil di circa cinque miliardi. Mentre ci facciamo un sacco di domande e ragionamenti, lo shopping online continua a crescere, erodendo il mercato fisico e cambiando le abitudini dei consumatori. Inesorabilmente. #thenewretail #retail #aperture #domenica https://lnkd.in/de-WAuEW
Negozi di quartiere contro centri commerciali, ecco perché il dibattito sulle chiusure festive sembra non avere una soluzione
vanityfair.it
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👏 Grazie, Maurizio, per aver messo in luce un tema così strategico e urgente! La questione del passaggio generazionale non è solo un problema economico, ma un vero nodo culturale e identitario per il nostro Paese. Preservare i negozi multibrand tradizionali significa salvaguardare storie, competenze e tradizioni che sono uniche al mondo. 💡 La tua proposta di sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche è fondamentale, ma forse servirà un tassello in più: formazione mirata per le nuove generazioni. 🎓Immaginiamo insieme percorsi pratici di mentorship, workshop dedicati e incentivi specifici per chi decide di subentrare in queste attività. Far scoprire ai giovani il potenziale creativo e imprenditoriale del settore potrebbe trasformare queste "botteghe" in laboratori di innovazione, oltre che custodi di tradizione. ❓ E forse questo non è lo stesso problema che affligge anche noi agenti di commercio del settore moda? Come possiamo incentivare anche lì il ricambio generazionale? ✨
Il passaggio generazionale nel commercio è una questione cruciale che richiede attenzione immediata da parte del Governo. In Italia, la rete di piccole e medie attività commerciali, dalla moda ad altri settori, è gestita spesso da titolari ormai non più giovani . Purtroppo, molti di loro non trovano eredi disposti a subentrare, complice il disinteresse delle nuove generazioni verso questo tipo di attività. Se il Governo non interviene con misure concrete – come sgravi fiscali, l’abolizione delle spese notarili e di trasferimento – rischiamo di perdere un patrimonio inestimabile. La chiusura di tante " botteghe " rappresenterebbe un danno non solo economico, ma anche sociale, culturale e turistico per l’intero Paese. Ne ho parlato nell’intervista rilasciata per l’ultimo numero di HUB, una prestigiosa rivista di moda. È ora di agire per garantire un futuro alle nostre eccellenze locali. #fashion#moda#agenti#confcommercio#assomoda
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