Post di TREDEX.IT

Il mondo automotive lo conosco fin troppo bene ed è un grande amore per lasciarlo fuori dal perimetro strategico/operativo di TREDEX.IT.  Così dopo aver analizzato quelle che realmente sono best practice che funzionano in altri ambiti in cui la competizione è ancora più accesa con compressione dei margini più significativa, ci siamo calati nei panni degli imprenditori #automotive. Cosa può servire e realmente aiutarli mutuando soluzioni da altri settori? La risposta ce l’ho e siamo lieti di potervela presentare - anche se in sordina è stata già portata avanti con un caso studio di un grosso dealer di Vicenza con ottimi riscontri, ovvero Trivellato). Ora sempre insieme al ns partner stiamo implementando una soluzione simile su un altro #dealer Padovano e più sotto vi lascio ai primi insight. Molto bello parlare di CRM, Lead generation, telematica… o millemila strumenti innovativi che “faranno la differenza”, ma negli anni - oltre 20 - in campo automotive ho assistito fin troppo spesso a progetti che erano più la moda del momento che non la risposta a concrete necessità. Non sarà un totem multimediale acquistato a basso costo dal far east e rivenduto come la novità rivoluzionaria a spingere maggiormente le vendite di usato, non la AI che crea foto identiche e spersonalizzate con sfondi anonimi delle vetture a far decidere per il vostro salone il potenziale cliente. Perchè la tecnologia non è la soluzione, ma va vista come abilitatrice della risorsa più preziosa in un’azienda che sono le PERSONE. La differenza la fanno sempre le persone ed oggi lo staff rappresenta un problema (da trasformare in opportunità): - trovarlo  - formarlo  - fidelizzarlo per evitare costosi turnover - aggiornarlo - incentivarlo Noi abbiamo focalizzato sul mondo f&i (finance e insurance), service e post vendita mutuando best practice che hanno e stanno aiutando tantissimo il mondo Retail. Ne abbiamo misurato l'impatto della metodologia sia su piccoli gruppi di 30 persone fino a soluzioni enterprise che coinvolgono 1.500 persone. In ambito automotive gli incrementi in produttività delle singole filiali sono cresciuti (+15-20%) è migliorata l'efficacia dei processi interni (-27% su tempistiche), ma soprattutto si è visto l’aumento dei fatturati nelle singole aree di intervento (+20%). Si tratta di progetti di business gamification costruiti a tavolino insieme a tre figure chiave delle singole aziende: #HR, #marketing e #sales. E si tratta di progetti che oggi sono anche finanziabili attraverso il bando nuove competenze e in ogni caso capaci di generare profittabilità reale e tangibile. Ufficializziamo così una nuova collaborazione desinata a nuovi sviluppi nel B2B e B2C automotive con la piattaforma Whappy gamification platform, un metodo prima che uno strumento che nel mondo dell’automotive ha realmente qualcosa di nuovo da dire. Ti ho incuriosito? Bene se vuoi saperne di più sentiamoci in privato e ti vengo a trovare per spiegarti di persona senza impegno...

DEPAUPERAMENTO DELLA CLASSE MEDIA, INFLAZIONE O MARGINI ALTI PER SPENNARE I CONSUMATORI E ARRICCHIRE GLI AZIONISTI? Qualche giorno fa mi è capitato su tiktok un video de “il preparatore 2.0” che vi riporto sotto. In estrema sintesi fa vedere come le auto recenti sono ingegnerizzate per una minimizzazione dei costi di produzione, ma questo implica l’assenza di un buffer che consenta una riparazione ad una cifra contenuta, una volta che “ti appoggi” ad un muro… In una rinomata business school, ma anche in un semplice dipartimento di economia, la chiamerebbero innovazione di processo, o forse addirittura innovazione di prodotto? Poi nel video il confronto con un’alfa di ormai 33 anni, pensata dagli ingegneri dell’epoca per poter essere riparata, anziché per minimizzarne i costi produttivi o per creare un margine dalla vendita di componenti sostitutivi originali. Noto sempre più spesso prese in giro nei confronti del consumatore, che purtroppo non ha quasi mai alternative o che viene soggiogato da asimmetrie informative o da procedure di vendita molto efficaci ed aggressive. Poco tempo fa girava un video, andato virale, di un tizio che a mani nude staccava gran parte dei componenti da un suv di lusso da oltre €240.000, casa automobilistica di proprietà tedesca, gruppo quotato, travolto da scandali nella storia recente e le cui azioni sono state punite dal mercato. Già da anni molte ammiraglie tedesche vengono assemblate in impianti in Cina o India, da forza lavoro neanche particolarmente specializzata, con conseguenti imprecisioni sulle finiture. Per non parlare delle finiture delle auto assemblate in California, che han visto pesantissimi sconti negli ultimi anni, allineandosi a quello che effettivamente è il valore di un’auto di quella fascia, dalle ottime prestazioni, sì, ma con una cura al dettaglio minima. E se aggiungiamo la storia pubblicata questa settimana da parte di un giornalista Bloomberg tedesco riguardante la crescita dei lavori part-time in Germania, e l’invecchiamento dei lavoratori specializzati, che forse neanche le scuole professionali riescono a sostituire velocemente, il quadretto che si dipana non è particolarmente vincente per noi consumatori. Sintomi di consumatori che non hanno più tempo o interesse per studiare ciò che acquistano, o il reddito per puntare a fasce di prodotto di qualità più elevata – si guardi, ad esempio, all’ascesa del formato discount in GDO, o all’ascesa del fast fashion o addirittura dell’ultra fast fashion/DTC - , o strapotere dell’industria, che ha visto validazione di prodotti e fasce di prezzo, che prima non avrebbero trovato un mercato così florido? Probabilmente per l'Europa siamo vicini a, se non già oltre il punto di non ritorno #economia #consumismo #inflazione

DEPAUPERAMENTO DELLA CLASSE MEDIA, INFLAZIONE O MARGINI ALTI PER SPENNARE I CONSUMATORI E ARRICCHIRE GLI AZIONISTI? Qualche giorno fa mi è capitato su tiktok un video de “il preparatore 2.0” che vi riporto sotto. In estrema sintesi fa vedere come le auto recenti sono ingegnerizzate per una minimizzazione dei costi di produzione, ma questo implica l’assenza di un buffer che consenta una riparazione ad una cifra contenuta, una volta che “ti appoggi” ad un muro… In una rinomata business school, ma anche in un semplice dipartimento di economia, la chiamerebbero innovazione di processo, o forse addirittura innovazione di prodotto? Poi nel video il confronto con un’alfa di ormai 33 anni, pensata dagli ingegneri dell’epoca per poter essere riparata, anziché per minimizzarne i costi produttivi o per creare un margine dalla vendita di componenti sostitutivi originali. Noto sempre più spesso prese in giro nei confronti del consumatore, che purtroppo non ha quasi mai alternative o che viene soggiogato da asimmetrie informative o da procedure di vendita molto efficaci ed aggressive. Poco tempo fa girava un video, andato virale, di un tizio che a mani nude staccava gran parte dei componenti da un suv di lusso da oltre €240.000, casa automobilistica di proprietà tedesca, gruppo quotato, travolto da scandali nella storia recente e le cui azioni sono state punite dal mercato. Già da anni molte ammiraglie tedesche vengono assemblate in impianti in Cina o India, da forza lavoro neanche particolarmente specializzata, con conseguenti imprecisioni sulle finiture. Per non parlare delle finiture delle auto assemblate in California, che han visto pesantissimi sconti negli ultimi anni, allineandosi a quello che effettivamente è il valore di un’auto di quella fascia, dalle ottime prestazioni, sì, ma con una cura al dettaglio minima. E se aggiungiamo la storia pubblicata questa settimana da parte di un giornalista Bloomberg tedesco riguardante la crescita dei lavori part-time in Germania, e l’invecchiamento dei lavoratori specializzati, che forse neanche le scuole professionali riescono a sostituire velocemente, il quadretto che si dipana non è particolarmente vincente per noi consumatori. Sintomi di consumatori che non hanno più tempo o interesse per studiare ciò che acquistano, o il reddito per puntare a fasce di prodotto di qualità più elevata – si guardi, ad esempio, all’ascesa del formato discount in GDO, o all’ascesa del fast fashion o addirittura dell’ultra fast fashion/DTC - , o strapotere dell’industria, che ha visto validazione di prodotti e fasce di prezzo, che prima non avrebbero trovato un mercato così florido? Probabilmente per l'Europa siamo vicini a, se non già oltre il punto di non ritorno #economia #consumismo #inflazione

DEPAUPERAMENTO DELLA CLASSE MEDIA, INFLAZIONE O MARGINI ALTI PER SPENNARE I CONSUMATORI E ARRICCHIRE GLI AZIONISTI? Qualche giorno fa mi è capitato su tiktok un video de “il preparatore 2.0” che vi riporto sotto. In estrema sintesi fa vedere come le auto recenti sono ingegnerizzate per una minimizzazione dei costi di produzione, ma questo implica l’assenza di un buffer che consenta una riparazione ad una cifra contenuta, una volta che “ti appoggi” ad un muro… In una rinomata business school, ma anche in un semplice dipartimento di economia, la chiamerebbero innovazione di processo, o forse addirittura innovazione di prodotto? Poi nel video il confronto con un’alfa di ormai 33 anni, pensata dagli ingegneri dell’epoca per poter essere riparata, anziché per minimizzarne i costi produttivi o per creare un margine dalla vendita di componenti sostitutivi originali. Noto sempre più spesso prese in giro nei confronti del consumatore, che purtroppo non ha quasi mai alternative o che viene soggiogato da asimmetrie informative o da procedure di vendita molto efficaci ed aggressive. Poco tempo fa girava un video, andato virale, di un tizio che a mani nude staccava gran parte dei componenti da un suv di lusso da oltre €240.000, casa automobilistica di proprietà tedesca, gruppo quotato, travolto da scandali nella storia recente e le cui azioni sono state punite dal mercato. Già da anni molte ammiraglie tedesche vengono assemblate in impianti in Cina o India, da forza lavoro neanche particolarmente specializzata, con conseguenti imprecisioni sulle finiture. Per non parlare delle finiture delle auto assemblate in California, che han visto pesantissimi sconti negli ultimi anni, allineandosi a quello che effettivamente è il valore di un’auto di quella fascia, dalle ottime prestazioni, sì, ma con una cura al dettaglio minima. E se aggiungiamo la storia pubblicata questa settimana da parte di un giornalista Bloomberg tedesco riguardante la crescita dei lavori part-time in Germania, e l’invecchiamento dei lavoratori specializzati, che forse neanche le scuole professionali riescono a sostituire velocemente, il quadretto che si dipana non è particolarmente vincente per noi consumatori. Sintomi di consumatori che non hanno più tempo o interesse per studiare ciò che acquistano, o il reddito per puntare a fasce di prodotto di qualità più elevata – si guardi, ad esempio, all’ascesa del formato discount in GDO, o all’ascesa del fast fashion o addirittura dell’ultra fast fashion/DTC - , o strapotere dell’industria, che ha visto validazione di prodotti e fasce di prezzo, che prima non avrebbero trovato un mercato così florido? Probabilmente per l'Europa siamo vicini a, se non già oltre il punto di non ritorno #economia #consumismo #inflazione