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direttore responsabile presso ilcorriereblog.it

Dopo le elezioni Usa. I buoni, I cattivi e la realtà di Carlo Roveli - Corriere della Sera - 14 Nov 2024 È possibile che questo risultato abbia allontanato lo spettro della guerra mondiale? I democratici dei Paesi occidentali si disperano per le elezioni Usa. Lo Spiegel titola «La fine dell’occidente». Il motivo per tanta disperazione per questo capitolo dell’usuale alternanza in Usa, è l’idea di un conflitto fondamentale in corso nel mondo: un conflitto fra i buoni e i cattivi. I buoni difendono i sacri valori democratici. Cattivo è chi mette in discussione i buoni: cittadini che non si sentono rappresentati; Paesi che votano per leader definiti illiberali o partiti che non sono alleati ai buoni; Paesi che a larga maggioranza preferiscono altre organizzazioni del vivere sociale, come la Cina. I buoni hanno un’idea alta della democrazia, che non si riduce alle elezioni. Il risultato delle elezioni è da condannare, quando non è loro favorevole. Se per esempio l’algeria, l’egitto, il Cile, o Gaza, votano per un partito che non piace ai buoni, allora i vincitori delle elezioni vanno fermati, anche con interventi militari, colpi di stato, appoggio a dittature. Se Paesi come Russia o Ungheria votano politiche che non piacciono ai buoni, allora non si tratta di «vera democrazia». In quei Paesi i media sono asserviti al potere. Lo sono anche nei Paesi veramente democratici, ma meno. Più sottile è la logica dei buoni per quanto riguarda il governo del mondo: nel dopoguerra sono stati tentati germi di democrazia mondiale, come l’assemblea dell’Onu; ma i buoni dichiarano che la maggioranza del mondo non è democratica, quindi non si deve tenere conto di maggioranze democratiche nel mondo. Il mondo deve essere controllato con le armi dai veri democratici. I veri democratici non possono accettare che ci sia democrazia. Metterebbe in dubbio la loro legittimità a essere più democratici degli altri. All’interno dei singoli Paesi, la logica è simile. Una decisa maggioranza dei cittadini Usa non si sente rappresentata. Non è difficile capire perché. La candidata democratica fa una campagna elettorale centrata sull’idea che lei viene da una famiglia normale, eppure è riuscita ad arrivare ai vertici: questo — dice — è il sogno americano. Non siete contenti — chiede — del fatto che anche voi avreste potuto fare la carriera che ho fatto io? Se non riuscite a arrivare a fine mese, è perché siete pezzenti, non siete stati capaci come me di passare sulla testa di sorelle e fratelli, e farvi strada sopra gli altri. Non è bello vivere questo sogno americano, dove chi ha più di doti di voi vi passa sulla testa? Una dozzina di famiglie detiene più ricchezza del resto del Paese: non è poi così strano che questo resto, in difficoltà per l’inflazione, esprima dissenso. Per calcoli geopolitici, la potenza che si arroga la leadership mondiale soffia sul fuoco di guerre che potrebbe fermare in pochi (...) Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali

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