Post di Ugo Pilia

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direttore responsabile presso ilcorriereblog.it

Ora la Nato teme un attacco di Putin Pronte nuove truppe per blindare i confini Vedi anche il sito ilcorriereblog.it L’intelligence indica che il Cremlino userà la strage per colpire Kiev. E forse per saggiare la capacità di risposta della stessa Alleanza atlantica dal nostro corrispondente BRUXELLES — La paura di una provocazione. Di un tentativo di Putin di saggiare la prontezza della Nato nell’applicazione dell’articolo 5. Quello che obbliga alla difesa di un membro dell’Alleanza Atlantica. Tra le Cancellerie occidentali e nella Nato, dopo l’attentato di Mosca, il livello di allarme è iniziato a salire. Le intelligence hanno concentrato gli sforzi per capire l’origine di quel che è accaduto nella capitale russa e soprattutto le potenziali conseguenze. In primo luogo quale tipo di reazione potrà avere il Cremlino. Tutte le analisi che partono dalle capitali europee e dall’America e arrivano nel quartier generale della Nato a Bruxelles si muovono dunque lungo cinque direttrici: la ritorsione di Putin, le fake news, i potenziali incidenti, il rafforzamento del fronte orientale e il coinvolgimento di altri Paesi. Il primo punto tocca direttamente l’Ucraina. Nelle considerazioni di tutti gli analisti, la risposta del presidente russo si concentrerà su una controffensiva ancora più violenta. Putin utilizzerà, dunque, i terroristi dell’Isis-k per incrementare gli attacchi contro Kiev. Ingigantirli e renderli ancora più cruenti. Stanno diventando una gigantesca scusa per colpire ancora di più i civili. È quel che già sta accadendo. Il binomio del plebiscito elettorale e della paura interna gli permette di superare ogni limite anche rispetto alla sua opinione pubblica. E lo strumento principale per ottenere questo risultato sono le “fake news”. È il secondo punto su cui si sofferma l’attenzione degli 007 occident ali. Il Cremlino ha bisogno di mettere in connessione la violenza gratuita e inaccettabile al Crocus City Hall con gli ucraini. Dimostrare insomma con le invenzioni che dietro la morte di quasi 150 russi c’è Kiev. Non si tratta solo di una manovra interna ma anche di una operazione rivolta all’esterno. In particolare alle opinioni pubbliche europee. Perché? Perché se passasse l’idea che il vero artefice dell’attentato è l’Ucraina, sarebbe un colpo all’immagine del Paese aggredito. Buona parte degli europei non lo accetterebbero. E per molti governi del Vecchio Continente diventerebbe più complicato sostenere la linea di aiuto a Zelensky. La stanchezza emersa in molti partnerdell’Unione potrebbe a quel punto trasformarsi in un distacco rispetto alla fornitura di aiuti militari e economici. Già le difficoltà emerse, ad esempio in Germania, e il blocco che si è registrato nel Congresso americano sono il segno che il sostegno a Zelensky non è più incondizionato. Un rischio, insomma, che va contrastato con una forma (...) Claudio Tito – la Repubblica – 25 marzo 2024 Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali

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